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Autore: lady_cocca    25/09/2013    4 recensioni
"E ci sto provando a mantenere la promessa fatta a Sean, sai? Mi ha fatto giurare che sarei guarita, che sarei stata meglio, ma come posso stare meglio se prima non saprò di essere riuscita a salvare almeno una persona nella mia vita?"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexandra Udinov, Ryan Fletcher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Ryan Fletcher, Alexandra Udinov
Word count: 2080
Timeline: post terza stagione.

***

Fighting this sense of guilt.


Alex socchiuse gli occhi, lasciando filtrare i raggi del sole attraverso le ciglia.
Aveva creduto – sperato - che, una volta smantellata la Divisione, non sarebbe più finita coinvolta in una missione, e invece eccola lì, costretta a indossare ancora e ancora le vesti di spia.
Allontanò la fronte dal finestrino freddo e abbandonò la testa contro lo schienale, sospirando. Era stanca, ma non per questo intendeva concedersi una pausa, non ora che alcuni misteri riguardo alla Bottega sembravano sul punto di diradarsi. Parecchi – troppi - interrogativi rimanevano ancora irrisolti, sebbene tutti loro stessero lavorando duramente per fare in modo che il nome di Nikita venisse riabilitato.
Birkhoff occupava le sue intere giornate con la ricostruzione di Shadownet, servendosi di tanto in tanto del prezioso aiuto dei suoi amici hacker, così che nel giro di un paio di settimane aveva davvero raggiunto quei risultati lodevoli da lui stesso preannunciati. Ciascuno di loro doveva dare il meglio di sé nel minor tempo possibile, se volevano avere qualche speranza di giungere alla verità prima che Nikita fosse pubblicamente riconosciuta come autrice dell'assassinio del Presidente o prima che Amanda e la Bottega facessero la loro prossima mossa. Era indubbio che, qualora fosse trapelato il suo nome e avessero iniziato a circolare sue foto, molti criminali che in passato erano rimasti coinvolti nelle sue missioni avrebbero approfittato della situazione. Chi avesse catturato Nikita prima dei servizi segreti americani avrebbe potuto vendicarsi consegnandola nelle mani degli americani stessi o venderla per un'ingente somma di denaro a capi di stato interessati a migliorare i propri rapporti con l'America.
Sonya, nel frattempo, procedeva nelle sue ricerche online con grande discrezione. Nonostante la Scatola Nera fosse stata distrutta, erano pur sempre dei fuggitivi, motivo per cui non potevano permettersi di attirare troppe attenzioni su di sé – e se fino a quel momento vi erano riusciti, era soprattutto grazie alla cautela a cui la lunga esperienza all'interno della Divisione li aveva abituati.
Michael era partito alla ricerca di Nikita non appena si erano accorti della sua fuga. Avevano provato a convincerlo del fatto che sarebbe stato meglio se fosse rimasto per dare una mano a Sonya o ad Alex – dopotutto, gli avevano ricordato, Nikita era perfettamente in grado di badare a se stessa -, ma  lui non aveva voluto sentire ragioni, e Alex non poteva certo dirsi sorpresa della sua decisione.
Dal canto suo, Alex vestiva a tempo pieno i panni di erede degli Udinov. Negli ultimi anni lo aveva fatto solo in caso di necessità, e cioè per svolgere missioni per conto della Divisione o di Nikita. Alexandra Udinov le era sempre sembrata una figura appartenente al proprio passato, come qualcuno con cui non si hanno contatti da anni e che, una volta ritrovato, appare distante dal ricordo che di esso si era conservato. Alexandra era sostanzialmente un'estranea per lei, che si riconosceva ormai più facilmente in Alex. Scorgeva chiaramente su di sé i segni lasciati da tutto ciò che aveva dovuto affrontare  dopo la morte di suo padre: il mercato del sesso, la dipendenza dalla droga, l'addestramento da parte di Nikita, la Divisione e i legami che, nonostante tutto, era riuscita a intrecciare al suo interno – con Thom, con Michael, con Birkhoff, e poi con Sean.
Solo ultimamente aveva capito per la prima volta che Alexandra Udinov e Alex non erano da considerarsi come due identità distinte, ma potevano arrivare a sovrapporsi perfettamente, proprio come le storie di entrambe si erano intrecciate a formare la donna che lei era diventata. E così, mentre Alex era impegnata a indagare sulla Bottega, grazie anche alle risorse economiche di Alexandra, quest'ultima - forte della dura esperienza vissuta in prima persona da Alex - aveva modo di contribuire concretamente alla lotta contro il traffico di esseri umani,.  
Ryan prese posto sul sedile di fronte al suo. “Il pilota ha detto che tra dieci minuti possiamo decollare: deve solo terminare alcuni controlli di routine”.
