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Autore: Beb270987    24/03/2008    10 recensioni
Fine Ottocento:Lance è un altolocato rampollo inglese che suo malgrado si ritroverà privato della propria carica e del proprio denaro.Tradito,venduto e reso schiavo,dovrà lottare per la propria libertà sotto il sole e tra le dune di un affascinante paese arabo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passate ormai molte ore da quando Lance si era raggomilato in un angolo di quell'umido e freddo ambiente in cui si trovava sperando di svegliarsi da un momento all'altro nel proprio letto,ridendo dell'incubo irreale e lontano che aveva fatto.
L'atmosfera che regnava in quel luogo era triste e malinconica e i suoi compagni di sventura erano per lo più poveri disredati dal viso scarno,rifiuti della società...probabilmente quasi tutti briganti.Il posto era quasi buio non fosse stato per alcuni spiragli di luce provenienti dalle grate situate sul soffitto.
Il mare era piuttosto mosso e sopra la propria testa il ragazzo poteva sentire le voci ovattate dei marinai intenti a darsi da fare con vele e corde.
Il rumore delle onde si intensificò e l'imbarcazione si mise a dondolare freneticamente.
Il giovane iniziò a provare un leggero senso di nausea.
Si sentiva triste e solo,ma soprattutto sentiva la mancanza della sua casa,dei sui amici e della sua città.
Mentre Lance occupava il proprio tempo ragionando sulla terribile sventura capitatagli,un uomo dall'altra parte della stanza cominciò ad osservarlo incuriosito.
Era sui trentacinque anni o poco più,aveva un disordinato ammasso di capelli neri sulla testa e una barbetta ispida e trascurata che gli spuntava dal mento.I suoi occhi erano di un profondo color nocciola e la sua pelle aveva il tipico color bronzeo delle persone abituate a lavorare sotto il sole.
Dapprima l' interesse dello sconosciuto fu attirato dai capelli e dalle sopracciglia del ragazzo,di un biondo così chiaro da parere bianchi,poi dai suoi occhi color ghiaccio,infine dalla sua pelle tanto chiara da eguagliare il colore della neve.Il suo aspetto così inconsueto lo faceva apparire quasi effimero...irreale,eppure quel ragazzo era reale e tangibile quanto lui!Di certo non pareva un brigante ne tanto meno un ladruncolo...allora cosa ci faceva lì?
Lance che sino ad allora non si era accorto di essere osservato,finalmente si voltò,sentendo lo sguardo di qualcuno addosso.
L'uomo,che gli si trovava esattamente di fronte,si alzò dal proprio posto e si diresse verso di lui.
"Ciao,io sono Jack...tu come ti chiami?"disse sedendosi accanto a Lance.
"L...Lancenlot...Lancelot Alexander Greed"fu la risposta un po' titubante.
Il moro non potè fare a meno di trattenere una risata:"Caspita,che nome altisonante!E che cosa ci fai qui Lancelot?"
Il ragazzo abbassò tristemente lo sguardo:"Non lo so nemmeno io..."
"Bè,io sono qui perchè sono un ladro"sorrise Jack,poi notando lo sguardo interrogativo del suo interlocutore,continuò:"Vedi,sono stato arrestato per aver rubato,più volte,gioielli a delle ricche signore.Li rivendevo in giro per guadagnare qualcosa,lo facevo per mangiare!Sai Lancelot,la fame è una brutta cosa...ma guardandoti bene,non credo che tu ne abbia mai sofferto!Comunque...Anzichè rinchiudermi in una cella,la nostra amata Inghilterra ha deciso di vendermi,come tanti altri,ad un mercante di schiavi...ed eccomi qui,su questa putrida nave a solcare l'oceano.Ah!A proposito...quell'omaccione che ti ha colpito quando sei salito sul ponte si chiama Edgar."
"Come lo conoscete?"
"Ha deciso di tenermi sulla sua nave,dice che sono troppo furbo per fare lo schiavo.Il mio compito è quello di controllare i prigionieri...dalla partenza all'arrivo.Ma io mi annoio,così se noto un tipo interessante non posso fare a meno di volerlo conoscere!"
"Voglio tornare a casa..."sussurrò impercettibilmente Lance,quasi per confermare le proprie intenzioni a se stesso.
"E chi non lo vorrebbe!"ridacchiò il compagno:"Cosa facevi prima di finire qui,Lancelot?"
"Dirigevo le industrie di mio padre"
Jack scoppiò nuovamente a  ridere:"Quindi mi trovo davanti un figlio di papà!Scommetto che hai tanti soldi!"
"Vi state burlando di me?"domandò irritato il venticinquenne.
"Oh,no!Non faccio fatica a credere che tu sia un nobile,lo si vede dalle tue mani!Non sono quelle di un lavoratore!Comunque dammi del tu Lancelot...o mi farai sentire più vecchio di quanto già io non sia!"
Il discorso dei due fu interrotto da un forte sbalzo della nave,che cominciò a dimenarsi violentemente sotto la potenza delle onde.La porta della botola che portava al ponte della nave si spalancò d'improvviso sbattendo rumorosamente:all'esterno stava incominciando ad imperversare una violenta tempesta.Vista in quel segno un occasione per scappare,la maggior parte dei prigionieri si catapultò fuori.Lance e Jack li seguirono.Il cielo sopra alle loro teste era quasi nero,la pioggia mista al vento colpiva le vele e gli alberi della nave con una violenza inaudita.Molti fuggiaschi caddero in mare trascinati via dalle alte onde che si infrangevano su di essa.
