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Autore: Patosangel32    12/10/2013    3 recensioni
La storia d'amore tra Gideon e Gwendolyn continua tra presente e passato, per l'esattezza 1890. Incontri inaspettati e momenti di intimità trascorrono nel clima immediatamente successivo alla scoperta dei piani del Cnte di Saint German.
SOno presenti spoiler!!
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gideon de Villiers, Gwendolyn Shepherd
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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L’atelier di Madame Rossini era invaso da stoffe di ogni tipo. I colori originari della stanza si confondevano tra la marea di tessuti e tendaggi che la donna era impegnata a cucire, rattoppare o anche solamente scegliere per modelli che si era proposta di realizzare. Quando Gideon de Villiers bussò alla porta con molta discrezione – non gli era mai piaciuto far visita alla sarta, se non altro perché lo costringeva ad indossare indumenti raccapriccianti e ad abbinarli tra di loro in modi assurdi – la donna gli sorrise incoraggiante.
-“Madame. E’ un piacere rivederla, la trovo in splendida forma” Gideon provò con l’approccio più educato. Sperava che a fare il galantuomo ci avrebbe solo guadagnato. Non aveva nessuna intenzione di tornare indietro nel tempo con indosso buffi calzoni giallastri e giacche decorate con ricami tropicali. Per non parlare delle ridicole parrucche settecentesche. Nonostante fossero molto più comode delle originali, Gideon si sentiva sciocco nell’indossarle. Ma ciò che conta è ‘l’autenticità’ come diceva sempre Madame Rossini. Il ragazzo riconosceva che la donna fosse una vera artista in campo di moda. Riproponeva con estrema precisione abiti ed indumenti di secoli precedenti a partire dal XVI. Un mestiere piuttosto utile al servizio della Loggia segreta dei Guardiani.
 Forse è meglio spiegare che Gideon aveva ereditato un gene non meglio noto che gli permetteva, anzi più che altro lo costringeva, a tornare indietro nel tempo. Dalla famiglia De Villiers discendevano gli eletti di sesso maschile, mentre la linea femminile discendeva dalla famiglia Montrose. Gideon era il discendente numero 11 noto anche come “Diamante” o “Leone”. 
Viaggiare nel tempo a 18 anni può sembrare una cosa straordinaria, e sotto certi aspetti, lo è davvero. Ma Gideon non la pensava così. Da bambino aveva ricevuto severe lezioni di Galateo, scherma, equitazione, arti marziali, e diversi corsi di lingua straniera. Sapeva parlare il Francese e il Latino, una cosa di cui andava fiero, anche se nel 2011 la lingua del Futuro era rappresentata dall’inglese.
Però sinceramente, per un ragazzo capace di trasmigrare in  diversi secoli precedenti, il futuro cosa può rappresentare? In realtà, per Gideon futuro era una parola inadatta. Dopo aver confessato a Gwendolyn i suoi sentimenti, entrambi si erano dedicati a svelare i segreti del Conte di Saint Germain, fondatore della loggia. I piani originari del conte erano stati quelli di chiudere il cerchio dei 12 viaggiatori, di cui l’ultima sarebbe proprio stata la sua Gwendolyn , meglio nota come “Rubino” o “Corvo”.  Una volta che il cerchio si fosse chiuso –prima il conte avrebbe dovuto raccogliere il sangue di tutti e 12 i viaggiatori e conservarli in un cronografo, lo strumento che permette di regolarizzare i viaggi indietro nel tempo – il Conte sarebbe riuscito ad estrarre la formula per la pietra filosofale, la quale avrebbe garantito al Conte l’immortalità. Ebbene in qualche modo, dopo una serie di avventure troppo lunghe da ricordare, Gideon aveva bevuto quell’intruglio per l’eterna giovinezza. Et voilà, per citare Madame Rossini,  ora si ritrovava con un’eternità davanti insieme a una ragazza straordinaria, terribilmente cocciuta e l’unica che lui avrebbe mai amato.
-“Bando alle formalità, giovanotto. Ho una quantità di lavoro che non può attendere. Dunque ti mostro l’abito per il tuo prossimo viaggio” la donna si girò il metro intorno al collo e si affrettò a scartare stoffe su stoffe. Gideon l’aveva sempre trovata piuttosto buffa. Era decisamente più bassa di lui e anche se Gideon a volte avrebbe davvero voluto risponderle male, non lo aveva mai fatto. Quella donna infondeva su di lui un effetto di rilassante tenerezza.
