Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Lady Vibeke    26/03/2008    18 recensioni
Michelle è perfetta, la ragazza ideale: intelligente, simpatica, dolce, premurosa, gentile, altruista, di buona e ricca famiglia, modesta, bella… Peccato solo che sia completamente sbagliata per Gustav. Ma come diavolo si fa a dire ad uno dei propri migliori amici che sta per commettere il più clamoroso e colossale errore della propria vita, ad un passo dal compimento dell’errore stesso?
Georg, Tom e Bill darebbero qualsiasi cosa per conoscere la risposta a questa domanda e poter così sventare il più grande disastro della storia dei Tokio Hotel.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota dell'Autrice: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.

__________________________________________________________________________________



[ GEORG ]


La situazione mi puzza di bruciato. C’è qualcosa di inquietante nel sentirsi chiamare al cellulare da Gustav Klaus Wolfgang Schäfer il venerdì sera per un invito a cena per il giorno seguente, tanto più che non credo di aver conosciuto persone meno inclini di lui ad autoimmolarsi nel caotico sabato sera di Amburgo, in piena frenesia pre-estiva, per giunta.

Sapevo che c’era qualcosa sotto prima ancora che lui aprisse bocca, e ora sono qui, seduto da due ore al tavolo migliore del più rinomato ristorante della città con l’artefice della serata e due alquanto perplessi gemelli Kaulitz, a domandarmi quale metaforico coniglio bianco stia per saltare fuori dal cilindro. È da ieri, veramente, che me lo chiedo.

Gustav è nervoso. È facile da notare, perché fa di tutto per non farlo notare affatto: se ne sta tranquillo nella sua sedia, ad osservare con aria annoiata il bicchiere pieno di vino rosso, e non solleva gli occhi di mezzo millimetro dalla tavola, anche mentre intenta una conversazione casuale su questi tre mesi di pausa assoluta che ci sono stati generosamente concessi. Per la verità il management non aveva una gran scelta, stavamo tutti e quattro per essere ricoverati d’urgenza per esaurimento nervoso.

“Allora, Schäfer,” esordisce Tom, spingendo da parte il piatto ormai vuoto per appoggiare i gomiti al tavolo, sfidando apertamente ogni legge di galateo e buona educazione. “Fuori il rospo.”

La faccia da finto tonto che Gustav si affretta a procurarsi non convincerebbe nemmeno la forchetta che tiene distrattamente in mano. Non potrà mai farci niente, è sincero ed onesto per natura, non è fisicamente in grado di mentire, e nessuno meglio di noi lo sa.

“Su, Jutschel, vuota il sacco,” lo esorto io. “È tutta la cena che hai qualcosa sulla punta della lingua che deve saltar fuori, si vede lontano chilometri che devi dire qualcosa.”

Gli sto direttamente di fronte, ed è inequivocabile il modo in cui il suo pomo d’adamo sale e scende mentre deglutisce: è a disagio. Devo dire che comincio ad essere leggermente preoccupato.

“Beh…” Gustav tentenna come un topo in mezzo ad un branco di gatti affamati. Non sarà mica così grave? “Si tratta di Michelle…”

Ah, lo sapevo! Lo sapevo! Ha finalmente aperto gli occhi ed ha capito che Miss Figlia di Papà non fa per lui. Meno male, cominciavo a pensare che prima ho poi avrebbe commesso qualche sciocchezza, tipo…

“Ci sposiamo.”

Tipo questa.

Avverto distintamente la mia mascella cedere e precipitare verso il basso, assieme alle mie braccia. Bill e Tom sono due mie perfette immagini speculari: atterriti, scioccati, sconvolti, e chi più ne ha più ne metta. Ci guardiamo a corto di parole, e tutti e tre sappiamo cosa gli altri due stanno pensando.