Il timone della nave era fuori controllo.
Jack si voltò verso Lance:"Vai a reggere il timone o qui moriremo tutti!"
"Ma io non ho mai..."
"Devi solo cercare di tenerlo fermo!"lo rimproverò il moro:"Provaci!"
"E tu dove vai?"domandò preoccupato il giovane.
"Arrivo subito!"
Jack si guardò intorno in cerca del suo capo:Edgar.Infine lo scorse intento a legare la corda di una vela all'albero maestro della nave di modo da chiuderla per non farla spezzare dal vento.
"Jack,vieni a darmi una mano!"gli urlò l'omaccione ormai fradicio come una spugna.
Il trentacinquenne fece per avvicinarglisi,quando un'onda particolarmente alta e violenta colpì il vecchio scaraventandolo fuori dalla nave.Il moro corse in direzione della balaustra da cui egli era caduto,ma ormai l'acqua l'aveva inghiottito.
Le urla e le imprecazioni dei marinai si mescolavano al rumore del vento.
Jack si guardò intorno:regnava il caos.
La pioggia aumentò d'intensità.
Il primo pensiero del moro fu correre nella cabina del capitano e salvare il salvabile.L'acqua era ormai entrata anche in quella stanza.La scrivania su cui era sempre solito scrivere Edgar era stata completamente rovesciata e numerosi fogli galleggiavano mollamente qua e là.Jack si mise a frugare istericamente in giro in cerca di qualcosa.Infine trovò una piccola cassetta di metallo.Fece un po' di forza sulla serratura e riuscì ad aprirla.Dentro com'egli si aspettava c'erano un bel mucchio di soldi,non per viverci di rendita,ma per camparci almeno un mese ed una pistola.
Intascati i quattrini e presa l'arma,il trentacinquenne tornò sul ponte.
Doveva salvarsi,a tutti i costi.Non voleva assolutamente morire lì e in quel modo.
Andò ad aiutare Lance ed entrambi riuscirono a governare la nave finchè la tempesta non si placò un poco.
L'imbarcazione però era ormai inutilizzabile e molte falle si erano aperte al suo interno.
"La nave ormai è distrutta,se rimaniamo qui affonderemo con lei"esclamò il moro rivolto al ragazzo.
"Dobbiamo trovare il modo di andarcene!Jack,aiutami a tornare a casa e ti ricompenserò con tutto il denaro che vorrai,sarai tu a decidere la cifra!"
L'uomo non potè fare a meno di sorridere,compiaciuto di quell'offerta.Stette qualche secondo a riflettere:"Qualsiasi cifra?E sia,affare fatto!Porterò la tua pellaccia in salvo!"
Jack si guardò intorno,poi gli indicò una piccola scialuppa rimasta parzialmente attaccata alla nave,ma ancora in buone condizioni.
Entrambi si diressero in quella direzione,giusto in tempo per essere notati dagli altri sopravvissuti.
"Guardate,è rimasta una scialuppa!"indicò uno di questi.
L'istinto di sopravvivenza fece in modo che tutti insieme cercarono di salirci sopra.
Mentre ognuno cercava di accaparrarsi un posto su quella piccola barchetta,uno sparo nell'aria bloccò le attività di tutti i presenti.
Jack puntò l'arma che aveva in mano contro i suoi compagni senza pensarci due volte:"Su questa scialuppa"fece indicando l'imbarcazione"saliremo io e questo ragazzo e se qualcuno di voi osa fare una mossa gli pianto una bella pallottola in corpo,mi sono spiegato?"
Il gruppetto di marinai si fece in disparte facendo passare i due traditori,i quali salirono sulla barca.Jack che con una mano teneva ancora l'arma,con l'altra si mise a trafficare con la corda che serviva a far scendere la scialuppa in mare.Uno dei suoi compagni si staccò dal gruppo e in un gesto disperato cercò di disarmare l'uomo.
Quasi per riflesso,il trentacinquenne fece partire uno sparo uccidendo all'istante il compagno,che cadde in acqua inerte.
La scialuppa iniziò a scendere lentamente sino ad immergersi parzialmente in mare.
Lance incominciò a remare,voleva andarsene da quel posto il più in fretta possibile.
Il cielo era ancora nuvoloso e non vi erano accenni di schiarite.
Dopo un ora spesa a remare sia Jack che Lance decisero di fermarsi,sentendo i propri stomaci mugolare.Si erano allontanati molto,tanto,che all'orizzonte della nave non vi era più traccia.
Resosi conto che nella foga del momento non avevano pensato al problema "cibo",entrambi non poterono che accontentarsi di riposare un po'.
Dove si trovavano?Neanche loro lo sapevano.Tutt'intorno c'era solo il mare.
Remarono per tre giorni finchè al quarto gli parve di scorgere all'orizzonte la terra.Seguendo le stelle avevano remato in direzione dell'Inghilterra,ma chi poteva dire se erano riusciti a seguire realmente quel percorso?Lance ebbe come un tuffo al cuore.Finalmente avrebbe rivisto delle persone civili!Delle persone che avrebbero potuto aiutarlo!
