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Autore: LaMicheCoria    11/10/2013    2 recensioni
L’appartamento dove ha deciso di incontrare Sharon è vecchio e cadente, un po’ come lui, sostenuto per miracolo da una scala antincendio sull’esterno e dalle mattonelle sbeccate, sudice. Spoglio di arredamento se non per un letto bitorzoluto sormontato da un arco d’ottone, un’abat-jour sghemba, pareti chiazzate di muffa nerastra e un tavolaccio che ha certo visto tempi migliori. Ed è proprio a quell’ammasso insignificante di legno tarlato che Steve si siede, sostenendosi la testa per qualche secondo prima di afferrare un foglio spiegazzato da uno dei cassetti ed una penna mezza scarica.
Il tratto è deciso, la grafia sicura.
L’inchiostro sbava e scolora in più punti.

[Sharon/Steve] [Implied!Steve/Tony] [A Lady Bracknell per la nostra sfida a colpi di Angst]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cause Nobody Wants To Be The Last One There :.'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà.
La storia è scritta senza fini di lucro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh, Tell Me Now
Where Was My Fault

 

 

Can you lie next to her
And give her your heart, your heart
As well as your body?

{ White Blank Page }

 

 

Quando apre gli occhi, Sharon dorme ancora.
È girata su un fianco, i capelli biondi dalla spalla nuda scivolano nel tempo di un sospiro a coprire il candido guizzo delle vertebre. Le lenzuola le arrivano appena sotto il petto, tanto che per Steve non è difficile cogliere la curva dolce, palpitante del seno mentre si solleva a tirare frettolosamente il fiato. Forse sta sognando, forse è un incubo, e l’ossigeno le arriva bollente ai polmoni, li stringe e li contrae e il Capitano sa, è consapevole che se solo si sporgesse al di sopra del suo viso, la vedrebbe serrare le palpebre, mordere le labbra, la punta dei denti macchiata da un filo di sangue rappreso. Anche senza muoversi, è sicuro che le dita di Sharon si stiano serrando al cuscino mentre incassa la testa nelle spalle, un brivido secco, violento che le percorre il corpo addormentato in una scarica bruciante come il fuoco.
Steve vorrebbe abbracciarla e consolarla, ma la bocca è così piena di sabbia, così piena di metallo, che gli riesce difficile anche solo portarsi la mano alla fronte: le tempie pulsano per la fatica e l’insoddisfazione, il cuore trema per la colpa, claustrofobico, ingabbiato in una situazione priva di qualsivoglia uscita.
Getta le gambe oltre il bordo del letto, le coperte gemono nel fuggire l’incavo dei fianchi, i passi ovattati sollevano sbuffi di polvere e pianti di assi claudicanti. Oltre la finestra, Manhattan dorme un letargo fangoso. E’ la calma prima della tempesta, il vuoto, l’assenza d’aria.
La città s’incorona di colori sbiaditi, s’imbelletta di sangue secco. Si sta già preparando al lutto e alle lacrime –Nessuno sa per una parte sola, o per entrambe.
L’appartamento dove ha deciso di incontrare Sharon è vecchio e cadente, un po’ come lui, sostenuto per miracolo da una scala antincendio sull’esterno e dalle mattonelle sbeccate, sudice. Spoglio di arredamento se non per un letto bitorzoluto sormontato da un arco d’ottone, un’abat-jour sghemba, pareti chiazzate di muffa nerastra e un tavolaccio che ha certo visto tempi migliori. Ed è proprio a quell’ammasso insignificante di legno tarlato che Steve si siede, sostenendosi la testa per qualche secondo prima di afferrare un foglio spiegazzato da uno dei cassetti ed una penna mezza scarica.
Il tratto è deciso, la grafia sicura.
L’inchiostro sbava e scolora in più punti.

