Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Ceci Princessofbooks    21/09/2013    2 recensioni
Bella, dopo aver ottenuto da Edward una notte insieme, rimane incinta; tra le incertezze del suo amato e la sua determinazione a regalargli la felicità che merita, decide di tenere il bambino. Ma è proprio allora che una donna misteriosa rapisce la giovane, conducendola incontro ad un insolito destino: è stata scelta infatti come sposa di Melas, una potente creatura riemersa dai secoli e dai misi. In una corsa dalle tinte fosche, Edward e Bella combatteranno ancora una volta per il loro amore, contro una minaccia che affonda nelle radici del tempo.
Aggiornamenti settimanali, specie se incentivati da recensioni.
Genere: Dark, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1

-Ali d'oro-


Il giorno che cambiò completamente la mi vita cominciò in modo perfettamente ordinario.

Dopo la scuola, avevo trascorso il pomeriggio finendo una relazione d'inglese e chiacchierando oziosamente con Edward, per poi cacciarlo gentilmente dalla mia camera per potermi cambiare per la serata. Dopo essere riuscita a scivolare sul sapone e a smagliare due paia di calze, avevo optato per un morbido abito di lana azzurra, acconciandomi i capelli in una treccia lenta e indossando il cuore d'argento che mi aveva regalato mia madre per il mio quindicesimo compleanno. Il mio splendido ragazzo mi attendeva alla base delle scale, le mani magre e sensibili che scintillavano nella penombra come gigli. Come sempre, la sua semplice vista mi rabbrividì lungo la schiena con un dolce fremito, che mi sfiorò deliziosamente la base del collo quando le sue dita fredde si intrecciarono alle mie. Curiosamente, più lo conoscevo, più erano i dettagli ad incantarmi: la linea netta e pura del collo, l'ala scura di un sopracciglio sull'alta fronte bianca, il lampo del tramonto nebbioso sul suo profilo. Minimi particolari, schegge che potevano conoscere solo quelli davvero vicini a lui, e che custodivo gelosamente nella mia mente. Ogni giorno, il desiderio di toccarlo, di esplorare la sua pelle, percorrere i piani e gli incavi segreti del suo corpo diventava più bruciante, come un formicolio sotto le dita. E stranamente, non c'era in quel sogno nulla di morboso o di lascivo; ma anzi era un sentimento pulito e naturale, un semplice mezzo per scoprire ancora più profondamente la bellezza di quell'uomo dagli occhi incantati e il cuore dolce, un omaggio al nostro amore. Il fatto che Edward non solo me lo negasse, ma divenisse ombroso e inquieto al solo pensiero, era per me una spina incuneata sotto la carne. -Non voglio farti del male perdendo il controllo- mi ripeteva, la voce più dura e più indifesa che in qualsiasi altro momento – non potrei mai perdonarmelo. E poi...- e qui, nonostante tutte le mie suppliche e le mie imprecazioni, si fermava ogni volta.

Così anche quella sera mi accolse con un casto bacio, lasciandomi comunque meravigliosamente ebbra del sapore di neve e mandorle amare della sua bocca. Erano labbra fredde, certo; ma con quanta dolcezza mi ripagavano.

-Allora andiamo? Ho prenotato da St.Brigit's, quel ristorantino che hanno appena aperto sulla strada principale.- mi spiegò con la sua pronuncia precisa e musicale come una scala di note. Ovviamente, avremmo cenato in un locale in cui, con i miei risparmi, avrei potuto permettermi poco più di un bicchiere d'acqua. Mi misi a ridere, infilando il braccio sotto il suo. -E così porti la miserabile damigella al gran ballo?-

-Per carità!- rispose con un brivido teatrale -la mia damigella sarebbe capace di inciampare nella scarpetta di cristallo.-

Dopo aver inferto ad Edward un pugno sentito ma ben poco efficace, salutammo Charlie e, mentre il mio ragazzo guidava sicuro per le vie nude e brumose d Forks, ci lanciammo nelle nostre chiacchiere. Mi ha sempre stupito piacevolmente la facilità e la profondità delle mie discussioni con lui; possiamo trascorrere ore parlando, discutendo di qualsiasi argomento compreso fra le leggende Arturiane e i cereali del Conte Chocula. Con lui potevo davvero essere me stessa, lasciar emergere ogni vibrazione della mia anima, come cerchi sull'acqua; e amavo quando mi permetteva a sua volta scorgere per un attimo gli abissi tenebrosi che ribollivano dietro il suo sguardo. Erano piccoli squarci, fessure nella calce, ma mi bastavano; il colore del fiocco della sua divisa il primo giorno di scuola; lo zero di matematica che aveva preso al liceo; l'odore di composta d'albicocche che sentiva nel salotto di sua nonna, mentre gli insegnava pazientemente a suonare il piano. E io raccoglievo anche quei frammenti, sicura che prima o poi il loro mosaico avrebbe acquistato un senso.

