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Autore: Darik    25/09/2013    1 recensioni
La pace sembrava finalmente tornata al Mahora, ma ci sono sentimenti che durano molto, forse troppo, nel tempo, superano ogni difficoltà, e pur di vincere sono pronti a qualunque cosa, sentimenti che possono appartenere anche a persone diverse.
Seguito de 'La principessa e il cavaliere'
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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8° Capitolo
Con una certa titubanza, Negi si fermò davanti alla porta del suo appartamento, e dopo aver rimuginato per un po’, si decise a bussare.
Fu Konoka ad aprire, e aveva un’espressione piuttosto addolorata.
“Allora?”, domandò con lieve speranza Negi.
La risposta fu un rassegnato scuotere la testa.
“Passa il tempo a guardare fuori dalla finestra, in silenzio. E quando non fa questo, piange. Non l’avevo mai vista così, ed è una cosa che mi stringe il cuore. Si è chiusa in se stessa, non mi permette di aiutarla”, spiegò afflitta la nipote del preside.
Negi sbirciò dietro la ragazza, vide Asuna girata di spalle e seduta sul letto, che guardava verso la finestra.
Non muoveva un muscolo, sembrava quasi che non respirasse nemmeno.
“E’ davvero terribile. Mi vergogno di non poterla aiutare”, commentò affranto Negi.
“Non devi vergognarti”, gli disse Konoka con un debole sorriso. “Dolori del genere sono difficili da gestire per chiunque, anche per gli adulti. Ora vado a prepararle qualcosa, speriamo che stavolta mangi. Resti?”
“Mi piacerebbe, ma voglio andare dal preside a vedere se ci sono novità”.
Konoka annuì e chiuse la porta, mentre Negi si allontanò di pochi passi e poi sferrò un pugno contro il muro.

Nello studio del preside Konoemon, l’anziano uomo stava consultando antichi volumi magici, alcuni non più toccati da così tanto tempo che su di essi c’erano ormai centimetri di polvere.
Sulla scrivania a destra c’erano i libri da leggere, a sinistra quelli già letti, in entrambi i casi erano svariate decine.
Bussarono alla sua porta.
“Venga pure, professor Takamichi”.
L’insegnante entrò spegnendo la sigaretta.
“Come ha capito che ero io?”
“Dal modo di bussare”, rispose Konoemon senza distogliere lo sguardo dai libri che leggeva.
“Sono contento di vedere che è tornato quello di sempre”.
“Oh, suvvia, Saeko Busujima si è solo limitata a bloccare per un po’ me e la mia nipotina in una prigione interdimensionale a tempo, sostituendoci rispettivamente con un elaborato famiglio e se stessa camuffata. Alla fin fine non è successo nulla di grave, no? Ah, professore, se avesse visto la faccia di Evangeline quando dal nulla si è vista comparire davanti me e Konoka… sono rare le volte in cui la nostra cara vampira è rimasta senza parole”.
Takamichi sorrise lievemente, per poi farsi molto serio. “Ancora nulla, vero?”
A quel punto il preside si lasciò andare sulla poltrona in preda ad un certo sconforto: “Ancora nulla, purtroppo. Naturalmente non mi arrendo, ma dopo aver saccheggiato un’intera biblioteca di magia tra le migliori, senza trovare una soluzione, lo scoraggiamento comincia ad arrivare. Ho trovato formule adatte a centinaia di situazioni, ma nessuna come questa, sembra che chi ha affrontato un caso simile in passato, abbia sempre concluso che non c’era nulla da fare”.
Takamichi s’incupì. “Vuol forse dire che dovremmo prepararci ad annunciare il decesso di Ayaka Yukihiro?”
“Quanto vorrei che non dovessimo farlo, però è una condizione che temo si dovrà prendere in esame”. Takamichi sentì una forte rabbia crescergli dentro, e una grande voglia di correre alla cella dove era rinchiusa Yuno Gasai per farla a pezzi. E da come si stavano mettendo le cose, sembrava davvero che potesse farlo anche se era ancora dentro il corpo della capoclasse della III A.
