Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
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Autore: Sonrisa_    02/10/2013    5 recensioni
[Capitoli dal primo al sesto: revisionati]
[Dal 7 maggio 2018 ripresa aggiornamenti]
La pace, nel regno sottomarino, non è mai destinata a durare a lungo... Dopo un anno dalla vittoria delle sette Principesse su Mikeru, infatti, compare un nuovo e potente nemico dalle intenzioni oscure. Le nostre amate Principesse si riuniscono, pronte e decise a riportare la pace nei loro regni, ma una rivelazione da parte della Regina dei Mari le condurrà verso il Mar Mediterraneo. Così, tra nuove amicizie, baci al chiaro di luna, nuovi amori, potenti nemici, antiche leggende e feste sulla spiaggia, riusciranno le nostre amate Principesse a ripristinare la pace nel loro mondo?
~*~
«Li ho abbandonati. Tutti loro. Oh Sara, come ho potuto?»
In risposta ebbe solo lo stridio di qualche gabbiano che sorvolava l'Oceano, infastidito dalle urla della sirenetta che avevano spaventato i pesci lì intorno.
In quel momento si sentì più sola che mai, lontana da tutti, priva di energie e provata anche emotivamente.
«Aiuto...» sussurrò al vento e alle onde.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi personaggi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo nemico



Non si era mai sentita così male in tutta la sua breve vita da Principessa: le pinne dolenti, il fiato corto, la stanchezza immane e la paura ad attanagliarle il cuore. Si ripeteva che mancava poco, che la meta era quasi raggiunta, ma nella sua mente si era già formata l'immagine di lei, senza forze, abbandonata sul fondale dell'Oceano Pacifico.
Emerse per pochi attimi, sufficienti a farla gioire interiormente: il profilo della costa nipponica si stagliava nitido all'orizzonte con le prime luci dell'alba. La scoperta le infuse una scarica di adrenalina in corpo, permettendole di avere la forza sufficiente per coprire l'ultimo tratto che la separava dal Giappone.

I suoi grandi occhi si aprirono all'improvviso e, a fatica, misero a fuoco l'ambiente circostante. La stanza era stata già investita dai primi tiepidi raggi di sole della giornata, filtrati dalle imposte mal chiuse qualche ora prima. Uno sbuffo irritato si levò dalla sua bocca impastata di sonno: si conosceva, non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi ormai. Si sedette sul letto e, borbottando parole incomprensibili, prese la sveglia sul suo comodino: cinque e sette minuti.
«Ma scherziamo?»
Coco prese a testate il cuscino, soffocando un urlo stizzito che avrebbe sicuramente svegliato tutti. Erano stati così gentili da accoglierla nel cuore della notte e sopportare le sue grida e pianti isterici fino alle luci dell'alba poco più di quarantotto ore prima, che si sarebbe sentita in colpa nel tirarli giù dal letto così presto. Il contatto dei piedi nudi con il pavimento freddo della camera le provocò un brivido, ma l'aiutò a svegliarsi completamente. Stare nel letto a rigirarsi nelle coperte quando ormai si era svegliata non faceva per lei, meglio trovarsi qualcosa da fare... Per un attimo pensò di preparare una buona colazione agli altri, ma poi le immagini di lei in una cucina completamente a soqquadro e di Nikora furiosa le fecero cambiare idea: distruggere, per la seconda volta, la cucina dell'hotel nel tentativo di cucinare qualcosa non sarebbe stata un'idea intelligente. Con lentezza si portò davanti al modesto armadio della stanza -niente che potesse paragonarsi a quello del suo palazzo- e, aprendolo, passò in rassegna i vestiti che aveva comprato nei mesi trascorsi, cercando qualcosa di comodo da mettersi. Dopo interminabili minuti optò per un paio di semplici shorts bianchi e una canotta la cui fantasia richiamava quella del cappello a tesa larga, regalatole da Seira mesi prima. Al pensiero della giovane sirena dalla pinna arancione, Coco sorrise leggermente. Non credeva di poter provare così tanto affetto per colei che aveva preso il posto di Sara, invece...! Dopo i primi giorni, si era resa conto di quanto fosse impossibile resisterle, a lei, a quegli occhioni grandi e profondi, a quella grinta nascosta nel corpicino esile...
Non si sentivano da almeno una decina di giorni, Coco si chiese come stessero andando le cose nell'Oceano Indiano, pentendosi di non aver ancora avvertito l'amica della sua disavventura di qualche giorno prima e soprattutto di non averla sentita nelle ultime due settimane. Decise che l'avrebbe contattata in mattinata, quando anche nell'Oceano Indiano sarebbe arrivato il giorno; nel frattempo avrebbe fatto una passeggiata sulla spiaggia deserta.


