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Autore: Juu_Nana    06/04/2008    6 recensioni
Dagli abissi della memoria riaffiorò un ricordo, un volto. Un numero. 21.
Conscio di doversi ricongiungere alla sorella, C-17 si rivolgerà proprio a 21, una giovane Cyborg dal passato oscuro pure a lui. Ma i due verranno trascinati in una battaglia che li vedrà prima nemici e poi alleati con Trunks, ormai prossimo alla partenza, ma che, dopo aver incrociato gli occhi di ghiaccio di 21 si vedrà costretto a prendere una scelta più che difficile.
Quella che da battaglia di sangue diventerà una battaglia di cuori sarà lo sfondo per nuove amicizie e sentimenti celati, mentre il giovane Trunks e il Cyborg numero 17 percorreranno un cammino decisamente fuori dagli schemi.
Genere: Generale, Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, Altri, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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 Cuore di Metallo


Prologo - L' inizio dopo la fine:


Buio.
Un buio fitto e impenetrabile.
Sentì un’energia calda che risaliva lentamente dalle dita delle mani e dei piedi fino ad arrivare al busto e alla testa, rendendo nuovamente sensibili i muscoli che attraversava. Capì di essere sdraiato supino su un materiale duro ma deliziosamente tiepido, con le braccia abbandonate ai lati della testa. Socchiuse pigramente le palpebre e la luce del sole gli ferì gli occhi. Li richiuse di scatto. Era decisamente piacevole stare così, disteso, senza pensare e con quel tepore che gli scaldava le membra. Non sapeva perché, ma sapeva di averne un bisogno incredibile, quasi come se non facesse che correre da settimane senza essersi fermato una volta.

Quasi involontariamente, iniziò a riordinare i propri pensieri, quando uno in particolare si fece prepotentemente sentire in mezzo agli altri, facendogli correre una carica di adrenalina lungo la schiena e facendogli aprire gli occhi chiari di scatto. Una parola, una sola e unica parola che gli fece accapponare la pelle: Cell!
In un balzo C-17 fu in piedi, i nervi tesi allo spasimo nel tentativo di captare il più debole movimento e i pugni levati, pronti a parare qualsiasi possibile attacco. Poté constatare che fino a poco prima era sdraiato su un terreno roccioso, una piana sconfinata con delle alture in lontananza. Il Cyborg faceva ansiosamente scattare la testa ora in questa, ora in quella direzione, sobbalzando al minimo fruscio provocato dal vento o da un equivoco riflesso del sole.
“Cosa ci faccio qui?” Si chiese nervosamente il Cyborg, mentre gocce di sudore comparivano sulla tempia e lentamente scivolavano giù.
“Che cos’è questo posto?” Nella sua mente balenò l’immagine di una piccola isola verdeggiante, circondata da un mare cristallino.
“E Piccolo? Dov’è finito?” Fece scattare nuovamente la testa e una piccola lucertola di passaggio strisciò via, spaventata.
“Ma soprattutto…Cell dov’è?!” Una goccia di sudore particolarmente grossa scivolò fino al mento e da lì cadde al suolo. Ma i minuti passavano e né Cell né nessun altro gli si parò davanti, tranne qualche rettile che scivolava via appena lo vedeva. Infine, anche se un po’ restio ad abbandonare la posizione di guardia, 17 si 
sedette con le gambe "a farfalla”, appoggiando il braccio destro sulla rispettiva gamba. Gli echeggiava ancora nelle orecchie la voce di C-16 che gli urlava di voltarsi, poi quel buio, il risucchio, un risucchio mostruoso a cui non riusciva a resistere. Inutili le grida di orrore, inutili quei calci tirati a vuoto…
C-17 chiuse istintivamente gli occhi e si passò una mano sul viso, quasi cercando di cancellare quei ricordi che lo stavano travolgendo. Il mostro era riuscito a infilarlo interamente nella coda e dopo un viaggio che gli sembrò infinito, finalmente la testa aveva raggiunto uno spazio più ampio, presto seguita dall’intero corpo. In un primo momento, gli parve completamente assurdo: stava infatti galleggiando in un infinito spazio bianco, con gli abiti che gli si gonfiavano addosso, come se fosse sott’acqua. Per quanto cercasse di strizzare gli occhi, non riusciva a capire dove finisse quello strano luogo. Provò a muovere qualche passo in quel bianco incredibile, ma per fare ciò dovette aiutarsi con le braccia, mentre i capelli gli volteggiavano liberi intorno.
Aveva sempre più l’impressione di essere sott’acqua. Poi sentì un pizzicore terribile sui piedi e abbassando lo sguardo su di essi, spalancò gli occhi e ancora adesso non riusciva a capire se lo avesse fatto per la sorpresa o per l’orrore. Con suo enorme sgomento infatti, le sue scarpe e le sue caviglie si stravano letteralmente sbriciolando in centinaia di particelle, che subito sparivano in quel immenso spazio vuoto. Il Cyborg provò a urlare, ma nessun suono uscì dalle sue labbra, provò a muoversi, ma non riuscì a fare nemmeno quello. Poteva solo fissare impotente e con terrore quello strano fenomeno che presto lo raggiunse alle ginocchia, ai fianchi… Voleva urlare, correre, fare qualsiasi cosa piuttosto che rimanere immobile senza poter fare nulla, ma il suo corpo non reagiva e presto C-17 sparì nel nulla.