Passò un'ora prima che entrambi i giovani potessero toccare con i piedi la sabbia fina.Lasciarono la piccola barca a riva e cominciarono ad incamminarsi nell'entroterra.Nel corso dei tre giorni trascorsi in mare il tempo era mutato un poco.Il cielo era ancora nuvolo,ma di tanto in tanto qualche raggio di sole faceva capolino tra le nubi.
Oltrepassata la spiaggia Jack e Lance ebbero un'amara sorpresa.La sabbia che stavano tutt'ora calpestando si estendeva a perdità d'occhio.Quella non era l'Inghilterra...si trovavano in mezzo al deserto.
"E adesso come facciamo!Alle spalle abbiamo il mare,davanti il deserto!E' ovvio che non vivremo abbastanza da incontrare qualcuno!Non beviamo e non mangiamo da quattro giorni!Non ci resta che scegliere di che morte morire!...Maledizione!"Urlò Lance tirando un calcio rabbioso alla sabbia.
"Io vado avanti,tu sei libero di fare quel che vuoi"fu la seccata risposta di Jack,che innervosito riprese a camminare.
Passarono le ore ed il cielo si schiarì,facendo brillare un energico sole.Lance e Jack erano sfiniti.Il biondo non riusciva quasi più a stare in piedi dopo tutte le ore trascorse a camminare sotto il sole.Il fatto che fosse albino lo rendeva ancora più vulnerabile degli altri ai raggi solari.
Il compagno vista l'espressione particolarmente stravolta del biondo si levò la propria camicia e la mise sulla testa del venticinquenne di modo che potesse essere più riparato dal sole.
Si fecero entrambi forza cercando di camminare ancora un po',ma dopo circa mezz'ora stramazzarono entrambi al suolo,ormai esausti.
L'ultima cosa che Lance vide fu la rovente palla del sole che sembrava avvicinarglisi senza tregua,pronta a bruciarlo vivo.

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Lance sentì un leggero venticello sfiorargli i piedi e aprì gli occhi di colpo.Dove si trovava?Che ne era stato di lui e di Jack?Erano morti?No,lui si sentiva decisamente vivo!Aprì faticosamente gli occhi e si guardò attorno.Ma dove diavolo si trovava?Cos'era quel posto?Sembrava una grossa tenda.Accanto a lui vi era un'altro giaciglio,disfatto.
Jack comparve sull'uscio della tenda,scostando il lezuolo adibito a porta.Era vestito in modo strano,coperto da capo a piedi da una specie di lunga tonaca blu,la testa era avvolta da un turbante dello stesso colore:"Lance!Ti sei svegliato!Non ci speravo più!"
"Dove diavolo siamo Jack?Cosa significa tutto questo?"
"Calmati Lancelot"lo rimproverò bonariamente l'amico:"Siamo stati salvati da una tribù del deserto!Ti rendi conto?Questi tizi vivono qui,in mezzo alle dune!Ho mangiato con loro,non capisco quello che dicono,ma da quel poco che ho potuto dedurre sono incuriositi da te.Probabilmente non hanno mai visto una persona con la pelle,i capelli e gli occhi così chiari.Chissà,magari ti credono una divinità!Ed è per questo che ci hanno salvato?!"
"Una divinità non sarebbe mai svenuta sotto il sole!"
"Non fartene una colpa,eravamo stanchi e debilitati,non potevamo resistere oltre!"sorrise il moro:"Forza vestiti anche tu e vieni fuori,penso vogliano conoscerti."
Il biondo si alzò,indossò gli indumenti che erano piegati alla sua sinistra e seguì il compagno fuori dalla tenda.Un gruppo di persone stava seduto intorno ad un fuoco,chi a parlare,chi a intonare gradevoli melodie sconosciute.Il cielo era limpido e stellato.Tirava un vento fresco e la sabbia,forse per il buio pareva di un colore blu scuro.Un gruppo di cammelli era legato ad una palma e ruminava rumorosamente.
Un uomo completamente vestito di nero e con un grosso turbante in testa si diresse verso Lance sorridendo.
Iniziò a farfugliare qualcosa di incomprensibile alle orecchie del giovane e lo invitò a sedersi con gli altri.Il gruppo passò le ore seguenti a cercare di parlare a gesti con i due ragazzi ed ad insegnargli qualche parola della loro lingua.Arrivata l'alba,la tribù levò le tende e sotto richiesta di Jack li accompagnò alla città più vicina.
Ci vollero quattro ore di viaggio per arrivarci,ma in compagnia e sui cammelli la traversata parve tutt'altro che faticosa.
Dopo averli ringraziati più di una volta Lance e Jack lasciarono il gruppo,che terminato il proprio incarico fece dietro front e tornò a varcare le dune del deserto.
Quel giorno il sole batteva forte e l'aria era molto calda.
"Meno male che ci hanno lasciato questi vestiti,ci serviranno per resistere alla calura."sorrise il moro.
"Non sarà pericoloso addentrarci in città?"domandò l'amico.
