Anime & Manga > Tengen Toppa Gurren Lagann
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Autore: MiketsukamiArisu    30/09/2013    2 recensioni
Commovente conversazione tra Yoko e Simon una settimana dopo la terribile battaglia che ha cambiato le loro vite.
Attenzione, come chi ha letto o visto manga-anime avrà capito, questa one-shot contiene un grosso spoiler!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Simon, Yoko Littner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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E poi urlò, un urlo straziante che gelò l'intero campo di battaglia. A Simon parve di sentire lo schiocco raccapricciante della schiena di Kamina che si spaccava, al centro della caotica battaglia. Sbigottito si voltò, appena in tempo per vedere la vita svanire dagli occhi del suo Aniki, e qualcosa si ruppe anche dentro di lui. Prima di abbandonarsi alla violenza che sentiva montargli dentro, per assurdo, l'ultima cosa che vide fu l'espressione della bella Yoko dipingersi d'orrore e di angoscia.

ANIKI!” urlò Simon, svegliandosi di soprassalto. I ricordi della battaglia della settimana precedente gli affollavano ancora la mente. Si lasciò cadere di nuovo accanto al Gurren Lagann suo e di Kamina, che adesso, improvvisamente, era diventato soltanto suo. Strinse i denti per non piangere. Era stanco, aveva paura, e non sapeva cosa sarebbe stato di lui adesso che non aveva più un fratello a difenderlo. Si era visto scivolare verso il basso ogni ora di più, dopo la sua morte, e sentiva che il fondo era vicino.
“Non piangere.” sussurrò una voce calma accanto a lui. Simon scattò all'indietro. “Ma che cosa...” strillò. “Yoko! Mi stavi guardando dormire?!” ringhiò in tono accusatorio. La ragazza era dietro di lui, il mento appoggiato su un ginocchio, lo sguardo attento che lo scrutava. “Non ti sto guardando. Sono solo seduta qui, e comunque sarebbe impossibile dormire con te che urli come un bambino.” “Cosa?” domandò sbigottito Simon.
“Ti ho detto di non piangere. Non serve a niente e sprechi solo energie preziose. Cerca di usare un po' la testa, invece che fregartene del mondo esterno” rispose freddamente la giovane.
“Non ti permettere! Con che coraggio fingi di non pensarci? Che male c'è a soffrire!?” gemette il ragazzino.
“Stai zitto, Simon! Credi che se facessi la femminuccia piangendo e lamentandomi tutto il tempo lui sarebbe più contento? Credi che ci stia ancora guardando, da qualche parte? Cresci un po'!” esplose Yoko con disprezzo.
“Ma cosa vuoi da me? Vattene da un'altra parte, dormi e lasciami in pace!” gridò ferito Simon, lanciandole una pietra. Lei la evitò agilmente. “Ti ho già detto che non riesco.” replicò arrabbiata.
“Cos'è, non dormi da una settimana?” chiese beffardo Simon. “Si, esatto! Contento?” chiosò lei.
Simon la guardò, sorpreso. Per la prima volta da una settimana, trovò il coraggio di guardarla in faccia. Era pallida, ed era dimagrita molto. Non sembrava più nemmeno lei. “E non mangi nemmeno?” domandò, stavolta incerto. “Non ho fame.” rispose duramente.
Simon si rimise seduto, sentendosi di nuovo stanco e sfiancato. Anche Yoko si rilassò un poco, e si accoccolò al suo fianco. “Come vedi, c'è modo e modo di stare male, ma io a differenza tua non mi chiudo al mondo.” Concluse Yoko.
“Beh, io lo conoscevo da tutta la vita! Tu non sapevi nulla di lui al confronto!” replicò il bambino. Si pentì di quelle parole nel momento stesso in cui le pronunciò. L'espressione dura di Yoko si sgretolò e si mutò in una strana sorta di disperazione quieta. “Lo so. Io sono stata meno fortunata di te.” sussurrò amaramente.
Simon sospirò, colpevole. “Mi dispiace. Lui... Lui teneva molto a te. Vi ho visti, sai, ho visto il bacio prima della battaglia. Sarebbe veramente voluto tornare da te. Lo so.” “Ci hai visti?” chiese lei sorpresa. Si coprì gli occhi, per un attimo assalita dai ricordi. Simon annuì. “Quando poi è venuto da me, quella notte, era felice come non l'avevo mai visto. Non so se ti interessi, ma devi sapere che lui... beh, non è mai stato interessato a nessun'altra ragazza... prima.” tentennò Simon. Per un attimo gli tornò in mente come si era sentito, qualla notte. Dopo aver visto il bacio, si era sentito come se avesse perso le due persone più importanti della sua vita. Il suo fratellone, e la prima ragazza che lo aveva fatto sentire così strano. Non sapeva ancora che il giorno seguente avrebbe scoperto davvero cosa significasse perdere qualcuno.
Quando si riscosse dai suoi pensieri, Yoko piangeva. Grosse lacrime le rigavano le guance, e le spalle erano scosse da singhiozzi silenziosi. “Yoko...” cominciò Simon, confuso. “Dai, hai detto prima che non si deve piangere quando...” 
"Ho detto che TU non devi piangere. Tu sei ancora piccolo, e non sarà la sua morte a impedirti di continuare questo viaggio." singhiozzò Yoko. 
"Non capisco di cosa stai parlando. Sei giovane anche tu. E poi che cosa dovrei fare io ancora? Il mio lavoro qui è finito." "No, Simon, non dire così. Adesso che abbiamo distrutto, dovremo anche ricostruire, e la città ha bisogno di un giovane come te. Promettimi che ci sarai, per cambiare il futuro dell'umanità." disse Yoko guardandolo negli occhi. "Io? Ma perchè, tu cosa vorresti fare ora?" domandò Simon confuso."Vorrei andarmene... A fare l'insegnante, magari." mormorò lei.
Simon si sentì mancare. Avvertì l'impulso di dirle qualcosa, di provare a fermarla. ma improvvisamente sentì che non sarebbe servito a niente. Yoko era decisa a cercare la sua salvezza in un'altro luogo, mentre lui... Lui forse l'avrebbe trovata nella nuova città.
"Ma non so nulla di come si ricostruisce... In tutta la mia vita non ho fatto altro che scappare, mentre Kamina... Beh, Kamina era più per il distruggere." moormorò Simon.
"Beh, devi scegliere il nome, radunare la gente, e farti aiutare dai tuoi compagni. Direi che è tutto qui" sorrise lei.
"E tu che nome suggerisci?"
"Kamina City mi sembra... perfetto."

  
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