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Autore: Blacky46    30/09/2013    1 recensioni
Questa storia è la continuazione di: Student vs Zombies.
L'avventura di un gruppo di ragazzi che, dopo un'invasione di zombie, cerca di salvarsi in ogni modo possibile. Inizialmente in una scuola, i ragazzi scappano e dopo una lunga serie di peripezie finalmente riescono a barricarsi all'interno di un supermercato. Ma, fino a quando potranno restare lì dentro? Quando sarà il prossimo attacco degli zombie? Seguite la storie per vedere cosa il destino ha in serbo per i nostri sopravvissuti
Genere: Azione, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Rovigo, con i suoi 53.000 abitanti era una città molto movimentata. Durante tutto il girono si vedeva un via vai di gente, le piazze erano sempre affollate , c’era sempre traffico lungo le strade, passando a fianco delle scuole si potevano sentire gli schiamazzi dei ragazzi, si poteva sentire l’odore del pane uscire dai forni e si potevano vedere fiori lungo tutti i poggioli nelle zone residenziali. Camminando per il centro si potevano apprezzare i negozi in cui poter far shopping, si potevano ammirare le Due Torri, ultimi resti dell’antico castello, mentre si mangiava un gelato all’ombra degli alberi dell’adiacente parco cittadino. Spostandosi poi più in periferia si potevano vedere gruppi di ragazzi percorrere la strada in bicicletta, di ritorno da scuola, o a passeggio. Nelle giornate più calde le gelaterie erano sempre affollate come i centri commerciali, nei quali la gente si rinchiudeva in cerca di refrigerio e di svago. Quando il sole tramontava e i negozi si chiudevano, le piazze lentamente si affollavano di ragazzi, i bar si riempivano e il centro città si animava. Alla mattina seguente tutto riprendeva, e avanti così di girono in giorno.
Ma ora tutto è cambiato.
Le piazze sono vuote, restano solo macchie di sangue ovunque, lungo le strade ci sono solo resti ormai carbonizzati di auto e di ogni altro mezzo, i negozi sono distrutti, le vetrine sfondate e le moquette intrise di sangue. L’intero centro città è orami distrutto, come le Due Torri, ormai crollate, le fiamme non hanno salvato nulla, ne le case, ne la natura e tantomeno le persone. Le scuole e i centri commerciali si sono trasformati in trappole mortali per tutti i malcapitati al loro interno.
 Gli unici sopravvissuti: gli zombie.
Lentamente, vittima dopo vittima si sono moltiplicati e nel giro di una settimana hanno distrutto tutto e sterminato ogni essere vivente innanzi loro. Inizialmente ci fu il panico, grazie al quale buona parte della popolazione venne uccisa. I sopravvissuti cercarono in tutti i modi di uccidere i non morti, finendo per trasformarsi a loro volta in zombie. Provarono poi ad usare il fuoco, ma quelle creature ne erano quasi immuni, anche se incendiate continuavano ad inseguire la preda, e fu così che lentamente Rovigo prese fuoco. Ogni sera si potevano vedere fiammate uscire dai palazzi più alti. La città bruciò per circa una settimana e mezza, poi più niente, nessuna traccia di vita, solo oscurità e zombie.
Guardando, però, in lontananza, al centro di questa oscurità, si poteva notare uno zombie illuminato da una fievole luce. Avvicinandosi, si notava che lo zombie non era solo, c’era un gruppetto di non morti attorno a lui, e, allo stesso modo, non si vedeva più una sola luce, ma diverse, sempre più numerose. Sotto i lampioni, si vedevano macchine parcheggiate, zombie, e alzando lo sguardo c’era un edificio con un’insegna: Aliper
 
 
 