Michelle è, a suo modo, una ragazza deliziosa, e certamente esistono interi eserciti di uomini che darebbero volentieri qualche organo vitale pur di averla, ma, mi duole dirlo, con Gustav ha davvero ben poco a che fare. Lo so che la diversità in genere completa vicendevolmente una coppia, ma in questo caso si tratta dell’eccezione che conferma la regola: non funziona. L’unico problema è che sembra che Gustav e Michelle siano gli unici due al mondo a non vederlo.

Eravamo all’inaugurazione di un nuovo locale, l’anno scorso, quando abbiamo conosciuto Michelle Keller, figlia poco più che ventenne del facoltoso proprietario del locale stesso. Devo ammettere che a prima vista ha fatto colpo: alta e snella, con un minuto abito bianco che le faceva risaltare l’abbronzatura, e due occhi neri che incantavano. Sembrava perfetta, un musa scesa in terra per fare la felicità di chiunque la incontrasse, ma il problema è proprio quello: Michelle è veramente perfetta. Troppo perfetta, per un ragazzo semplice e alla mano come Gustav. Insomma, hanno cominciato a uscire praticamente per scherzo! E ora stanno per sposarsi. Non ha senso!

“Congratulazioni, sono felice per voi!” esclama Bill, e mi chiedo dove abbia trovato abbastanza faccia tosta da sparare una palla così grossa. Anche per i suoi standard, è davvero notevole.

Gustav pare rilassarsi un po’ e si concede una mezzo sorriso tirato.

“Grazie.” Poi guarda me e Tom, evidentemente aspettandosi degli auguri, o quantomeno un minimo cenno di vita.

“Ehm,” Mi inumidisco le labbra, supplicando i miei neuroni di tirare fuori al più presto qualcosa di intelligente da dire. “A quando il gran giorno?”

Okay, potevo fare di meglio, ma se non altro sono riuscito a ricacciare quell’imbarazzante ‘È un’emerita cazzata, cretino!’ in qualche oscuro anfratto della mia testa, dove spero che resti, almeno finché questa storia non sarà chiarita.

“Il diciassette di luglio.” Risponde lui in tono casuale, vuotando il bicchiere in un sorso.

Come? Il diciassette luglio? Scherza, giusto?

“Il diciassette luglio di che anno?” indaga Bill, che evidentemente è scettico quanto me. Gustav lo guarda come se fosse scemo.

“Duemilaundici.” Specifica in tono ovvio. Per poco non mi viene una sincope.

“Gustav,” replico allibito. “Il diciassette luglio duemilaundici è fra due mesi.”

Lui inarca semplicemente le sopracciglia.

“Sette settimane, per la precisione.” Puntualizza.

“Ma vi conoscete da meno di un anno!” insisto, infervorato.

“E allora?” Gustav sembra genuinamente stupito. “Stiamo bene insieme.”

Ma che cazzo di risposta è?

“Che cazzo di risposta è?” prorompe Bill, in perfetta sintonia con la mia lunghezza d’onda.

Gustav si limita a guardarci tutti quanti con espressione vacua, neanche fossimo un trio di alieni che parlano lingue strane.

“Un anno non è poco,” dice. “Conviviamo da sei mesi, tanto vale ufficializzare la cosa.”

Okay, fermi tutti: chi ha fatto il lavaggio del cervello a quest’uomo? Lui che a stento riusciva a stare con una ragazza per più di qualche settimana, adesso se ne esce con un annuncio di matrimonio, così su due piedi?

Il mio impulso è quello di afferrarlo per il colletto della camicia e scuoterlo fino a che non riacquisti un briciolo di sanità mentale, ma ho come la sensazione che la cosa darebbe nell’occhio.

“Ed è stata un’idea di Michelle?” azzarda Tom, occhieggiandolo circospetto. Un tempo ci sarebbe stata l’ombra del suo cappellino da baseball a coprirgli lo sguardo, ma ora porta gli irriducibili rasta semplicemente legati sulla nuca.

Un principio di rossore sale a sfiorare le orecchie di Gustav, ma lui non si scompone di una virgola. Dio, come vorrei che fosse ancora come quindici anni fa, quando bastava fissarlo negli occhi per farlo capitolare in una confessione dettagliata.