-“Madame, se posso, vorrei chiederle di non proporre colori troppo eccessivi” il ragazzo la seguiva con uno sguardo speranzoso. All’inizio si era preoccupato di apparire ridicolo agli occhi di Gwendolyn, ma ora che stavano insieme ufficialmente avrebbe potuto indossare un vestito da clown e non gli sarebbe importato più di tanto.
-“Giovanotto, niente colori  vistosi  nella Londra di fine Ottocento. Mon Dieu, dovresti conoscere oramai le correnti modaiole a memoria. Per l’esattezza quante volte sei tornato indietro nel tempo?” la donna parlava da dietro un elegantissimo porta abiti laccato in oro a cui erano appesi vestiti, che Gideon considerò piuttosto sobri. Forse questa volta non sarebbe sembrato un francese post Rivoluzione del 1789.
-“Molte, Madame” rispose correndo in suo soccorso. La donna gli lanciò un’occhiata di rimprovero quando, senza pensarci, aveva posato una mano su quello che sembrava essere un pantalone nero, sgualcendolo. 
-“Di grazia, Madame, c’è un cappello da indossare questa volta?” Gideon sperava che la risposta fosse negativa. Nelle ultime trasmigrazioni aveva evitato il cappello con la scusa di dover passare le tre ore giornaliere nel 1953 per aiutare Gwendolyn a ‘ fare i compiti ‘.
Nessuno però poteva pretendere che due ragazzi ancora adolescenti, rinchiusi per ore nello scantinato nel secolo precedente, con il divieto assoluto di uscire,  potessero pensare solo ai compiti. E poi la loro era un’attrazione fuori dal comune. In una maniera o nell’altra, Gideon era incondizionatamente, vergognosamente, spaventosamente innamorato di Gwen.
-“Ovviament, mon petit, ovviament. Collo di Cigno ha chiesto espressamente di dotarti di cappello a cilindro nero con una striscia di raso in tinta.” La donna con il suo dolcissimo accento francese, che dopo anni passati in Inghilterra, non si era alleviato di una consonante, lo accompagnò dietro il separé dove il ragazzo iniziò a sbottonarsi la camicia bianca, contro voglia. Poi le scarpe e i pantaloni.
Santa autenticità, ma Gideon avrebbe preferito stare il più comodo possibile, anche perché non aveva semplicemente intenzione di accompagnare Gwendolyn in un’innocente passeggiata nella Londra del 1890, ma Che Zeus lo fulminasse, se non avesse tentato di baciarla togliendole il trucco dalle labbra, scompigliato i capelli… e per come si sentiva in quel momento, le avrebbe strappato con i denti, se fosse stato necessario, tutti i bottoni del maledetto corsetto che sicuramente Madame Rossini le avrebbe fatto indossare. Chissà se Hyde Park nell’inverno del 1890 fosse frequentato quanto nel 2011. Gideon sperava vivamente di trovarsi solo con Gwendolyn e i suoi occhi azzurri.
Proprio in quel momento la porta dell’emporio si aprì cigolando. Gideon sollevò lo sguardo oltre il separé. Dall’altra parte della stanza, Gwendolyn aveva infilato la testa nella stanza e sorrideva, i suoi occhi brillavano maliziosi. Gideon non provò neanche ad allontanare il contatto visivo da Gwenny. Almeno fino a quando Madame Rossini non lo colpì in testa con quello che sembrava essere un bastone nero, probabilmente accessorio nel teatrino autentico che stavano per improvvisare nel 1890.
Si affrettò ad infilarsi i pantaloni, che rispetto a quello che aveva indossato precedemente, erano anche piuttosto comodi.
C’è di peggio” pensò allacciando il bottone interno. Le scarpe erano lucide e con un tacchetto che ad ogni passo produceva un antipatico rumore. La camicia bianca invece, aveva un indisponente colletto alto e dei bottoni decisamente piccoli per le sue dita. Gwendolyn gli diceva sempre che sarebbe diventato un ottimo chirurgo e che invidiava la scioltezza delle sue dita. Beh insomma, sul violino scorrevano abbastanza bene e anche con bisturi e punti di sutura non se la cavavano male. Ma secondo lui, la cosa migliore che riuscivano a fare era scivolare dalle sopracciglia, agli zigomi, al mento, sulle labbra, dietro il collo, per tutta la schiena di Gwendolyn. In quello anche lei era brava.
