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Autore: EmmaStarr    20/09/2013    1 recensioni
Yoh Asakura non è il tipo da lasciare un amico in difficoltà, questo è risaputo.
Specie se l'amico in questione sta passando un momento davvero difficile... Oh, ma com'è possibile che Ren Tao si trovi nei guai?
* * *
– Ci fermeremo quando te ne sarai andato, o sarai morto! – sputò.
Yoh inarcò un sopracciglio. – Pensavo che avessimo superato la fase in cui mi volevi morto... Dai, Ren, noi siamo amici!
Ren voleva gridare che non era vero, assolutamente non era vero, ma qualcosa glielo impedì. Una specie di groppo in gola che lo fece esitare un secondo di troppo.
* * *
Partecipa al contest 1:1 MULTIFANDOM E ORIGINALI indetto da Riot:
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amidamaru, Anna Kyoyama, Jun Tao, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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RAIN
- Amo la pioggia. E tu? -
 



La giornata era grigia e scura come prima di un temporale. C'era quell'atmosfera lenta e strascicata che sembra obbligarti a trascorrere l'intera giornata davanti al caminetto più vicino, senza un bel niente da fare.

Ovviamente, quando Yoh si era azzardato a proporre quest'idea, Anna l'aveva punito con un deciso schiaffo in faccia: – Non sei tu quello in vacanza, Yoh! – aveva detto, stizzita. – Piuttosto vai a fare la legna, prima che piova!

Il ragazzo aveva sorriso, divertito: la sua Anna non si smentiva mai. L'idea di base era una vacanza insieme: lui e Anna erano partiti per un paio di settimane in montagna, dalle parti di Horo Horo. Una posto davvero carino, aveva assicurato Anna quando Yoh le aveva chiesto se c'era da fidarsi. Ma quando era saltato fuori che “casa in montagna” significava niente riscaldamento, niente supermercato, niente auto e niente telefono, Anna si era eletta dittatore, sovrintendente e capo assoluto dell'atroce prova di sopravvivenza. Ora costringeva Yoh a fare tutto il lavoro in più, dallo spaccare la legna al fare la spesa a quasi due chilometri di distanza a piedi.

– Adesso vado, non ti preoccupare. – ridacchiò il giovane, alzandosi e uscendo. In fondo, il caminetto aveva davvero bisogno di un po' di legna, e poi non era affatto divertente stare fermo tutto il giorno. Insomma, non poteva certo pretendere che Anna andasse a lavorare... Già il suo carattere non era dei più dolci e gentili: figuriamoci dopo aver sgobbato dalla mattina alla sera!

– Sarà meglio. – sbuffò Anna, sedendosi con uno sospiro sul divano. – E chiudi quella porta, fa freddo!

Yoh si grattò la testa, confuso. – Guarda che io sono ancora qui, non ho mica aperto la porta...

Entrambi voltarono lo sguardo verso l'ingresso, e quasi non credevano ai loro occhi: ferma sulla soglia della porta aperta, si stagliava la figura di...

– Jun! Jun Tao! Ma cosa ci fai qui? – chiese Yoh, correndole incontro, inciampando e finendo lungo disteso a terra.

La nuova arrivata soffocò un triste sorriso. – Sei sempre il solito, Yoh... – commentò a bassa voce.

Anna si alzò, seria. – Ti serve qualcosa? Yoh può andare a comprarti un tè, se vuoi.

– No, grazie, non serve. – replicò educatamente Jun. Yoh tirò un sospiro di sollievo.

– Allora accomodati! Cosa ti porta qui?– La padrona di casa fece sedere l'ospite su una poltrona e si sedette affianco a lei. Yoh, ignorando volutamente la lega da spaccare che lo aspettava fuori, si posizionò su una sedia davanti a loro e ascoltò.

Jun sospirò, l'aria triste. – Voi sapete che da quando è finito lo Shaman Fight io e Ren abbiamo vissuto insieme...

I due ragazzi annuirono: sì, certo che lo sapevano. Nonostante fossero passati quasi tre anni anni dalla fine dello Shaman Fight, Yoh non aveva mai perso completamente i contatti con i suoi vecchi amici.

– Sì, una volta sono anche venuto a trovarvi, non è molto lontano da qui. Qualche giorno fa vi ho scritto, anche se Ren non mi ha ancora risposto... – fece Yoh, ma qualcosa negli occhi di Jun gli fece capire che c'era una ragione se la risposta tardava tanto.