 

 

 

Tony,
Sai bene che non dovrei scriverti.
Questa pagina dovrebbe rimanere bianca. Riempirsi di invisibili non detti e rimanere chiusa tra le schegge di una dimenticata scrivania di una stanza dimenticata. Dovrebbe essere mangiata dai ratti, squarciata dal tempo, dilaniata dai rimpianti.
Sai bene che non dovrei cercare alcun contatto con te, né chiedermi dove sei, ora, o tantomeno pensare di poter tentare ancora una volta di parlarti. Farti ragionare. Convincerti che tutto questo è sbagliato, che tutto questo è un errore.
Sai bene che il mio più grande errore sarebbe proprio quello di mantenere questi propositi.
Sharon sta dormendo, di là. Ho passato la notte con lei e le sue mani era gelide sull’addome, le dita affondavano nella carne come pallottole. Mi hai sempre detto che, come inventore, tu sei sempre stato in grado di prevedere il futuro. Allora dimmi, è forse un presagio? Perché se è così, anche il cielo lo è, grigio e freddo come il calcio di una pistola, il sole sanguigno, l’aria che sa di terra e polvere nel mio respiro.
Forse non so prevedere il futuro, ma sono un soldato. Ho visto la Guerra e
conosco la morte.
Fermati, ti prego.
Mi hai chiesto cosa tu dovessi fare per arrestarla, hai
pianto implorando una soluzione che hai detto esserti impossibile. Hai coinvolto il dottor Richards, messo in mezzo Hank, pur sapendo che si tratta di te.
Di te e me, come singoli, come rappresentati di molti.
Tu mi hai teso la mano e io ti ci ho piazzato un
electron-scrambler.
Io ti ho teso la mano e tu l’hai rifiutata.
Scambiatevi un gesto di pace.
Che pace potremmo mai sperare per noi, se questi mani già scivolano via l’una dall’altra, macchiate, vischiose di troppo sangue?
Ricordi? Se avessi avuto bisogno di qualcosa,
sempre, speravo sapessi che avresti potuto contare su di me. Lo sapevi. Oh. Lo sapevi. Chissà, chissà se mai te ne sei approfittato? Non lo so. Credevo di averti compreso, seppur a mio modo, ma sono ormai convinto che il mio modo sia inapplicabile alla tua persona.
Ho sempre pensato che non cercassi legami. Che, al contrario, cercassi me.
Infastidendomi per attirare la mia attenzione, come un bambino, e come un bambino tirandomi la manica, strillando il mio nome, battendo i pugni e pestando i piedi fino a quando non saresti stato sicuro di avere i miei occhi puntati nei tuoi. Desiderando la mia attenzione, ma negando qualsiasi forma di affetto sarei mai stato in grado di darti.
Strabiliante come un enigma.
Come un enigma, altrettanto complicato e forse irrisolvibile.
Dovrei…Vorrei poterti ignorare. Pensare solo a questa folle guerra. Non a te. A Bill. Non a noi.
Ma non posso dimenticare.
Non riesco.
Quando mi sono risvegliato in quest’epoca, non avevo nessuno. Niente. Tu mi hai dato uno scopo, qualcosa cui appartenere.
Tu mi hai dato una
casa.
Mi hai dato qualcosa…Qualcosa cui non riesco a regalare un nome, né una definizione precisa, qualcosa che ingloba e trascende, un termine senza termine alcuno, che la voce non riesce a modulare, che la bocca non ha il coraggio di pronunciare.
Mi ha chiesto cosa dovessi fare per arrestare tutto questo.
Ora, ora sento che è il mio turno di porti di una domanda.
Dimmi. Dimmi ora, dov’ è la mia colpa…

 

 

 