Perché sciaguratamente quella Yuno non si era limitata ad impossessarsi di un corpo: quel corpo era stato prima ucciso, tramite chissà quale incidente provocato apposta, e poi posseduto, prendendo il posto dell’anima originaria non appena si era staccata, un distacco che succede solo quando si muore.
Era stato il potere di Yuno, quindi, a mantenere vivo quel corpo morto, una sorta di zombie vivente.
Gli esperti, e i libri, consultati dal preside arrivavano sempre alla stessa conclusione: anche se era possibile cacciare lo spirito di Yuno, loro non avrebbero avuto indietro Ayaka, ma solo il suo cadavere.
In una situazione come quella, neppure il potere di Konoka sarebbe servito, perché non si trattava di guarire, ma di resuscitare.
“Signor preside”, riprese Takamichi, “io non so cosa dovrei dire ai suoi genitori e alle sue compagne”.
“Lo so, lo so. Si consulti con i nostri esperti, sono bravi a camuffare le cose. Purtroppo non abbiamo nemmeno molto tempo. I genitori della Yukihiro sono all’estero, sono stati avvisati ed entro dopodomani saranno qui. Però dubito che vorranno lasciare la figlia nel nostro centro medico, e se la portano fuori scopriranno che si tratta solo di un famiglio. Questo complicherebbe le cose ancora di più. Quindi non c’è altro modo, se non riesco a trovare una soluzione oggi, domani bisognerà annunciare che la signorina Yukihiro è morta, e faremo seppellire un corpo finto, così potremo continuare a cercare una soluzione. Ma pure se riusciamo a farla tornare tra noi, dovrà cambiare identità e ricominciare da qualche parte. Non è una bella cosa, ma è l’unica soluzione che abbiamo per salvarla e preservare il segreto del mondo magico”.
Davanti al mutismo di Takamichi, Konemon aggiunse: “Comunque da qui fino a domani possono succederne di cose. Non perdiamo le speranze, mai!”
Takamichi annuì e lasciò l’ufficio.

“Non posso credere che ci abbiano fatto correre un rischio simile! Dovremo denunciarli tutti! E se succede qualcosa alla nostra capoclasse, dovremo accusarli anche di omicidio!”
Un coro di approvazioni indignate, espresse da molte ragazze in ansia, riempì l’aula della III A.
Il tutto avveniva sotto lo sguardo di Mana e Kaede, che le osservavano stando in disparte e appoggiate ad una parete. Ancora più in disparte, a capo chino, stava Setsuna.
“Guarda come si agitano”, commentò a bassa voce la mercenaria.
“E fanno bene. Peccato solo che la situazione sia persino più grave di quanto immaginano”.
Infatti, solo le alunne di Negi a conoscenza della magia, sapevano la verità.
Alle altre, quando si erano risvegliate in un ospedale, era stato invece raccontato che durante il viaggio avevano servito loro del cibo avariato e si erano tutte sentite male. In condizioni particolarmente gravi era la capoclasse.
Anche la morte dei piloti era stata attribuita al cibo avariato, grazie ad alcuni ritocchi magici a ricordi e referti medici, e la versione ufficiale diceva che erano riusciti a compiere un atterraggio di fortuna su una piccola pianura e a chiamare aiuto prima di morire.
“Quella dannata Yuno aveva organizzato un ottimo piano, usando delle società fittizie e persone assoldate via web per tenderci una trappola letale”, osservò Kaede.
“Non riesco a credere di essere stata ingannata così. Yuno Gasai ha impersonato la capoclasse per sei mesi, e nessuna di noi si è accorta di qualcosa, nemmeno del veleno in quel cibo. Non abbiamo avuto sospetti neanche dopo la morte dei membri del drago nero. Dev'essere stata Yuno a ucciderli per 'vendicare' Setsuna”.
“Ci credevamo troppo al sicuro qui. A volte il male si nasconde molto bene dietro ciò che è quotidiano”.
“Proprio vero”.
Le due ragazze prima si guardarono in faccia dimostrando un certo stupore, poi osservarono le loro compagne del tutto disinteressate a loro: quella voce improvvisa non era arrivata da dentro la classe, quindi guardarono fuori da una finestra; sotto un albero c’era una ragazza con indosso la divisa scolastica di un'altra scuola.