– Ecco, la verità è che... nostro padre è morto. – disse a fatica la ragazza, distogliendo lo sguardo. Yoh spalancò gli occhi, sconvolto. Possibile? Ricordava come se fosse stato il giorno prima il momento in cui lui, Horo Horo, Ryu e Manta erano andati a casa di Ren, in Cina, per liberarlo dalle angherie del padre. Era un uomo potentissimo, per sconfiggerlo ce l'avevano messa tutta. Eppure adesso era... morto?

– Come? – chiese Anna, balzando in piedi. – Com'è successo?

Jun si sfregò gli occhi con una mano, ma quando parlò la sua voce era ferma. – È stato un incidente... Un incidente stradale. Stava venendo a trovarci, quasi due mesi fa. Da allora, Ren... lui...

Yoh non aveva bisogno di sentire altro. Sapeva del rapporto conflittuale tra Ren e suo padre, ma sapeva anche che in fondo Ren gli voleva davvero bene. Nonostante tutto, era la sua famiglia. Chissà come si doveva sentire in quel momento!
– Non parla più, non mangia più, non dorme più. Non sapevo cosa fare, quindi ho provato a parlargli! – la voce di Jun rasentava l'isteria. – Per tutta risposta lui mi ha sbattuta fuori di casa usando Bason. Mi ha gridato delle cose orribili, e se provo a tornare mi caccia di nuovo. Si è chiuso in se stesso, Yoh!

Il ragazzo annuì, pensoso. – Sì, è esattamente da lui. Chiudersi in se stesso, intendo. – Sbuffò, alzandosi in piedi e stiracchiandosi. – Bé, sembra che ci sia un'unica cosa da fare. – Afferrò al volo l'Harusame e la tavoletta in cui era custodito Amidamaru. – Andrò a parlargli.

Il suo sorriso era così ampio e determinato, che Anna non se la sentì proprio di fermarlo. – E va bene. – sbuffò, tentando di impedire ad un sorriso rassegnato di solcarle il volto. Inutilmente. – Vedi solo di tornare per pranzo, intesi? E tu, Amidamaru, controlla che si comporti bene!

Lo spirito apparve immediatamente al fianco del padrone. – Stai tranquilla, Anna: ci penso io a lui! – ridacchiò.

Yoh lo guardò male. – Non ti ci mettere anche tu, eh! So badare a me stesso, mi sembra di averlo già...

– Su, muoviti, non abbiamo tutto il giorno. – tagliò corto Anna, spingendolo fuori. – E quando torni, ricordati che c'è ancora la legna da tagliare! – gli gridò dietro.

Ma Yoh stava già correndo via, ridendo spensierato.

Sopra di lui, il cielo minaccioso lo sovrastava come un oscuro presagio: Anna rabbrividì e chiuse la porta.

 

* * *

 

Ren era stufo.

Che ci faceva ancora in quella casa? Tutto lo innervosiva, là dentro. Tutto gli ricordava quella stupida di sua sorella, con tutte le sue prediche assurde e inutili. Non voleva starla a sentire, voleva solo stare da solo e...

E niente, per ora bastava questo.

Due mesi. Erano passati due mesi e ancora non riusciva a crederci. Anche quel giorno di due mesi prima pioveva, ed era stata colpa sua. Gli aveva detto che se voleva venire a trovarlo doveva farlo da persona normale, perché lo avrebbe davvero divertito vederlo così impacciato con una macchina...

Tutto qua. Voleva divertirsi vedendolo arrivare in macchina.

Possibile che una persona morisse per così poco? Così poco? Come aveva potuto... Come...

Batté un pugno sul tavolo, gli occhi lucidi fiammeggianti di rabbia. Non sapendo contro chi sfogarsi, sbatté a terra un vaso di Jun, frantumandolo in mille pezzi.

– La signorina non sarà contenta... – commentò una voce alle sue spalle.

Ren ringhiò. – Bason.

Lo spirito gli si avvicinò, esitante, ma Ren sembrava non accorgersi della sua riluttanza. – Non ti avevo chiesto di venire da me solo per qualcosa di davvero importante, e di lasciarmi in pace per tutto il resto del tempo?

Gli occhi di Ren dovevano essere davvero spaventosi, perché lo spirito esitò un po' prima di parlare. – Ehm, ecco... Il fatto è che... c'è un soggetto in avvicinamento.

