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Autore: Tadako    11/10/2013    2 recensioni
Vi è mai capitato di chiedervi cosa ci sia dopo la morte?
provate ad immaginarvi una seconda vita in un secondo universo, un mondo un cui ricordi ciò che hai fatto nella vita passata solo dopo i diciotto anni.
Come sarebbe scoprire che quello che era il tuo migliore amico è stato il tu peggior rivale, o quella che è tua figlia una volta era tua nonna?
Questo racconto nella la seconda vita di una giovane diciassettenne che, come ogni altro sul secondo mondo, non desidera altro che arrivare all'ambito traguardo della maggiore età. Ma una volta raggiunto sarà felice di ciò che scoprirà?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PROLOGO

 
Passi lenti ma costanti rimbombavano nel consistente buio della notte.
Una bassa ragazza dai capelli biondi si stringeva timorosa nel cappotto nero, gli occhi azzurro cielo che girovagavano alla ricerca del più piccolo rumore. il viso contratto dal freddo.
Ad Alice non era mai piaciuta quella strada, stretta e senza il minimo alito di luce artificiale, se non quella fioca di piccole finestre coperte da tendine troppo sottili. Una delle tante vie di quel dimenticato paesino senza nome, conosciuto solo per il suo alto grado di criminalità. Ogni volta che doveva attraversarla un brivido le percorreva la schiena, rendendola inquieta. Di farsi accompagnare dai sui non se ne parlava: che figura avrebbe fatto una donna di diciassette anni compiuti arrivando ad una festa con l’auto della mamma?
Ogni sera malediceva quella stupida casa ai confini del mondo in cui viveva,  immaginandosi il giorno in cui finalmente avrebbe ottenuto una patente tutta sua.
-Giro a sinistra, percorro via del Toro e alla prima curva a destra sono arrivata.- bisbigliò a se stessa per rassicurarsi. Sapeva bene che, una volta compiuto quel piccolo tragitto, quella sensazione di malessere sarebbe svanita e al suo posto l’avrebbe rimpiazzata una divertente serata di alcolici e amici. Come ogni volta.
L’angolo fu voltato, ma al posto della solita via vuota un gruppo di ombre si erano mostrate nel suo raggio visivo.
Alice si bloccò di scatto, Il corpo completamente immobile non si azzardava a rilasciare un solo respiro.
Uomini, bottiglie di birra, odore di alcol.
Il cuore cominciò a batterle impazzito, il cervello le ordinava di correre via il prima possibile, ma le gambe non rispondevano, paralizzate.
Nessun pensiero le attraversò la mente, eccetto la disperata richiesta di un tacito bisogno di aiuto.
Una banda di ubriaconi, quattro per l’esattezza. I volti brilli e sorridenti, le vesti sudate e sporche.
Prese coraggio, con uno scatto fulmineo si girò di schiena intenta a scappare.
Un paio di occhi neri, un sorriso brillo, una sudata mano che le toccò il giubbotto. Uno di loro l’aveva preceduta, sbucando dall’altro lato dell’incrocio.
Ora era di fronte a lei, intenzionato a tutto fuorché lasciarla passare.
-Dove credi di andare…- biascicò rauco. Neanche il tempo di reagire che il resto del gruppo gli aveva raggiunti.
Quell’odore così forte la stordiva, rendendola ancora più terrorizzata.
Cominciò il brusio di parole roche e confuse, come una lugubre cantilena che annunciava qualcosa di terribile.
-Stai qua con noi, divertiamoci-
-Perché non giochiamo un po’ insieme-
-avrai caldo sotto quel cappotto così pesante-
Tutte immerse in strozzate e graffiate risate.
Poi cominciarono a toccarla, grandi mani si inoltrarono lungo tutto il suo corpo.
Alice sobbalzò quando sentì uno di quei tocchi sporgersi troppo vicino alla parte interna della cosca. I corpi troppo vicini le rendevano difficile qualsiasi movimento.
Tentò di divincolarsi. Prima piano e cauta, poi sempre più disperata.
I polsi le vennero bloccati. Come le cosce una volta caduta a terra.
Le lacrime cominciarono a rigarle il viso, le urla si fecero più forti.
“no”, “lasciatemi”, “ basta”. Parole spezzate dal pianto che cantilenava in preda al panico, mentre le mille mani nere strappavano bottoni e tessuti.
Venne l’angoscia, il dolore, l’agghiacciante urlo che chiedeva disperatamente aiuto.
L’ultima cosa che vide fu un pesante tubo di metallo.
 Un rumore sordo, un dolore improvviso, poi un tonfo, e il buio che avvolgeva tutto.
Il cuore rallentò i battiti, fino a fermarsi calmo. I muscoli contratti si ammorbidirono, adagiandosi al suolo. Lo scottante rivolo di lacrime smise di scendere, lasciando dietro di sé solo una striscia bagnata.
Tutto era calmo, tutto era nero.
 