-“Nel 1890 non si portavano parrucche bianche, vero?” si informò Gwendolyn che ora si era appoggiata al ripiano di lavoro di Madame Rossini e sorrideva compiaciuta.
Gideon si sorprendeva sempre dell’effetto che Gwendolyn suscitava in lui. Era come se tutto il resto intorno a lui scomparisse e l’unica cosa che potesse e volesse fare era proprio colmare la distanza che c’era tra di loro. In modo piuttosto sprovveduto, fu proprio quello che fece. Proprio come volevano gli Annali, si avvicinò alla ragazza come un leone con l’unico intento di infilarle la lingua in bocca. Pardon, di salutarla con… molta passione.
-“Lo dici perché non vuoi nascondere i miei morbidi capelli neri come l’ebano?” sussurrò Gideon tanto vicino a Gwen che i loro nasi si sfioravano. Gideon adorava il modo in cui la ragazza tendeva ad arrossire in sua presenza.
-“Sei bellissimo” mormorò Gwendolyn fissando gli occhi azzurri nei suoi. Gideon pensava di guardare due pietre di zaffiro. Aveva gli occhi della mamma. Da quando Gwendolyn aveva scoperto chi fossero davvero i suoi genitori era riuscita a scavarsi un posticino nel mondo. Adesso conosceva la sua vera identità e anche se la loro vita sarebbe stata sempre complicata da queste continue alternanze tra passato e presente, entrambi si sentivano realizzati.
Ad un certo punto Gideon, che si era dimenticato della presenza di Madame Rossini, si affrettò a baciarla. Solitamente Gwendolyn lo circondava con entrambe le braccia e lui le infilava le mani tra i capelli, ma quella volta forse per paura di sgualcire il nuovo vestito, Gwendolyn si staccò immediatamente. Abbassò lo sguardo imbarazzata. Gideon le alzò il mento con in dito e le sorrise.
-“Anche tu e la tua pessima divisa scolastica”
-“Ehi, non insultare la mia gonna a scacchi e il maglione color piscio, come dice Xemerius” Gwendolyn lo guardò torva, ma poi scoppiò a ridere.
Per la cronaca, Gwendolyn ha il ‘potere’ di vedere, ascoltare e parlare con i fantasmi. Xemerius è uno dei suoi migliori amici. Una volta Gwen aveva costretto Gideon a trasmigrare alla fine del Settecento per convincere il fantasma della Lennox , la scuola di Gwendolyn, un certo James Pimplebottom***, (“uno con un cognome del genere dove vuole andare?”, si chiese Gideon all’epoca) che l’anno seguente sarebbe morto contagiato dalle pustole, e siccome Gideon studiava per diventare medico, Gwendolyn l’aveva pregato di portarsi dietro un vaccino contro il vaiolo e benché James li avesse scambiati per due briganti, alla fine era morto di vecchiaia qualche decennio dopo.
-“Mia bellissima Collo di Cigno” la salutò Madame Rossini. Le aveva dato quel soprannome poiché la sarta era praticamente priva di collo, mentre quello di Gwendolyn era sottile e lungo e Gideon adorava baciarlo, specialmente quando Gwendolyn usava il bagnoschiuma ‘proibito’ di Grace, la donna che Gwendolyn aveva creduto essere sua madre per circa sedici anni.
Gwendolyn si staccò dal tavolo di lavoro e andò a dare un bacio sulla guancia alla donna paffuta, che sorrise teneramente.
-“Cos’ha per me, oggi?” chiese Gwendolyn entusiasta. Gideon non riusciva a spiegarsi quale fosse il motivo di tanta esaltazione nell’indossare abiti scomodi.
Madame Rossini la trascino via e lasciò Gideon ad allacciarsi il suo papillon bianco decisamente grande.
Quando poco dopo Gideon alzò la testa, il suo cuore perse un battito. Gwendolyn indossava uno splendido abito rosa antico, che più tardi Madame Rossini avrebbe chiamato Damasco Italiano, con delicati ricami dorati sulla gonna. Il punto vita era segnato da una sottile striscia di raso nero simile a quella che Gideon aveva sul cappello. Il corpetto che si chiudeva sul davanti era intrecciato da fili dorati sottilissimi che poi le ricadevano in splendidi fiocchi. In mano Gwendolyn portava un mantello nero e un curioso cappello molto più piccolo del suo.
-“Se pronta?” chiese Gideon porgendole la mano. Gwendolyn sorrise e annuì.
-“Quando vuoi” rispose intrecciando le dita in quelle di lui.