L'attenzione di Ren era già stata catturata. – Di chi si tratta? – chiese, alzandosi di scatto ed afferrando la sua lancia, pronto a rispedire indietro qualunque visitatore indesiderato.

Bason tentennava.

– Dimmelo! – gridò Ren, i pugni stretti.

– Si tratta di... di Yoh Asakura, signore. Viene qui con il suo spirito Amidamaru e l'Harusame, e...

Ren non voleva sentire altro. In qualche modo, la notizia gli dava una sensazione di piacere: Yoh stava venendo lì, con il suo spirito e l'Harusame. Significava che potevano battersi, che finalmente avrebbe potuto sfogarsi. E chi meglio di Yoh Asakura avrebbe potuto divertirlo? Oh, lo avrebbe fatto urlare di dolore.

– Basta così. Se viene armato, allora significa che lotteremo. Vieni, Bason. – decise, prendendo la porta.

Quella casa non gli piaceva per niente. Intanto, era in Giappone. Una terra che odiava. E poi, c'era quell'orribile giardino a cui Jun dedicava tutte quelle patetiche attenzioni...

Oh, diciamocelo. Ora come ora, non c'era assolutamente niente che per Ren valesse la pena di essere considerato bello o interessante o anche solo degno della sua attenzione.

Tutto era inutile, buio, orrendo.

No, lui non era una persona che dopo un lutto cadeva in uno stato di catalessi tutto lacrime e istinti suicidi, figuriamoci. Non era certo così debole, no? Stava reagendo bene. Insomma, non è che stava reagendo. A lui di suo padre non importava nulla, che fosse ben chiaro a tutti, solo... Chi erano gli altri per decidere cosa doveva o non doveva fare?
Semplicemente, quell'avvenimento gli aveva aperto gli occhi: non era il mondo ad essere più brutto, era lui che l'aveva sempre visto troppo bello.

In fondo, i suoi cosiddetti amici avevano forse salvato suo padre? Avevano impedito che accadesse? Erano passati a trovarlo?
D'accordo, c'erano quelle lettere, ma non le aveva neanche aperte, buttandole nella pattumiera. Sì, perché bastava una lettera, no? Con una lettera si risolveva tutto, giusto?

Più di tutti, odiava quello stupido Yoh Asakura. Lui e tutti quei sorrisi stupidi e quel suo ottimismo sfrenato. Come la metteva, adesso? Poteva ancora andare “tutto bene”, secondo lui? No, Yoh si era sempre sbagliato, sempre. Ed era stato stupido Ren ad ascoltarlo, ma ora finalmente aveva aperto gli occhi.

E gliel'avrebbe fatta vedere, a quello Yoh. Proprio così.

Spalancò la porta e il vento freddo lo colpì in pieno: c'era aria di pioggia. Avrebbe piovuto. Come quella sera. E Yoh veniva da lui proprio in un giorno del genere! Eccolo là, che correva in fondo alla strada. Senza aspettare, Ren evocò il suo Over Soul. – Forza, Bason! – gridò, prima di scagliare un potente colpo diretto al suo avversario.

Com'era prevedibile, Yoh spiccò un salto altissimo ed evitò il colpo con facilità. – Dico! Aspetta che sia arrivato, no? Sto correndo da tre ore, e ho anche fatto autostop! – lo raggiunse la voce di Yoh, vagamente affaticata ma allegra come se la ricordava.

Fu preso da un moto di malinconia struggente, ripensando a quegli anni passati insieme, subito rimpiazzati da un'immensa rabbia: ma certo, Yoh scherzava come se niente fosse! Tipico, davvero tipico. E irritante.

– Ne è passato, di tempo. Giusto, Yoh? – chiese Ren, altezzoso. Si erano visti poco, di recente: l'ultima volta risaliva a quasi quattro mesi prima. Era cresciuto, erano cresciuti tutti e due.

Yoh sorrise, e Ren sentì di odiarlo. – Già! E tu mi accogli così? Sono qui apposta per vederti. Jun è venuta a casa nostra, e...

A quelle parole, Ren esplose. – Oh, quindi quella stupida è andata a piangere dai suoi amichetti quando le ho detto il fatto suo? Tipico. Uno non può fidarsi di nessuno. Non esiste al mondo qualcuno che valga la pena di essere rispettato, ecco la verità!