“Non esattamente,” mormora, sistemandosi meglio sulla sedia. “Noi… Beh, stavamo guardando un film, e alla scena del matrimonio Michelle ha detto ‘Che bello, dovremmo sposarci anche noi!’ e io, senza nemmeno pensarci, ho risposto ‘Già’, e da lì abbiamo cominciato a discuterne…”

“E tu ti sei fatto infinocchiare.” Completa Tom, con tutto il suo solito tatto.

Gustav rotea gli occhi spazientito, emettendo un suono gutturale frustrato.

“Va bene, vi ho invitato qui stasera per rendervi partecipi del passo più importante della mia vita, ma vedo che siamo in vena di polemiche…”

Sento dell’acidità nella sua voce. Qui urge un dietrofront repentino.

“Dai, non fare così,” mi affretto a sdrammatizzare. “Ci hai colti alla sprovvista, tutto qui.”

“Esatto,” mi da man forte Bill. “Non ce lo aspettavamo, ecco.”

Gustav ci scruta uno ad uno dubbioso e noi cerchiamo di sorridere nel modo più efficace possibile, e a quanto pare funziona: Gustav sospira ed annuisce, rasserenato.

“Meglio così,” dice, e abbozza un sorriso timido. “Perché ci sarebbe una cosa che vi devo dire…”

Alt. Cos’è questa serietà improvvisa? Cerco di scrutare nei suoi occhi per capire cosa diamine stia covando, ma lui non me lo permette. Maledetto, ormai conosce tutte le mie mosse e le relative contromosse. Cos’altro potrebbe avere da rivelare? Non c’è niente di più eclatante di un matrimonio, nulla di più sconvolgente, a parte forse…

No. No, non può essere. Mi rifiuto di pensare che loro…

“Non sarà mica incinta?” mi precede Tom, quasi urlando, dimostrando per l’ennesima volta la propria delicatezza. A Gustav va di traverso il vino; diventa subito paonazzo ed è costretto a premersi un tovagliolo sulla bocca per non sputare in giro.

“Non dire stronzate!” biascica, ansimando, mentre Bill ha l’accortezza di versargli dell’acqua e dargli delle piccole pacche sulla schiena, ma ha un’energia tale che dubito Gustav sia in grado anche solo di accorgersene. Sempre delicato, il nostro Bill, non cambierà mai.

Non appena il rischio di annegamento asciutto è sventato, Gustav si ricompone e ci osserva solenne. Adesso ho seriamente paura.

“Insomma, abbiamo fissato una data relativamente vicina, e Michelle ha già tutte le sue cose in mente, io le ho dato carta bianca,” borbotta. “Però c’è un dettaglio che spetta solo a me decidere, e questo dettaglio comprende voi tre.”

Sento una strana tensione crescere dentro di me, come se il mio sangue stesse diventando denso e freddo e faticasse a scorrermi nelle vene, provocandomi un profondo senso di stordimento. Dove vuole andare a parare?

Io, Bill e Tom ci scambiamo delle occhiate ansiose, pronti per il peggio. Dannazione, credevo che questo giorno esistesse solo nei miei peggiori incubi, ma evidentemente ho sbagliato qualche calcolo. Gustav inspira e alla fine si decide a parlare.

“Vorrei che mi faceste da testimoni.”

Sto per scoppiare a ridere, quando mi rendo conto che non è una battuta. Parla sul serio. Non sta scherzando, vuole davvero che io e questi due gli facciamo da testimoni.

È legale fare da testimone ad un matrimonio al quale si è contrari? E cosa faremo quando il prete o chicchessia arriverà al punto del ‘Chi è a conoscenza di qualche impedimento per il quale quest'uomo e questa donna non dovrebbero unirsi in matrimonio, parli ora o taccia per sempre’?

Non si può fare, non esiste. Adesso tiriamo fuori le palle e riveliamo a Gustav tutte le nostre perplessità in merito a questa sua folle decisione.

Proprio adesso.