"Quale posto migliore ha un albero per nascondersi se non in mezzo ad una foresta?"esclamò Jack:"Vestiti così passeremo inosservati e potremo trovare un modo per tornare a casa!"
"Quale posto peggiore ha per nascondersi un ciliegio se non in una foresta di abeti?"fu la risposta scettica di Lance:"Non so se hai notato che non assomiglio per niente alla popolazione autoctona!"
Jack sbuffò infastidito:"A parte il fatto che il tuo atteggiamento non ci aiuta,copriti bene la testa ed il viso e vedrai che non ci saranno problemi!"
Entrarono in città e rimasero colpiti dal numero di persone che ci viveva dentro.
Un ammasso brulicante di teste si dipanava a perdita d'occhio.Le vie della cittadella erano piene di bancarelle,ad ogni angolo di strada vi era un bazar pieno di meravigliosi gingilli esotici ed incensi.In quel mercato pareva ci fosse qualsiasi cosa una persona potesse desiderare:pentolame,gioielli,tessuti,incensi,cibo...
I venditori erano così tanti che alcuni avevano steso un telo al bordo della strada ed esponevano la propria mercanzia all'aria aperta.Gruppi di ragazzini correvano ridendo appresso alle madri e qualche vecchietto intratteneva i più piccoli narrando languidmente le gesta di qualche eroe antico morto in guerra.
Lance si guardò intorno,era affascinato da quell'atmosfera misteriosa e carica di vita.Lui e Jack seguendo la fiumana di gente,si diressero verso quella che pareva essere la via principale.Appena vi arrivarono furono accolti insieme agli altri,da una bellissima musica.La gente rimase tutta ai bordi della strada.Pochi secondi dopo,apparve davanti ai loro occhi una vera e propria sfilata di carri,adorni di ogni tipo di bellezze.I due giovani si guardarono stupiti ed iniziarono a mormorare tra loro.
"Pare vi sia una specie di festa del paese"sussurò Lance
"Stiamo ancora un po' e cerchiamo di capire di che si tratta."fu la risposta dell'amico.
I primi carri erano coperti da tessuti,alla vista,assai pregiati e da essi avvenenti fanciulle salutavano allegramente la folla.Seguì una serie di cammelli,cavalcati da grossi omoni seri,vestiti in modo molto formale:portavano tuniche e turbanti bianchi e alla vita avevano legate della fusciacche scarlatte.Alla loro sinistra pendevano delle lucenti e grandi sciabole.
La loro espressione severa ed intransigente fece venire in mente a Lance quella dei poliziotti londinesi.Al solo pensiero della sua città,il ragazzo ebbe un attimo di sconforto.
La sua attenzione però fu subito,nuovamente,catturata da un carro più imponente e decorato degli altri.Era ricoperto da un tessuto finissimo,quasi trasparente di color celeste e da dei bellissimi fiori viola che il ragazzo non riuscì a riconoscere.Sembrava una specie di enorme lettiga.
La processione si fermò e le tende di quella grossa "lettiga" si aprirono.Un giovane ragazzo,doveva avere solo qualche anno più di Lance,si sporse all'esterno causando emozione e gioia nel pubblico.Infine decise di scendere.Guardò gli spettatori con aria altezzosa quasi a dire"lustratevi gli occhi finchè potete"e rimase immobile per qualche minuto.
Ma chi era?
Il biondo si mise ad osservarlo:aveva una pelle bronzea,era alto e atletico.I capelli erano neri come il carbone e gli ricadevano riccioluti sulla fronte.Gli occhi castani,scuri quanto la notte erano messi ulteriormente in risalto da una riga nera di trucco sotto di essi.L'ovale del viso era ben delineato,il naso era a dir poco perfetto.Il giovane portava una piccola giacchetta azzurra bordata d'oro,che lasciava intravedere abbondantemente gli addominali.I pantaloni bianchi stretti in vita,si allargavano notevolmente all'altezza delle ginocchia per poi rimpicciolirsi nuovamente verso caviglia.Le scarpe che portava erano anch'esse celesti,ma la cosa che stupì Lance era che erano molto simili a delle ciabatte e vagamente arricciate alla punta.
Il giovane e riccioluto moro stette qualche istante a salutare da lontano la folla poi,annoiato,si mise a guardare intorno in cerca di qualche diversivo ad una situazione così monotona e formale,quale era quella in cui si trovava.I suoi occhi vagarono tra la folla,sino ad incontrare casualmente lo sguardo stupito di Lance,il quale ebbe come un sussulto.Non ne sapeva il motivo,ma sentì un brivido scendergli lungo la schiena.
Il biondo strattonò Jack per la camicia:"Andiamocene,abbiamo visto abbastanza!"gli sussurrò con voce agitata.
I due si allontanarono dalla folla e tornarono nella zona dei bazar.
"Dobbiamo trovare qualcuno che ci aiuti ad andarcene di qui"proruppe seriamente il trentacinquenne.Poi prese a frugare in un sacchettino di pelle che aveva allacciato alla fusciacca che stringeva il suo vestito.Ne estrasse quattro monete d'oro:"Queste erano di Edgar,ma serviranno più a noi che a lui...ora come ora."