Yoh inarcò un sopracciglio. – Guarda che non devi dire così solo perché tuo padre è morto. Ci sono altre persone di cui puoi fidarti, non è che se qualcuno se ne va allora automaticamente tutti...

Ren non ce la poteva fare. Accidenti a Yoh e alla sua irritante mania di dire sempre tutto quello che gli passava per la testa!

Scagliò un altro colpo più potente dal suo Over Soul, e Yoh dovette difendersi parando il colpo con la sua Harusame.

– Sei venuto armato. – notò Ren con freddezza – E poi dici che dovrei fidarmi di tutti.

Yoh lo guardò male, offeso. – Sei tu che mi hai attaccato, prima! Ho evocato l'Over Soul quando ho visto arrivare il raggio e... – si grattò la testa, imbarazzato. – E ho dimenticato di toglierlo... Scusa, Amidamaru!

Lo spirito rispose allegramente di lasciar perdere, mentre Ren si sentiva molto preso in giro.

– La... la volete smettere? – gridò, cercando di tornare in sé. – Vattene, Yoh. Vattene adesso, altrimenti lotterò con te. Non sto scherzando, vai via e non tornare! Voglio stare da solo, non voglio gente intorno a me!

– Perché hai paura di perdere qualcun altro? – fu la domanda diretta di Yoh.

Ren non sapeva come rispondere.

Come si... come si permetteva, lui... Ren era davvero senza parole, mentre la rabbia gli cresceva dentro come un fiume in piena.

Senza aspettare, lanciò il suo attacco più potente nella direzione di Yoh. Lui osava parlare della morte di suo padre come si parla del tempo, o di un qualsiasi argomento di scarsa importanza!

Non capiva... Suo padre non c'entrava niente, era semplicemente cambiato il suo modo di vedere le cose, non era triste o cose del genere.

Yoh parò l'attacco senza facilità, ritorcendoglielo contro. Ren si trovò l'Harusame che gli premeva sul collo. – Vuoi uccidermi, Yoh Asakura? – sputò, velenoso.

– Scherzi, vero? – fece Yoh, sconvolto, allontanando la spada e facendo un passo indietro. – Dopo tutta la fatica che ho fatto per salvarti!

Un'altra ragione per odiare Yoh. Era in debito con lui, sempre. – Continuiamo. – disse Ren, spietato.

– Non per lamentarmi, sai... – disse Yoh con la massima calma mentre schivava facilmente i suoi attacchi. – Ma sono quasi cinque ore che viaggio, tre delle quali le ho passate correndo. Anna voleva che tornassi per pranzo e invece sono già le tre di pomeriggio... Inoltre non combatto da secoli. Non è che possiamo fare una pausa? Dai, sono stanco! – sbuffò, respingendo l'ennesimo attacco e costringendo Ren a saltare indietro.

– Ci fermeremo quando te ne sarai andato, o sarai morto! – sputò.

Yoh inarcò un sopracciglio. – Pensavo che avessimo superato la fase in cui mi volevi morto... Dai, Ren, noi siamo amici!

Ren voleva gridare che non era vero, assolutamente non era vero, ma qualcosa glielo impedì. Una specie di groppo in gola che lo fece esitare un secondo di troppo.

– Siamo amici, Ren. – ripeté Yoh con più fermezza. – Sono venuto per aiutarti, quindi lasciati aiutare, su!

Ren non voleva. Lui non era debole, e solo i deboli tornano sulle loro scelte. Lui odiava Yoh, lo detestava. Odiava il mondo, adesso, e non per via di quello che era successo a suo padre. Assolutamente no!

– Ren... – Il ragazzo si rese conto di aver smesso di combattere solo quando Yoh lo chiamò.

– Lasciami in pace, Yoh. Per favore. – sbottò.

Yoh accennò un sorriso compassionevole. – Ma questa non è pace, Ren. Non fare lo scemo, su.

Ren avrebbe sicuramente reagito con uno schiaffo, la ripresa della battaglia o chissà cos'altro, ma fu distratto da un'impertinente gocciolina d'acqua che gli cadde proprio sul naso. E nel giro di qualche secondo aveva preso a piovere.

Lo sguardo di Yoh divenne molto più simile al bambino che era dentro che all'uomo che era fuori. – Piove! – esclamò, eccitato. – Amo la pioggia. E tu?