La serata fu lunga, ma quasi non la sentimmo passare: ero troppo impegnata nella nostra danza di sguardi, parole, carezze sbadate, mani che si incontrano e si cercano. Amavo quell'intimità schiva che ci concedevamo in pubblico, quel gioco sottile che rimandava a balli d'altri tempi, a stanze ricolme di dame dagli abiti vaporosi e gentiluomini con coppe del miglior porto, sotto le luci pastose dei lumi ad olio. Era un altro modo di scivolare, senza far male, nel passato di Edward, nell'epoca in cui non era stato un bellissimo, smarrito straniero. Così mangiai il mio costosissimo salmone con tutta la lentezza del mondo, perché quel momento durasse il più lungo possibile. E le mani continuavano a formicolarmi.

Quando arrivammo di fronte a casa mia, era diventata una sensazione quasi insopportabile. -Hai voglia di salire?- chiesi umettandomi le labbra.

Edward, con la sua mente saggia e acuta, doveva aver colto l'ombra frammischiata di imbarazzo nei miei occhi, ma non lo diede a vedere. Forse lo fece per me. Forse lo fece per entrambi. -Certo. Aspettami, arriverò subito.-

Con il sangue che mi ruggiva nella testa, biascicai un saluto a Charlie, sfrecciai sulle scale e mi chiusi in camera. In qualche modo, in qualche momento, avevo deciso che quella sera sarebbe stato il momento giusto, l'attimo in cui muovere quel passo che sognavo da troppe notti, e che troppe volte avevo appena intravisto oltre lo sguardo.

Ma non questa volta, pensai. Spaventata, confusa, mortalmente decisa, mi sfilai rapidamente l'abito, gettandolo da parte; dopo una convulsa ricerca nei miei cassetti, trovai finalmente e indossai l'indumento che avevo comprato con più piacere e più vergogna nella mia vita: un sottoveste di mussola color crema, che premeva gradevolmente sulle rotondità del mio corpo e svaniva in un'ombra delicata oltre la vita. Non sapevo neppure perché l'avessi voluta, ma adesso benedii la mia lungimiranza. Sperando che il cuore non mi sfondasse il petto, respirai profondamente, una, due, tre volte, e spalancai la finestra per accogliere il mio splendido esule.

Quando Edward entrò, vidi la sua espressione virare dal sorriso allo stupore, al tormentoso rancore con cui ha sempre accolto i miei tentativi.

Ma non questa volta, mi ripromisi.

-Bella, non...- non gli permisi di parlare. Mi gettai su di lui, baciandolo con forza, con rabbia, con tutta la passione che mi pulsava nelle ossa; premetti i miei seni acerbi contro il suo petto, così gelido e scolpito e levigato, pensando che non avrei voluto abbandonarmi così tra le braccia di nessun altro, ora e per sempre. Sentii le sue mani corrermi lungo la schiena, affondarmi tra i capelli, accarezzarmi il viso; mi allontanò, solo un poco, e mi accorsi che le sue dita tremavano:-Oh, Isabella- sussurrò -sei così bella.-

Con tenerezza, con infinita tenerezza, cominciò a sciogliere la mia treccia, lentamente; e fu un gesto così intimo e così sensuale da sciogliermi le gambe. Mi spinsi contro di lui, inspirando il suo profumo, quel profumo di biancospino e di fredde notti d'inverno, volendo solo smarrirmi in quella fragranza, in quel turbine di tremiti e ricordi e visioni di una vita che mi aveva solo accennato. Impiegai qualche istante a rendermi conto che si era fermato. -Per...perché?- balbettai, sfiorandogli il volto -Non fermarti, Edward. Starò bene. Te lo prometto, faremo attenzione...-

Scosse la testa. -No, Bella...è troppo, troppo pericoloso.-

-Ma non è vero- ribattei, stringendo tra le mani la sua camicia bianca -tu lo vuoi quanto me! Staremo attenti...-

-No...-

-Ma davvero, possiamo...-

-Ho detto di no!- ruggì Edward, allontanandomi con uno strattone che mi fece barcollare. Restammo lì, a fissarci, ansanti, io con la treccia ormai sfatta, lui con i capelli in disordine. Ma, prima che nascondesse gli occhi dietro una mano, vidi una scintilla di dolore tremolare in quelle polle d'oro.

