I
personaggi di questa storia non sono di mia invenzione, ma appartengono ad Akira Toriyama
Il duro
mestiere di dio
Re Enma non ne
poteva più.
Da quando anche l’ultimo guerriero dell’ormai
leggendaria squadra Z era passato a miglior vita, la noia aveva iniziato a
invadere il suo plurimillenario ufficio, rendendo sempre più cupo l’umore del sommo
giudice dell’Altro Regno.
Erano finiti i tempi in cui ogni quattro o
cinque anni si presentava al suo cospetto qualche spietato pluriomicida con
megalomani manie di grandezza; erano finiti i tempi in cui, di tanto in tanto,
l’ancora arzillo Re Enma doveva firmare le carte per
spedire Crilin in Paradiso. E che dire, poi, del
continuo via vai di eroi che aspiravano a percorrere tutto il Serpentone? Non
era rimasto più nulla di quelle giornate mai monotone, né da allora l’ufficio
di Re Enma aveva mai rischiato la distruzione per
colpa del pazzoide di turno eliminato da Goku. In quel momento, provava
nostalgia persino per Cell e Freezer. Chissà come se
la stavano cavando nei meandri del Basso Inferno! Chissà se anche loro, come
tutti gli altri dannati, avrebbero donato l’anima pur trovare un minimo di
sollievo!
Pensandoci bene, erano diversi secoli, ormai,
che il sommo giudice dell’altro Regno non andava a sbirciare nella sfera di Baba. Forse, l’ultima volta risaliva a quando, seppur a
malincuore, fu costretto a spedire all’Inferno il principe dai saiyan.
La porta dell’ufficio si aprì improvvisamente;
i pensieri dell’annoiato dio si dissolsero all’istante.
«Mi scusi, Re Enma,
qui fuori ci sono almeno tre o quattromila anime in attesa di essere giudicate»
proferì con tono leggermente infastidito il povero guardiano che da circa un millennio
tentava di tenere a bada la fila.
«Non ora, non vedi che ho da fare?» rispose Re
Enma con poca convinzione.
«A me sembra piuttosto che lei stia poltrend…»
«Osi forse mettere in dubbio le mie parole?»
L’interruzione, repentina e piuttosto polemica, ebbe l’effetto di far saltare
il povero guardiano, certamente abituato a tutto ma non a una risposta tanto
sgarbata.
«Mi… mi scusi, io
non volevo sembrarle inopportuno, però…»
«Fa’ una cosa: renditi utile e va’ a cercare Baba! Lascia perdere quelle quattro anime starnazzanti là
fuori e portami qui la strega il prima possibile!»
Il povero guardiano abbassò la testa e uscì,
senza nemmeno replicare. Capitava raramente, certo, ma quando Re Enma era un po’ troppo nervoso, non c’era niente di meglio
da fare che assecondarlo in ogni suo capriccio.
***
Baba se la rideva di gusto mentre un inferocito Re
Enma cercava di sintonizzare la sfera della vecchia
megera sulle frequenze del Basso Inferno.
Un vero impedito!
Millenni e millenni passati a fare il sommo
giudice dell’Aldilà avevano completamente atrofizzato le sinapsi del vecchio
dio. Possibile che non riuscisse davvero a far funzionare quello stupido
aggeggio? E sì che la sfera di Baba non era nemmeno
un modello troppo recente.
La strega si avvicinò a lui con fare
sconsolato.
«Oh, ma insomma! Quanto ti ci vuole? Non è che
alla fine me la pure rompi?»
Re Enma, più nervoso
che mai, prese la sfera e la restituì alla legittima proprietaria.
«Fa’ tu, allora, basta che ti dai una mossa e
riesci a farmi vedere l’inferno!»
«Va bene! Eccoti accontentato,» controbatté la
strega, «ma la prossima volta, vedi di alzarti da quella maledetta sedia e di
muovere il sedere! Dato che sei il sommo giudice dell’Altro Regno, potresti
anche andare personalmente a controllare cosa combinano i tuoi dannati!»