La sconosciuta fece loro cenno con la mano di avvicinarsi, le due ragazze lasciarono la classe e uscirono dall’edificio, andando incontro alla nuova arrivata.
“Chi sei?”, domandò con diffidenza Mana tenendo le mani parzialmente nascoste dietro la gonna.
Scrutò la sconosciuta: era una giovane piuttosto carina, con la pelle bianca e gli occhi rossi e penetranti, i capelli di un intenso azzurrino, il volto inespressivo, come se non avesse mai sorriso in vita sua.
“Mi chiamo Rei Ayanami”, fu la risposta seguita da un lieve inchino. “Signorina Mana, se vuole tirare fuori le sue pistole, faccia pure, tanto sono disarmata. E pregherei la signorina Nagase di scendere dall’albero, perché mi sono già accorta che quella che ho davanti è solo una sua copia”.
Affianco ad Ayanami apparve quasi dal nulla la ninja, mentre la Kaede vicina a Mana scomparve.
“Complimenti per averlo capito. Dunque, signorina Ayanami, cosa possiamo fare per lei?”
“Oh no, non si tratta di questo. Sono io che posso fare qualcosa per voi”.

Nell’ufficio del preside, quest’ultimo squadrò per un momento Ayanami, che stava seduta davanti alla sua scrivania, mentre Mana, Kaede e Takamichi si erano messi dietro di lei.
“Quindi lei afferma di poter salvare Ayaka Yukihiro?”, domandò Konoemon.
“Ci sono buone possibilità”, fu l’inespressiva risposta.
“E come pensa di riuscirci? Finora non ho trovato incantesimi adatti”.
“Voi sfruttate solo la magia, io invece sono esperta nell’utilizzare magia mescolata a tecnologia. So che anche due vostre allieve si sono incamminate lungo questa strada, però io sono molto più avanti di loro”.
Il preside guardò gli altri, poi scrutò intensamente la nuova arrivata.
“Esponga pure”.
“Io conosco il modo per accedere ad un luogo particolare, la Sala del Ghaf: questa dimensione è il luogo in cui le anime vengono raccolte per poi inviarle nei rispettivi corpi. Se riusciamo a rintracciare l’anima della Yukihiro, potremo farla reincarnare tramite questa sala”.
“Però un momento”, obbiettò Takamichi. “Signorina Ayanami, lei sa che il corpo della nostra studentessa è occupato da uno spirito malvagio? Ed è quest’ultimo che lo mantiene in vita. Se lo cacciamo, avremo solo un cadavere”.
Ayanami continuò a guardare il preside: “Non la faremo inserire in quel corpo, ma in un corpo clonato dall’originale. Sono particolarmente esperta in questo”.
“Un corpo clonato?!”, esclamarono attoniti gli altri.
“Sì, un’esatta copia genetica, identica in tutto e per tutto all’originale. Rintracciamo l’anima e la facciamo inserire nel nuovo corpo: Ayaka Yukihiro rinascerà, e non sarà una copia, ma proprio lei, perché mente e anima saranno gli stessi”.
“Mi risulta difficile credere a questo”, commentò con molta perplessità il preside. “So che esistono le clonazioni, ma questa faccenda delle anime…”
“Non avete scelta. Per quanto proverete, non troverete soluzioni alternative a questo problema. Voi non volete infliggere dolori ai suoi genitori e alle sue amiche, giusto? Io vi offro la soluzione che eviterà dolori e lacrime, e preserverà il segreto del mondo magico”.
Konoemon si massaggiò la barba a lungo, diede un’altra occhiata alle persone presenti, infine batté una mano sulla scrivania: “Ha ragione, non abbiamo scelta. Allora vediamo di darci da fare. Mi permetta un’ultima domanda: chi le ha fatto conoscere il nostro problema?”
“Una persona che conosco”.

Quel pomeriggio, Ayanami era nel bosco del Mahora, insieme a Negi, Takamichi, Evangeline e le partner del piccolo mago. Tra di loro, Asuna pareva quella più in ansia e speranzosa.
“Ma davvero potrà fare qualcosa?”, domandò Konoka osservando Ayanami, che con sé non aveva nulla. “Setsy, che ne pensi?”
