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Autore: C h a r l o t    30/09/2013    2 recensioni
Fanfiction ispirata a The Sound Of Silence dei Simon & Garfunkel sull'Undicesimo Dottore, ma non fatevi ingannare: il Silenzio non c'entra.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve!
Ebbene sì, sono tornata con una nuova one shot sul nostro beneamato Dottore.

No, questa volta non è su Ten, ma bensì su Eleven (ma dai?) che è stata pensata e scritta con questa meravigliosa canzone (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2157426&i=1) che è The Sound of Silence dei Simon & Garfunkel. Se volete ascoltarla mentre leggete, potrebbe dare la giusta atmosfera. Ho scelto proprio l'Undicesimo perchè penso che la prima strofa del brano sia cucita addosso a lui.
Bene, spero vi piaccia!

 
“Hello darkness, my old friend
I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping
Left its seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence”

 
Se l’è vista scomparire davanti agli occhi, alla disperata ricerca di Rory, l’amore della sua vita.
La sua migliore amica ha scelto di sacrificarsi per continuare a vivere la vita per cui aveva tanto lottato.
Ora è solo, solo con i suoi pensieri, le sue paure.
Solo con il lato più oscuro della sua personalità, quello che specialmente in questa rigenerazione si palesa facilmente.
Quello che lo rende vendicativo, freddo e insensibile.
Il buio che di tanto in tanto ottenebra i suoi intenti più nobili.
Nella TARDIS ora c’è silenzio, non si sentono più gli schiamazzi dei Pond che bisticciano tra di loro.
Il silenzio può passare inosservato, ma a volte può assordare e adesso lo sta facendo più che mai.
Difficilmente con questo corpo è riuscito ad esternare i suoi sentimenti e le sue incertezze.
Questo lo faceva soffrire, come se un male fin troppo noto lo disintegrasse tutte le volte che per un motivo o per l’altro, si era morso la lingua per non parlare, per non creare incomprensioni o perplessità ai suoi compagni di viaggio.
Forse, pensa, avrebbe dovuto fidarsi più di loro e lasciare che le parole sfondassero gli argini del suo timore e straripassero fuori dalle sue labbra.
Infondo Amy era stata la prima, la prima persona che aveva visto dopo essersi rigenerato, la prima persona che aveva aiutato. Una piccola bambina piena di quella forza ancora in germoglio che con il tempo sarebbe fiorita per farla diventare la splendida ragazza che era.
Forse avrebbe dovuto farsi aiutare dalla sua migliore amica.
 
“Silence like a cancer grows”

Il silenzio e le tenebre si espandono ora che è solo, ora come ora potrebbe combinare solo guai.
Si considera un mostro, la tempesta imminente, un disastro naturale la cui unica e vera compagna è la disfatta di ogni qualsiasi tipo di affetto.
La rabbia cresce dentro di lui, ma la cosa che lo spaventa maggiormente è che non se ne preoccupa.
La Terra non dovrà più sopportare il fardello che rappresenta, non adescherà più speranzose persone alla ricerca dell’avventura della propria vita.
La partita è finita, game over.
Starà chiuso nella TARDIS fino alla fine dei suoi giorni, aspettando qualcosa.
Non sa di che cosa si tratta, non sa se arriverà mai, ma aspetta.
Aspetta qualcosa che possa permettergli di riscattarsi.
Qualcosa che gli faccia capire che c’è ancora bisogno di lui, in questo momento sente la necessità di essere desiderato da qualcuno.
Ha voglia di essere utile perché ora qualcosa di troppo grande persino per i suoi mille anni lo sta sovrastando.
Aspetta e non fa niente, atteggiandosi da dio dell’Olimpo scruta la Terra dall’alto, con un misto di superiorità e malinconia negli occhi.
Vastra gli propone spesso delle sottospecie di casi da risolvere, ma lui declina sempre.
Dov’è finito il Dottore pieno di curiosità e voglia di fare?
Sparito, strattonato in un altro tempo dagli angeli piangenti insieme ad Amy e Rory.
Il tempo passa e per la prima volta in vita sua, si accorge di come sia lento ed inesorabile il suo scorrere.
Le sue giornate sono vuote, senza uno scopo.
Un giorno però arriva, nella macchina dello spazio-tempo riecheggia una parola, ma non una parola qualsiasi.
Chiunque l’abbia scelta, sa qualcosa che lui ignora.
È nel silenzio a cui ormai si era abituato che si dirige verso l’uscita della TARDIS.
Nella mente continua a ripetersi quella parola e, insieme ad essa, il suo pensiero fisso è che è giunto il momento di tornare.
Per i Pond, per i vecchi tempi, una nuova avventura deve cominciare.
Forse l’ultima, forse la prima di un nuovo inizio.
Oggi, dopo tanto tempo e forse per la prima volta, qualcuno osa disturbare il suono del silenzio.
 
“Hear my words that I might teach you
Take my arms that I might reach you"


Conclusione: avevo qualche dubbio a proposito di questa ff, ma poi BlueFruit (splendida persona e invidiabile amica) mi ha convinta e ho avuto la sua approvazione, quindi mi sono decisa a pubblicarla e spero che piaccia anche a voi!
Fatemelo sapere in una recensione, magari :)
A presto!
  
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