«Non ho tempo, capisci? Non vedi quante anime
ci sono lì fuori in attesa?»
«Oh, certo… e a
giudicare da quanto tu ti stia prodigando per loro, temo che marciranno qui
fuori prima ancora di giungere all’Inferno!»
«Va bene, ora taci! Fammi vedere un po’ che succede… Ah, eccoli! Sono tutti là i miei dannati! Freezer,
Re Cold, Re Vegeta, il principe Vegeta, Bul… Bulma?! Cosa diavolo ci fa
lei nel Regno degli Inferi?»
***
Napa aveva fame. L’essere morto non aveva affatto
aiutato il suo stomaco a trovare la pace dei sensi.
Da diversi anni ormai, da quando il principe
aveva fatto il suo trionfale ingresso nel Regno degli Inferi, il vecchio saiyan aveva deciso di darsi alla pigrizia più totale.
D’altra parte, fare lo spavaldo quando in giro per l’inferno c’erano anche
Freezer e suo padre non conveniva affatto a uno che nella propria vita non
aveva fatto altro che leccare i piedi al prepotente di turno, senza mai
riuscire davvero a incutere timore in qualcuno. E la venuta di Vegeta lo aveva
definitivamente buttato giù di morale, rendendolo un inutile dannato che
occupava eternamente il proprio posto sul suolo infuocato.
Freezer, dal canto suo, era ormai arcistufo di
dover tenere sotto controllo i componenti dell’ex squadra Ginew.
Quei cinque poveri idioti non facevano altro che andare a disturbare coi loro
patetici balletti quell’androide pseudo antropomorfo di Cell,
guadagnandoci ogni volta un braccio rotto o una caviglia gonfia. Sfortuna volle
che all’Inferno gli arti potevano rigenerarsi uguali a sé stessi per
l’eternità; e a Freezer ogni volta toccava l’umiliante impresa di andare a
calmare Cell.
Eppure, c’era chi apprezzava quei balletti
scoordinati e platealmente ridicoli: Majin Bu sembrava davvero non poter fare a meno del suo
spettacolino quotidiano. E cosa poteva esserci di meglio se non concedersi la
visione di quei cinque ballerini improvvisati, sgranocchiando, magari, qualche
succulenta anima infernale, trasformata per l’occasione in una bella fetta di
torta?
I saiyan avevano la
nausea per tutto questo.
Il loro temperamento decisamente altezzoso e
facilmente irascibile non faceva di certo bene ai vani tentativi di convivenza
civile che i demoni dell’altro Regno erano costretti ogni giorno a
intraprendere. Non c’era verso che quegli scimmioni si dessero da fare per
collaborare in qualche attività: non ripulivano mai il lago di sangue, non spazzavano
via le cacche lasciate da Majin Bu,
non facevano mai la spia quando Pilaf tentava – inutilmente – di lasciare
l’Inferno per tornare sulla Terra alla ricerca delle sette sfere del drago.
Come se non bastasse, ogni tanto il dottor
Gelo riusciva a mettere a punto qualche nuovo cyborg. Niente di particolarmente
pericoloso in realtà – non da quando anche Vegeta abitava all’Inferno – ma
anche quegli inutili pezzi di metallo contribuivano non poco a disturbare la
delicatissima quiete di Cell e l’equilibrio
psicologico dei saiyan.
Quel giorno di tutto si poteva parlare, tranne
che di monotonia.
Bulma aveva fatto di nuovo il suo ingresso nel
Regno degli Inferi dopo sole due settimane dall’ultima visita.
E ogni volta lo spettacolo si rivelava
estasiante.
Erano davvero poche le anime dannate che non
perdessero qualche litro di bava dietro le morbide e armoniose forme della
bella moglie del principe dei saiyan. Persino i
demoni si compiacevano alla vista di quello spettacolo!
Bulma giungeva sempre quando la luce dell’inferno
era un po’ meno cupa; lasciava a terra la sua aureola dorata e si avvicinava
lesta ed elegante al suo uomo.