Fu come entrare in un sogno. Alice si ritrovò circondata dal nulla più totale, senza sapere dov’era e come ci era finita. provò ad urlare, ma il silenzio continuava ostinato a troneggiare sul luogo.
Presa da un’azione istintiva cominciò a camminare. Girava senza meta alla ricerca dell'ignoto, senza sapere dove o quando l avrebbe trovato.
In quel tragitto non aveva corpo, non aveva pensieri... Paura, angoscia, timore, freddo, dolore. Tutti svaniti. Le era rimasto soltanto un forte istinto di andare avanti.
In quel luogo non c'era giorno né notte, il tempo non esisteva. Potevano esser passati pochi minuti come anni.
Presto anche i ricordi cominciarono a venir meno. I visi dei suoi amici, genitori, parenti divennero sempre più sfocati, sino a scomparire del tutto. Dimenticò la sua casa, la sua infanzia, la sua vita. Fino a non ricordare più neanche il suo nome.
Divenne un anima senza vita. Uno spirito vagante completamente vuoto dentro.
Poi venne la luce. Dapprima debole e appena percettibile, poi sempre più forte, sino a diventare quasi accecante.
Quel colore così forte e bianco la spaventava, invogliandola a tornare indietro. Le pareti prima inesistenti si avvicinarono sempre più, fino ad avvolgerla del tutto. Improvvisamente sentì un incontrollabile bisogno di respirare, senza riuscire a trovare ossigeno. La platina che ora la avvolgeva era ricoperta da un liquido trasparente, di cui era bagnata anche la bocca.
La luce si avvicinava insistente, catturandola con i suoi freddi raggi e portandola fuori da quello che era diventato uno stretto tubo.
Un forte brusio, accompagnato da vari tipi di odori e quel bagliore insistente la colsero completamente impreparata, spaventandola.
Dove prima il vuoto era stato padrone, ora una gran quantità di emozioni avevano preso il sopravvento.
Le lacrime cominciarono a bagnarle quel nuovo viso che ora la conteneva.
Pianse. Di un pianto disperato e infantile, di cui neanche ricordava l’esistenza.
Poi dolci battiti di un cuore, calde braccia che l’avvolgevano, un dolce profumo di vaniglia.
Un uomo dal camice bianco annotò una data su una cartellina, il volto tranquillo e inespressivo.
 
27 dicembre 1827-ore 11.06
Accogliamo con noi la piccola Zoey Ross.
 
Spazio Dell'autore ღ
Sono tremendamente emozionata... questa è la mia prima storia originale e non so se riusirò a continuarla senza renderla una schifezza...
della trama sono piuttosto soddisfatta, mi è venuta una sera quando non riuscivo a dormire e me la sono annotata sul diario. La mattina dopo mi sono svegliata è ho scritto questo prologo xD
un pò triste come inizio, insomma cominciare una storia romantica con uno stupro non è esattamente il metodo più indicato... ma doveva pur morire in qualche modo!
Va bhe... sappiate comunque che i prossimi capitolo saranno un pò più allegri.
Per chi non l'avesse capito, la seconda parte è una spiegazione di ciò che succede dopo la morte, fino ad arrivare alla rinascita nel secondo mondo.
La ragazza prima si chiamava Alice, ed era bassina e bionda. Ora invece avrà i capelli di un rosso acceso e la corporatura molto più sviluppata. Anche il nome cambierà in in Zoey ^-^
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere questo capitolo, se avere voglia lasciatemi una recensione per farmi sapere che ne pensate! :)
a presto!
 
TK:3
  
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