Quella frase tanto innocente colpì Ren peggio di uno schiaffo. Perché non era la prima volta che Yoh la pronunciava, proprio no.

Era stato tanto tempo prima, durante lo Shaman Fight...

 

 

 

Che palle. Piove ancora.

Ren era davanti alla finestra da quasi un'ora, scocciato: avrebbe dovuto allenarsi, quel giorno, ma fuori pioveva tanto che la cosa si era dimostrata proprio impossibile.

E se poi, allenandosi sotto l'acqua, gli veniva un raffreddore? Non era proprio il caso di arrivare malati alla prossima battaglia. Però... Oh, se si annoiava!

In quel momento fece la sua comparsa nella stanza Yoh. Quando notò Ren, gli si avvicinò subito, sorridente. – Ehi! Che ci fai qui? – chiese allegro, sedendosi di fianco a lui davanti alla finestra.

Ren sbuffò. – Siccome piove non posso allenarmi.

Yoh inarcò un sopracciglio. – Perché non lo fai in casa?

Al pensiero di cos'avrebbe detto Anna se si fossero messi a lottare in casa, a Ren scappò una risata. – Meglio di no. – affermò, sicuro.

Ah, ok. – rispose Yoh, tranquillo. Rimasero entrambi in silenzio per un po'.

Era strano: Ren non si era mai sentito tanto a suo agio con le altre persone; di solito era sempre a disagio, di troppo. Era solo con Yoh che si sentiva totalmente tranquillo, a suo agio. Stare in silenzio così, solo loro due, non era affatto imbarazzante o noioso. Andava bene così, con Yoh era tutto naturale.

Io amo la pioggia. E tu? – saltò su Yoh dopo un po'.

Ren inarcò un sopracciglio. – La pioggia? Ma che cosa vai a pensare, no! Mi impedisce di allenarmi! – si lamentò. Certo che Yoh era strano. Come si faceva ad amare la pioggia?

Il ragazzo gonfiò le guance, offeso. – Non dire così! Guarda che la pioggia è davvero fantastica! – replicò, ostinato.

Come no. – Yoh, mi impedisce di allenarmi. – ripeté Ren, leggermente stizzito. Perché non capiva l'importanza di questa affermazione?

L'amico scrollò le spalle. – Sì, d'accordo, ma ascolta: la pioggia è fastidiosa, però in fondo fa del bene! Proprio come te! – Il sorriso sulla faccia di Yoh sembrava gridare: dammi un pugno, dammi un pugno! Ren dovette fare appello a tutta la sua calma interiore per non obbedire.

Cioè tu... E poi la pioggia non fa del bene... – ok, e adesso perché non sapeva cosa dire? Era... imbarazzato?

Yoh scoppiò a ridere. – Sembra che tu ti stia insultando da solo. – ma smise di ridere appena vide l'espressione di Ren, che gliene fu decisamente grato. Rimasero in silenzio per un po' a fissare la pioggia.

E comunque io non sono fastidioso. – sbottò alla fine Ren, cocciuto.

Yoh rispose senza distogliere lo sguardo dalla pioggia fuori dalla finestra. – Ma dai, non ti sarai mica offeso. Ricordati che all'inizio ho detto che amo la pioggia! Era un complimento.

Ren rimase per un attimo a corto di parole. Aveva sentito bene? Yoh aveva davvero detto...
La sua espressione si rilassò e si aprì in un ghigno. Ma certo, lo conosceva abbastanza bene per capire cosa intendeva. – Bé, allora grazie. – disse semplicemente.

Non c'era mai niente di troppo complicato con Yoh. Diceva esattamente quello che voleva dire, né più né meno.

Yoh ridacchiò. – Di niente!

 

 

 

– I-io no. – fece Ren, scuotendo freneticamente la testa. – Io odio la pioggia.

Perché non sembrava poi tanto credibile? Yoh inclinò il capo. – Non è vero, dai. La pioggia è fantastica, col fatto che anche se è fastidiosa in realtà fa del bene. Ti ricordi? – sorrise, innocente. Come poteva essere tanto forte e allo stesso tempo tanto stupido? Questo era un mistero che Ren ancora non aveva risolto.

Sbuffò, mettendosi in guardia. – La pioggia è orribile. Pioveva, quella sera! Capisci? È stato perché pioveva che... – capì di aver detto troppo quando Yoh si sedette a terra, a braccia incrociate, lasciando cadere la spada dietro di sé. La pioggia gli scivolava sul viso.

