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Autore: Merope Molly Lestrange    22/09/2013    1 recensioni
"Come si fa a non essere gelosi?" è la domanda che accompagna Marta per tutta la sua vita, dalla nascita della sorellina fino alla prima cotta adolescenziale. Il tempo aggiusta molte cose e forse anche la gelosia è destinata, un giorno, a fare da comparsa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Come si fa a non essere gelosi?
Marta se l’era chiesto per la prima volta a cinque anni, quando nacque sua sorella. C’era un via vai di parenti in casa loro e il massimo delle attenzioni che le venivano date erano dei buffetti sulla testa e magari un sorriso, ma solo perché si faceva trovare in corridoio appena prima che i suoi andassero ad aprire la porta, talmente al centro  del corridoio che per passare dovevano spostarla, altrimenti nessuno l’avrebbe cercata se si fosse chiusa in camera a giocare con le sue bambole. Il giocattolino nuovo, sua sorella, piaceva a tutti e a lei le cose che piacciono a tutti non piacciono a prescindere.
 
Come si fa a non essere gelosi?
Era stata una domanda sempre presente in se stessa, ma non se l’era mai posta per un motivo che non fosse sua sorella. Era in secondo liceo e aveva iniziato ad interessarsi ad una sua compagnia di classe. Inizialmente si era lasciata cullare dalla negazione, dal fatto che fosse una ragazza, ma poi era scoppiata e ciò che era arrivato a colmare lo spazion era lei, quella maledetta gelosia. La ragazza in questione si chiamava Lucrezia ed aveva una compagna di banco, Cristina, con cui passava tutto il tempo e di conseguenza a Marta lei non piaceva, nonostante avesse un carattere a dir poco adorabile. Quel che più di ogni altra cosa le dava fastidio era che Cristina riuscisse a far ridere Lucrezia come nessun altro riusciva a fare.
 
Come si fa a non essere gelosi?
La sua migliore amica si era fidanzata e a Marta essere sola non piaceva. O meglio, Eleonora usciva ancora con lei, ma passava tutto il tempo a limonare con Francesco. I fidanzati hanno il bizzarro potere magico di non esserci anche quando ci sono. Così Marta si rassegnò a restare a casa constringendo il suo pesce rosso alla convinvenza forzata più del dovuto e alla visione, altrettanto forzata, di un numero imprecisato di telefilm. Eleonora si lasciò col suo ragazzo almeno sei mesi dopo, ma per altrettanti mesi ancora continuarono ad andare a letto appena ne avevano l’occasione. Marta proprio non li capiva, ma li lasciava fare, tanto Eleonora continuata a non parlarle molto, e se le parlava era per raccontargli delle grandiose scopate col suo ex e di quanto si sentisse in colpa  nei confronti della sua nuova ragazzo per quel che stava facendo e che puntualmente finiva per rifare. Il rapporto tra Eleonora e Marta finì per limitarsi al saluto di cortesia.
 
Come si fa a non essere gelosi?
La cotta per Lucrezia era passata solo dopo la fine del liceo, ma solo perché non l’ha più rivista. Il suo posto l’aveva preso una certa Miriam, occhi castani e capelli a caschetto dello stesso colore. Questa volta però sembrava una cosa molto più seria per il suo cuore. Frequentava il suo stesso corso di fotografia e spesso erano in coppia per un progetto o per un altro. Fu mentre scattavano foto per il progetto di “Natura e rifiuti” che Marta la baciò, in un pezzo di erba inquinata accando all’autostrada. Miriam sosteneva che fosse la cosa più romantica che le fosse mai capitata. Fu una bella storia d’amore la loro, finché Miriam non la tradì, un anno dopo, andando dritta da lei a confessarlo con il capo chino. Marta non volle vederla per una settimana e nel giro di due chiusero la questione lasciandosi. Marta la amava ancora. Il suo nuovo ragazzo la andava a prendere ogni giorno al corso di fotografia per portarla casa sulla sua vespa color ambra ed ogni santo giorno Marta tornava a casa piangendo.
 
“Come si fa a non essere gelosi?”
Fu la prima volta che sentì pronunciare quella domanda da qualcun altro. Aveva ormai trent’anni e aveva appena aperto uno studio fotografico, coronando uno dei suoi sogni. Proprio in quello studio, una pomeriggio, era arrivata una ragazza, completamente bagnata e con un ombrello in mano. L’aveva guardata negli occhi e disperata le aveva posto la domanda. La ragazza corse fuori gettandosi nel temporale prima di ricevere una risposta da parte di Marta che non era riuscita ad emettere un solo suono. Quella tizia era solo una pazza che era passata lì per caso, se ne fece una ragione nel giro di qualche minuto, ma la cosa era talmente bizzarra che ci pensò per mesi e mesi, ma non raccontò di lei ad anima viva.
Rivide Miriam tempo dopo, con suo figlio di pochi mesi, al cimitero, davanti alla chiesetta dove si stava celebrando la messa delle dieci. Sempre posti strani erano i loro. Il primo bacio accanto ad un’autostrada in mezzo ai rifiuti, la prima volta in un pagliaio. Aveva sposato il ragazzo che la andava a prendere ogni giorno al corso di fotografia. Ebbero una piacevole conversazione e a Marta fece star bene scoprire di essere riuscita a superare tutt. Ne parlarono, Miriam si scusò per l’ennesima volta e fu strano vederla così sperduta come quand’erano appena ventenni e innamorate. Marta era felice per lei, per aver preso al volo l’occasione della sua vita e non le importava più che l’avesse lasciata. Il tempo aveva aggiustato molte cose.

Marta incontrò l’amore della sua vita durante, ironia della sorte, un appuntamento con un libraio che ci provava con lei da almeno tre anni. La ragazza in questione era sua sorella, gli aveva portato le chiavi di casa, si chiamava Denise, aveva circa cinque anni meno di lei e sprizzava vitalità da tutti i pori. Iniziarono a frequentarsi in segreto, senza aspettative e senza sapere minimamente cosa stessero facendo. Denise era terrorizzata dai sentimenti che stava provando per la prima volta e in vita sua non era mai stata così confusa, ma tutti i dubbi svanivano appena i suoi occhi incrociavano quelli di Marta. La gelosia ‘stavolta per la maggior parte del tempo restò solo a guardare, limitandosi a fare da comparsa, testimone delle gioie e delle disgrazie che il destino serbò loro
  
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