“Okay”. Da quando aveva accettato il ruolo che Maryam Hasan le aveva offerto, Ryan era stato per lei un indispensabile braccio destro. Lui faceva domande là dove lei preferiva non intervenire per non destare sospetti, e la seguiva in ogni suo spostamento, aiutandola a portare avanti la sua missione e prendendone il comando nei momenti in cui Alexandra doveva dedicarsi più strettamente ai suoi compiti in quanto diplomatica delle Nazioni Unite.
Ryan la guardò a metà tra l'incerto e il preoccupato. “Stai bene?”
Alex annuì. “Sono solo un po' stanca. Tutto qui”.
Sebbene non fosse convinto della sincerità della risposta, preferì non insistere e decidere di assecondarla. “Forse dovresti prenderti una piccola pausa: lascia fare tutto a me per mezza giornata”.
Lei scosse la testa con fermezza. “No. Hai già impegni a sufficienza senza bisogno che ti addossi anche i miei, e poi-”, distolse lo sguardo per fissarlo fuori dal finestrino, sui bordi innevati della pista di atterraggio. “E poi devo rimanere concentrata sulla missione. La sorte di Nikita dipende da noi”.
Ryan l'aveva osservata a lungo nelle due settimane precedenti, e nonostante non avesse la presunzione, per questo, di conoscerla a fondo, aveva notato molte cose. Per esempio, aveva notato da subito il grande zelo con cui si dedicava agli incarichi diplomatici e ai piani volti a scoprire i fini della Bottega; uno zelo che, a suo parere, non era giustificabile solo con la volontà di associare il proprio nome a qualcosa di buono o con quella di scagionare Nikita. Ryan sospettava, infatti, che Alex stesse cercando in ogni modo di tenersi occupata per non dover affrontare la perdita di Sean.
“Stiamo tutti facendo l'impossibile, Alex. Vedrai che-”
“L'impossibile non sarà abbastanza fino a quando Nikita non sarà salva”, lo interruppe con tono glaciale. “Continuiamo a visitare sedi legate alla Bottega e quello che scopriamo è sempre troppo poco rispetto a quello che ancora non sappiamo. Perché hanno voluto uccidere il Presidente? Come e da quanto tempo controllavano la sua mente? La verità è che sono sempre uno, cinque, dieci passi avanti a noi. E ci sto provando a mantenere la promessa fatta a Sean, sai? Mi ha fatto giurare che sarei guarita, che sarei stata meglio, ma come posso stare meglio se prima non saprò di essere riuscita a salvare almeno una persona nella mia vita? Io devo salvare Nikita, altrimenti non potrò mai perdonarmi il fatto di essere sopravvissuta a mio padre, alle ragazze che erano con me al bordello, a Thom”, lottò per trattenere le lacrime. “A Sean. In fondo, è anche per questo che ho accettato di collaborare con le Nazioni Unite, per salvare altre persone e imparare ad accettarmi”.
Ciò che più colpì di quelle parole Ryan fu la durezza rasentante il disprezzo mostrata da Alex nei propri confronti. Il fatto che riuscisse a vivere con maggiore naturalezza rispetto al passato la propria doppia identità, ne dedusse, non significava tuttavia che riuscisse a convivere più facilmente con se stessa.
“Non devi sentirti responsabile della morte di Sean”.
“Quella pallottola era destinata a me”. Puntò gli occhi in quelli di Ryan. “Anche tu hai rischiato di morire per colpa mia: sono stata io a premere quel grilletto”.
“Eri manipolata da Amanda, anche se insisti nel volerti assumere la piena responsabilità per tutto ciò che è successo”, ribatté Ryan. “Nessuno di noi è innocente. Io stesso ho preso delle decisioni di cui non vado fiero. Poco importa che le mie intenzioni fossero porre rimedio agli errori commessi in passato da Percy e Amanda e offrire una seconda possibilità agli agenti ribelli, perché quando incontrai Nikita la prima volta non avrei mai nemmeno preso in considerazione l'ipotesi di mettermi a capo della Divisione. Mi sono illuso di poter dimostrare a voi, al Presidente e soprattutto a me stesso che il posto che era stato di Percy, nelle mani di un'altra persona, potesse portare a qualcosa di buono.”.
“Non puoi paragonarti a Percy”.
“Lo so, ma so anche di aver fatto una promessa a quegli agenti che avevo convinto a seguire i miei ordini e, se non fossero scappati con il tuo aiuto, non ho idea di quando sarei stato in grado di mantenerla. Michael ha ragione, ci sarà sempre una nuova missione: bisogna solo sapersi fermare. E quello che mi chiedo è se io ne sarei stato capace. Quel posto aveva in sé qualcosa di ammaliante; ti dava l'impressione di poter controllare il mondo intero da lì sotto, nel bene o nel male, e ti faceva credere che fosse un tuo dovere – di nessun altro - adempiere a quel compito”. Quando non riuscì più a sostenere lo sguardo di Alex, si concentrò sul paesaggio invernale di quella San Pietroburgo che stavano per lasciare.
Durante tutto il viaggio, non ripresero più il discorso.