Lance rimase felicemente stupito,in quel momento sentì rinascere in sè la speranza,Jack ne sapeva una più del diavolo ed aveva sempre un asso nella manica.Ce l'avrebbero fatta!Ne era sicuro!Sarebbero tornati in Inghilterra!
Incominciarono a vagare per la città,di tanto in tanto Jack si fermava da qualche mercante e cercando di farsi capire gli faceva qualche domanda.
Il sole cominciava a tramontare colorando di un ardente arancione i tetti delle basse e modeste case del quartiere del mercato.Le persone cominciavano a sbaraccare e a dirigersi ognuna verso il proprio focolare domestico.
Ben presto le stelle iniziarono a punteggiare il cielo e la notte prese il sopravvento.
Con l'arrivo della fame l'entusiasmo del biondo per la riuscita del piano per il ritorno a casa andò via via scemando.
"Jack è tutto il giorno che vaghiamo per la città e non abbiamo risolto niente."sbuffò:"Riposiamoci da qualche parte e continuiamo domani"
"Aspetta un attimo...se le indicazioni che mi hanno dato sono giuste dovremmo esserci..."fece pensieroso il moro.Così dicendo si fermò vicino ad una casa e bussò alla porta.Dall'interno si poteva udire il brusio di alcune voci che al secondo tentativo di Jack di bussare alla porta si interruppe.
Dopo qualche secondo la porta si aprì e un grosso omone barbuto e scuro comparve sull'uscio.Il trentacinquenne si inchinò rispettosamente e gli farfugliò qualcosa.
Il corpulento signore,che non poteva avere più di cinquant'anni,guardò prima Jack,poi Lance infine gli fece cenno di entrare.
Entrambi si accomodarono.
Il biondo si sentì rinascere appena mise piede nella casa.Vi era una calda atmosfera.La stanza in cui si trovavano,doveva essere il salotto principale.Era arredata in modo semplice ma caloroso:un tappeto ricamato era steso a terra,un lungo e robusto tavolo di legno era situato in un angolo ed apparecchiato per la cena.Diversi drappi decoravano le finestre ed ad intervalli regolari erano sistemate sul muro diverse lampade,forse ad olio,le cui fiammelle danzavano sinuosamente.
Lance si soffermò a guardare il tavolo imbandito:era apparecchiato per cinque persone.
Il padrone di casa guardò di nuovo Jack e gli domandò qualcosa che Lance non capì.Non conosceva la lingua di quel paese e ogni parola che usciva dalla bocca degli abitanti gli pareva una bestemmia sconosciuta...Ma Jack...?Come faceva a capire quello che dicevano?Durante il giorno l'aveva visto esprimersi a gesti con i mercanti e cercare di capirne le risposte,possibile che in una giornata fosse già riuscito a imparare qualche frase di quella strana lingua?E soprattutto,cosa ci facevano in quella casa?Chi era il tizio con cui ora stava cercando di parlare?
Il trentacinquenne stette circa dieci minuti a parlare gesticolando con il nerboruto ed interessato interlocutore,il quale ad un certo punto osservò Lance dubbioso,poi tornò a rivolgersi al moro squotendo energicamente la testa.Allora Jack tirò fuori dal sacchettino attaccato alla fusciacca le quattro monete d'oro di cui disponeva porgendole al barbuto omone.
"Ma che cosa stai facendo?!"esclamò spaventato Lance:"Quelli sono i nostri soldi!"fece quasi per riprenderseli.
Jack lo fermò e stette ad osservare l'interlocutore che nel frattempo aveva preso in mano le monete e le schiacciava tra i denti per verificarne l'autenticità.
L'uomo sorridendo mise le monete in tasca e disse qualcos'altro al moro,poi si voltò verso Lance e gli tolse i turbante e la sciarpa ch'egli aveva usato per nascondere il suo aspetto.
L'uomo ebbe come un sussulto,poi il suo volto assunse un espressione compiaciuta.Con la mano sinistra prese il viso del biondo tra le mani e lo osservò incuriosito ed ammaliato.
Lance si scostò schifato da quel contatto:"Insomma Jack!Che diavolo sta succedendo?Me lo vuoi spiegare?Cosa vuole questo tizio da noi?Cosa ci siamo venuti a fare qui?"esclamò innervosito ed irritato.
"Calmati testa calda!Adesso ti spiego.Oggi quando eravamo al mercato ho cercato di chiedere in giro,cercando di farmi capire,se ci fosse qualcuno che potesse aiutarci,che magari facendoci lavorare avrebbe potuto pagarci abbastanza da permetterci di pagare l'imbarco su qualche nave,o che avesse direttamente una nave diretta in Inghilterra su cui farci lavorare.Ma da quello che ho capito per quanto questa città sia grande non dispone di quello che ci serve.Siamo nell'entroterra del continente e la città marittima più importante della zona si trova a cinque giorni di viaggio da qui.Così mi sono informato ancora e ho scoperto che il signore che hai di fronte è l'unico quì ad avere delle conoscenze in quel posto.Gli ho chiesto se mi può dare qualche indicazione per trovare qualcuno che ci possa aiutare.Ma il viaggio è troppo lungo e la ricerca sarà faticosa,così gli ho chiesto se aspettando il mio ritorno può tenerti con sè.Lui all'inizio mi ha risposto negativamente,ma quattro monete d'oro convincerebbero chiunque...in più gli ho detto che sei una persona particolare...e a quanto vedo gli sei piaciuto.Quindi è tutto risolto!"