Poco dopo si ritrovarono nella stanza del cronografo con un insidioso ragazzino dai capelli rossi di cognome Marley, che aveva il compito di gestire la loro trasmigrazione.
-“Avete tre ore di tempo, signori. La data è il dicembre del 1890” Gideon sorrise, senza lasciare la mano di Gwendolyn. Probabilmente non lo avrebbe fatto neanche una volta che fossero tornati indietro di centoquaranta anni. Si chiese se nella Londra di quegli anni fosse accettabile che un ragazzo e una ragazza camminassero mano nella mano. Male che andasse, li avrebbero guardati con sdegno.
Entrambi porsero il loro dito indice. Prima la stanza fu inondata di luce rossa poi di luce bianca.
 
Nella Londra nel 1890, Hyde Park era dipinto di bianco. La neve su Londra ne aveva imbiancato le strade e gli alberi, che senza foglie erano davvero innaturali. Non stava nevicando per ora, ma la gente si ostinava a tenere aperti ombrelli di ogni grandezza e tessuto. Gwendolyn invece aveva indossato il suo mantello nero e lo aveva fermato sulla spalla sinistra con un’enorme spilla rossa. Forse era un vero rubino quello.
Gideon le aveva chiesto se desiderasse un anello, e lei le aveva risposto che aveva il miglior Diamante di sempre. In quel momento Gideon l’aveva amata e da allora il suo sentimento era solo aumentato.
-“Perché abbiamo scelto proprio questa data?” chiese Gwendolyn per attaccare discorso. Se non lo avesse fatto lei, probabilmente Gideon l’avrebbe scaraventata su una panchina e avrebbe iniziato a baciarla con trasporto. Non sapeva ancora se fosse giusto toglierle l’innocenza, nonostante Gwendolyn continuasse a chiederlo con discrezione. Una volta gli aveva detto che non si sentiva desiderata. Gideon le aveva risposto che se non fossero andati con i piedi di piombo Paul de Villeirs, un lontano cugino di Gideon conosciuto come Tormalina nera, nonché padre biologico di Gwendolyn, gli avrebbe spezzato le gambe. Gwendolyn aveva riso di gusto e poi gli aveva sussurrato all’orecchio che non avrebbero dovuto necessariamente saperlo.
-“E’ l’anno di Dorian Gray, Jack lo squartatore e Dottor Jekyll e Mister Hyde. Pensavo che ti interessassero i personaggi affetti da bipolarismo” disse Gideon cingendole la vita con un braccio, Gwendolyn sorrise notando l’andatura da banchiere di Gideon. Il bastone con il pomello bianco gli assegnava un’aria di almeno cinquant’anni in più.
“Beatissima Madame Rossini” , pensò Gideon.
-“Un giorno vorrei incontrare Dickens. Avrei un sacco di domande da fargli sui suoi racconti” disse Gwendolyn sognante. Fissava una panchina davanti a sé. Gideon pensò che le scarpe del completo fosse decisamente scomode se già dopo pochi minuti Gwendolyn volesse sedersi.
-“Charlotte* mi ha sempre detto che non ti piacesse leggere i classici” notò Gideon accompagnando Gwendolyn verso la panchina di fronte il lago. Nonostante la bassa temperatura le paperelle nuotavano tranquillamente nell’acqua che stranamente non era ghiacciata. Anche la neve sembrava fuori luogo, ma Gideon non ci fece caso.
Si fermò a fissare le impronte che avevano lasciato sulla neve, quelle di Gwendolyn erano più piccole delle sue e in alcuni punti era segnato solo il tacco dello stivaletto che indossava. Gideon pensò che metaforicamente quello era lo strano e pericoloso percorso che loro avevano compiuto e che adesso li aveva portati a vivere insieme per sempre. Senza pensarci due volte si girò, afferrò il viso di Gwendolyn fra le mani e la baciò incurante dei passanti. Aveva voglia di farlo e lo aveva fatto anche nella Londra di fine Ottocento. Che importava, tanto entro qualche ora sarebbero scomparsi di nuovo!
Al diavolo le dicerie sulla scarse probabilità di riuscita nei rapporti tra De Villiers e Montrose **. Il loro rapporto sarebbe durato per l’eternità. Gideon sapeva cosa si provava a vivere senza Gwendolyn.
 “Tecnicamente non si vive”, preciso tra sé, mentre Gwendolyn goffamente gli afferrava i capelli e faceva cadere il cappello nella neve. Gideon non si curò di raccoglierlo.
