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Autore: Secret Whispers    08/10/2013    0 recensioni
Questa fanfiction è l'unica presentata al contest L'isola deserta organizzato dal Secret Whispers GDR Forum.
"Kore e Hades sono naufragati su un isola deserta...La sua missione è ritrovarlo."
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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La fiction che segue è l'unica presentata al contest "L'isola deserta" indetto dal Secret Whispers nel mese di Settembre 2013.
L'autrice, Artemisia, ha acconsentito che la sua opera fosse esposta su questa pagina.

Titolo: Fuggire dall'isola.
Autrice: artemisia
Fandom: Hades x Kore (di ninfa e artemisia)
Personaggi: Hades e Kore
Avvertimenti: contiene leggere scene di violenza
Raiting: arancione
Genere: avventura
Breve introduzione: Kore e Hades sono naufragati su un isola deserta...LA Sua missione è ritrovarlo.
N.d.A.: Per favore siate clementi nel giudicare la mia fanfiction è da molto che non ne scrivo una!

 


FUGGIRE DALL'ISOLA.
 
La spuma bagnava i piedi di Kore, che seduta sul bagnasciuga ammirava il tramonto.
La ragazza giocherellava triste con una manciata di sabbia che raccoglieva e faceva scivolare via dalle dita.
Rimase seduta vicino alla riva per molto tempo e solo grazie al colore rossastro del sole mentre stava tramontando riuscì a icapire l'ora.
La salsedine riempiva le narici e il profumo del mare liberava i polmoni, pulendoli e dandole una piacevole sensazione di leggerezza e libertà.
L'isola e la spiaggia non erano mai state toccate da alcun uomo e per questo erano immacolate.
Lei e Hades erano naufragati in chissà quale della moltitudine di isole della Grecia.
Kore, ne era certa, Hades stava meditando un modo per uccidere Poseidone.
Lei non aveva idea del perché suo zio Poseidone doveva accanirsi così tanto con loro, forse, non era con loro che ce l'aveva, ma semplicemente, loro due si erano ritrovati in mezzo a una sua vendetta contro gli esseri umani.
Spesso capitava che Poseidone, s'infuriasse così tanto con gli umani da causare terremoti e maremoti.
Forse nemmeno si era reso conto che c'erano loro due in mezzo.
Il dio del mare aveva reso le acque così impetuose che i cavalloni e le onde giganti aveano frantumato e inghiottito la loro barchetta e le correnti li aveva separati e trascinati l'uno lontano dall'altra.
L'isola era piccola, deserta e l'unica imbarcazione che aveva era nel fondo del mare e lei ovviamente non era in grado di costruirsene una.
Il sole stava ormai scomparendo all'orizzonte, come inghiottito dal mare e il vento era diventato umido e freddo.
Si strinse nelle spalle, raccogliendo le gambe al petto, ma continuava lo stesso a sentire tanto freddo, un freddo che penetrava nelle ossa.
Avrebbe anche sopportato tutto quel gelo, se non fosse stata così sola ma bensì in compagnia. 
Stava cominciando a fare buio e lei non aveva un tetto sopra la testa, stava morendo di freddo e iniziava ad avere fame, con i bisogni primari da soddisfare, senza contare che aveva una sete bestiale e l'acqua di mare non era potabile.
Si alzò in piedi decisa a trovare della legna secca per accendere un fuoco, ma era improbabile che con quell'umidità ne trovasse di adatta e poi, non aveva niente con cui innescare la fiamma né era capace a fare le scintille con dei legnetti.
«Prometheus , portami un po' di fuoco» aveva sperato sottovoce, consapevole che lui non poteva sentirla né poteva venire in suo soccorso.
Si mise a ridere nervosamente, si sentiva triste, perduta e ogni sua idea era irrealizzabile.
Costruirsi un riparo? Con quali attrezzi avrebbe tagliato i rami e le grandi foglie delle palme? E procurarsi del cibo? Con la scarsa visibilità di quell'ora? Al fuoco ormai aveva già rinunciato sospirando sconsolata.
Avrebbe voluto arrendersi, gettare la spugna e cadere in ginocchio piangendo e aspettando che qualcuno la salvasse, ma non lo fece.
Strinse i denti, i pugni e iniziò a percorrere la spiaggia nella direzione che più le piaceva, sperando di incontrare qualcuno, magari Hades.
Non si perse d'animo, era sicura di ritrovarlo, doveva crederci. Lui era lì da qualche parte e insieme avrebbero trovato la soluzione giusta al loro problema.