"Tutto risolto?Ma mi prendi in giro?Io non ci sto con questo strano tizio!Hai già cambiato idea vero?Vuoi liberarti di me!Perchè non posso venire anch'io?"Rispose iracondo il biondo.
"Non l'hai detto anche tu che un ciliegio non si può nascondere tra gli abeti?Venendo con me non potresti far altro che attirare l'attenzione!Tutto di te stona col paesaggio circostante!I tuoi capelli chiari,i tuoi occhi grigi...nascosto qui sarai più al sicuro!"
Lance si sentì sprofondare in un baratro,era già stato tutto deciso senza ascoltare neanche un suo parere,sarebbe dovuto rimanere lì,insieme a quel tizio e a chissà chi altro per chissà quanto tempo...oh...quanto gli mancava la sua amata Inghilterra....la sua casa...suo padre...già,se suo padre fosse stato ancora vivo niente di tutto quello che gli era accaduto sino ad allora gli sarebbe mai successo.Maledetto destino!
La famiglia si mise a tavola ed apparecchiò anche per i due ospiti.In tutto erano in sette quella sera.Lance,Jack,Il signore barbuto,sua moglie ed i tre figli maschi quasi tutti sui vent'anni.

**************************************

La luce filtrava insistente dalla finestra quando Lance fu svegliato.La moglie del grosso barbuto levandogli le coperte di dosso lo incitò ad alzarsi.Saranno state all'incirca le dieci,perchè la colazione lasciata sul tavolo del salone era ormai fredda.Doveva essere stata lì molto aspettando che il suo destinatario la mangiasse.
Jack era partito quella mattina all'alba e Dio solo sapeva quando sarebbe tornato.
Il primo giorno in quella casa fu per Lance come una condanna al carcere,ma col susseguirsi delle settimane il giovane iniziò ad ambientarsi in quella dimora.La mattina si svegliava all'alba per aiutare il capo famiglia ed i figli a caricare la merce del mercato,dopo colazione aiutava la signora a pulire e a preparare il pranzo.Di pomeriggio lei gli impartiva qualche lezione di lingua di modo da farlo integrare il più velocemente possibile con la realtà che lo circondava.Lance apprendeva velocemente,era sempre stato portato per lo studio,in più quando aveva un po' di tempo libero cercava di leggere e tradurre qualche frase dei libri che si trovavano in casa.Dopo circa due mesi che si trovava lì,il ragazzo capiva quasi tutto quello che gli veniva detto e sapeva rispondere,anche se con frasi basilari,a tutto quello che gli veniva chiesto.
Una sera mentre fissava le stelle dalla finestra della propria stanza,il biondo fu preso improvvisamente dal panico.Erano quasi tre mesi che Jack era partito e non si erano più avute notizie di lui da allora...che fine aveva fatto?Stava bene?Ma soprattutto,l'avrebbe lasciato per sempre con quella famiglia in una terra per lui ancora sconosciuta,in una specie di eremitaggio,escluso completamente da quello che era il mondo esterno?Lance voleva saperlo.Ma come fare?
Due sere più tardi la famiglia che lo ispitava avvisò Lance che andava ad esibirsi in un ristorante della città,perchè oltre ad essere mercanti di stoffe pregiate essi erano anche degli ottimi suonatori e cantastorie ed erano conosciuti per la loro bravura in tutta la regione e persino dal sultano.
Il ragazzo rimase solo sino all'alba,ma non provò assolutamente il desiderio di approfittare di quell'occasione per scappare e ritrovare Jack:primo perchè non sapeva dove andare ne a chi chiedere di lui,secondo perchè quella famiglia era stata così buona e disponibile nei suoi confronti che scappare sarebbe stato assolutamente disonorevole.Le quattro monete d'oro che Jack aveva dato al capo famiglia per il suo mantenimento erano già state spese tutte,quindi potevano esserci stati due soli motivi per cui gli era permesso rimanere ancora in quella casa:O il capofamiglia sperava che Jack al suo ritorno saldasse il debito,oppure sia lui che la moglie ed i figli gli si erano affezionati e non volevano mandarlo via,tanto più che avevano tutti i mezzi necessari per mantenere almeno altre cinque persone come lui.
Al loro ritorno il giovane aiutò la combricola a sbaraccare il carro con gli strumenti musicali e gli preparò la colazione.Poi di comune accordo decisero tutti di riposare quel giorno,tanto più che la nottata precedente era stata estenuate e lunga.
Tre mesi dopo circa,un messaggero del sultano bussò alla porta della famiglia,recando un messaggio per il padrone di casa.
"Siamo stati invitati al palazzo del sultano per esibirci in onore del compleanno della principessa Scherazade,il quale avrà luogo tra una settimana"disse non poco emozionato il marito alla moglie,porgendole la missiva ricevuta.La famiglia si sentì onorata dell'invito e tutti i preparativi necessari al compimento di quell'onorevole incarico furono ultimati nel giro di un paio di giorni.
