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Autore: _Once_Upon_A_Time_    14/10/2013    1 recensioni
La storia è ambientata nel 1843 e siamo in America, precisamente ad Augusta, nel Maine.
La protagonista è una giovane sedicenne dell'epoca, Helena J. Lockwoood, un po' goffa e imbranata, poco apprezzata dalla madre. E' da sempre innamorata dello stalliere di famiglia, Marcel, un bellissimo e intrigante ragazzo della sua età, dai morbidi capelli castani e dai luminosi occhi verdi-azzurri. Ma sarà costretta a separarsi, per il momento, poichè sua madre vuole mandarla in un collegio per giovani dame per sei mesi. Per fortuna, a farle compagnia ci sarà la sua migliore amica, Rose.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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In un soleggiato settembre del 1843, una imponente carrozza color avorio con screziature argentee accostò davanti al cancello di villa Lockwood, alla cui guida siedeva il vecchio Mr. Smitherson, affezionato cocchiere di famiglia. Quando Kentin, il servo che si occupava di accogliere gli arrivati in villa, si accorse, scorgendo dalla sua postazione, della carrozza, suonò il campanello della villa, aprì l’importante cancello e corse ad aprire la portiera della raffinata carrozza, da cui ne uscì un’ancor più raffinata donna dalla chioma scura e dall’ingombrante abito verde. Era Mrs. Romero, una ricca dama italiana molto affezionata a Mrs. Lockwood.
-“Salve, Mrs. Romero. Mrs. Lockwood la stava aspettando.”- con un inchino e un braccio allungato verso la dama, Kentin la accompagnò poco oltre il cancello dove lei decise di proseguire da sola fino alla elegante e maestosa scalinata che portava all’ingresso.
-“Paula, che piacere vederla.”-
-“Jasmine, lo stesso è per me.”- le due donne si salutarono con un inchino e proseguirono verso destra, accomodandosi nel salone.
-“Helena! Saluta Mrs. Romero!”- con il suo solito tono leggermente aggressivo con cui si rivolgeva a sua figlia, la donna dai lunghi boccoli dorati, mise le mani sui fianchi, abbracciati da un grande abito rosa pallido.
-“Oh, scusatemi.”- disse la bellissima e giovane fanciulla dai mossi capelli biondi alzandosi goffamente dal divano e sistemandosi il suo abito ricamato azzurro pallido. –“Salve Mrs. Romero.”- si inchinò e guardò a mo’ di scuse la madre.
-“Helena.”- un inchino veloce servì a far capire alla ragazza che non era il posto in cui stare in quel momento.
-“Va’ a chiamare Mrs. Pinkerton, per favore.”- aggiunse la madre rivolgendosi alla figlia.
-“Certo, madre.”- e uscì dalla stanza, fermandosi però ad ascoltare quelle parole che l’odiosa donna aveva pronunciato tra una risata e l’altra. ‘Vostra figlia imparerà mai le buone maniere? Ha ormai 16 anni. Sembra che sia cresciuta tra i barbari.’ E sua madre non aveva fiatato. Sapeva di deluderla da quel punto di vista. Saper suonare il piano, saper cantare, saper leggere e scrivere, tutto perfettamente, non serviva evidentemente a sovrastare la goffaggine.
-“Dasie, mia madre vi desidera. E’ in salone con Mrs. Romero.”- disse la fanciulla in azzurro ad una donna bassina, dalla chioma scura, che indossava un abito verde scuro un po’ sgualcito con un grembiule e una cuffia.
-“Certo, tesoro. Vado subito.”- posò lo straccio sul comodino che stava pulendo e si diresse verso il salone. Quella donna era tutto per Helena. L’aveva cresciuta, l’aveva amata, come sua madre non aveva fatto.
Nel frattempo, Helena salì al piano di sopra per andare nella sua stanza, quando suo fratello minore la fermò. –“Helena! Helena! Marcel ha avuto un incidente con il cavallo.”-
‘Marcel.’ Quel nome.. Quel nome la fece allarmare più di quanto non si sarebbe allarmata normalmente, dato che era follemente innamorata di quello stalliere con cui era cresciuta, nonché figlio di Mrs. Pinkerton.
-“Ti ho cercato dappertutto! Corri!”- prese per mano la sorella e la trascinò giù per la scalinata, portandola verso il retro del giardino.
-“Oh santo cielo! Perché non hai chiamato la servitù?”- corse a sedersi accanto al corpo del bellissimo ragazzo dai capelli castani e dagli occhi verdi-azzurri, accarezzandogli il volto. Aveva il ginocchio messo male.
-“Non l’ho fatto perché è stata colpa mia se è caduto..”-
-“Va a chiamare subito qualcuno!”- disse infuriata, sapendo che aveva combinato un’altra delle sue marachelle. –“Marcel.. Come stai?”- sussurrò poi al ragazzo steso sull’erba fresca.
-“Mi-mi brucia.”- disse stringendosi in volto, indicando prima il ginocchio e poi si sbottonò la camicia per mostrare un’altra ferita.
-“Oh cielo! Sta tranquillo, starai meglio.”- si voltò vedendo arrivare dietro di lei tre dei servi di famiglia fra cui Dasie Pinkerton, poi vide arrivare sua madre, suo fratello Harry e Mrs. Romero.
 
