Salve a tutte!
Martedì arriverà il nuovo capitolo di Being
different lovers, nel frattempo eccovi una shot strettamente collegata con
la mia long fic. E’ un flashback sul passato di Roy, sull’ultimo giorno di
guerra, qual’era il suo stato d’animo, che spero d’aver reso bene. I periodi
sono brevi e i pensieri confusi volutamente.
Sono stata un pò cruenta, ma credo che sia
stato necessario! ^^
Bè, ve ne saranno altri di questi flashback,
sia da parte di Roy che di Ed, ma non troppi. Ogni volta che salterà fuori un
pezzo importante di storia ^^
Sono ben accetti critiche, suggerimenti e
commenti positivi!
Un enorme grazie a chi mi segue, a chi legge,
a chi commenterà!
Vi adoro, un bacione carico d’affetto,
Marty
Burnt
Bruciato
Il sole sorge,
un nuovo giorno inizia. Il mio mantello, piegato maldestramente e poggiato
sulla sedia della tenda d’accampamento, sparge polvere e fuliggine.
Di fuoco, di
morte, di persone. Di una terra che sto riducendo ad un inferno terreno. Oggi è
l’ultimo giorno. Occorrerà giustiziare gli ultimi prigionieri, poi torneremo a
casa.
Schiocco.
Un uomo morto,
per mano mia. L’ennesimo uomo morto per mano mia.
Sangue
rappreso intorno ai pochi vestiti che non sono andati bruciati, il volto
sfigurato fino all’irriconoscibile, la puzza oleosa del grasso umano che si
diffonde nell’aria.
Schiocco.
Un altro
ancora...no, stavolta è una donna.
Questa però
non l’ho bruciata abbastanza bene, no...posso ancora vederne distintamente i lineamenti del volto. Era bella: fattezze molto
delicate, quasi di discendenza germanica. Gli occhi vacui e aperti in
un’espressione sorpresa. Forse non ha nemmeno sofferto...o forse aveva già
patito così tanto che il loro Dio le ha permesso di morire in fretta.
Dannazione,
non sopporto questi occhi, finirò bene il lavoro.
Guanto...infilati in fretta sulla mia
mano sudata per il rimorso.
Di nuovo schiocco.
Ora non si
riconosce nemmeno più, l’ho bruciata talmente tanto che alla fine il collo le
si è staccato dalla testa.
Pazienza, mi
son fatto prendere dall’entusiasmo.
Il suo ventre
ha una forma buffamente rigonfia: chissà, forse era incinta.
I miei occhi sono
cambiati, le mie concezioni sono cambiate...ho cambiato persino i miei valori.
Se una volta
m’avessero detto di uccidere, probabilmente sarei inorridito al solo pensiero,
ora invece...
Cosa dovrei
pensare ora? Come continuerò a vivere?
Io non penso,
io uccido.
Tanto mi
basta.
E’ così
facile, ci vuole poco...non è colpa mia...
è colpa
dell’uomo nato prima di me, che ha inventato pratiche così facili per
annientare una vita. Io metto solo in pratica il cattivo insegnamento di un
genitore indiretto.
Serve solo il
mio guanto e un attimo di concentrazione.
Un soldato mi
saluta contento da uno dei camion: sta tornando con la prima truppa, io sono
nel gruppo successivo.
Cosa c’è da
agitare in quel modo festoso il braccio?
Non c’è niente
che valga un sorriso in mezzo a questo luogo.
E tu, soldato,
avrai rimorsi per il resto della tua vita, lo sai meglio di me.
Ormai la
giornata di lavoro è finita, il crepuscolo fa luce su di noi, ultimi militari
che attendono un veicolo: quello che li riporterà alla civiltà.
Vedo Maes, che
mi sorride affranto, vedo Riza impassibile.
Un po’ di
venticello si alza a soffiare su quella che una volta era una città, e che ora
è solo deserto. E’ piacevole, vorrei rilassarmi e chiudere gli occhi. Ma viene
prima il dovere.
“Tu sei l’ultimo. Vuoi dire qualcosa?”
“...ti maledico.”
Schiocco.
L’ultimo, per il momento.
“Roy, hai
finito?”
Idiota di un
Ishibariano, non servono a nulla le tue stupide ingiurie.
“...si,
andiamo”
Io mi sono già maledetto da solo.