Nessuno aveva mai davvero osato mettere le
mani addosso a quella splendida creatura; tutti dovevano accontentarsi di
posare su di lei solamente lo sguardo. Certo, se non fosse stata la moglie di
Vegeta ma di un qualunque altro stupidissimo dannato, Bulma
non avrebbe avuto ancora due braccia e due gambe attaccate al corpo; ma d’altra
parte lei era la donna del principe
dei saiyan, e per quanto anche i sottoposti di
quest’ultimo manifestassero nei loro arditi pensieri apprezzamenti non troppo
innocenti, nessuno aveva mai avuto il coraggio davvero di dire anche una sola
mezza parola relativamente a quella splendida donna.
Bulma e Vegeta sparivano dalla vista degli altri
dannati per qualche ora, senza che nessuno si preoccupasse di dove andassero a
finire. In fondo, che importanza aveva scoprirlo se poi, al loro ritorno, la
donna tornava sempre con decine di capsule contenenti enormi botti di vino?
Era sempre così che andava a finire: per
quanto i demoni posti a guardia dell’Inferno cercassero di mantenere un certo
ordine e decoro, le visite di Bulma finivano sempre
per concludersi con una bella sbronza di gruppo. Ed ecco che la squadra Ginew si rimetteva a ballare, che Majin
Bu si metteva a cantare, che Cell
iniziava a vomitare, che i saiyan si trasformavano in
scimmioni scambiando la testa di Babidi per la luna
piena.
Un vero degrado, insomma.
Ogni tanto, qualche demone pensava che fosse
il caso di avvertire Re Enma di quanto stesse
succedendo all’inferno, ma i preziosi doni elargiti da Bulma,
provenienti direttamente dalle alte manifatture Celesti, avevano sempre
provveduto a tappare la bocca ai guardiani. Che male c’era, in fondo, se quella
donna aveva voglia ogni tanto di far visita al marito? Si trattava pur sempre
di un’anima beata che aveva il diritto di compiacersi per le buone azioni
compiute in vita!
Come sempre però, anche stavolta erano tutti
ubriachi.
Non c’era niente da fare: nessuna cosa, a pari
del vino, poteva far sì che si raggiungesse in poco tempo la pace dei sensi!
Chissà come mai, poi, quel giorno anche la madre di Bulma
aveva deciso di seguire la figlia nei meandri del Basso Inferno. La signora Brief era di una bellezza disarmante: l’aver finalmente
trovato la pace eterna nel Regno Celeste aveva fatto sì che la già affascinante
signora riacquistasse una bellezza mozzafiato. Aveva l’aspetto di una splendida
trentenne e di sicuro non dimostrava gli ottanta che aveva quando era passata a
miglior vita.
La signora Brief non
amava presentarsi nelle dimore altrui a mani vuote e, a tutti gli effetti,
l’Inferno era una dimora altrui.
Aveva sentito tanti racconti da parte di sua figlia circa la vita spassosa che
si conduceva al di sotto del Serpentone, e più di una volta aveva tentato di
convincere la suddetta a portala in quel luogo così tanto divertente. Non che
in Paradiso ci si annoiasse, ma a volte i teatrini messi su da Muten e Jirobay non erano
sufficienti a far impennare l’umore dell’intraprendente signora. E allora,
tanto valeva ampliare i propri orizzonti; tanto, per quel che ne sapeva lei,
alle divinità che sorvegliavano i due Regni, tutto sommato non importava un
granché.
I dolci prelibati preparati con cura dalla
signora Brief avevano riscosso un enorme successo.
Persino Re Vegeta, solitamente molto infastidito dalle “incursioni” dei beati
nel Regno degli Inferi, sembrava aver gradito parecchio tutto quel ben di Dio.
Il principe se ne stava, come sempre, sdraiato
a terra a fianco alla moglie. Non aveva alcuna importanza il fatto che tutti
gli altri si stessero dando alla bella vita; lui aveva un solo scopo: godere il
più possibile dei fugaci incontri che Bulma gli
concedeva.