 Nei giorni seguenti l’attacco è stato tutto molto complicato. Per fortificare il piano terra, abbiamo recuperato tutte le travi di legno all’interno del centro commerciale e, dopo aver saldato le saracinesche dove erano danneggiate, abbiamo bloccato tutti i passaggi con le travi. Successivamente ci siamo dovuti sbarazzare dei cadaveri all’interno della struttura, per evitare infezioni. L’unico modo che avevamo era quello di bruciarli, così, una volta portati, a fatica, tutti i copri sul tetto, gli abbiamo dato fuoco. Siamo anche dovuti andare nei garage per recuperare il corpo di Massimo. Fortunatamente la maggior parte dei non morti era uscita dal garage, probabilmente quando i quattro uomini erano usciti con il furgono se li erano portati dietro per un bel tratto di strada. Abbiamo quindi chiuso anche lì l’ingresso e ci siamo sbarazzati degli zombie restanti. Una volta sgombrato tutto, abbiamo bruciato il corpo ormai dilaniato di Massimo, in una specie di cerimonia.
Proprio lì sotto, nei garage abbiamo trovato due corriere, le quali ci sarebbero tornate utili in un non troppo lontano futuro.
E così passarono i primi due giorni.
Finito di ripulire l’Aliper, non ci restava altro da fare che sistemarci. Ovviamente, al piano terra, creammo altre sorte di barricate, le precauzioni non erano mai troppe.
Il primo piano, invece, fu adibito a rifugio. Recuperammo tutte le tende da campeggio e tutti i materassi all’interno dei negozi e li radunammo vicini ai negozi di vestiti, dalla parte opposta di dove si trovavano le scale mobili. Essendo poi il supermercato al piano terra, portammo tutte le provviste al primo piano, vicine alle tende e, utilizzando dei fornelli da campeggio, creammo una sorta di cucina. Sempre nel primo piano era situato anche il negozio di elettronica,  dal quale riuscimmo a recuperare un paio di computer, tre televisori due console, e delle nuove ricetrasmittenti più potenti, tutto il resto o era inutilizzabile e distrutto oppure non ci serviva.
Collegammo le console ai televisori e creammo una sorta di zona relax, però, dato he la corrente era limitata la si poteva usufruire di questa zona solo qualche ora al giorno.
Infine riparammo come meglio potevamo l’impianto elettrico, al terzo piano, in armeria, depositammo tutte le nostre armi e nei giorni seguenti le revisionammo tutte.
In questo modo ci sembrava quasi che nulla fosse successo, per quel mesetto che restammo lì, tutto sembrò essere normale, eccetto per il fatto di essere rinchiusi all’interno di un centro commerciale, ma col tempo ci facemmo l’abitudine.
Quando però si usciva sul tetto, si faceva un tuffo nella realtà vedendo l’Aliper circondata dagli zombie.
Avevamo istituito dei turni di guardia sul tetto, facendo in modo che ci fossero sempre minimo tre persone a sorvegliare, gli zombie del parcheggio.
Una volta sistemate tutte queste faccende, cioè dopo quasi una settimana, Andrea riunì alcuni di noi e mostrò i due video che mi aveva fatto vedere appena arrivati. Tutti rimasero di stucco, anche se scoprire che c’era un assassino tra di noi, in quelle particolari circostanze non avrebbe dovuto farci alcun effetto, però, tutti noi, è vero che avevamo ucciso, ma solo zombie, mai avremmo pensato neanche lontanamente di uccidere una persona. Eppure, qualcuno di noi, per non si sa quale motivo aveva ucciso un altro ragazzo, e la cosa ci turbava molto.
Discutemmo a lungo se fosse il caso di mostrare il video anche agli altri o meno, magari il colpevole si sarebbe smascherato da solo con qualche gesto strano, ma alla fine decidemmo di non mostrare nulla, per non creare panico inutile.
Durante tutto il periodo nel quale restammo all’interno dell’Aliper provammo a collegarci ad internet, ma ovviamente tutto era bloccato, d’altronde se non funzionavano le reti telefoniche che possibilità c’era che andasse internet. Solo una volta, subito dopo aver collegato i computer, Andrea riuscì a trovare un segnale, anche se debole. Si trattava di un segnale d’emergenza, probabilmente proveniente da un accampamento militare lì vicino. Non si riusciva certo a navigare online, però, si apriva una schermata con una mappa nella quale era indicata una città, molto più a nord di Rovigo, con una sorta di cerchio rosso. Perdemmo poi il segnale durante la notte, ma fortunatamente Andrea aveva già salvato l’immagine della mappa.
E così passarono due settimane, senza che nulla accadesse. Poi, un giorno, ci riunimmo, e iniziammo a discutere su di un possibile piano di fuga. Le opzioni non erano molte dato che eravamo circondati dagli zombie e inoltre il problema principale era dove andare. Per quanto riguarda la meta decidemmo che, in caso di pericolo, saremmo scappati verso la città indicata sulla mappa che aveva trovato Andrea. Automaticamente risolvemmo anche per quanto riguardava la fuga, ci servivano dei veicoli. Fortunatamente nei garage era pieno di mezzi, così la nostra scelta ricadde su due corriere che avevamo precedentemente trovato. Rimaneva comunque un problema fondamentale e cioè della benzina.
Con quella che c’era non saremmo mai arrivati a destinazione e le corriere consumavano molto.
Dovevamo quindi trovare della benzina. Ci venne in mente che, poco lontano da noi, a circa un kilometro, avevamo visto una cisterna ribaltata, probabilmente contenente benzina.
Non ci restava altro da fare se non andarne a recuperare un po’.
  
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