Non ce la faceva più, era stremata. Vedeva la spiaggia a qualche centinaio di metri di distanza, ma le sembrava impossibile raggiungerla: aveva esaurito le forze. Se fino a quel momento era riuscita a tenere a bada la stanchezza fisica, ora era subentrata anche la realizzazione di ciò che aveva vissuto solo qualche ora prima: il primo attacco subìto dal suo regno da quando lei ne era diventata Principessa. Se il suo cervello era riuscito ad evitare di ripercorrere quei momenti tragici, concentrandosi solo sulla strada da percorrere, ora nella sua mente veniva riproposta ogni singola scena di quello che era successo. Senza che se ne rendesse conto, iniziò a singhiozzare. Pianse per la paura che lei, Principessa ragazzina di quattordici anni aveva provato, per il suo Regno che pareva destinato ad essere sempre distrutto, per le sirene che vivevano lì e che l'avevano accolta con amore, riponendo una fiducia sconfinata in lei. Fiducia che forse lei non sentiva di meritare.
La realizzazione di averle abbandonate al loro destino fece aumentare i suoi singhiozzi, squarciando il silenzio del momento.
«Li ho abbandonati. Tutti loro. Oh Sara, come ho potuto?»
In risposta ebbe solo lo stridio di qualche gabbiano che sorvolava l'Oceano, infastidito dalle urla della sirenetta che avevano spaventato i pesci lì intorno. In quel momento si sentì più sola che mai, lontana da tutti, priva di energie e provata anche emotivamente.
«Aiuto...» sussurrò al vento e alle onde.
E probabilmente le parole della canzone di Sara non erano a caso, forse il mare era davvero un padre severo, ma dolce[1], altrimenti non si sarebbe spiegata, a distanza di pochi secondi da quell'invocazione disperata, l'arrivo di quel tanto desiderato aiuto sotto la forma di un tenero delfino rosa.


