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Autore: Brida    06/10/2013    4 recensioni
Marian Hawke, 19 anni, e un'assenza che pesa nel cuore. Che la tormenta e che la porterà ad una terribile scoperta.
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Osservo ancora per qualche secondo quanto mia sorella sia differente da me.
Volto dai tratti dolci, capelli ondulati, sorriso contagioso.
Ha la stessa spontaneità di papà, il suo ottimismo, il suo sincero entusiasmo. I suoi occhi.
Mi specchio ancora una volta in questi e li osservo un po’ adoranti.
Così diversi dai miei tipici occhi azzurri Amell, come quelli di mamma, di Carver.
Che non sanno di speranza, di possibilità. Sanno di dimenticato, di perduto.
“Marian?” Beth interrompe il flusso dei miei pensieri.
“Sì?”.
Lei è pura, innocente, piena di vita dentro sé.
“Vorrei tanto papà fosse qui, con noi”
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hawke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La campionessa dagli occhi blu ghiaccio'
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‘Perché deve sempre finire così?’ sbuffo e mi volto verso Beth.

“Bene cominciamo” lei mi sorride ignorando il mio gesto di stizza.

“Mi insegnerai quella cosa che fai tu con il fuoco, sorella?” le brillano gli occhi e non vede l’ora di cominciare.

Questi sono gli unici momenti in cui riesce ad avere un approccio positivo verso la magia. Perché per il resto del tempo non la sopporta, la reputa un peso.
La magia, quella cosa che la distingue da Carver, che la rende diversa dagli altri ragazzi. Che ci obbliga a nasconderci. Quante volte mi ha confessato il suo odio per i suoi poteri magici, ormai non riesco più a contarle.
Eppure riesco ancora a vederla sorridere quando la porto nella foresta e le insegno un nuovo incantesimo, riesco ancora a scorgere un luccichio gioioso nei suoi occhi color nocciola.
Non penso che sia davvero per la magia, a dir la verità. Lei è così diversa da me.
Quando venivo con mio padre, qui nei boschi di Lothering, per addestrarmi ero così desiderosa di poter conoscere sempre di più, di poter davvero riuscire a padroneggiare quello strano dono che non ho mai rifiutato, nonostante tutto.
Lei no. Lo vedo chiaramente che non è la magia e la possibilità di sfogarla che la rende felice.
E’ solo l’opportunità di poter passare un po’ di tempo con me, di trascorrere un pomeriggio tra sorelle.
Non è raro, effettivamente, che tenti di chiedermi consigli o parlarmi di qualche cotta amorosa, piuttosto che veramente applicarsi.
Ma lei è fatta così e io lo capisco, lo accetto. Nonostante ciò cerco di impegnarmi, cerco di trasmetterle quello che so, di darle il meglio di me.

‘Eppure non dovrei essere qui io a farlo’ subito penso. Ma non è una cosa che posso davvero cambiare, non certo adesso.

“Va bene” rispondo.

Lei si fa scappare un grido di giubilo e subito mi abbraccia. Ed eccoci lì, lei quindicenne, io di diciannove anni che ci abbracciamo come delle sciocche in mezzo alle Selve.

“Pronta?” le domando poi e nella mia mano destra si materializza una palla di fuoco.

In un attimo tutta la foresta è un insieme di fiamme, risate e magia.
Eppure continuo a chiedermi: ‘Perché deve sempre finire così?’.
 
 
 
 
“Ah! Sono stravolta!” Bethany si sdraia sull’erba alta.

“Già è già da un po’ che ci alleniamo. Anche se certo…” mi sdraio di fianco a lei e la guardo negli occhi.

“C’è voluto più tempo per risistemare tutto che per veramente allenarci col fuoco”.

“Beh, per lo meno mi sono addestrata un po’ anche col ghiaccio. In ogni caso…” si avvicina e mi dà un pizzicotto sul braccio.

“Tu resti sempre la migliore”.

“Ahia!” protesto e poi ridacchio. Mi sollevo sui gomiti “Beth tu sei molto più brava di me con le erbe e gli incantesimi di guarigione, non dimenticarlo”.