-“Come va?”- mormorò Helena al ragazzo, applicandogli una pezza bagnata sulla ferita al torace.
-“Meglio, grazie Miss Lockwood.”- sorrise ampiamente il giovane, sdraiato sulla sua branda nell’abitazione della servitù.
-“Helena. E’ sempre stato Helena per voi.”- sorrise la ragazza. –“Da quando avete ripreso a chiamarmi Miss Lockwood?”-  Ridacchiarono i due.
-“Come va, Marcel?”- arrivò Dasie preoccupata.
-“State tranquilla, madre. Sto bene.”- la tranquillizzò lui.
-“Credo che possa bastare.”- fece per posare il panno bagnato sul mobiletto accanto a lei, quando a Helena gli venne in mente una cosa. –“Come ha fatto a cadere dal cavallo?”
-“Harry deve aver fatto qualcosa ai zoccoli del mio cavallo e quando ha inciampato, sono caduto e lui ha messo uno zoccolo sopra di me.”-
-“Oh, dovete scusarlo. Sa fare solo scherzi stupidi.”- sorrise a mo’ di scuse lei.
-“Anche noi due li facevamo.”- sorrise al ricordo di quando avevano 6 o 7 anni.
-“Helena, tesoro, vostra madre vi cerca.”- gli interruppe la donna dietro di loro.
-“Si, Dasie. Vado.”- si voltò per lanciare un ultimo sorriso a Marcel e poi si avviò verso casa.
 
Helena entrò nella biblioteca di famiglia, dove la aspettava la madre a leggere un libro di uno scrittore francese del ‘700.
-“Madre, mi cercavate?”-
-“Si, Helena. Vieni pure a sederti qui.”- allungò un braccio per indicare la poltrona difronte a lei e con l’altro posò il libro sul comò. Quando Helena si mise a sedere, la donna cominciò. –“Tuo padre tornerà domattina, come sai. Bene, noi due ci siamo scambiati parecchie lettere da quando è in viaggio per contrattare con l’Inghilterra. E siamo d’accordo sul fatto che.. beh.. dovresti andare in collegio. Domani.”-
-“Cosa? In collegio??”- lo stupore si leggeva chiaramente negli occhi della fanciulla dalla lunga chioma bionda.
-“Il collegio è qui in città. Quindi non sarà un grosso cambiamento per te.  Lo facciamo appunto per te, figliola. E poi, è il miglior collegio per giovani dame di tutto il Maine.”
-“Ma.. Madre..”-
-“Niente, ma. Starai lì solo 6 mesi. E quando tornerai sarai una dama in vista e amata da tutta Augusta.”- la donna dall’abito impreziosito da raffinate perle, appoggiò una mano su quella della figlia, poi concluse il discorso. –“Adesso, puoi andare. Va’ a chiamare tuo fratello, è ora di pranzo.”-
Le onde bionde dei capelli della giovane donna svolazzavano di qua e di là per la camminata affrettata che aveva per la rabbia. Non potevano spedirla in collegio, poi domani, senza alcun preavviso. Che ne sarebbe stato di lei e Marcel e le milioni di storie che si immaginava succedessero tra loro?
-“Harry?”- bussò alla porta della sua stanza e il ragazzino le venne ad aprire. –“E’ ora di pranzo.”-
Mentre si dirigevano in sala da pranzo, Harry si accorse di qualcosa che non andava in lei. –“Che cos’hai?”
-“Vogliono spedirmi in collegio. Domani.”-
-“Addirittura?!”-
-“Si.. beh.. E’ l’unica possibilità di non essere la delusione in persona per la mamma. Non posso credere che nostro padre abbia acconsentito!”- era infuriata, soprattutto mentre iniziò a pensare alla sua migliore amica Rose, che non avrebbe potuto vedere per sei lunghi mesi.
-“Dai, non preoccuparti.. Vedrai che passerà in fretta il tempo.”- ci scherzò su il fratello, ma ottenne in risposta uno sguardo infuocato dalla rabbia.
 