Appartati dietro un cespuglio a ridosso della
sponda ovest del lago di sangue, i due splendidi amanti si erano lasciati
andare a effusioni ben poco contenute e a giochi erotici non proprio consoni a
un’anima beata. E poco importava che Bulma dovesse
mantenere un certo rigore etico e morale: suo marito era un dannato, un
fottuto, uno sporco pluriomicida dotato di un fisico mozzafiato e di uno
sguardo un po’ troppo seducente per far sì che Bulma
rispettasse le noiosissime regole di buona condotta imposte da Re Enma. Che facevano di male, in fondo? Un po’ di sano sesso
non avrebbe fatto altro che giovare ai loro umori.
«Erano secoli che non scopavamo, Bulma!»
«Ah, non esagerare! Ci siamo visti appena due
settimane fa!»
«Dici? Be’, evidentemente il tempo da voi
scorre più velocemente…»
«Di’ piuttosto che sei un ninfoman…»
Per quanto Bulma
tentasse ogni volta di portare a termine una conversazione decente, il principe
provvedeva sempre a tapparle la bocca con la propria, gettandola di nuovo a
terra e facendola sua per l’ennesima volta. Ci avevano preso gusto, ormai. A
entrambi piaceva quel piccolo gioco perverso che conducevano senza sosta da
almeno un secolo e mezzo. Tutto sommato, la lontananza cui erano costretti per
colpa dei loro diversi destini non era poi così difficile da sopportare,
soprattutto se Re Enma fingeva di non accorgersi di
ciò che succedeva realmente. O, magari, non lo sapeva davvero? Ma in fondo, che
il sommo giudice lo sapesse oppure no, non importava a nessuno, tantomeno a
loro due.
La signora Brief
aveva una gran voglia di cucinare.
Nel Regno Celeste non poteva mai concedersi
quel piacevole passatempo poiché, secondo un’idea astrusa di Re Enma, i beati non dovevano lavorare, ma solo godere delle
gioie del Paradiso.
Ginew e Guldo, tra
l’altro, si erano rivelati degli ottimi assaggiatori.
La splendida signora appariva di una felicità
raggiante: mai avrebbe potuto immaginare che il Regno degli Inferi fosse
abitato da tanti uomini affascinanti come Vegeta. Finalmente la donna riusciva
a capire da chi avesse ereditato suo genero quel fascino sinistro e
irresistibile: suo padre, il re dei potentissimi guerrieri saiyan,
era dotato di una bellezza a dir poco disarmante! Il broncio perenne, il baffo
curato, i pettorali ben visibili… tutto contribuiva a
fare di lui un uomo incredibilmente interessante!
La madre di Bulma si
avvicinò al re volteggiando su sé stessa con fare libertino e raggiante.
«Gradisce una fetta di torta, o anche una
torta intera, maestà?»
L’uomo, riverso a terra e intento a rilassare
il cervello – nonostante la confusione intorno rendesse il suo proposito a dir
poco utopistico – schiuse gli occhi e inarcò un sopracciglio.
«Vattene, non ho fame.»
«Oh, lei è davvero molto simpatico, sa? È tale
e quale a suo figlio!»
Il re non sapeva se prendere
quell’osservazione come un complimento oppure no. Suo figlio dopotutto gli
aveva recato non poche delusioni, a cominciare dal fatto che, pur avendone
avuta la possibilità, non aveva mai tentato davvero di sottomettere al suo
volere l’Universo intero. D’accordo, forse quello stupido di Kakaroth glielo avrebbe impedito, ma certo era che in fondo
il principe si era abituato al lusso e ai comfort che la sua splendida moglie
gli aveva offerto su un piatto d’argento. E che moglie, oltretutto! Un gran
bell’esemplare di femmina, arguta e sensuale! Un tipo esigente come suo figlio
non avrebbe potuto pretendere di meglio. Certo, quella donna apparteneva pur
sempre a una razza inferiore, e i figli che aveva messo al mondo somigliavano
molto di più ai terrestri che non ai saiyan.