“Molto utili se qualche templare prova ad aggredirmi, non pensi?” noto una certa amarezza nella sua voce.

“Bethany…” commento consolatoria “Nessun templare ti toccherà mai, nessuno ti farà mai del male. Te lo prometto” carezzo la sua guancia dolcemente e un ricordo di qualche anno fa mi attraversa la mente, prima di scomparire del tutto.

Lei in ogni caso non dovrà mai passare attraverso questo, lo giuro a me stessa.
I raggi del sole ormai sono molto obliqui, si riflettono dolcemente sui nostri capelli neri, sui nostri volti freschi.
Osservo ancora per qualche secondo quanto mia sorella sia differente da me.
Volto dai tratti dolci, capelli ondulati, sorriso contagioso.
Ha la stessa spontaneità di papà, il suo ottimismo, il suo sincero entusiasmo. I suoi occhi.
Mi specchio ancora una volta in questi e li osservo un po’ adoranti.
Così diversi dai miei tipici occhi azzurri Amell, come quelli di mamma, di Carver.
Che non sanno di speranza, di possibilità. Sanno di dimenticato, di perduto.

“Marian?” Beth interrompe il flusso dei miei pensieri.

“Sì?”.

Lei è pura, innocente, piena di vita dentro sé.

“Vorrei tanto papà fosse qui, con noi” commenta un po’ intristita.

Io la osservo pensierosa.
Anche lei soffre, per quanto cerchi di nasconderlo, per quanto provi a trasformare ogni pomeriggio insieme in un momento di risate e divertimento, in una giornata speciale solo per noi.
So che gli manca avere quello che io ho potuto avere alla sua età.  So che gli manca papà.
Le sfioro i lunghi capelli neri e cerco di consolarla con lo sguardo.

“Bethany” dico poi “Lo vorrei anch’io, credimi”.

Per un attimo i nostro sguardi si allacciano, in maniera così intensa.
Poi ci lasciamo andare. “Io torno a casa” dice lei alzandosi in piedi.

“Ti raggiungo fra poco” le rispondo mentre il sole sta cominciando a calare.

La osservo allontanarsi.
So che anche lei si chiede perché debba occuparmi io del suo addestramento, perché debba insegnarle io quello che so, quando in realtà avremmo bisogno entrambe di essere seguite da qualcuno più esperto.
So che anche lei si chiede, come me, perché debba sempre finire così. E’ così ingiusto.
Mi alzo in piedi e osservo la folta boscaglia.

‘Forse a mamma potrebbe interessare qualche erba aromatica per la cena’ penso mentre mi addentro nella foresta, invece di tornare sui miei passi e dirigermi verso casa.

E so benissimo di star mentendo, so benissimo che l’unico motivo per il quale ritardo il mio rientro è lui.

Papà.
 
 
 
E’ iniziato tutto circa un mese fa.
Ha smesso di allenare me e Bethany e ha cominciato ad assentarsi sempre di più da casa, con una scusa sempre diversa.
All’inizio non sospettavo nulla, come potevo? Lui è mio padre e ho sempre riposto in lui totale fiducia.
Ma poi le sue assenze sono diventate sempre più numerose. Non passava più il suo tempo con me e Beth, non si occupava più del nostro addestramento e anche a casa non si vedeva quasi mai.
Stava sempre facendo qualcos’altro, qualche lavoretto dai vicini, nulla di che in realtà, ma alla fin fine non c’era mai. Nel giro di poco tempo era diventato quasi come un fantasma.
Carver si era lamentato delle assenze di papà e in cambio mamma gli aveva raccontato una sciocca bugia.

“Ultimamente è molto preso, sta cercando di dare una mano agli altri abitanti di Lothering, di guadagnare quanto è necessario alla nostra famiglia. Dovete essere riconoscenti a vostro padre, vi sta regalando una vita stabile qui a Lothering grazie al suo sudore della fronte”.

