Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Lavi Bookman    12/10/2013    4 recensioni
[Character Death!; Shounen-ai!]
[Kaga/Kuro - accenni Kuro/Ao]
- "« Kagami-kun... » proferì nuovamente l'altro, e quello sguardo, Kagami, glielo aveva visto così spesso durante quell'ultimo periodo, che ad ogni abbraccio dato gli sembrava di sprofondare un po' di più con lui."
Aomine non c'è più, e rimangono solo loro.
Amare un morto fa tanto male a colui che lo ama, quanto a chi che si costringe a sostenere quest'ultimo.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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20 Minutes.
 

Kagami graffiò il parquet lucido del campo da Basket. Puntellò i polpastrelli delle dita e fece per alzarsi. Non c'era modo in cui il suo corpo stesse ai comandi impartiti dal cervello. E non poteva, in nessun modo, mostrarsi così debole. Non in quel momento.
No, non era corretto. In nessun momento.
Da lì in avanti, non avrebbe più potuto permettersi alcun genere di crollo.
Ma sentiva il magone salire in gola e le lacrime punzecchiargli gli occhi come se avessero la precisa intenzione di dissentire dalla sua decisione di essere sempre e comunque impassibile. Vi era un amutinamento, dentro di sé.
Strinse le mani a pugno, rendendo le nocche bianche, e stringendo i denti.
I ciuffi di capelli rossi gli ricadevano sulla fronte, leggermente più lunghi del solito - da quanto non trovava il tempo per prendersi cura della propria persona, lo aveva scordato anche lui.
« Kagami-kun...? »
Fu un attimo, la durata di neanche due secondi, e il ragazzo accasciato a terra ebbe la prontezza di farsi rispettare quel tanto che bastava dai propri muscoli facciali per esporre al nuovo arrivato il miglior sorriso che gli si potesse concedere. Era sempre così complicato, essere forti.
La vista del ragazzino impedì un completo amutinamento, e riuscì in ciò che inizialmente gli era stato impossibile. "E' così piccolo...", pensò istintivamente, alzandosi e facendo un passo nella sua direzione.
« Kagami-kun... » proferì nuovamente l'altro, e quello sguardo, Kagami, glielo aveva visto così spesso durante quell'ultimo periodo, che ad ogni abbraccio dato gli sembrava di sprofondare un po' di più con lui.
La mascella serrata, la schiusa delle labbra rosee in uno sforzo inutile di resistere al pianto, gli angoli della bocca incrinati verso al basso, e gli occhi troppo lucidi, accompagnati dalle sopraciglia corrugate. Vedeva le piccole mani di Kuroko stringersi e rilasciarsi compulsivamente, andando a stropicciare la stoffa dei pantaloni di quando in quando. Si chiese se mai si sarebbe stancato di piangere, per la morte di Aomine.
« Sssh, va tutto bene. Ora è tutto ok » lo rassicurò arrivando a pochi centimetri di distanza con passo veloce, per poi stringerlo a sé. Così fragile, e debole. Sarebbe potuto realmente scomparire, sotto la sua stretta.
Lo sentì cingergli la vita, e avvertì un qualcosa di umido bagnargli l'addome, consapevole che fossero semplicemente lacrime.
Aveva compreso, ormai, che sarebbe stato sempre così. Lui, la possibilità di soffrire, non l'avrebbe mai avuta. Non così, non con qualcuno pronto ad accoglierlo se si fosse presentato all'improvviso. E invidiava Kuroko, in quell'istante. Almeno un po'.
Bastava quella leggera inclinazione nella voce, quello sguardo smarrito, il tremore che lo pervadeva, e Kagami non poteva fare altro che stringerlo, asciugargli le lacrime e leccargli, metaforicamente, le ferite. E ne aveva così tante, di ferite, che se fossero state reali non avrebbe più avuto saliva.
« Mi manca... Mi manca, mi manca... » ripeteva, e ad ogni sussurro il più alto stringeva maggiormente. "Non andartene, ti prego, non andartene", pregava, mentre le sue braccia non permettevano al ragazzino di allontanarsi - e questi non ne aveva intenzione.
« Lo so, lo so... »
« Possiamo andare a casa...? So che volevi allenarti ma- »
« Dammi il tempo per cambiarmi. »
Era un lavoro full time, il suo. Non poteva lasciare solo Kuroko per troppo tempo, né prendersene troppo per medicarsi. E il Basket, da sempre, era ciò che più si poteva avvicinare al suo miglior antidoto.
Sorrise nuovamente al ragazzino con i capelli di un colore così insolito da stupirlo ancora, nonostante gli anni passati insieme. Glieli scompigliò con la mano.
Lo vide allontanarsi silenziosamente, così come era arrivato, per andarsi a sedere contro il muro lì accanto. Dondolava impercettibilmente, come accompagnato da una melodia suonata nel suo cervello. E lo sapeva. Era solo un modo per dissimulare il tremore che ormai da giorni lo accompagnava.
Gli diede le spalle, avanzando in direzione degli spogliatoi.
Amava Kuroko, lo amava davvero. Come casa, famiglia, amante, amico, e compagno. Lo aveva amato il giorno in cui, senza alcuna motivazione, lo aveva visto arrabbiarsi così tanto da urlare. E urlare un “sei così idiota che non ti accorgi neanche di quello che provo!”, lo aveva fatto avampare improvvisamente. Non provò in seguito a rimangiarsi le parole. Kuroko non lo faceva mai. Diceva quello che pensava, e, se sbagliava, chiedeva scusa. Nulla più.