Quando aprì gli occhi, si sentiva bene, meravigliosamente bene. Si sentiva forte, potente oltre ogni immaginazione. Si sentiva incredibilmente soddisfatto e felice. Si fissò la propria mano destra con sguardo estremamente contento. Aveva girato e rigirato la mano un paio di volte. Era verde, con delle macchie scure e delle lunghe unghie nere. Erano strane, se le ricordava diverse… eppure era stato estremamente soddisfatto. Provava una gioia irrefrenabile e la sua mente era sommersa di pensieri che non gli erano mai passati nemmeno per l’anticamera del cervello: potere, conquista, distruzione…
“Ma che cosa è successo?” Il Cyborg interruppe il flusso dei suoi pensieri, mentre si prendeva la testa con entrambe le mani, incapace di comprendere. Ma era più che sicuro, che le emozioni che aveva provato, gli occhi con cui aveva visto e il corpo con cui aveva agito, non fossero stati i suoi, ma quelli di Cell. E ora, con la mente libera e con di nuovo il possesso del suo corpo ripensava a quei momenti, l’unico sentimento che provava era un disgusto indescrivibile. Lentamente spuntarono piccole bolle di memoria, frammenti di ricordi confusi: la distruzione dell’esercito, l’attesa dei dieci giorni, la sconfitta di C-16… Deciso a impedire alla sua mente di continuare a mostrargli quelle immagini, 17 cercò di concentrarsi su qualcos’altro.
Ma di nuovo la schiena gli venne attraversata da una scarica di adrenalina: C-18!
“Lei dov’è? Perché non è qui?!” Il ragazzo si alzò nuovamente in piedi e si voltò intorno un paio di volte, senza però vedere nessuno.
- C-18!! - Urlò il Cyborg con quanto fiato aveva.
- C-18 dove sei? C… - il Cyborg non finì di pronunciare nuovamente il suo nome. Nella sua testa era affiorato un pensiero nuovo e gli si presentò davanti agli occhi come se lo stesse vivendo per la prima volta.
Lei lo stava attaccando, alla cieca e con la furia selvaggia di una bestia in trappola.
“Perché mi sta attaccando?” Si domandava C-17, attonito dal gesto della sorella. Poi la sua coda comparve nel campo visivo di 17 e inglobò senza il minimo scrupolo C-18, che iniziò a urlare disperata.
- Nooo!! - Urlò a sua volta C-17, tendendo una mano davanti a sé come se la avesse avuta davanti e avesse potuto aiutarla. Ma era solo un ricordo e il ragazzo ritrasse subito la mano e se la mise tra i capelli, tirandoli forte.
Era stata colpita per colpa sua, per il suo stupido orgoglio.
Per non essere scappato con lei ma essersi voluto impuntare, dimostrare di essere il migliore. E per questa sua stupida idea non solo lui, ma anche la sua amata sorella era stata assorbita. Poi, un altro ricordo. Cell, colpito da un pugno di inaudita potenza, “vomitava” 18 e quel pelato che aveva visto insieme con gli altri terrestri, quel certo Crilin, che la portava al sicuro.
Con quel pensiero riuscì a contenere il forte desiderio che aveva di prendersi a zuccate contro una roccia, ma la tentazione di farlo era ancora forte.

“E adesso? Devo assolutamente ritrovare mia sorella, sapere se sta bene. Se solo mi avesse lasciato un messaggio, un biglietto, qualcosa per farmi capire dov’è...” Si chiese il Cyborg prendendo a fissare il cielo.
“E cosa farò io, adesso che è tutto finito? Ucciderò Goku?” Una nuova immagine si sostituì a quella di 18: un giovane ragazzo coi capelli biondi, che combatteva con potenza e determinazione incredibile, Son Goku.
"No, non ho più la minima intenzione di uccidere, anche perché mi sarebbe impossibile sconfiggere quella belva, ora... Non con i poteri che ho adesso. E poi sarebbe come seguire gli ordini di quel mostro di Gero” Pensò con stizza 17. Quel nome gli fece però venire in mente un’idea, il laboratorio dove Gero compiva i suoi esperimenti. Lei non era accora stata riattivata, lei era ancora lì.
“Effettivamente, c’è qualcuno che può aiutarmi” si disse l’androide mentre si preparava a raggiungere la sua vecchia “casa” tra le montagne.
Non sapendo da che parte andare, si librò in aria e partì alla massima velocità nella prima direzione che gli capitò a tiro...
I risultati furono migliori di ogni sua più rosea previsione:  in meno di due ore, raggiunse infatti il tanto odiato laboratorio, dove sperava ci fosse ancora lei.
  
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