Ma mamma mentiva, l’ho saputo fin da subito.
Questo perché papà non porta a casa nessun soldo. E’ lei che ha dovuto triplicare le proprie attività. Cucire, rammendare, aiutare con l’orto della vicina.
E’ lei quella che davvero ci permette di andare avanti e non capisco perché non lo voglia ammettere. Non lo capirò mai.
L’unica cosa che ho fatto è stato darle una mano, cercando di guadagnare in altra maniera qualche soldo.
Facendo favori, sfruttando le mie abilità magiche. Non è facile, ma in un paesino sperduto nelle Selve si trova sempre qualcosa di pericoloso e minaccioso da eliminare e per cui essere pagati.
Tutto questo fino a qualche sera fa, quando ho scoperto dove mio padre davvero vada durante le sue numerose assenze.
Stavo tornando a casa dopo aver riscosso il compenso del Sindaco per essermi liberata di alcuni cani randagi troppo aggressivi che avevano cominciato ad aggirarsi intorno a Lothering, ed è stato lì che l’ho visto. L’ho visto entrare nella foresta, in maniera furtiva.
L’ho visto strisciare nell’oscurità come fa qualcuno che sta mentendo, qualcuno che ha molto da nascondere.
E i miei dubbi si sono concretizzati quando, tornata a casa, mamma mi ha detto che papà era andato dal vicino.

"Gli si è rotto un mobile e ha chiesto aiuto a tuo padre. Probabilmente avrà già finito e sarà rimasto lì un attimo a giocare a carte con lui, lo sai come è fatto Hasson”.

No, papà non era a casa dei vicini, io lo sapevo bene. Ho capito in quel momento che ci aveva mentito, sempre, tutte le volte.
Ma non ho avuto il coraggio di dire nulla a mamma, a Beth, a Carver. A lui stesso.
Per qualche giorno ho trattenuto l’amaro in gola, ho finto di nulla. Fino a questo momento.

Lo sguardo innocente di Beth è qualcosa a cui non riesco a resistere, mai.
E quando mi ha chiesto dove fosse papà, ho capito che avevamo raggiunto il limite ultimo.
Non c’è più nulla di quel padre solare e sempre allegro, sempre al nostro fianco, che un tempo lui era stato.
Ormai è quasi come fosse morto per noi e non voglio finisca così.
 Io non lo merito e nemmeno i miei fratelli o mamma.
Nessuno di noi merita di essere inondato di menzogne a questo modo.

‘Tutto questo deve finire’ penso decisa mentre mi addentro sempre di più nella foresta, nonostante si avvicini pericolosamente il crepuscolo.

Le Selve sono estese ma non ho intenzione di arrendermi, non questa volta.

 ‘Ti troverò papà’.
 
 
 
Appiattita contro un tronco di quercia cerco di non far rumore.
Non posso permettermelo, assolutamente.
E’ già notte, probabilmente da un pezzo, ma non potevo tornare indietro senza aver scoperto la verità dietro alle bugie di papà. Ed infine i miei sforzi sono stati ripagati.
Perché l’ho trovato e non è solo.
Una risata femminile squarcia il silenzio della notte.

“Malcolm Hawke, come riesci a farmi sempre ridere in questo modo?” una voce calda e sensuale.

Una voce che detesto.

“E’ un mio dono Mor, lo sai bene” lei ride di nuovo, sfacciatamente.

E io mi accorgo di detestare ancora di più la voce di mio padre.
Loro continuano a ridere e a scambiarsi battute del genere mentre io mi scosto un attimo dal tronco possente per poter osservare la scena.
E quello che vedo mi uccide. Hanno accesso un fuoco e loro sono in piedi, voltati verso di me.
Riesco a scorgere così bene i loro visi. Quello troppo giovanile di lei, e quello di mio padre.
Pieno di desiderio.
Non l’ho mai visto con un volto simile. Non ho mai visto i suoi occhi nocciola, solitamente illuminati da speranza e spontaneità, nascondere un’ombra così piena di brama.
Lui le passa una mano intorno alla vita e lei ridacchia ancora.

“Sai bene che mia madre non approva questo” commenta la ragazza mentre lui avvicina il suo volto pericolosamente al suo.

“Qualcuno glielo dirà mai, per caso?”.