Durante tutto il pranzo, nessuno aveva fiatato. Adesso Helena era distesa a braccia aperte sul suo grande letto a baldacchino a fissare il soffitto finemente dipinto. E nel frattempo, Mrs. Pinkerton stava preparando le valigie per domani.
-“Dasie, dite a mia madre che vado da Rose.”- intervenì la ragazza appena alzatasi dal letto.
-“Oh, d’accordo. Per quando pensate di tornare?”-
-“Per l’ora di cena, credo.”- Helena le stampò un casto bacio sulla guancia e se ne andò.
 
Era dentro la carrozza a osservare il lungo viale alberato che divideva villa Lockwood da villa Johnson, quando, alla fine, si fermarono da vanti a quest’ultima.
Venne accolta dalla sorridente e calorosa Mrs. Rumple, la governante della villa, che la portò dalla sua amica Rosalinde. Era sempre bellissima e impeccabile in quei lunghi spaghetti ramati che portava raccolti in un morbido chignon, accompagnati da un fine abito rosato.
-“Helena, che ci fai qui?”- si strinsero in un abbraccio le due amiche.
-“Novità..!”- squillò Helena.
-“Quali? Dimmi tutto.”- si accomodarono sul morbido divano blu.
-“Domani andrò in collegio.”- mostrò un evidente falsa felicità all’amica Rose.
-“Come andrai in collegio?”- Rose assunse la stessa espressione che aveva avuto la fanciulla bionda alla notizia.
-“Già..”- alzò un sopracciglio l’altra.
-“Voglio venirci con te! Assolutamente!”-
-“Non ti farò sopportare la mia stessa tortura, Rose!”-
-“Che combinerai senza di me?”-
-“Me la caverò!”-
-“Mmh..”- storse le labbra Rose. –“Mrs. Rumple!”- urlò, poi. E la governante si fece trovare in pochi attimi nella stanza.
-“Si, signorina?”-
-“Dica a mia madre che ho intenzione di iscrivermi al collegio di..”- si fermò un attimo per aspettare il suggerimento di Helena. –“..di qui! Di Augusta! Domani!”-
-“Va-Va bene, Mrs. Johnson.”- mormorò confusa la donna, dirigendosi verso le stanze della signora Johnoson.
-“Non ce n’era bisogno. Davvero, Rose.”- intervenne Helena.
-“Invece si. Ci sarò sempre per te, ricordi?”- le sorrise Rose.
 
Dopo un pomeriggio passato a passeggiare per il giardino di Rose, a bere del delizioso thè e a spettegolare, Helena tornò a casa, sapendo che domani non sarebbe stata sola, dato che i genitori dell’amica avevano acconsentito al collegio. E, conclusa la cena a casa, Helena andò nel retro del giardino, nella ‘Little House’, come la chiamavano tutti, l’abitazione della servitù.
-“Posso?”- scorse lei dalla porta.
-“Certo, Miss Lockwood, entra pure.”- la signora Pinkerton stava preparando del brodo per suo figlio Marcel, riuscito finalmente ad alzarsi in piedi. Il ragazzo, alla vista della giovane, non riuscì a trattenere un ampio sorriso, che venne ricambiato allo stesso modo.
-“Volevo salutarvi. Domattina partirò all’alba, non vi voglio disturbare così presto.”- la fanciulla dal morbido abito azzurro si sedette sulla polverosa sedia di legno che occupava il centro del salotto.
-“Che gentile da parte vostra, signorina.”- la donna le lanciò un veloce sorriso affettuoso, che Helena ricambiò.
-“Vale anche per voi, Mr. Marcel Warol.”- si spinse in un sorrisetto malizioso.
-“Oh, mia principessa, temevo che non mi avreste onorato dei vostri saluti.”- altrettanto malizioso, Marcel si alza per avvicinarsi alla ragazza e sedersi accanto a lei.
-“C’è poco da scherzare qui, Mr. Warol. Non vorrete davvero prendervi gioco di me?”- disse lei, con ironia.
-“Non oserei mai, Miss Lockwood.”- rispose con altrettanta ironia il ragazzo, mettendosi una mano sul cuore. Poi, il suo tono si fece serio e sincero. –“Sul serio, non oserei mai.”-
Per un momento i due si guardarono talmente intensamente negli occhi, tanto che la madre si sentì tanto a disagio da interrompergli servendo il brodo, cosa non affatto da lei. Anzi, sarebbe stata più che felice di lasciarli soli, ma la tensione del mometno si faceva sentire troppo.
-“Adesso dovrei.. dovrei tornare nelle mie stanze..”- farfugliò la giovane scuotendo la testa. Che poi uscì di scena abbracciando calorosamente i due presenti.
-“Allora, Marcel?”- intervenne la donna quando Helena uscì dalla Little House.
-“Cosa c’è, madre?”- noncurante il ragazzo iniziò a mangiare il suo brodo. E sotto lo sguardo un po’ severo della madre, rispose. –“Lo sapete, madre. Sapete cosa provo per lei. Ma capisco e accetto quando non posso avere qualcosa.”- E lì la madre si sciolse, addolcendosi.
-“Oh, figlio mio.”- disse accarezzandogli il volto.
 