Da quando, però, il re era stato condannato
all’Inferno, aveva perso completamente la voglia di recriminare. Che importanza
potevano avere, ormai, le decisioni prese da Vegeta su come condurre la propria
esistenza? Di iella, quel ragazzo, ne aveva avuta anche troppa, e forse il
matrimonio con una splendida scienziata dal fisico armonioso e longilineo altro
non era che la giusta ricompensa per i numerosi torti subiti.
Radish beveva, mangiava, e ancora beveva. Poi si
accasciava a terra con una qualche femmina disinibita e sfogava su di lei i
propri istinti più reconditi. Non era mai stato tanto bene come da quando era passato
a miglior vita. A volte sentiva persino l’irrefrenabile impulso di andare in
Paradiso e ringraziare personalmente il Muso Verde che lo aveva ucciso!
Aveva una gran voglia di fare sesso, di
ridere, di ballare e di ammazzare qualcuno; non c’era nessun filo logico che
legasse in qualche modo quei suoi desideri, ma in fondo si trovava all’Inferno… che bisogno c’era di trovare una logica in tutto?
Quando Freezer – già ubriaco da almeno un paio
d’ore – si avvicinò a lui, Radish era ancora intento
a godere delle grazie di una bella prostituta aliena.
«Tu… tu, saiy… saiyan! Dev…
devi andare a… a conquis… ta…
re… la… la…»
«Cavolo, Freezer! Ma vuoi metterti l’anima in
pace? Sei morto da almeno due secoli e ancora sei in fissa con questa storia
della conquista dell’Universo! Fa’ come me… trovati
una puttana – o un gigolò, se preferisci – e levati dai piedi!»
Freezer cadde a terra. Il suo equilibrio era
davvero troppo precario e la sua mente faticava a produrre ragionamenti
sensati. Era… morto? Chi? Lui? Il grande Freezer?
Quel pazzo di Radish doveva essere fuori di testa!
«Vedi di… di… obbedi… re, altrim…»
«Io vi faccio passare i guai, miserabili
dannati senza un briciolo di morale!»
Tutti, nel giro di pochi attimi, sembrarono
riprendere la lucidità perduta. Bulma sobbalzò da
dietro il suo rifugio; Vegeta si ritrasse dal corpo di lei; la signora Brief lasciò cade a terra la torta che voleva offrire al re
dei saiyan; Radish
scaraventò a qualche metro di distanza da lui la sua bella puttana; Freezer credette di aver ascoltato un messaggio di suo padre; i saiyan, molti dei quali erano ancora trasformati in enormi
scimmioni, presero a guardarsi intorno con occhi sbarrati, recuperando, a poco
a poco, un minimo di lucidità e un aspetto antropomorfo.
***
«Guarda che urlare a questo modo non servirà a
niente, caro Enma! Ehi, Enma,
ma mi stai ascoltando?»
Il sommo giudice dell’Altro Regno era fuori di
sé dalla rabbia. A poco servirono i tentativi di Baba
di placarlo, sebbene Re Enma scorgesse nelle parole
della vecchia megera un non so che di beffardo.
Lui, una delle divinità più importanti e
potenti dell’Aldilà, si era lasciato ingannare da quattro fottutissimi dannati,
e per di più non si era nemmeno mai accorto delle incursioni di alcuni beati
nel Regno degli Inferi.
«E dai, non prendertela così! In fondo, non
stanno facendo niente di male! Ogni tanto un po’ di sfogo ci vuole, no?»
«Chiudi quella bocca! Ah, ora mi sentiranno,
quei maledetti depravati! Darla a bere così proprio a me…
Ma chi si credono di essere?»
Il sommo giudice scattò in piedi dalla propria
postazione, facendo cadere a terra Baba. Per la
seconda volta si collegò con l’Inferno.
«Statemi bene a sentire, voi tutti! Che ognuno
riassuma una posizione decorosa e si rimetta in piedi! E voi due, care le mie
terrestri disobbedienti, avete due secondi di tempo per tornarvene in Paradiso,
è chiaro?»
Un silenzio confuso e imbarazzante calò sopra
le teste dei dannati. Assurdo! Dopo più di un secolo e mezzo di festini, Re Enma li aveva smascherati! E adesso? Cosa avrebbero potuto
fare per giustificarsi e per continuare a vivere anche in futuro i loro
spassosi eccessi?