Determinata a reincontrare Hades, si aggiustò i capelli rossi con la mano alla bell'e meglio mentre camminava nella sabbia, immergendo i piedi in essa fino alle caviglie e sognando di vederlo di lì a poco.
Dopo aver percorso più di metà della spiaggia il suo intuito femminile le suggerì di nascondersi immediatamente nella boscaglia, percependo un richiamo potente dal suo interno e poi sentendo che quella era esattamente la direzione giusta.
Si rincuorò, nemmeno la natura selvaggia dell'isoletta poteva disobbedirle e mancarle di rispetto, negandole i suggerimenti giusti e non aiutandola in un momento di tale difficoltà.
Non fu però abbastanza scaltra e svelta ad obbedire al suo sesto senso, che udì dei rumori provenire dall'acqua.
Dal mare mosso stavano uscendo fuori dall'acqua delle figure inquietanti, scure e indistinte, c'è n'era una moltitudine e parlavano in una lingua a lei sconosciuta.
vide fuoriuscire dall'acqua, guardando le figure più vicine alla riva, delle teste di cavallo che nitrirono, ma era il verso di un cavallo misto a un gorgolio.
Da dietro le loro groppe scesero dei tritoni, sicuramente più di una decina, forse una ventina.
Riuscì a riconoscerli perché indossavano dei copricapi tipici del popolo del mare di Poseidone ed erano armati di lance e tridenti dalla fattura marina inconfondibile.
Non poteva essere vero, non poteva aver mandato un esercito proprio contro di loro! Perché Poseidone l'aveva fatto?
Kore iniziò subito a correre infilandosi dentro la foresta, sperando che quelle creature non l'avessero vista e non le venissero dietro nella sabbia.
Corse più veloce che poté, fino a bruciarle i polmoni e a sentire una fitta alla milza, ma niente, i tritoni la stavano seguendo, sembravano dotati di qualcosa simile a piedi.
Kore continuò a correre disperata zigzagando tra gli alberi e perdendo completamente l'orientamento, era stanca... e dopo molto correre mancò di saltare un sasso che prese con il dorso del piede, fece un bel volo e finì distesa a pancia in giù.
Non poteva fermarsi, doveva tirarsi su, ma dal piede le partì una fitta di dolore lancinante, era perduta! Si alzò malamente e lanciò un grido quando il suo peso andò a finire su quel piede e si appoggiò a una roccia lì vicino perché non poteva continuare a reggersi da sola.
Guardò in alto mentre riprendeva fiato, la foresta era fitta e dalle fronde non filtrava nemmeno un raggio di luna.
I suoi sensi sembravano essersi acutizzati per lo spavento e la necessità di sfuggire ai suoi inseguitori e le permisero di sentire lo scalpiccio dei tritoni infilarsi tra le piante dandole il tempo di nascondersi dietro a delle pietre.
Trattenne il respiro e li sentì passare proprio lì vicino a pochi metri da lei.
«Principe! Perché non rinuncia? È troppo sfuggevole...lei può avere tutte le nereid-» Kore si tappò la bocca e trasalì, udendì l'agghiacciante suono di una lancia che trafiggeva il petto di un giovane e ingenuo tritone colpendolo a morte.
«Qualcuno ha qualcos'altro da dire o da lamentarsi? La Signora ha detto che chiunque prenda la ragazza e la riporti a casa, potrà averla in moglie, e io... la voglio per me» poi disse qualcosa nella sua strana lingua «trovatela e vi darò tutto ciò che volete! Vi ricoprirò d'oro e d'argento, vi darò terre da governare in mio nome! Orsù andate figli del mare!» disse il principe e i suoi soldati tutti si divisero tutti.
Kore aveva paura, ma sbirciò e vide davanti ai suoi occhi, a poco più di trenta metri di distanza c'era il principe Tritone, con un diadema sulla fronte con il simbolo di Poseidone sulla fronte, una specie di tridente sovrapposto a una croce.
Il principe aveva la pelle a scaglie color ceruleo, gli occhi invece erano blu chiaro, una tonalità molto simile alle sfumature azzurrine del ghiaccio.
I suoi capelli erano corti e questi invece erano di un castano vicino al nocciola.
Indossava un'armatura elegante e funzionale, che copriva bene il petto e le spalle.
L'armatura eccetto per le parti in pelle come il gonnellino, gli stivali e alcune fibbie dei bracciali erano in un materiale duro perlaceo che risplendeva anche in mezzo a quel buio, sembrava proprio un'armatura fatta di pezzi di conchiglia.
I suoi soldati indossavano una versione più economica e meno elaborata della sua stessa armatura.
Abbassò la testa, per un attimo si era voltato da quella parte. Kore sudò freddo quando lo sentì avvicinarsi in quella direzione.