***

Sentendo qualcuno entrare dalla porta socchiusa del suo ufficio, sollevò il capo dalle decine di fogli che erano sparsi sulla scrivania e che lo avevano tenuto occupato per tutto il pomeriggio.
Alex si fermò a una certa distanza da lui. “Ti disturbo?”
“No, no, vieni pure”, la rassicurò lui, massaggiandosi il collo indolenzito. “Mi farà bene staccare per qualche minuto”. Notando le tazze che reggeva tra le mani, si affrettò a spostare alcune cartelline per fare spazio e ad indicarle la sedia di fronte a lui.
Gli si illuminarono gli occhi. “Caffè!”, esclamò entusiasta. “Proprio quello che mi serviva”, dichiarò, bevendone un lungo sorso.
La osservò di sottecchi da oltre il bordo della sua tazza: sedeva rigidamente e si guardava intorno come a voler studiare a fondo l'ambiente. Per un po' aspettò che fosse lei a rompere il silenzio, ma quando si rese conto che così non sarebbe stato, si schiarì la voce: “Volevi parlarmi di qualcosa?”
Alex prese un respiro profondo. “Alla fine mi sono presa un paio di ore di pausa e sono andata a visitare la tomba di Sean, anche se, tecnicamente, lui non è sepolto lì. C'è la lapide che le sue sorelle gli hanno dedicato quando abbiamo fatto credere loro che fosse morto”.
Ryan non sapeva cosa dire, perciò attese che proseguisse.
“Temo che nessuno riuscirà mai a convincermi del fatto che, almeno in parte, la colpa di ciò che è successo a Sean non sia mia, però qualcosa di buono per rendere onore alla sua memoria posso farlo. Voleva che lasciassi la Divisione insieme a lui, per sempre; ora so che affinché questo avvenga, dobbiamo fermare la Bottega e fare in modo che Amanda non possa più manipolare nessuno. Fino a quando lei sarà a piede libero, non potremo mai davvero lasciarci la Divisione alle spalle”.
In quel momento, tutto in Alex lasciava trapelare quanto dolore provasse e quanto grande fosse il senso di colpa con cui si trovava a convivere, eppure si sarebbe sbagliato chi avesse ritenuto quel dolore e quel senso di colpa indici di debolezza. In quel momento, Ryan pensò, Alex mostrava una forza e una determinazione che lui aveva visto solo in un'altra persona nella sua vita, e quella persona era Nikita.
Si sporse sulla scrivania e allungò una mano a sfiorare quella di Ryan. “Promettimi, però, che dopo quest'ultima missione non ce ne saranno più”.
Lui poggiò a sua volta una mano su quella di Alex. “Te lo prometto”, e dal suo tono di voce, Alex seppe che era sincero.
Rimasero per un po' in sospeso, semplicemente guardandosi, ma poi Ryan non poté fare a meno di sentirsi un po' imbarazzato dal contatto tra le loro mani.
“Se vogliamo arrivare al più presto alla conclusione di tutto, aiutami a finire di visionare questi”. Alex prese i fogli che Ryan le stava porgendo. “Birkhoff è riuscito ad entrare nei computer di una delle sedi della Bottega. Forse, siamo a un passo dall'avere delle risposte”.
Alex lo fissò sorpresa, come se solo in quel momento avesse notato qualcosa. “Non sapevo portassi gli occhiali”, confessò, abbassando lo sguardo sul proprio plico e iniziando a  sfogliarlo
“Li metto solo quando devo passare le serate in ufficio. Sai, per non affaticare troppo la vista”, spiegò, sistemandosi meglio la montatura sul naso.
“Dovresti portarli più spesso: ti stanno bene”, decretò lei, quasi con noncuranza, mentre Ryan si ritrovò a sorridere e a rispondere con un timido grazie.
Le ore successive le trascorsero a leggere e catalogare documenti in base alla loro utilità, tra un caffè e una pausa per sgranchirsi le gambe. Quando l'alba li colse ancora svegli, erano soddisfatti delle informazioni ricavate durante quella lunga nottata e piacevolmente consapevoli della spontaneità e della naturalezza mostrata da entrambi - forse per la prima volta da quando si conoscevano - nel lavorare fianco a fianco e nel rapportarsi l'uno all'altra.

***

N//A: Ho deciso che questi due sono il mio ennesimo otp in Nikita. #tantoormai Non sono riuscita a renderli davvero canon - non ancora, almeno -, but still spero si capisca che mentre scrivevo questa fanfiction i miei feels erano a mille e dentro di me urlavo: "Siate endgame, per favore".
La colpa dell'aggiunta del bonus occhiali va attribuita, in parte, a due donnacce, che non nomino, ma che sanno perfettamente di chi sto parlando e, in parte, a quella brutta persona di Noah che se ne va in giro a distruggere ormoni a destra e a manca con quei dannatissimi occhiali! *fainta*
   
 
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