Cinque e mezza di mattina, la città e i suoi abitanti addormentati, solo lei sveglia a camminare sulla spiaggia con i piedi nudi e sandali nelle mani.
Coco fissava le onde che si infrangevano sulla sabbia senza vederle davvero. La sua mente era lontana, nell'Oceano più a sud, dove uno splendido Palazzo dorato era stato completamente distrutto; per la seconda volta nel giro di pochi anni. Perché sempre il suo Regno? Perché colpire di nuovo lei e le sirene dalla pinna dorata? Iniziò a pensare di essere lei il problema: forse sarebbe stato meglio...
Uno spruzzo d'acqua improvviso la fece trasalire, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Voltatasi di scatto, tirò un sospiro di sollievo quando incontrò il musetto familiare di Momo.
«Ah, sei tu... Mi hai fatto spaventare!»
Ma il delfino sembrò non badare alle sue parole, facendole un cenno per invitarla a seguirlo in mare aperto. Coco rimase interdetta, cercando di decidere il dafarsi: si fidava di Momo, ma non si fidava di rientrare nell'Oceano, o almeno non ancora. Il delfino notò la sua esitazione e le si avvicinò, muovendo la pinna su e giù per incitarla a bagnarsi per poi girarsi e farle segno di guardare verso l'orizzonte. Occorrero solo una manciata di secondi affinché Coco si rendesse conto che quella macchiolina arancione in balia delle onde fosse Seria. Senza perdere tempo la sirena si tuffò, raggiungendola in pochi minuti. Alla vista di un volto amico dopo ore in solitudine, l'animo della Principessina si rinfrancò e Seira coprì la poca distanza che la separava dall'amica con un poderoso colpo di pinna, finendole tra le braccia.
«Oh, Coco! Che gioia immensa vederti!» mormorò la sovrana dell'Oceano Indiano, con la voce ancora rotta dal pianto, stringendo forte l'amica.
Tra le sue braccia, Seira pareva ancora più esile di quanto non fosse in realtà. A tratti fragile e sicuramente molto sconvolta.
«Ora sono qui, Seira, non sei sola. Calmati, te ne prego, e spiegami perché ti trovi qui in queste condizioni.»
La voce pacata di Coco fu come balsamo per le orecchie di Seira che, tranquillizzata per la sua presenza, smise di piangere.
«Distrutto. Tutto distrutto. Di nuovo.» pigolò, rannicchiandosi ancora di più nell'abbraccio protettivo di Coco.
Non ci vollero altre parole, la Principessa del Pacifico del Sud comprese immediatamente e la strinse forte.
«Oh... capisco quello che provi, non sei la sola ad aver subito un attacco.»
Gli occhioni profondi di Seira si spalancarono, così come la sua bocca che si ritrovò incapace di emettere alcun suone per formare una frase di senso compiuto. Coco riuscì a seguire il filo di pensieri che vorticavano nella mente della giovane, annuendo piano quando Seira la guardò con un'espressione affranta.
«Quando?» chiese soltanto.
«Poco più di tre giorni fa... A te?»
«Una decina di ore fa probabilmente, ad essere sincera ho perso la cognizione del tempo...» ammise Seira.
«E sei già qui? Immagino che tu abbia usato i Passaggi[2] allora...»
«Esatto. Nuotare per tre diversi Oceani sarebbe stato complicato, nonché lungo e pericoloso, così ho deciso di utilizzarli. So che la Regina dei Mari ci aveva raccomandato di usufruirne solo in caso di estremo bisogno, ma io ero terrorizzata, non sapevo che far-»
«Hai fatto benissimo.» la tranquillizzò Coco, accarezzandole una guancia «Io stessa ho utilizzato quello del mio Regno per venire qui.» le rivelò «Ora però andiamo all'hotel. Tu hai bisogno di riposare e gli altri di essere informati sull'accaduto. Non possiamo attendere oltre: lì fuori c'è un nuovo nemico da combattere.»
 
 
[1] "mare tu, severo e dolce padre mio" è un verso di Assoluto Amore nella sua versione italiana.
[2] la loro storia verrà spiegata più in là






 
Note del 32/08/2017
Non fate quella faccia strana, oggi è il 32 agosto, il giorno di chi non vuole arrendersi a settembre, come la sottoscritta che se potesse prolungherebbe l'estate per molto più che altri venti giorni. :)
​Lasciatemi qui in spiaggiaaaaaaaa!


Ebbene sì, l'ho riscritto. Credo che la differenza con la precedente versione sia abbissale (e meno male, almeno sono migliorata un po' ^^").
Dati i grandi problemi riscontrati nel continuare la storia, ho deciso di tagliare la testa al toro. Di eliminarla non se ne parlava minimamente -mi sarebbe mancato totalmente il coraggio- quindi ho deciso di modificare leggermente i capitoli scritti finora.
L'idea di base è sempre la stessa, quindi tranquilli! Se la mia storia vi piaceva per la trama, don't worry, quella era, è e sarà. Lo potete tranquillamente notare anche dal capitolo stesso: ho solo modificato la forma e aggiunto Momo, il resto è rimasto uguale.
A venerdì prossimo con il secondo capitolo! ;)
Vi abbraccio forte!
Marty
  
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