Tony abbassa la lettera e alza gli occhi.
Il sole, fuori, sta tramontando in una spuma di lacrime di sangue, il cielo piange gocce dense, iridescenti, viola e cremisi. Ogni tanto una stella sbatte pigra le ciglia filamentose, allungando le braccia effimere oltre la linea dell’orizzonte. Le grandi vetrate dell’appartamento ingoiano in lampi bianco-vermigli l’esplodere crepuscolare della notte imminente, le luci lentamente aumentano di tono, brillano i contorni del mobilio ricercato, scintilla il bicchiere vuoto, canta languido la propria prigionia il liquore ancora imbottigliato.
Il tavolino di cristallo riflette il viso apatico e lo sguardo incolore, e Stark deve farsi quasi violenza per staccare da lì la propria attenzione e dedicarla incondizionatamente al soldato ancora ritto accanto al divano. Ventidue anni, giovane. A Riker’s Island gli è stata affidata la custodia di Capitan America.
Capitan America gli ha affidato la custodia di quella lettera consunta, imbruttita di polvere e inchiostro pallido.
Sembra magro e rachitico, infinitesimale pigiato com’è nella grande stanza, soffocante di spazio illimitato, ingolfato di ricordi pesanti, invisibili, impregnati di lutto.
È sempre stata prerogativa di Steve fidarsi di un aspetto miserevole, cogliendone il coraggio celato in occhi inconsapevoli. Se ha trovato del bene in un ubriacone senza speranza come lui, con quale coraggio può permettersi di diffidare di quel ragazzetto allampanato? Così terribilmente distrutto, così terribilmente umano?
«Che ci fai ancora qui?» Tony assottiglia le palpebre e accavalla le gambe, come se davvero non gli importasse più di Steve Rogers, ora che il suo Life Model Decoy è stato sepolto con tutti gli onori ad Arlington e il suo vero corpo abbandonato tra le acque dell’Artico, custodito dagli occhi sempre vigili e attenti di Namor.
Il ragazzo tentenna appena, sposta a disagio il peso da una gamba all’altra, la lingua scava nell’incavo molle delle guance.
«Lui…Il Capitano» specifica, e Stark non può che essergli silenziosamente grato per il rispetto che troppi, al penitenziario, hanno negato al defunto Rogers –Come se quell’artificioso disprezzo fosse stato il sicuro lasciapassare per un’elevazione di grado, poi! Che idiozia. «Mi ha detto che...» deglutì, s’umettò le labbra «Avrebbe voluto una sua risposta, signore, una volta finito il processo.»
«Una risposta?» Tony sospira forte, sospira a lungo, strofina tra i polpastrelli tremuli la grezza filigrana della carta ingiallita «La mia risposta è…» chiude gli occhi e si sente vecchio.
Si sente solo.
Si sente desolato.
Inghiottito dal mondo che si sta inesorabilmente spegnendo oltre la finestra e che presto, appena giungerà l’alba, dovrà sgomitare, farsi strada in un rovescio grottesco di cadaveri e sangue e scelte sbagliate.
«Da nessuna parte. Eravamo entrambi colpevoli, ma l’abbiamo scoperto...ammesso quando ormai era già troppo tardi.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dimmi. Dimmi ora, dov’è la mia colpa nell’amarti con tutto il mio cuore?
Steve Rogers.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh tell me now, where was my fault
In loving you with my whole heart?
{ White Blank Page }

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Finali.

 Ho passato la notte con lei e le sue mani era gelide sull’addome, le dita affondavano nella carne come pallottole. ( Riferimento a La Morte del Sogno )

Mi hai sempre detto che, come inventore, tu sei sempre stato in grado di prevedere il futuro. (Riferimento a La Confessione )

Mi hai chiesto cosa tu dovessi fare per arrestarla, hai pianto implorando una soluzione che hai detto esserti impossibile. Hai coinvolto il dottor Richards, messo in mezzo Hank, pur sapendo che si tratta di te. (Riferimento a Rubicone)

Tu mi hai teso la mano e io ti ci ho piazzato un electron-scrambler. (Riferimento a Civil War)

 Se avessi avuto bisogno di qualcosa, sempre, speravo sapessi che avresti potuto contare su di me. ( “Mr. Stark…Tony. Ho un…Messaggio per Iron Man. Quando lo vedi…Digli che io so che è innocente. E digli che se avesse bisogno di qualcosa…Sempre…Spero che sappia…che potrà contare su di me”, Rubicone )

 Desiderando la mia attenzione, ma negando qualsiasi forma di affetto sarei mai stato in grado di darti. ( “You desired my attention but denied my affections, my affections”, White Blank Page)

 Quando mi sono risvegliato in quest’epoca, non avevo nessuno. Niente. Tu mi hai dato uno scopo, qualcosa cui appartenere.
Tu mi hai dato una
casa. ( Rubicone )

 Ventidue anni, giovane. A Riker’s Island gli è stata affidata la custodia di Capitan America. ( Riferimento a La Confessione )

 Tony assottiglia le palpebre e accavalla le gambe, come se davvero non gli importasse più di Steve Rogers, ora che il suo Life Model Decoy è stato sepolto con tutti gli onori ad Arlington e il suo vero corpo abbandonato tra le acque dell’Artico, custodito dagli occhi sempre vigili e attenti di Namor. (Riferimento a Fallen Son: Accettazione )

 Lui…Il Capitano» specifica, e Stark non può che essergli silenziosamente grato per il rispetto che troppi, al penitenziario, hanno negato al defunto Rogers (Riferimento a La Confessione )

   
 
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