La spadaccina non disse nulla, girò la testa dall’altra parte restando a capo chino.
“Setsy…”
“Per prima cosa dobbiamo rintracciare l’anima di Ayaka Yukihiro”, esordì Ayanami, “e per farlo ci occorre qualcuno che sia nel suo stesso stato attuale”.
Le ragazze si guardarono perplesse, poi Asakura schioccò le dita: “Sayo!”
“Esatto. So che nella vostra classe c’è un fantasma, che ancora non ha raggiunto l’aldilà. Anche l’anima di Ayaka deve essere in queste condizioni, perché è morta all’improvviso quando ancora tante cose la tenevano legata alla vita”.
“Ehi, albina”, la richiamò Evangeline, “Guarda che io so vedere i fantasmi, quella piagnucolona di Aisaka la vedo sempre, ma la capoclasse no. Se il suo fantasma stesse vagando per il Mahora da sei mesi, l’avrei percepita”.
“Per questo ci serve Sayo. Non è detto che Ayaka sia qui, forse è andata in un altro luogo con cui ha un forte legame affettivo. Sayo Aisaka infesta la vostra classe da decenni, è sintonizzata con le anime delle sue compagne, perciò ha molte possibilità di trovarla là fuori e di vederla, come fa un segugio con l’olfatto”.
“Ma Sayo ora dov’è?”, domandò Negi.
“Proprio qui, professore”.
Negi e le sue allieve sobbalzarono quando vicino a loro apparve Sayo Aisaka, che iniziò a piangere.
“Perché piangi?”, le domandò Asakura.
“N-non lo so, mi sento commossa, come se qualcuno si fosse finalmente ricordato di me…”
Le illustrarono la situazione, lei annuì: “Farò di tutto per aiutare la capoclasse! Però Evangeline ha ragione, anch’io non ho mai incontrato il fantasma di Ayaka, e non posso lasciare il Mahora. Come faccio a cercarla?”
“Ci penso io”, intervenne allora Rei: mise una mano sopra la testa di Sayo, intorno alla mano si formò un cerchio di energia che poi scese lungo il corpo ectoplasmatico della studentessa, giungendo fino a terra.
“Uh, fa il solletico… Eh? Il solletico?!”
“Anche se solo temporaneamente, non sei più legata a questo luogo. Librati in aria, concentrati su Ayaka e il tuo istinto ti porterà da lei. Non preoccuparti, grazie a questo incantesimo, io saprò sempre dove ti trovi”, le spiegò Ayanami.
“Bene, vado!”, esclamò con grande decisione Sayo volando via.
“Seguiamola”, incitò Negi.
“Vengo anch’io”, disse Evangeline.
“Però, maestra, anche tu sei bloccata qui”.
Senza scomporsi, Evangeline tirò fuori un cellulare, fece una chiamata, e quando risposero dall’altra parte, lei ordinò: “Fallo, e non osare discutere!”
Davanti agli sguardi interrogativi degli altri, spiegò: “Immaginando una situazione come questa, ho già avvertito il vecchio Konoemon di darsi da fare con i permessi. Un po’ di ginnastica alle braccia gli farà bene”, concluse con un lieve sogghigno.

Trascorsero diverse ore, col gruppo di ragazze che correva per le strade della città seguendo Ayanami, la quale a sua volta si muoveva con passo svelto senza un’apparente destinazione.
Pian piano raggiunsero una zona più periferica della città, e Asuna sembrò riconoscere quel luogo.
“Se non sbaglio, qui ci dovrebbe essere…”
Quando i palazzi si diradarono, le ragazze arrivarono in una zona verde delimitata da un muro di cinta abbastanza alto.
“Questo è…”, iniziò Nodoka.
“Sì, è un cimitero”, concluse per lei Yue.
Essendo terminato l’orario delle visite, il luogo era chiuso ma per loro non fu un problema scavalcare il muro ed entrare.
“Credo di sapere anche dove si trova Sayo!”, esclamò Asuna mettendosi in testa al gruppo e guidandolo tra le varie lapidi di pietra.
