“insomma parla un po’ della nostra
storia, no?”
La cosa più bella è che in realtà
non sapevi nemmeno il mio nome.
Ma era tutto così naturale.
Così maledettamente perfetto.
Restammo lì per un po’.
Alla fine ci scambiammo i numeri
di cellulare e io purtroppo dovetti tornare a casa.
La sera stessa
verso le dieci mi arrivò un messaggio,
che diceva:
[hei ragazza del
destino, grazie per oggi…mi sono divertito = )]
Non vi dico il mio umore in quel
momento, potete immaginare…
Il mio cuore fece un balzo
altissimo,
E la pressione mi salì di botto.
L’unica nota dolente è che non avevo credito…
Pioveva, a dirotto, era una
settimana a quella parte che non faceva altro che piovere.
Guardavo le goccioline fuori dalla
finestra, scendere lente e farsi spazio l’una contro l’altra, con forza, le
vedevo superarsi e magari, le più cattive, sovrapporsi ad altre più indifese.
Mi dava un senso incontrollabile di irritazione.
Avrei voluto aiutare quelle
goccioline ad affrontare il mondo troppo crudele per loro.
Avrei voluto asciugare quelle
gocce più grandi e prepotenti.
Avrei voluto avere il coraggio di
mandargli un messaggio.
Ecco, molto probabilmente le
goccioline non centravano niente con il mio umore, molto probabilmente ero solo
io.
Era un martedì mattina grigio,
seduta in fondo, al mio ultimo banco non smettevo di pensare a te.
Quel mattino avevamo
un incontro con delle scuole superiori, in particolare con il liceo
scientifico.
Sarebbero dovuti venire da noi a
parlare dell’affettività e dell’amicizia in genere, come cambia dalle madie
alle superiori e altre cazzate di questo tipo.
Sinceramente non avevo capito bene
nemmeno io.
Fatto sta che ti vedetti.
Lì, bello come sempre.
Entrasti nella nostra classe un
po’ spaesato dietro ad altri tuoi compagni.
All’improvviso mi svegliai dal mio
letargo perenne che mi prendeva durante le ore di matematica, e come se fosse niente i nostri sguardi si incrociarono.
Tu mi sorrisi.
Come sempre mi mancò la terra
sotto i piedi.
Tu ti sedesti proprio davanti a
me, nel primo banco libero.
Ti girasti e mi feci l’occhiolino.
Ero confusa, non scherzo se vi
dico che non riuscivo più a collegare il cervello.
Ero diventata una rimbambita.
Comunque dopo un quarto d’ora noiosissimo
tu iniziasti a trafficare con un foglietto di carta e a scriverci sopra, io
naturalmente pensavo che l’avresti passato ad un tuo
amico.
Il fato volle invece che quel
bigliettino mi capitò proprio fra le mani.
[come mai non mi rispondi mai quando ti scrivo, sei arrabbiata
T-T] con faccino triste al seguito.
Io giuro, mi sarei potuta
benissimo sciogliere come cioccolato al sole in quel momento.
[non pensare male, è tutta colpa di questo stupido batticuore
che mi prende solo quando ti penso]
Gli scrissi io, un po’ titubante,
ma dovevo rischiare.
[ah capisco, quindi è il batticuore che ti impedisce di
mandarmi messaggi?…interessante, quindi se io ti invitassi ad uscire il tuo
batticuore ne soffrirebbe molto?]
[si, penso proprio di sì, ma alla fine il batticuore non può
decidere della mia vita, sono una donna senza regole io =)] aveva abboccato in
pieno.
[ok, dopo questa me la spieghi…anzi, magari me la spieghi
domani pomeriggio alle tre in riva al lago?]
[sarò ben felice di illuminarti =)]
Continua…
N.D ed ecco qua un altro capitoletto. Scommetto pieno di
errori ma è mezzanotte e non ho voglia di correggerli, spero che mi
perdonerete, anche perché avevo troppa voglia di pubblicarlo ^ ^
Bacio Hoshi