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Autore: Francesca Alleva    04/10/2013    1 recensioni
Dalle labbra si possono capire un sacco di cose.
Le parole che si dicono non vi rimangono incise, ma vi rimane il gusto che hanno.
[..] Mi ritrovai a contatto con quelle labbra, ora umide e tirate in un sorriso, labbra che tremavano di pianto, che sapevano di diniego, che nascondevano, soffocandolo, un sentimento d’amore.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere scelto: Nonsense
Sottogenere: Romantico / Malinconico
 
Note dell'autrice contrassegnate con *, in basso.

 



Dalle labbra si possono capire un sacco di cose.
Le parole che si dicono non vi rimangono incise, ma vi rimane il gusto che hanno.
 
Avevo incrociato labbra di rossetto che nascondevano bugie, bocche screpolate che celavano verità, labbra morbide che donavano baci, bocche sottili che trasudavano cattiveria.
Quella sera bevevano Coca-Cola, quelle piccole labbra rosa scuro. Erano pulite, nessun trucco che nascondesse la loro imperfezione, tra l’altro impercettibile, di un labbro superiore leggermente più piccolo di quello sottostante.
Non so cosa avessero detto, ma quando si posarono su di me provai un brivido di piacere talmente intenso che tremai leggermente.
Era un misto di zucchero e sale, un insieme di confidenza e distacco.
A me risultavano chiare da comprendere, perché ero in grado di percepire tutto l’insieme di sapori di cui erano impregnate, ma il carattere della persona doveva essere insondabile per chiunque altro.
Posato e riafferrato poco dopo, sentii la morsa di quella bocca più decisa; per qualche ragione quella stretta decisa mi comunicò incertezza.
Mentre lasciavo scorrere la bevanda in quella bocca di rosa fui colto alla sprovvista da una risata cristallina che toccò le corde più profonde della mia anima di vetro e, mentre venivo riaccompagnato al tavolo da una mano tremante e poco curata, vibrai di nuovo.
 
Ripensai a quante volte avevo sentito parlare i sapori; nessun paio di labbra mi aveva mai comunicato tante sensazioni insieme. Rideva per cercare di non piangere, come poteva essere possibile una cosa del genere, come potevano quei due petali sopportare tutte quelle emozioni e non rompersi? Come potevano essere portatrici di tante cattiverie per difesa e non trasformarsi in qualcosa di orrendo, come il Ritratto*? Come potevano essere livide dal freddo se dentro batteva un cuore così caldo?
Nel mezzo delle mie elucubrazioni fui trascinato di nuovo in alto.
Mi ritrovai a contatto con quelle labbra, ora umide e tirate in un sorriso, labbra che tremavano di pianto, che sapevano di diniego, che nascondevano, soffocandolo, un sentimento d’amore. Il liquido che possedevo fu versato di colpo, con un gesto maldestro e il mio vetro venne a contatto con le perle candide dei suoi denti: tremavano.
 
Avevo sopportato le bugie nascoste nei sapori più acri, avevo capito le verità esposte nei sapori più freschi, avevo gioito della schiettezza nei sapori più piccanti, mi ero beato nella passione nei sapori caldi. Avevo anche toccato il dolore, ma in sapori tenui, quasi rassegnati.
 
Questo no, non lo riuscivo a sopportare. Tremai di nuovo.
Il sapore neutro della sorpresa m’invase per l’ultima volta, mentre sui miei cocci si sparse un sapore penetrante e scarlatto.
 
 
______________________
* riferimento a Oscar Wilde – Il ritratto di Dorian Gray
   
 
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