Fu proprio per disgrazia della sorte,però,che il giorno prima dell'esibizione uno dei figli di Alì,il capofamiglia,si ammalò gravemente mettendo in pericolo la buona riuscita dell'evento.
Disperato il padre non potè trovare altra soluzione che chiedere a Lance di sostituire il figlio malato nello spettacolo che avrebbero allestito in onore della figlia del sultano.
La sera fatidica arrivò e la famiglia ad eccezione del malato si recò a palazzo.
Arrivatogli davanti il biondo sentì mancargli il fiato tanto era maestoso l'edificio che stava guardando.
Aperte le grosse porte d'ingresso al cortile,i suonatori furono condotti lungo un meraviglioso giardino.Al lato della strada che stavano percorrendo vi era un'enorme fontana che partiva dalle porte ed arrivava sin quasi all'ingresso del palazzo del sultano.L'immagine del maestoso ed elaborato edificio si rifletteva sull'acqua dando l'impressione che in essa potesse addirittura esservi un  mondo parallelo.Numerosi alberi piantati a distanza regolare l'uno dall'altro costeggiavano la strada alternati da colonne di marmo su cui cappeggiavano ardenti fuochi,atti ad illuminare la zona.
Anche il grosso palazzo verso cui si stavano dirigendo era di marmo.Aveva una grossa struttura centrale con sopra una cupola e ai lati era bordata da basse mura bianche.Ai quattro angoli dell'edificio si ergevano,sinuose,quattro torrette anch'esse cupolate.
Arrivati all'ingresso di quella meraviglia dell'architettura gli ospiti furono fatti entrare.
L'interno non era meno ricercato e pregiato dell'esterno:un lungo corridoio con colonne decorate ed archi era abbellito da drappeggi pesanti e particolaregiati,che infondevano al luogo molta maestosità.
La famiglia fu fatta accomodare in una sala piena di ospiti,per poi essere presentata al sultano e alla sua famiglia.
Lance si guardò incuriosito attorno.Vi erano molti cuscini colarati poggiati per terra su cui erano stese a chiaccherare molte persone.Qualcuno suonava un po' di musica e delle danzatrici coperte di veli intrattenevano quello che pareva essere il figlio del sultano ed i suoi amici.L'atmosfera era rilassata e vivace e nell'aria si sentiva un gradevole profumo di incenso.Veli e drappeggi pendevano dal soffitto e sui muri,ed insieme ai tappeti stesi a terra davano un aspetto caldo e familiare alla sala.Alì,Lance e la famiglia furono presentati al sultano,alla moglie e ai due figli.
Lo sguardo del biondo si posò immediatamente sulla festeggiata.La principessa era di una bellezza ammaliante.La sua pelle bruna pareva liscia come una pesca,i lunghi capelli neri le cadevano sinuosamente sulle spalle sino ad arrivare all'abbondante,ma non eccessivo,seno.Gli occhi sottili e sensuali adornavano un viso già di per sè perfetto.Infine il naso minuto e la bocca morbida e carnosa le donavano un aspetto più maturo a dispetto dei sui diciotto anni.
Il sultano pareva un uomo abbastanza vecchio:la barba era quasi completamente bianca,gli occhi infossati nelle orbite erano piccoli e sottili ed il viso in sè e per sè era simile a quello di un normale essere umano.Al contrario dei figli,il padre non era certo di una particolare bellezza.L'unica cosa che pareva dargli una certa importanza erano i vestiti ed il turbante che portava,adornati di gioielli grossi e imponenti.La moglie era robusta ed aveva un viso grazioso e bonario.I capelli neri venivano attraversati qua e là da qualche ciuffo grigio,segno dell'imminente invecchiamento.Il seno era grosso e cadente,per niente bello.
Infine,fu proprio quando Lance arrivò a guardare il figlio che per poco non gli venne un infarto.Lo riconobbe immediatamente:era il ragazzo che aveva visto scendere dalla lettiga il primo giorno in cui era arrivato in città.Quella sera il giovane pareva più bello dell'ultima volta in cui l'aveva visto.Forse perchè si sentiva a suo agio e si stava divertendo.
Indossava una camicia color rubino abbottonata sino al collo e dei pantaloni del medesimo colore.Alla vita aveva una fascia nera da cui pendeva un coltello incastonato di pietre preziose.Quell'abbigliamento gli conferiva la regalità e la sensualità che solo una divisa poteva dare ad un uomo.
I loro sguardi si incontrarono e anch'egli per un istante parve riconoscerlo.
Il vecchio sultano salutò la famiglia di Alì,ma quando notò Lance rimase un po' interdetto:"Quale strano esemplare di uomo mi hai portato stasera Alì.Non ne ho mai veduti come lui nel mio regno.Spiegami un po',da dove arriva?"
"E'..."per un istante l'uomo non seppe cosa rispondere:"E' un nostro servo.L'ho comprato mio signore.Mia moglie l'ha voluto ammaliata dal suo aspetto."mentì.
"Effettivamente ragazzo"fece rivolto al biondo:"Il tuo è un aspetto insolito,ma mi compiaccio di dirti che mi hai colpito.La tua è una bellezza assai particolare."
"Vi ringrazio"si azzardò a rispondere il giovane.
"Alì,il tuo è stato davvero un buon affare."concluse rivolto al suo precedente interlocutore.