I guardiani degli Inferi furono richiamati
immediatamente presso l’ufficio di Enma.
Tremavano, in parte perché avevano paura
dell’enorme mole del dio, in parte perché sapevano di avere la coscienza
sporca. Non avevano ancora recuperato la piena lucidità: l’alcool che avevano
ingerito era ancora ben lontano dall’aver esaurito i suoi effetti.
I due poveri diavoli fissavano impauriti il
volto furente di Enma, distratti solamente da un’impavida
Baba che, ai piedi dell’enorme divinità, continuava
impunemente a ridersela sotto i baffi.
«Voi, razza di inaffidabili imbecilli! È così
che tenete d’occhio la condotta dei dannati?»
I due si scambiarono uno sguardo d’intesa;
c’era ben poco da replicare, in realtà, ma la colpa di quella spiacevole
situazione non era certo esclusivamente loro!
«Senta, mi duole davvero farglielo notare, Re Enma, ma … Insomma…»
«Stai forse tentando di giustificarti, eh?»
Il povero guardiano che impavidamente aveva preso
la parola si raggomitolò sempre di più. Sapeva che stava per gravare su di lui
e sul suo collega una pesante punizione, eppure sembrava che non avesse il
coraggio di dire esattamente come stessero le cose.
«D’accordo,» proferì inaspettatamente l’altro
diavolo, «siamo stati poco vigili e attenti. Però, signor Enma,
non avevamo davvero altra scelta! Da quando lei ha condannato al Paradiso il
Signore degli Inferi, è diventato estremamente complicato tenere a bada tutte
quelle anime inferocite!»
Re Enma trattenne a
stento i pugni.
«Stai forse insinuando che la colpa è mia?»
«Be’, ecco… no, non
esattamente, però… insomma, lei conosce molto bene
quei dannati, giusto? Sa quanto siano irascibili e poco collaborativi! Gli
unici momenti in cui sembrano rilassarsi un po’ è quando quella terrestre…»
«Ecco!» lo interruppe il sommo giudice «A
proposito di quella terrestre… si può sapere come accidenti ha
fatto a riuscire a oltrepassare le barriere del Regno degli Inferi?»
I due diavoli si guardarono con fare timoroso.
La verità era che non lo sapevano affatto!
«È una scienziata, Re Enma,
cosa vuole che ne sappiamo noi dei trucchetti che ha
usato?» rispose prontamente uno dei due guardiani.
Re Enma tornò ad
accasciarsi sulla propria sedia, mentre un velo di sudore scendeva lungo la sua
enorme fronte.
Era stanco, molto stanco.
Quella di andare a sbirciare tra i meandri
dell’Inferno non era stata affatto una buon idea! Avrebbe dovuto ascoltare il
tizio messo a guardia delle anime in fila e mettersi a lavorare seriamente!
Accidenti a Goku e ai suoi amici! Erano sempre loro la fonte di tutte le
preoccupazioni del povero dio! Anche dopo svariati anni dalla loro morte,
riuscivano comunque a creare scompiglio nell’ordine supremo dell’Altro Regno! E
sì che Piccolo lo aveva avvertito; e persino Kaioshin
il Sommo gli aveva intimato più volte di prestare maggiore attenzione a quegli
imprevedibili disgraziati! Ah, gli pareva persino di sentire le parole di
quell’anziana divinità… sei un idiota! Te l’hanno fatta sotto il naso! Non sai fare il tuo
mestiere «Dovresti vergognarti di come gestisci i due Regni
dell’oltretomba!»
Il dio sussultò.
No, quell’ultima frase non era il frutto della
sua mente stanca e annebbiata. Abbassò lo sguardo sotto di sé e, ai propri
piedi, a fianco alla strega, scorse la minuta figura di Kaioshin
il Sommo.
«La prego, Kaioshin,
non sono proprio dell’umore adatto per sorbirmi i suoi rimproveri! Sistemerò
tutto in men che non si dica, parola mia!»