– Ren, adesso ascolta. – disse, serio. – Una volta risolvevamo le discussioni così, ricordi? Combattendo. Dicevamo che con le parole non si risolveva niente. Però siamo cresciuti, dai! Senti, io lo so che ti spiace per tuo padre, non serve che dica di no. Ma sai cos'altro fa la pioggia? Sa lavare via le cose sporche, brutte. Come quando c'è polvere sulla strada o sui vetri. E con lavare via intendo che non dimentica, ma... va avanti, non so se mi spiego. Ren, chiuderti in te stesso non serve a niente, perché non ti fa stare bene, giusto?

Ren voleva negare. Voleva disperatamente negare. Perché lui stava bene, benissimo, e non aveva nessun bisogno di una paternale da parte di quello stupido di Yoh... Eppure non ce la faceva. Perché non stava bene, e forse le parole di Yoh erano esattamente quelle che aveva aspettato di sentire per tutto il tempo.

– Inoltre, se ci battessimo come facevamo una volta vincerei di sicuro io, e tu ti arrabbieresti e basta. – rifletté Yoh.

Ren soffocò uno scatto d'ira con un sorriso vagamente rassegnato. Eccolo, quello era Yoh. – Prova a ripeterlo, andiamo! Posso batterti quando voglio, solo che ora non mi va.

Yoh si alzò in piedi, spolverandosi i vestiti ormai fradici. – Oh, d'accordo. Posso dire a Jun di tornare?

Ren sospirò. – Ma sì, dai. Basta che non si azzardi a farmi la predica! – Un minimo di dignità doveva pur mantenerla, in fondo.

– Glielo dirò. – sorrise Yoh.

Era come se fosse stato detto tutto, e Ren si sentiva strano, caldo.

Ren, chiuderti in te stesso non serve a niente, perché non ti fa stare bene, giusto? Giusto, Yoh. Buffo, di solito nei libri o nei film il protagonista sfrutta una frase ad effetto molto profonda e ricca di significati nascosti, e il personaggio secondario supera il lutto grazie a qualche assurda ed incredibile rivelazione. Ma non si poteva proprio dire che loro fossero i personaggi letterari tipo. Yoh non era uno che dispensava consigli psicologici, la sua unica ambizione era vivere tranquillo.

Era talmente semplice... Se una cosa non ti fa stare bene, perché la fai? Ren stava da solo, ma la cosa non lo faceva star bene. Però era troppo orgoglioso per tornare indietro. E qui interveniva Yoh, con il suo ottimismo e la sua semplicità.

Era fortunato ad averlo conosciuto, proprio fortunato.

– Senti, Ren... – attaccò Yoh dopo qualche istante di silenzio. – Mi fai entrare? Sono tutto bagnato e sono cinque ore che non vedo una poltrona, sono stanchissimo.

Il volto di Ren si aprì in un ghigno. – Ma scusa, non ti piaceva la pioggia? Ora stai qui fuori! – decise, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.

Yoh sorrise: conosceva abbastanza bene Ren per capire che non chiudo la porta a chiave significava entra pure.

E grazie.

 

 

NdA:
Ma quanto sono dolci, questi due? Quanto?
Insomma, è da quando Yoh si è sacrificato rinunciando allo Shaman Fight pur di salvare la vita di Ren che li amo. Bromance, ovvio, perché in fondo Yoh e Anna sono favolosi, e qui non ci piove.
Che dire, Ren ha una personalità davvero interessante, sotto mille punti di vista. È aggressivo ma anche calcolatore, a volte è egocentrico fino all'osso ma sa anche essere accondiscendente, capisce quando è ora di smettere di ostinarsi. Mi piace, anche se penso che nessuno batta Yoh e il suo "dai". Non fa che dire "Dai", almeno nel manga: l'ìavete notato? - Ma dai, non ne ho voglia. - Ma dai, ancora? - Ma dai, va bene così! - Vieni, dai!
All'inizio è solo lui, poi man mano partono tutti. E quando anche Ren si è messo a dire "dai" io sono- sono- AWW.
No, sono calma.
Che altro dire, spero che questa shot vi sia piaciuta almeno un po'! E so che questo non è esattamente un fandom popolare, ma se foste così gentili da lasciarmi una recensione... Diciamo che non mordo! ^^
Grazie a tutti! Un bacione, vostra
Emma ^^
  
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