Arretrò senza fare il minimo rumore e trattenendo il respiro, il tritone stava per abbassare un cespuglio alto che copriva la sua testa da dietro i massi quando un suo subalterno lo richiamò nella lingua dei pesci. La ragazza rimase immobile, ma vide il tritone guardare nella sua direzione con la coda dell'occhio.
“vai via stupido pesce” e dopo qualche attimo la sua richiesta mentale fu esaudita.
Andò nella direzione opposta del tritone cercando di essere più svelta possibile, ma anche attenta a non fare troppo rumore e pronta in ogni occasione a nascondersi.
Per più di due ore stette attenta a ogni singolo rumore della foresta e appena un tritone le si avvicinava andava dalla parte opposta creando delle barriere con le piante del posto.
A un certo punto la foresta era sparita e c'era davanti a lei una parete di roccia e una grotta, lì forse poteva ripararsi per la notte e riposare un poco, era da un bel po' che non sentiva i tritoni alle calcagna ed era quasi sicura di averli seminati.
Si fermò a riposare appoggiandosi all'ingresso della grotta per prendere fiato, proprio lì vicino c'era una pozza d'acqua collegata a un ruscello che sgorgava  dalle rocce della parete.
Kore si fiondò a bere acqua tanto era assetata, nel bere si spostò i capelli da una parte per non bagnarli.
Bevve fino a scoppiare e fu dispiaciuta di non avere con sé un otre da riempire per il giorno dopo, ma prima che potesse rialzarsi dalla sorgente una mano pesantissima le si posò sulla spalla.
Spaventata lanciò un urlo,ma si tappò la bocca, credette di essere spacciata, ma non fece in tempo a fantasticare sulla sua futura vita da sposata con un pesce che capì chi l'aveva toccata.
La mano le stringeva la spalla senza farle male. Era gelida ed era ricoperta di metallo, era incredibile che la vista di quel guanto le desse così tanto sollievo.
Si alzò, si girò e lo vide. Gli si buttò tra le braccia sicura, senza nemmeno accertarsi che fosse davvero lui.
Lei guardò il suo viso e vide un impercettibile sorriso che smorzò subito, lei era felicissima di rivederlo e gli strinse le braccia al collo facendosi prendere in braccio.
Si mise a ridere quando lo vide in difficoltà di tanta esuberanza e allegria, dopo quell'abbraccio caloroso lasciò ad Hades i suoi giusti spazi.
«Dobbiamo parlare» disse lei cercando di rimanere serie e finalmente con il cuore e l'anima in pace.
«Lo so» lei lo guardò meglio e avvicinandosi vide la sua lancia sporca di sangue e nell'altra mano una testa di tritone.
Kore non disse nulla capì subito che quella gli serviva non per attaccare, ma per difendersi dalle accuse che alcuni avrebbero potuto muovere contro di lui; insomma, era una prova e anche se non apprezzava la violenza di quel tipo, ragionevolmente non disse nulla.
Anche se lui lo nascondeva bene, sembrava molto stanco e nemmeno lei doveva avere un bel colorito.
«Allora li hai incontrati anche tu...» disse riprendendo il discorso «dobbiamo andarcene da qui, ho visto...il principe Tritone in persona cercarmi con i suoi uomini pesce...» disse distogliendo lo sguardo dalla testa che Hades aveva in mano e che teneva per i capelli, se la situazione non fosse stata così grave e seria avrebbe riso e avrebbe scherzato sugli uomini pesce.
«Lui qui?» lei annuì a quella che dopotutto non era una vera e propria domanda; lui fece una delle sue espressioni contrariate, dure e silenziose, Kore non osò domandare cosa gli passava per la testa, sicuramente niente di buono o piacevole, nulla comunque che poteva o doveva interessarle.
«...andiamo?» voleva evitare che Hades si macchiasse di troppi crimini, uccidere il figlio di Poseidone, non era una buona idea, per quanto se lo meritasse, era molto meglio che evitassero i problemi finché potevano.
«sì... in fondo a questa grotta c'è...un uscita» le disse, ma Kore notò che le sue parole erano incerte, come se le stesse nascondendo qualcosa.
«Vieni affrettiamoci» le prese la mano con quella libera e Kore lo seguì guardandolo sospettosa.
Aveva il forte dubbio che le stesse dicendo una mezza verità, dove conduceva quella grotta? Dove sarebbero sbucati? Quel che è certo è che Hades sapeva esattamente dove stava portando Kore e lei nonostante i dubbi, si fidava di lui.
 
FINE.
  
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