Tra un attimo aprirò la bocca e gli dirò che non può commettere un errore simile. Al tre.

Uno…

Due…

“Ne sarei onorato.” Mi sento rispondere, ed inorridisco all’istante, ma non posso certo darlo a vedere. Bill e Tom sembrano pesci rossi a cui è stato asportato il cervello: boccheggiano interdetti, forse sforzandosi di trovare una manciata di sillabe da appiccicare l’una all’altra nella speranza che abbiano un senso compiuto.

“Grazie, amico, sono commosso.” risponde Tom, ma il suono della sua voce è impercettibilmente strozzato. Bill si schiarisce la gola e in qualche modo riesce a riesumare un embrione di sorriso.

“Mi farebbe piacere.”

Siamo tutti pazzi, qui dentro, uno più rincoglionito dell’altro, a partire da quest’idiota che vuole accasarsi con la Principessa Perfezione.

Prima che io possa mordermi la lingua e sferrare un calcio sottobanco ai due Kaulitz, Gustav si alza e in automatico ci alziamo anche noi, ed un istante più tardi ci stiamo tutti e quattro abbracciando e dando pacche sulle spalle. Questo non va bene, sto mentendo spudoratamente. Mi sto congratulando per qualcosa di cui sono tutt’altro che lieto. Io, Georg Moritz Hagen Listing, sono un amico di merda che non è capace di dire ciò che pensa veramente ad una delle persone che più gli sono care sulla faccia della terra. Grandioso, non c’è che dire.

“Grazie, ragazzi.” Sussurra Gustav, mentre ci risiediamo, e sembra veramente felice.

Che io e gli altri ci sbagliamo su di lui e Michelle?

No, assolutamente no.

Però magari…

No! Non posso essere complice di questo delitto, mi rifiuto!

Anzi, dobbiamo trovare il modo di impedire questo scempio, ma al momento sono così sconvolto che la mia mente è tabula rasa.

Gustav fa portare dello champagne per brindare, ma i miei pensieri sono già volati alla scelleratezza che tra due mesi sarà compiuta: Michelle infiocchettata in una nuvola di pizzi e trine candidi, il mio amico intrappolato in uno smoking ridicolo, e io, Tom e Bill a fare da spettatori impotenti a tutta la tragica commedia.

In una sola parola: disastro.

Tracanno il mio calice di champagne con tutta la disperazione consentitami dalle mie vesti di neoeletto testimone di nozze che deve dimostrarsi felice e partecipe della gioia del momento, pregando che la sveglia suoni e mi riporti alla realtà, nella quale Gustav ha ancora un senno e nessuno mi da notizie tragiche come quella che ho appena ricevuto, ma tanto non succederà.

Farò così: discuterò con Bill e Tom di questa storia e insieme troveremo una soluzione. Non possiamo lasciare Gustav in balia degli eventi e permettere che si rovini la vita legandosi alla persona sbagliata. Siamo dei veri amici, lo salveremo, punto e basta.

Questo matrimonio non s’ha da fare.




__________________________________________________________________________________


A/N: bene, eccomi qui, dopo lunghi secoli, con una nuova ff! Sarà a più capitoli, decisamente diversa dai miei lavori precedenti: una commedia romantica con tanto umorismo e tre Tokio Hotel che cercano disperatamente di salvare il quarto dal matrmonio sbagliato... Immaginate un po' voi. Come vedete la storia sarà narrata in prima persona, sotto diversi punti di vista, che saranno sempre specificati ad inzio capitolo. Questo è un capitolo di introduzione ed è relativamente breve, ma i prossimi saranno leggermente più lunghi, quindi non temete, ora che vi ho introdotti nella storia, si potrà entrare nella storia vera a propria... Aspettatevi di tutto!

Ringrazio già ora chi ha letto e soprattutto chi commenterà.


Dedico questa storia alle mie care MS e ai nostri amati US, BS, OS e PS... Tutte per i Tokio Hotel, Tokio Hotel per tutte!
   
 
Leggi le 18 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Lady Vibeke