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Autore: hannibalizetheworld    23/09/2013    2 recensioni
[HolmesxWatson] Una one shot con pov di Holmes: un ipotetico diario dove il detective esprime qualche giudizio, che non sto qui ad elencarvi, sul beneamato dottore :) Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Grazie da ora se state per leggere questa one shot scritta un po' di tempo fa per una mia grandissima amica :D Spero vi piaccia, buona lettura! Il pairing è HolmesxWatson]

 

"John, per una volta, posso essere io quello che dice di non capirla?"

Ore 8:00

Puntuale come un orologio svizzero bussi alla mia porta, ma non posso sentirti coperto dal mio sereno respirare, rapito dall'oblio del sogno. La vecchia signora gira la chiave nella serratura e sorridendo ti accoglie con un "Buongiorno dottore!", mentre tu, dall'alto del tuo sorriso le ricambi il saluto da gentiluomo che sei. Questa volta il cane non è con te ed è il tuo primo riflesso il pensare di aver fatto finalmente la cosa giusta con me: avrei evitato di togliergli la vita un'ennesima volta e far sì che risorgesse dall'aldilà quasi come una terribile magia oscura. Nella mia mente penso che tu sia già con la mano leggermente posata al corrimano della scala, mentre l'altra regge il peso della tua gamba su quel tuo inseparabile bastone che ti porti dal dopo guerra. All'inizio incespichi nei tuoi passi, quasi come se quella gradinata ti fosse risultata nuova e poi, subito dopo, assumendo quell'espressione malinconica sul tuo volto, torni a risalirla come se l'avessi vissuta per anni e anni. Non la prima, nemmeno la seconda, ma la terza porta è quella dove tu attendi il più delle volte, travolto nei pensieri più impensabili anche per me. Se poi ti stessi solamente chiedendo in che modo crudele e atroce svegliarmi, sarebbe tutto più facile non credi?

Ore 8:30

Dopo avermi ripetutamente tentato di strattonare fuori dal mio caldo rifugio costituito dal piumone del letto, mi informi che la vecchia signora sta per salire come al solito a farmi la ramanzina per il tardo orario di colazione. Come farei senza di te, mio vecchio amico!

Ore 10:00

Dopo essermi preparato con le prime cose trovate sparse per la stanza, mi dirigo col mio passo svelto verso lo studio, dove ti trovo ad aspettarmi come sempre seduto su quella poltrona. Dovrei farci affigere un'etichetta con su scritto il tuo nome: "John Watson, il miglior medico di sempre". Ma forse quel dilungamento non è necessario in quanto ti sentiresti così lusingato di un mio complimento che me lo rinfacceresti a vita! E così alzi lo sguardo senza muovere di un centimetro i restanti muscoli del tuo corpo, fissandomi da capo a piedi, quasi come se giudicassi lo scarso interesse che provo nel vestiario giornaliero. Ricambio il tuo sguardo con un'espressione mista di disgusto e affetto, nel dire "E allora?" E continuiamo a parlarci con gli sguardi, mentre mi dirigo a sfamare ogni animale affamato che ospito nella mia dimora.

Ore 12:30

La vecchia signora come suo solito ti invita a rimanere per pranzo, nella speranza un giorno di riuscire a cacciare me da quella casa, così forse sarebbe stata più tranquilla; ma tu, sorridendo e abbassando lo sguardo, rifiuti gentilmente illustrandole il resto del programma della tua giornata. Da lontano ti guardo con la coda dell'occhio nella speranza che qualcosa potesse cambiare dalla solita routine.

Ore 15:00

Il ticchettio dell'orologio rimbomba nella mia testa quasi come un fischio assordante di ruote di carrozza che corrodono tra loro in uno scontro frenetico. Ricordo che avrei dovuto lavorare a dei nuovi progetti, ma i miei pollici continuavano a girarsi da soli e le mie gambe non volevano saperne nulla di alzarsi da quella poltrona così calda. Qualcun'altro doveva essercisi seduto la mattina: e di nuovo il mio pensiero ricade su di te, il mio chiodo fisso. Sono giorni e giorni che continuo a domandarmi quale sia il tuo segreto per farmi completamente distrarre da Moriarty, la mia nemesi, e a pensare costantemente a te, Watson!