Le primissime luci fioche dell’alba invadevano la spaziosa e maestosa stanza dai toni color crema. Helena si stava stropicciando gli occhi, mentre una delle serve stava aprendo il resto delle tende.
-“Buondì, Miss Lockwood.”- sorrise affettuosamente la donna dai lineamenti morbidi e dolci.
-“Buongiorno anche a voi, signorina Rumple.”- come al solito a Helena scappò un grosso sbadiglio poco signorile.
-“Le preparo il bagno?”-
-“Si, grazie.”-
-“Quali sali vuole che usi questa volta?-
-“I soliti, Miss Rumple, grazie.”-
-“Vado.”- con un sorriso e un piccolo inchino, la donna uscì dalla stanza.
Con modi poco aggraziati, Helena si alzò dal letto e cominciò a stropicciarsi il viso e i capelli arruffati che aveva appena sveglia, mentre osservò le valigie già pronte. ‘Non posso crederci che mi abbiano davvero spedita in collegio.. Non voglio neanche pensare a quando dovrò trovare marito.’ Pensò.
 
La schiuma le accarezzava dolcemente la pelle, i Sali le facevano vibrare il corpo e la sensazione era stupenda. Sarebbe potuta rimanere lì per sempre. Ma due bussate alla porta la interruppero.
-“Miss Lockwood, vostra madre vi attende per la colazione. Oh, ed è arrivato anche vostro padre!”- la voce che poco prima le aveva preparato quel meraviglioso bagno la fece affrettare.
­-“Va bene, grazie, Miss Rumple.”-
Mentre usciva da quella profumata acqua, Helena venne avvolta da una leggera brezza proveniente dalla finestra aperta, che le fece volare i biondissimi capelli bagnati. Quando fu perfettamente asciutta, venne aiutata a vestirsi da alcune donne della servitù che la agghindarono con un cupo abito rosso mattone, per niente ricamato a parte le iniziali del nome, con i polsini che sbucavano dalle maniche a 34, delle discrete scarpette in pelle di camoscio e nemmeno un gioiello. Era a divisa che avrebbe dovuto indossare per altri sei lunghi mesi.
 
Scesa al piano inferiore, con i suoi morbidi boccoli biondi, accolse suo padre appena tornato da un lungo viaggio e fece un abbondante colazione.
-“Non posso credere che siete appena tornato e io me ne dovrò andare, padre.”- sul ciglio del decoratissimo portone in marmo, Helena si accingeva a salutare il padre, che la abbracciò.
-“Mi dispiace, piccola mia. Ma vostra madre.. beh.. mi ha incastrato. Anch’io vorrei averti qui.”- sussurrò all’orecchio della figlia, quando venne interrotto da sua moglie.
-“George, credo sia ora di andare per Helena.”- disse imperterrita.
La delusione si leggeva nella faccia di Helena. Il rapporto con sua madre era tutto il contrario di quello che aveva con il padre. Ma che poteva fare?
Si voltò, lasciandosi alle spalle casa sua, per seguire la sua amica Rose nella carrozza per il collegio.
Il viaggio fu piuttosto spensierato, tra una risata e l’altra il tempo passò in fretta.
Poi, la carrozza si fermò. Erano arrivate. Si lanciarono uno sguardo, fecero un respiro e uscirono dal mezzo. Videro una grande scritta in rilievo sul cancello. ‘Cheaswick College of Augusta’.
  
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