Fandom: Black Friars.
Pairing/Personaggi: Nassar Stuart/Clarisse Granville.
Rating: Verde.
Chapters: 2/14+1.
Genere: Triste,
Angst.
Words: 771
Canon or Fanon?:
Una via di mezzo, considerando che, effettivamente, qualcosa ha fatto cambiare
idea a Clarisse Granville ma che, comunque, nei libri non c’è traccia di questa
discussione.
Note:
Ecco la seconda “puntata” di questa serie di scene, in cui ritroviamo la coppia
di Romeo e Giulietta alternativi del Vecchio
Continente. In tutta sincerità, io non ho mai apprezzato Clarisse Granville e,
dopo aver letto l’ultimo libro, non ho fatto che confermare il senso di
antipatia nei suoi riguardi. Lei e gli altri due del trio delle meraviglie mi
hanno sempre ispirato una certa antipatia ma, nonostante tutto, non posso
negare che la loro sia stata una storia alquanto… tormentata, ecco. Tormentata
ed interessante. Provo una certa pena, verso di lei, perché ha dovuto scegliere
fra ciò che è giusto e ciò che il cuore voleva, una cosa che io non augurerei a
nessuno. Lei ha optato per il cuore e, nonostante si sia ripromessa di non ripetere l’esperienza,
anche la Rivolta, in fin dei conti, sarà tutta colpa sua. Spero vivamente che
apprezzerete questo mio lavoro e, soprattutto, mi auguro di non essere
profondata in qualcosa di assolutamente melenso.
PS: Ho creato i bannerini con le “facce” delle due coppie fino ad ora
trattate, giusto per dare una mano ad immaginare. Non sono perfetti, volevo
giusto dare l’idea. Quindi, qui abbiamo Ross&Emily (Lei è esattamente
come l’ho immaginata, per lui è stato difficile, ma
Bloom mi ha sempre ispirato una certa dolcezza, quindi…) e qui abbiamo Nassar&Clarisse (di loro sono
abbastanza soddisfatta, in realtà, ma non credo sia possibile trovare
corrispondenza perfetta)
Morte.
Nassar&Clarisse
Pioveva, quel giorno. Pioveva così forte
che nessuno avrebbe mai potuto notare i solchi salati che le lacrime stavano
lasciando sulle sue guance. Si sentiva tradita, tradita da coloro che, fra
tutti, amava più di ogni altra cosa al mondo. Avevano tradito il loro
giuramento, avevano tradito i loro principi.
« Clarisse! » Nassar
la fermò giusto prima che riuscisse a salire sulla carrozza con le insegne dei
Granville che la stava aspettando, per riportarla alla sua residenza cittadina.
Il ragazzo era pallido, con i grandi occhi grigi sgranati, più dalla
preoccupazione per quello che lei avrebbe potuto dire, che per il senso di
colpa.
« Non toccarmi,
Stuart. Non osare toccarmi. » fece un passo indietro, respingendo con un colpo secco
quelle mani che, da tanto tempo ormai, l’avevano sempre fatta sentire bene, l’avevano
sempre fatta sentire amata ed accettata.
Mostro. Era stata lei a
concedere loro il potere sulle creature. Era stata lei a farli diventare ciò
che erano. Era lei la vera responsabile.
« Non fare così,
Clair. Non è così grave. Era solo una matricola. » il
giovane uomo le si avvicinò ancora, prendendole il viso fra le mani, andando
contro tutte le buone maniere da mostrare in pubblico.
Non che la cosa le importasse. Nulla
aveva più importanza, a quel punto.
« Era un essere
umano. Era una vita, Nassar. Una vita. » la sua voce salì di un paio di
ottave, pronunciando quelle parole. « Come può essere
senza significato? »
La
sensazione di oppressione, che la stava tormentando da quando aveva visto
quelle fiamme - fiamme del colore dell’oro, ciò che lei aveva sempre associato
al potere del Presidio - avvolgere il corpo del giovane Karryl,
aumentò improvvisamente, lasciandola senza fiato. Tutto l’orrore, tutta la
distruzione che il suo vero essere poteva creare le si era riversata addosso come
una pioggia fredda, passando per le mani dell’uomo che amava e del suo amico
più caro.
«
È stato un incidente, non volevamo fargli del male. Lo sai che non feriremmo
mai un innocente, tu ci conosci, tu sai… » Nassar l’aveva presa ancora una volta per le spalle,
costringendola ad avanzare verso di lui. C’era disperazione, nei suoi occhi, perché
la conosceva troppo bene da non capire quanto fosse irreparabile la spacca che
si era creata fra loro.
«
Io so chi siete. Io l’ho sempre saputo, ma ho voluto nascondere a me stessa la
verità. » le parole lasciarono le labbra della giovane
Evocator come un sibilo, un sussurro carico di rabbia
e dolore verso se stessa e la sua natura. « Ho detto
al fratello, Lenner, che vi sareste consegnati alla
giustizia e mi aspetto che lo facciate. Ho giurato di salvare vite, Nassar, non di toglierle. »
«
Clarisse, ti prego… » lui la guardò, gli occhi grigi, stringendo la presa sulle
sue spalle, prima di lasciar scivolare le mani al viso della giovane, in una
lieve ed addolorata carezza. « Puoi davvero mettere
noi… mettere me, dopo di quella
matricola senza nome? » il suo tono divenne
carezzevole, dolce come poche volte era stato e solo per lei. « Io ti amo, Clair. »
Gli
occhi della Magistra erano pieni di lacrime, non solo
di dolore ma anche di rabbia, di rimpianto. Erano lacrime di vergogna. « Lui aveva un nome, Nassar. Lui si chiamava Karryl
Von Dresden. » sussurrò,
disperata, posando le mani su quelle del giovane uomo, quasi volesse
crogiolarsi nel tepore di quella stretta delicata. «
Ed hai ragione, non riesco a mettere lui prima di voi. »
concluse, atona, stringendo la presa ed allontanando le mani di quell’uomo dal
suo viso. Arretrò di un passo, guardandolo in modo vacuo, senza espressione,
vuoto come il suo cuore, in quel momento.
«
Clarisse… »
«
Addio, Nassar. E che Dio mi perdoni per quello che
sto per fare. » detto questo, Clarisse Granville voltò
le spalle all’uomo che, più di tutti, aveva amato e che le era rimasto fedele
fino all’ultimo suo respiro.
Lo
amava, ma non poteva fare altrimenti.
Salì
sulla carrozza di famiglia, chiudendosi lo sportellino alle spalle e senza
guardarsi indietro, temendo di cedere alla vista dei suoi occhi.
« All’Ordine
della Spada » disse, al cocchiere, cercando di mantenere un tono neutrale,
nonostante il suo cuore fosse appena finito in pezzi.
Lo
avrebbe aiutato un’ultima volta, ma non lo avrebbe mai perdonato davvero. Lui
le aveva mostrato la vera natura del suo essere, lui che aveva giurato di
proteggerla per sempre. Non poteva perdonargli l’immenso torto di averle aperto
gli occhi sulla propria natura, con quell’assassinio.
Ci
sarebbe sempre stata quella morte a
dividerli.