Si fermarono davanti ad una pietra tombale di marmo bianco, contornata da fiori, e proprio in quel momento, anche Sayo arrivò, fermandosi a levitare sopra la tomba.
“Asuna, che posto è questo?”, domandò Negi.
“Guarda il nome sulla tomba”.
Negi lo lesse e impallidì.
“Esatto, qui è sepolto il fratellino nato morto della capoclasse. Qualche volta, in passato, sono venuta in questo posto per accompagnarla”.
“E adesso dove sarà la capoclasse?”, domandò ansiosa Konoka.
“Sta arrivando proprio in questo momento”, spiegò Sayo aguzzando la vista.
Le altre si guardarono intorno, senza vedere alcunché.
Evangeline si sforzò, le sembrò di vedere qualcosa, e concentrandosi intensamente, finalmente la vide: l’anima di Ayaka Yukihiro si stava avvicinando a passi lenti, indossava una lunga veste bianca, le braccia dondolavano inerti lungo i fianchi, l’espressione era vuota.
“M… mette paura”, commentò Sayo.
“Probabilmente è sotto shock, e del resto si è vista morire, rubare il corpo e deve vagare come anima senza poter avere alcun contatto con gli altri”, spiegò Evangeline.
“Allora tocca a noi tre. Parlatele e convincetela a seguirci. Io creerò il corpo”, concluse Ayanami, che da una tasca trasse una piccola custodia con dentro un capello biondo: lo mise davanti a sé, e improvvisamente rimase fermo a mezz’aria, mentre la ragazza, sotto gli occhi sbalorditi delle altre, avvicinò prima i palmi delle mani al filo per poi allargare le braccia, creando una sfera di luce bianca quasi accecante. Lo stupore delle altre aumentò quando dentro quella sfera sembrò iniziare a formarsi un corpo umano.

“E per la guarigione della capoclasse, hip hip hurrà!”
“Insomma, non vi sembra di esagerare, sono solo uscita dall’ospedale”, esclamò Ayaka mentre le altre sembravano fare a gara per abbracciarla, dopo aver addobbato adeguatamente la loro classe.
Asuna in particolare sembrava la più contenta, ed era anche la più commossa, Ayaka non capiva il perché, comunque appariva felice di questo. Era molto felice anche perchè Negi le aveva assicurato che per ben tre giorni sarebbe stato il suo fratellino.
Mentre Konoka partecipava alla festa, si accorse che mancava Setsuna, e attraverso la finestra la vide fuori, che parlava con la misteriosa Rei Ayanami.

“I genitori della Yukihiro arriveranno oggi: se loro non troveranno nulla di strano, allora la missione potrà dirsi completata con successo”.
“Lei non ricorderà nulla, vero?”, domandò Setsuna.
“No, nel processo di trasmigrazione dell’anima, tutti i ricordi legati a quello stato spariscono. Questi sei mesi le saranno sembrati solo un lungo sonno, niente di più”.
“Questo mi fa molto piacere”.
Ayanami si girò verso il bosco. “Cos’altro vuoi chiedermi?”
“Vorrei tanto sapere chi sei tu e cosa c’entri con Saeko Busujima”.
“Chi sono? Troppo difficile spiegartelo. Per quanto riguarda Saeko, lei mi ha chiesto un favore per evitarti un dispiacere, ed io l’ho fatto. In fondo sei stata un piacevole passatempo per lei”.
“E perché adesso non è venuta qui?”
“Saeko è una guerriera cacciatrice di demoni, è fatta per combattere, ha teso la sua rete intorno allo spirito maligno e il risultato l’ha soddisfatta. La salvezza della tua compagna non contemplava combattimenti, quindi non le interessava”.
Setsuna strinse i pugni: “Non posso accettare atteggiamenti del genere. Quella Saeko, anche se è stata un’alleata preziosa, ha dimostrato pure un disinteresse eccessivo per gli altri: ha organizzato quella trappola tutta da sola, ha imprigionato e sostituito il preside e Konoka Konoe, e anche se ha lasciato un manufatto, quella pietra verde, per permettere ad Evangeline di trovarci subito una volta scattata la sua trappola, è stato tutto troppo azzardato. Cosa sarebbe successo se Yuno avesse messo nel cibo un veleno ad effetto istantaneo? O se Evangeline avesse tardato anche solo di pochi secondi? Di me non m’importa, ma l’idea che il professor Negi e le mie compagne potessero morire…”
“A Saeko importa solo la lotta”.