-“Paul non sarebbe molto fiero del nostro comportamento” ansimò Gwendolyn con le guance e il nasino arrossato dal vento freddo. Gideon avrebbe voluto offrirle la sua sciarpa, ma l’aveva dimenticata da qualche parte probabilmente.
-“Hai paura che riesca a piombare qui da un momento all’altro?” chiese Gideon sorridendo. Afferrò i guanti che Gwendolyn si era tolta per accarezzare meglio i suoi capelli. Prese la sua mano destra,baciò una nocca per volta e vi infilò un dito per volta. Poi prese la mano sinistra ed esitò sull’anulare. Le mani di Gwendolyn tremavano vistosamente. Era così tenera in sua presenza, nonostante preferisse fare le cose che diceva lei come tutte le Montrose, ovviamente.
-“Oh no! Non lascerebbe mai Lucy da sola in questo periodo. Durante la gravidanza è diventato iperprotettivo, come se non lo fosse già abbastanza. La povera Lucy non può nemmeno alzare la tazzina di tè che Paul è già lì a controllare che non si stia affaticando più del necessario”
Gideon aveva notato che Gwendolyn non si rivolgesse a Paul e Lucy come ‘mamma e papà’. Teoricamente il fatto che loro avessero rubato il cronografo e fossero diventati dei ricercati, li aveva costretti ad affidarla ad appena due giorni dalla nascita, a Grace che era la madre adottiva di Gwen.
-“Mi sembra giusto. Lo sarei anche io con te” disse Gideon fissando i suoi occhi verdi in quelli di Gwenny.
-“Oh, Mr De Velliers, io non te lo permetterei. Nel 2011 le donne incinte non sono considerate gravemente malate ” disse Gwendolyn accarezzandogli la guancia fredda con un pollice.
Entrambi si voltarono a guardare il lago. Era calmo e rifletteva il grigio del cielo. Londra era uguale in ogni epoca e poi dopo la rivoluzione industriale, il grigio era diventato il colore caratteristico. Non che per illuminare le sue giornate servisse il Sole. Lui aveva Gwendolyn .
Una giovane donna con un lungo vestito color prugna avanzava verso il centro del parco. Un bambino arzillo, come Gideon non si ricordava di essere mai stato, correva di qua e di là, raccogliendo e lanciando palle di neve ai passanti che prima lo guardavano con aria di rimprovero, poi forse addolciti dai suoi occhi azzurri, gli sorridevano benevoli. Somigliava a Raphael, suo fratello, con la differenza che lui aveva i capelli biondi e il bambino invece neri. La donna avvolta in un lungo cappotto nero con i capelli legati elegantemente sulla testa, cercava di ricorrerlo e sembrava tanto felice anche se fingeva di arrabbiarsi con il bambino. Almeno fino a quando i passanti li avessero superati, perché dopo entrambi scoppiavano a ridere. Poi la donna prese posto proprio sulla panchina a fianco alla loro e aprì un libro.
-“Sta leggendo il racconto di due città, di Dickens” sussurrò Gwendolyn cercando di non farsi sentire. Gideon notò con piacere che la sua ragazza avesse ragione. Certo, non era sicuramente il suo libro preferito, ma lo aveva letto con estremo interesse.
-“Non dovremo fissarla” suggerì Gideon, che si era momentaneamente incantato. Non che la ragazza alla sua sinistra gli interessasse particolarmente, ma riteneva che fosse affascinante. Così riportò lo sguardo su Gwendolyn, che dal suo canto stava fissando il bambino con le sopracciglia aggrottate. Fino al momento in cui esclamò “Oh mio Dio”. Gideon voltò velocemente la testa verso il lago.
Il bambino scivolato da qualche parte aveva iniziato a frignare e ora correva con l’affanno verso la panchina su cui la ragazza sedeva.
-“Mamma, mamma” gridava.
“Mamma?” si chiese Gideon. Mostrava al massimo 18 anni.
-“Oh, James, cosa ti è successo di nuovo? Non venirmi a raccontare storie fantastiche su orribili mostri che ti assalgono mentre cerchi di costruire un pupazzo di neve” lo richiamò la madre. Si alzò posando il libro sulla panchina e si avvicinò al figlio.
-“Ma mamma… Quella volta è stato davvero un mostro a spingere il vaso dalla finestra. Non è colpa mia se zio Gabriel si trovasse di sotto.” Per essere piccolo, parlava incredibilmente bene.