«Mi chiedo come diavolo farai, Enma, visto
che ormai la situazione è del tutto fuori dal tuo controllo!»
Il giudice si alzò di nuovo, prese a
girovagare per la stanza, e iniziò a riflettere ad alta voce.
«Be’, si potrebbe aumentare il numero dei
guardiani, o magari rafforzare l’intensità delle barriere che dividono i due
Regni, oppure…»
«Che ne pensa di una bella bevuta?»
«Sì, ecco! Una bella bevuta è senz’altro la
soluzione perfetta per…»
Re Enma ebbe un
sussulto. Chi diavolo aveva parlato?
Si voltò in direzione della porta che
conduceva al Regno degli Inferi – lasciata imprudentemente aperta dai due
guardiani – e scorse la figura elegante e molto piacevole della signora Brief.
«Oh, accidenti! Tu non puoi stare qui! Ti
avevo ordinato espressamente di…»
«Lo so, signor dio, ma vede…
vi ho sentiti urlare e ho pensato che aveste bisogno di rilassare un po’ i
nervi!»
Kaioshin il Sommo si precipitò in prossimità
dell’affascinante signora. C’era poco da fare: la bellezza femminile continuava
a essere il so unico punto davvero debole! Era estasiato da quella visione:
raramente gli era capitato di incontrare una così avvenente signora in carne e
ossa. Be’, in effetti carne e ossa non
ne aveva più, ma la sua anima riluceva ancora splendidamente e le sue forme
perfette erano ancora piacevolmente evidenti.
«Hai fatto benissimo, tranquilla! Il vino è il
rimedio migliore contro il cattivo umore!»
Il dio sottrasse la bottiglie dalle mani della
signora, fece partire il tappo – che colpì in fronte Baba
– e poi iniziò a bere smoderatamente.
In poco tempo, tutte le creature presenti
nell’ufficio del sommo giudice dell’Altro Regno erano completamente ubriache.
Persino Re Enma, che di discutere di nuovo con Kaioshin non ne aveva affatto voglia, si abbandonò ai
piaceri dell’alcool.
Tutto in quel luogo sacro ormai profanato
rispecchiava il profondo cambiamento intervenuto negli ultimi secoli: la
distanza tra divinità e mortali si era fatto sempre più labile; il confine tra
bene e male tendeva troppe volte ad essere poco netto; i concetti di premio e
punizioni sembravano avere dei connotati sempre più personalizzati.
Re Enma non avrebbe
voluto, davvero, ma la situazione lo aveva avvinto. Tentare di mettere un freno
alla libidine dei dannati e alle loro promiscue abitudini sembrava un’impresa a
dir poco titanica. Avrebbe dovuto continuare a far finta di niente, dunque? Forse… Ma una cosa era sicura: quello era il momento di
ubriacarsi, non di pensare alle implicazioni del proprio duro mestiere!
FINE
Angolo dell’autrice
Momento serietà: ON
Questa fanfic non
affronta grandi tematiche, non è intrisa di drammaticità, né pretende di
arrogarsi una qualche serietà.
La verità è che avevo una voglia matta di
scrivere qualcosa di molto “leggero”, che potesse – e spero di esserci riuscita
– strappare un sorriso ai miei lettori.
Qualche piccola precisazione è comunque
d’obbligo: l’idea che i saiyan si trasformino in
scimmioni guardando la testa pelata di Babidi è
venuta dalla prima serie di Dragon Ball, nella quale l’uomo Lupo riesce a
riprendere le proprie sembianze antropomorfe fissando la testa di Crilin; il Majin Bu di cui parlo è quello magro! Sono assolutamente certa,
infatti, che quello grasso, nonostante abbia commesso diversi omicidi, sia
comunque stato risparmiato per la sua infantile ingenuità.
Detto questo, spero proprio che la OS vi sia
piaciuta! Non sono molto ferrata in questo genere di storie, ma mi auguro che
comunque il risultato sia stato apprezzabile! Un grazie di cuore a chiunque
abbia letto questa fanfic! :*
9dolina0