Ore 17:00

Mi sono addormentato per qualche mezz'ora, nella speranza che di nuovo quel ticchettio fastidioso mi svegliasse. Le grida della vecchietta intontita si perdono per la casa. Di nuovo si chiede quale sia il motivo di tale aggressività nei confronti dei miei cuscini durante la notte. Per quanto la cosa mi riguardi personalmente, non ho idea di come sia possibile.

Ore 19:00

Sopraggiunge così anche oggi la sera e i tuoi passi per la gradinata della mia casa sono quasi identici a quelli di stamane. Subentri alle mie spalle portando con te un giornale sotto braccio, sfilandoti lentamente i guanti. Mi informi che presto si sarebbe avvicinata la data del tuo matrimonio. Sorridi. Quanto davvero vorrei essere nella tua testa in questo momento solo per immaginare, per provare a comprendere quali siano questi così forti sentimenti che ti legano alla donna che fra tante ti sei scelto per abbandonare me; un abbandono che tra le altre cose, suppongo veda solo io dal mio punto di vista. Vorresti che ti organizzassi una festa di addio al celibato, che spedissi lettere e telegrafassi tutti i tuoi amici per invitarli a essere lì il giorno che precede il tuo matrimonio. Orribili, insulse sciocchezze. Lo sai che non lo farò e tu sei cosciente del fatto che non potrai mai fidarti di un uomo come me; eppure, qualcosa nei tuoi occhi mi sta cercando di comunicare che forse per una volta quell'insicurezza nell'affidarti al tuo migliore amico, compagno di numerose avventure, si stia facendo da parte per un avvenimento così importante.

Ore 20:30

Dopo aver cenato, mio caro Watson, continui a fidarti di me sul compito che precedentemente mi hai affidato con tanta cura, devozione e fiducia. Sì, quest'ultima tra di noi non è mai mancata, ma non in questo senso. Questo sentimento che continuo a provare dentro di me ogni volta che il mio cervello prova a fermarsi sull'idea del tuo prossimo matrimonio, della donna dalla quale avrai splendidi figli, presto mi distruggerà, divorandomi in una cascata senza fine dalla quale diventerebbe impossibile salvarsi. Però quel tuo sguardo così pieno di vita, quel tuo splendido, bianco sorriso, le dita delle mani incrociate e i gomiti poggiati sulle ginocchia quasi per farti slanciare ferso di me che inerme, sto in piedi voltandoti le spalle, fissando la parete piena di ritagli di giornale: tutto questo è la nostra amicizia.

Ore 22:00

Decidi che per te è l'ora di tornare ai tuoi alloggi. Pensi che siano bastate più di quattro ore in mia compagnia (come dici scherzando tu quasi ogni volta!). Stavolta sono io ad accompagnarti alla porta, a stringerti la mano mentre tu amichevolmente mi ricambi con una sonora pacca sulla spalla, volgendomi le spalle ed un "Mi prometta che lo farà!".

Ore 23:30

Tento di prendere sonno, ma le tue ultime parole di stasera continuano a girare freneticamente nella mia testa, comparendomi addirittura come una fluttuante illusione ottica. Come potrei prometterti una cosa della quale non sono affatto sicuro?

Ore 1:58

L'ora di punta è ormai passata e per quanto abbia forzato le mie palpebre a chiudersi, sfondato il cofano dell'orologio a pendolo sulla parete per interrompere il ticchettio, sbarrato le finestre e infilato la testa sotto il cuscino, continuo a figurarmi la tua immagine come il riflesso continuo di uno specchio che ti perseguita con i ricordi di un'infanzia tristemente passata. E ancora una volta penso come tu, Watson, che così mi critichi, che così tanto mi giudichi, che le tue otto parole su dieci sono offensive e nei miei riguardi, mi chiedi una cosa così importante. Ma l'importanza vale quando sono le due persone a condividerla e nella tua felicità vedo la mia disgrazia. Ancora una volta oggi, non mi hai permesso di comprenderti a fondo. Si conceda un buon riposo.                                                                                                                                                 

Holmes.

  
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