Fisso bene nella mia mente il viso di lei. Capelli neri, legati, sguardo felino. I suoi occhi sono di un verde tendente al giallo e sanno di natura, di selvaggio, di proibito e pericoloso.
Avrà circa la mia età e non riesco a credere mio padre si stia comportando davvero così con una ragazza così giovane, con una ragazza che potrebbe essere sua figlia.
Non l’ho mai vista a Lothering e mi accorgo che ha un abbigliamento del tutto inusuale, ma probabilmente adatto a quel genere di incontri con mio padre visto che è praticamente svestita. Mi fa schifo.
Di nuovo torno a nascondermi dietro al tronco, sposto la mia vista mentre la conversazione tra i due si interrompe e nel silenzio che segue immagino già cosa stia succedendo.
Ma questo è troppo e non posso accettarlo, non posso davvero rimanere lì ancora a lungo.
E allora comincio a correre, a correre lontano da lui, da lei, da quello che non posso accettare.
Vorrei quasi piangere, poter urlare il mio dolore e la mia delusione ma non riesco, è come gelato nel sangue quello che ho visto e udito.
Continuo a scorgere i loro volti nella mia testa, quello di lei, quello di lui e dentro di me una sola parola si ripete, incessantemente.

Tradimento. Tradimento.
Tradimento, tradimento, tradimento.

Ecco cosa ha trattenuto mio padre lontano da casa tutto questo tempo, ecco perché ci ha mentiti e ci mentirà ancora.
Per lei, per quel suo corpo giovanile, quel suo sguardo magnetico. Lei, che si nasconde nelle Selve e lì lo attende.
Perché? Come può fare questo a mamma? Come può farlo a tutti noi?
Entro a casa sbattendo la porta, col fiatone.

“Marian, tutto bene?” mi chiede Beth preoccupata.

Lei, mamma e Carver mi guardano sconvolti.
Mamma ha in mano un libro, uno di quelli che ci leggeva sempre da piccoli. Vorrei loro dire ogni cosa ma le parole mi muoiono in gola. Nonostante tutto siamo ancora una famiglia e io non ho il coraggio di spezzarla, di dividerci per sempre.
Non ho il coraggio di dire la verità, di distruggere il nostro idillio, anche se è basato solo su menzogne e bugie.

“Sì, tutto bene. Stavo cercando delle erbe per la cucina ma… non ho trovato niente” mento.

Un piccolo camino è accesso e la mia famiglia è lì riunita.

“State leggendo qualcosa?” chiedo cercando di sembrare interessata.

“Sì, te la ricordi questa storia? Quella del Pirata Jones che raccontava sempre mamma per farci addormentare”

“Certo Beth che me la ricordo. Ma è sempre bello risentirla” mi siedo accanto a loro, di fronte al caminetto.

E sorrido rivolta a mia madre mentre lei comincia a leggere.
Forse sono la persona più codarda di questo mondo, forse sto sbagliando tutto, ma non posso fare a meno di mentire.
Perché non voglio che nessuno provi quello che sento io dentro, non voglio leggere nei loro volti pieni di speranza e onestà, tristezza e delusione.

‘Non lo cercherò più, non sentirò mai più la sua mancanza’ giuro a me stessa.

‘Ma mentirò. Per mamma, Bethany, Carver’.

‘Continuerò a mentire, in nome della famiglia’.

L’unica cosa che davvero mi importa.

Lui è come morto.

Malcolm Hawke non esiste più.





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Ecco qua con un altro pezzettino della vita di Marian Hawke. Che dire, più che voluto l'inizio, il voler far credere che il padre sia già morto :). Ma la verità è tutta un'altra cosa e spero si capisca chi sia la ragazza in questione, incontrata da Malcolm nelle Selve. Diciamo una nostra vecchia conoscenza ;). Una certa Witch of the Wilds :D
Ovviamente ho voluto incrinare il ritratto di Malcolm, quello di padre perfetto che sempre ci si fa durante il gioco (o almeno che io mi ero fatta visto che tutti parlano bene di lui). Malcolm è un uomo, un uomo che ha le sue debolezze, e purtroppo Marian non sarà mai in grado di perdonarlo davvero per questo. 


Spero abbiate apprezzato :) 

Un saluto! :D 


xxx

Brida






 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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