La donna si accovacciò scuotendo la testa. Il bambino riprese a frignare come se si fosse ricordato proprio in quel momento di essersi fatto male.
Gwendolyn puntellò un dito sul suo braccio.
-“Cosa c’è?” chiese Gideon un po’ irritato. Era interessato davvero alla storia.
-“Vai a vedere cosa si è fatto il bambino. Senti un po’ come urla poveretto”
Così Gideon si alzò infilandosi il cappello e si avvicinò cautamente alla donna.
-“Mi perdoni, Miss” disse schiarendosi la gola “sono uno studente di Medicina, posso aiutarla in qualche modo. Vorrei solo capire se suo figlio si è davvero fatto male” la donna alzò gli occhi su di lui.
-“Oh mi perdoni, non mi sono neanche presentato! Sono Gideon de Villiers”
-“Come lo zio Gideon!” esclamò il bambino passandosi una manica della giacca sotto il naso gocciolante. Gideon gli sorrise e notò che in realtà gli occhi non erano azzurri ma grigi come quelli della madre.
-“Allora piccoletto, cosa è successo?” domandò Gideon sedendosi sui talloni. I bambini e le loro storie sono terribilmente affascinanti. Non a caso Gideon aveva guardato con Nick e Caroline, i fratellastri di Gwendolyn, tutta la maratona di Trilli.
-“C’era questa papera.. Mi guardava così male. Al che io le ho detto ‘smamma animale cattivo’ e lei è uscita dal lago e mi è quasi saltata addosso. Menomale che papà mi ha insegnato a difendermi da animali così cattivi” sussurrò intervallando il discorso da singhiozzi enfatici.
Gideon non pensava che le papere fossero così cattive.
-“James, ascolti troppo volentieri le storie di tuo padre” disse in un accento poco londinese la donna sorridendo. Forse era Americana.
-“Mamma, era cattiva. Signore, è vero che le papere sono cattive e che hanno lunghi denti affilati con gli occhi rossi e gli artigli lunghi?” Gideon guardò la donna sorridendo. Intanto Gwendolyn si era avvicinata incuriosita.
-“Oh assolutamente sì. Una volta io ne ho vista una che andava in giro un secchio di mollette e quando meno te lo aspettavi, te le appendeva alle orecchie o al naso. Da quello che ho sentito era veramente doloroso” disse Gwen con estrema partecipazione. Gideon stava per scoppiare a ridere. La donna rise di gusto. Mentre James la guardava torvo.
-“Vedi mamma” disse con tono altezzoso “ papà aveva ragione. Le papere sono animali pericolosi e furbi!” annuì convinto. Anche Gwendolyn rise. Il bambino allora iniziò a raccontare di episodi con tanta carica emotiva che Gideon quasi quasi ci stava credendo.
“ Se si può tornare indietro nel tempo, se Gwendolyn vede i fantasmi, perché non è possibile credere a mostri, demoni e compagnia bella ?” si chiese.
-“Non mi sembra che sia niente di grave, Miss…” Gideon guardò la donna negli occhi, poi afferrò la mano di Gwendolyn. La donna sorrise al loro gesto. Fece scivolare lo sguardo sul bambino con gli occhi grigi e i capelli ribelli neri.
-“Tessa, Tessa Gray” disse lei. Poi arrivarono i soliti dolori di stomaco e i ragazzi scomparvero sotto lo sguardo incredulo della signorina Gray e del bambino dalla fervida fantasia.
 
 
*E’ la cugina di Gwendolyn, che era destinata secondo alcuni calcoli, a ricevere il gene che le avrebbe permesso di trasmigrare. Era la compagna di allenamento di Gideon prima che Gwendolyn scoprisse il suo dono ereditario. Inoltre è innamorata di Gideon dall’inizio della trilogia e non sopporta Gwendolyn.
** Per tradizione i rapporti tra le due famiglie non sono dei migliori. I De Velliers sono antipatici e arroganti almeno quanto lo sono i Montrose. In realtà la rivalità risale alla fondazione della Loggia per la successione alla carica di Gra Maestro dei Guardiani. Più recentemente il rapporto che non ha funzionato è quello tra Falk De Velliers, lontano cugino di Gideon e fratello di Paul, che era fidanzato con Grace Montrose in Shepherd. Sembra che i due continuino ad essere attratti reciprocamente. Le eccezioni sono rappresentate da Lucy Montrose e Paul de Velliers, genitori di Gwendolyn, e da Gideon e Gwendalyn.
***letteralmente sedere brufoloso
   
 
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