Lo aveva amato quando, non trovandolo a casa, steso a letto con quaranta di febbre, gli si era gelato il sangue. E pensò che come possibile fratello, quel ragazzino introverso, avrebbe fatto davvero schifo facendolo preoccupare in quel modo. Lo vide entrare dalla porta d'ingresso cinque minuti dopo con la spesa in mano e l'aria malaticcia, salutandolo con un “Kagami-kun... Cucino io, stasera”.
E quando, una sera, Kuroko gli aveva chiesto di ospitarlo per un po', Kagami aveva già intuito che nulla sarebbe più stato come prima. Lo fissò una manciata di secondi, come a voler la conferma della sua scelta. E sì, Kuroko aveva scelto lui, quella notte.
Lo confermarono il letto sfatto e i vestiti buttati alla rinfusa in ogni angolo della camera, la mattina dopo. Il sorriso ancora assonnato del più piccolo al risveglio, e lo sguardo imbarazzato del rosso che viaggiava ovunque, pur di non sostare su quegli occhi azzurri, che lo scrutavano come ad aspettare l'esito di una decisione importante. Lo odiò, perché ammettere così apertamente che lo avrebbe voluto inchiodare al letto, piuttosto che vederlo andare via, non era assolutamente da Kagami Taiga.
“Io sarò la tua ombra, e ti farò diventare il giocatore di Basket numero uno del Giappone”, quella frase gli risuonava in testa in ogni singolo momento. Lo aveva considerato 'amico', da lì. Poco importava se l'intenzione iniziale di Kuroko era stata quella di usarlo per battere Aomine, e ridonare il sorriso a quest'ultimo.
E poco importava anche che il pugno con cui battevano le proprie nocche alla fine di ogni azione in campo, fosse un gesto che, per tradizione, lui e Aomine condividevano.
Aomine. La sua prima luce. E ora, non c'era più.
Dal momento stesso in cui aveva appreso la notizia, l'unica domanda che aveva iniziato a porsi era stata “cosa devo fare ora, con Tetsu?”. La risposta la ebbe una volta raggiunto l'ospedale.
Il ragazzo che amava non faceva altro che piangere. Tutti i presenti: Kise, Murasakibara, Midorima e persino Akashi, erano stretti intorno a lui, chi singhiozzando e asciugandosi le lacrime e chi, mostrandosi abbastanza forte da alzarsi pesantemente, come se avesse sulle spalle l'intero peso del mondo, per andare a parlare con i medici.
Ricordava l'attimo in cui, da lì, fotografò mentalmente, la disfatta del loro gruppo.
Il dolore scioglie, irrimediabilmente, anche i legami più forti. I legami da “staremo sempre insieme”, la morte li distrugge in un sol colpo. E non è cattiveria, solo paura. Di ferire, di ferirsi, di non guarire.
Kagami, potè decidere di salvare solo Kuroko. Lo amava quel tanto che bastava per non recidere il legame, morte o meno. E quella fu la stipulazione del suo contratto di lavoro. Mai avrebbe lasciato andare la sua mano.
Aprì il getto d'acqua della doccia, inizialmente gelata, che lo fece sussultare. Avrebbe voluto che tutto scivolasse via, e i ricordi dell'ultimo periodo potessero essere annullati magicamente. Gli sguardi di Kuroko, gli abbracci improvvisi per non svanire, la paura di non essere abbastanza. La consapevolezza che no, non lo si può mai essere.
E poi la certezza matematica della realtà con cui avrebbe dovuto convivere. L'amore, quello vero, quello che spezza respiri e ossa che il ragazzo che amava provava per il ragazzo che ora era morto.
Pianse, in silenzio. Per quei cinque minuti che si trattenne sotto l'acqua. Uscito da lì, l'incubo sarebbe ricominciato. Avrebbe nuovamente fatto a pugni con un fantasma, e avrebbe sorretto colui che fin dall'inizio aveva ammesso “avrei voluto morire con lui”.
Chiuse l'acqua, afferrando un asciugamano bianco che aveva precedentemente poggiato lì accanto, e prese ad asciugarsi, lanciando occhiate all'orologio appeso alla parete davanti a sé.
Ancora sette minuti.
Aveva una tabella oraria, da cui non poteva sgarrare. Lasciarlo solo per più di venti minuti, massimo mezz'ora, era troppo rischioso.
Premette il pulsante d'accensione del phon dopo averlo attaccato alla presa, e si posizionò davanti allo specchio, fissando il proprio riflesso negli occhi. Erano tremendamente stanchi.
« Non devo crollare... » sentenziò a voce bassa.
I capelli non erano ancora completamente asciutti, ma non aveva importanza.
Due minuti.
Rifilò nel borsone tutto ciò che non doveva più usare, e lo richiuse, indossando poi la maglietta grigia chiara senza maniche che aveva portato da casa, e i pantaloni della tuta. Le scarpe non aveva il tempo necessario per allacciarle.
30 secondi.
Rigirando la maniglia della porta dello spogliatoio che lo separava dalla palestra, pregò che anche quella volta venti minuti fossero bastati, non rivelandosi troppi.


 

 


Nota Autrice:

Nh, mi andava di ammazzare qualcuno, sì. Quando mai, in una mia fic non muore qualcuno o non succede qualcosa di tremendamente tragico? Mai, appunto.
Quindi, Aomine che muore, Kuroko che si strugge e Kagami che lo sopporta, mi sembrava un ottimo quadretto familiare. Potrebbe essere OOC, però, lo ammetto.
Detto ciò, vado a letto, che no, non sono stanca, ma devo dormire.
Grazie a chi ha letto. E' sempre bello ricevere recensioni, quindi fatelo o vi odierò se volete lasciarne una, non mi offendo, aw ~

 
  
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