Scherazade ed il fratello annuirono al commento del padre,confermando le sue impressioni.
Arrivò il momento dello spettacolo:la famiglia reale e gli ospiti si prepararono ad assistervi.Lance doveva sostuire il cantastorie del gruppo.Alì,il capofamiglia suonava il tamburo,la moglie il flauto mentre gli altri due fratelli i piatti.
La musica partì.
Lance sentiva il cuore tamburellargli violentemente in petto.Tutti lo stavano osservando,incuriositi sicuramente dal suo aspetto.
Il suo sguardo però tornò alla famiglia reale.
La principessa mormorava qualcosa alla madre ed il sultano controllava la sala.L'unico a fissarlo intensamente era il principe che sorridendo quasi beffardamente lo scrutava.I loro occhi si incontrarono di nuovo quella sera e per la seconda volta il moro lo guardò come fossero complici.
Intorno a lui vi erano parecchie avvenenti ragazze eppure pareva che egli non avesse occhi che per lui.
Lance cominciò a cantare,aveva provato quella canzone tutto il giorno ed era sicuro di farcela.La storia che si narrava in quella canzone parlava di una dea che ammaliava i viaggiatori del deserto per poi ucciderli dopo una notte di passione tra le dune.Il cantastorie esortava a non lasciarsi affascinare da tale perfetta quanto diabolica bellezza e di non lasciarsi travolgere dalla passione.
Per tutto il corso della canzone Lance cercò di non guardare il principe,ma sentiva che lo sguardo di lui gli si era fissato addosso.Proprio nella frase conclusiva della storia il biondo non potè fare a meno di guardare il moro,infastidito da quell'eccesso di attenzioni.
Dal canto suo il principe era rimasto ancora più affascinato dal cantante ora che aveva sentito uscire dalla sua bocca versi così melodici e sensuali,per quanto questi fossero dettati dall'argomento della storia.
Proprio nella frase finale del racconto,quando il biondo esortava gli ascoltatori a non lasciarsi andare alla passione,e il suo sguardo si era posato su di lui,il moro aveva sentito dentro di sè una specie di scossa elettrica,come un brivido.
Il resto della serata passò piacevolmente sino a quando la famiglia di Alì decise che era ora di andare.
Il sultano ed i figli li salutarono amichevolmente ringraziandoli della compagnia ed il principe,inspiegabilmente insistette per accompagnarli all'uscita.La sorella lo guardò sospettosa e perplessa.Non era nel carattere del fratello essere così gentile ed affabile.Solitamente era scontroso,altezzoso,egocentrico e capriccioso.Dietro quello strano comportamento c'era di certo sotto qualcosa.
Arrivati alla porta della sala Alì,la moglie e i due figli fecero per uscire,ma quando arrivò il turno di Lance accadde qualcosa che ammutolì tutti.
Nel momento in cui il biondo si stava accingendo ad attraversare la porta,il principe gli si affiancò.
Forse erroneamente,per cercare di passare simultaneamente,entrambi non l'avevano notato,fatto sta che un pregiatissimo vaso situato nelle vicinanze della porta a causa dello spostamento di uno dei due,cadde fragorosamente e si ruppe.
Il vecchio sultano spalancò talmente gli occhi alla vista dei costosissimi e preziosissimi cocci a terra che pareva quasi che di li a poco gli sarebbe venuto un infarto.
L'atmosfera nella sala divenne gelida.
Alì e la famiglia rimasero ammutoliti dalla tensione.
Era ovvio che nessuno avrebbe mai accusato il principe per quell'incidente,Lance si sentì mancare il fiato per l'ansia.
Anzichè difenderlo come sarebbe stato giusto,il figlio del sultano lo guardò malignamente:"Hai visto che cosa hai fatto?Ti rendi conto della gravità del tuo gesto?"
"Non l'ha fatto apposta..."cercò di giustificarlo Alì
"Silenzio!"lo zittì irrispettosamente il moretto:"Siete voi,per caso,in grado di ripagare il danno fatto dal vostro servo?"gli domandò duramente.
Alì guardò il pavimento cercando di calcolare l'ammontare del danno causato:"No..."rispose infine.
Questa risposta parve piacere al principe,il quale con un sorriso trionfante sul volto esclamò indicando Lance:"Allora sarà questo ragazzo a ripagarlo,come è giusto che sia"poi continuò rivolto al biondo:"Ora,per ripagare il tuo debito,tu sarai un servo di questo palazzo."
Lance sentì come qualcosa spezzargli dentro.Era di nuovo prigioniero di qualcuno...come avrebbe fatto ad ottenere la libertà finalmente agoniata?Come sarebbe riuscito a tornare in Inghilterra?Avrebbe mai rivisto Jack?
Nella disperazione il ragazzo tornò a guardare il riccioluto aguzzino che l'aveva condannato nuovamente alla schiavitù.
Il principe aveva uno sguardo vittorioso e diabolico ed il suo sorriso tradiva sicuramente la premeditazione...era stato lui a far cadere il vaso,l'aveva fatto apposta perchè la colpa fosse attribuita a Lance!Per quale motivo gli aveva teso una simile trappola?Che cosa diavolo aveva in mente?

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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