-Non è solo questo, vero?- mormorai, stringendo i pugni per impedirmi di sussultare -Non è solo per proteggermi, vero? Avanti, amore mio, dimmi cosa succede. Puoi fidarti di me.-

Lui si umettò le labbra, e d'improvviso, nonostante i piani netti del volto e quelle labbra di fuoco rosso, sembrò molto giovane. -No, hai ragione. Farti del male è solo parte del problema. La verità è che, è che...- deglutì. -...la verità è che sono un mostro, e non voglio che mi guardi.-

Ero troppo allibita per parlare. Guardai la curva elegante delle scapole sotto il tessuto, simili ai profili di ali ripiegate, la leggerezza tonica della vita, il bronzo profondo della zazzera. Come poteva definirsi un mostro? -Ma Edward, cosa diavolo stai dicendo? Tu sei meraviglioso; al massimo, tra i due, sono io il mostro.-

Scosse di nuovo la testa, frustrato. -No, non riesci a capire, vero? Io sono un mostro: la mia carne è dura come il marmo, la mia pelle è come avorio, le mie ossa sono acciaio: non sono fatto per unirmi a qualcuno che appartiene al mondo della carne, del calore, della morbidezza. Penso alla dolcezza dei tuoi fianchi, alla tenerezza delle tue guance, all'odore dei tuoi capelli, e ricordo quanto io sia lontano da tutto questo, quanto io sia simile ad una maledetta statua.-

Con un urlo che racchiudeva un singhiozzo, contro il mondo, contro se stesso, contro il destino, Edward cadde in ginocchio, nascondendosi il volto tra le mani; una scia argentea di luna lo avvolse, e io non potei non pensare a quanto somigliasse ad un angelo caduto.

E allora, feci l'unico gesto che avrebbe potuto salvarlo.

Mi inginocchiai al suo fianco, in silenzio; limitandomi a movimenti lenti, accorti, come se stessi toccando qualcosa di fragile e prezioso, cominciai a sbottonargli la camicia, un bottone alla volta. Quando lo senti tendersi sotto il mio tocco, dissi solo due parole:-Sei bello.-

-Sei bello- ripetei, sfilandogli piano le maniche. -Sei bello- continuai, slacciandogli la cintura. -Sei bello- dissi ancora, e ancora e ancora, mentre gli abiti si raccoglievano con un fruscio ai nostri piedi, e non restavamo che noi, Edward e Bella, senza vincoli, senza timori, senza ombre. Mi reclinai sul letto, e per un attimo mi limitai a guardarlo, un principe delle nevi intessuto di ricami d'argento, la pelle nuda e chiara.

-Sei bello- dissi ancora una volta, e aprii le braccia per accoglierlo.


Zoppicai verso la porta del bagno, soffocando l'urlo contro la mano. Dopo la notte con Edward, quella notte fatata e spaventosa e insostituibile di due settimane prima, lividi violacei mi erano sbocciati su tutto il corpo, ma non era quello a strapparmi un grido. Curioso pensare che qualcosa di così enorme, di così mostruosamente importante potesse concretarsi in un oggetto tanto piccolo. Lo osservai, con un distacco ronzante che pareva il respiro prima di un'immersione da cui non si è certi di poter tornare. Un bastoncino bianco, poco più lungo di una mano; e una chiazza rosea.

-Bella, se non mi rispondi giuro che getto giù la porta, e sai che posso farlo.- arrivò la voce di Edward, ma quella minaccia mi lasciò perfettamente calma. Una porta schiantata dal mio ragazzo vampiro; nulla di più accettabile.

Lentamente, appoggiandomi alla parete per calmare le vertigini che scuotevano la stanza intorno a me, mi trascinai fino al battente di legno bianco. In un silenzio che sapevo lontanamente essere piuttosto spettrale, lo aprii, ritrovandomi davanti il volto delicato e corrucciato del mio fidanzato. -Allora, cosa è successo? Sei rimasta affascinata dalla curva del rubinetto?-

Mi limitai a sollevare il bastoncino di plastica bianca, e lasciai detonare la granata che mi stava bruciando lo stomaco.

-Edward- dichiarai -sono incinta.-


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Ceci Princessofbooks