“Una cosa che mi fa paura, quella è una sadica quanto Yuno e un'altra maniaca di mia conoscenza! Quando la vedrai, dille che la ringrazio per quello che ha fatto, ma deve stare lontana da questo posto!”
“Come vuoi”, concluse Rei andandosene con calma e sparendo in mezzo alla vegetazione.
“Setsy!”, gridò Konoka arrivando di corsa.
“Lady Konoka, cosa ci fa qui?”
“Tu, piuttosto. Di cosa hai parlato con la signorina Ayanami?”
“Ho chiarito alcune cose”, fu la laconica risposta, poi improvvisamente la spadaccina s’inginocchiò davanti a Konoka.
“Setsy, che fai?”
“Mi dispiace, lady Konoka, mi dispiace veramente! Ho attirato il pericolo di Yuno sulle nostre compagne, e per poco non perdevamo la capoclasse. E non sono riuscita a proteggerla, non mi sono accorta che Saeko Busujima l’aveva sostituita! Inoltre…”
Per tutta risposta, Konoka la abbracciò.
“Ora smettila, Setsy, non attribuirti colpe che non hai. Non puoi prevedere tutto, e nessuno ti vuole perfetta, così come nessuno ti rimprovera per quello che è accaduto”.
Nonostante il forte imbarazzo e anche la felicità che quel contatto le provocava, Setsuna fu comunque tentata di proseguire il suo discorso, di dirle che aveva deciso di andarsene, per non mettere ancora in pericolo lei e le sue amiche, dato che Yuno era ancora una potenziale minaccia, anche se adesso era prigioniera in un carcere del mondo magico.
“Basta che tu resti sempre con me”, proseguì Konoka guardandola in faccia. “Io non ti lascerò mai sola. Farai lo stesso con me, vero?”
Gli occhi di Konoka esprimevano una fiducia e un affetto assai profondi, e la spadaccina si perse nello sguardo della sua amata.
Sospirò e sorrise: “Certo, milady, io resterò sempre al suo fianco”.
Col volto raggiante di gioia, Konoka la baciò, per poi abbracciarla ancora più forte.
“Ora andiamo dalle altre: mi sa che la festa per la capoclasse durerà fino a stanotte!”
“Sì!”, rispose felice Setsuna e tornarono di corsa in classe tenendosi per mano.

Ad una certa distanza, tra le fronde degli alberi, due persone in piedi su un ramo le osservarono.
“Sembra davvero felice”.
“Lo so, Rei, ed è perfetto. Sapevo di aver fatto bene quando consigliai alle sorelle Aoyama di portarla nel palazzo dei Konoe”.
“Setsuna è felice, ma qual è il prezzo per te? Le ho parlato come mi hai chiesto di fare, e ora ti disprezza, ti considera una maniaca dei combattimenti che ha irresponsabilmente giocato con la vita delle sue compagne”.
Saeko si sedette cavalcioni sul ramo, emettendo un lieve sospiro: “Non è questa la verità, in fondo?”
“No, perché tu mi avevi detto di controllare tutto quello che succedeva sull’aereo, e di intervenire se le cose si fossero messe veramente male. Quelle ragazze non sono mai state veramente in pericolo”.
“Certo, ma io voglio che Setsuna mi odi, non deve provare nessun interesse nei miei confronti. Per il suo bene”.
“Sei la sua sorellastra”.
Saeko girò la testa dall’altra parte: “E sono anche una persona cattiva. Potrò pure avere un cuore, ma sempre cattiva sono. Setsuna è un fiore, io una bestia”.
“Saeko…”
La spadaccina si mise in piedi, e si asciugò una piccola lacrima.
“Basta parlare di questo, torniamo alla base per riferire all’oracolo che anche questa missione è compiuta”, dichiarò con voce dura e sguardo inflessibile.
L’albina non disse più nulla, schioccò le dita e le due ragazze scomparvero in un lampo di luce.

FINE

  
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