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Autore: Marlene Ludovikovna    15/10/2013    5 recensioni
Momenti rubati dopo la proiezione di un film scadente e qualche sigaretta.
E dei pensieri di Shosanna sulla distruzione del Terzo Reich.
Poi c'è Hans. Hans Landa; con la sua spontanea crudeltà e un concetto deviato dell'amore se di amore si tratta.
- Quel contatto fisico fu una tortura per Shosanna, ma aveva un retrogusto dolceamaro che Hans percepì del tutto.
La tratteneva a se con forza, non voleva lasciarla scappare.
Perché lei era Shosanna Dreyfus e lui lo sapeva.
Perché, pur facendo parte dell'elité, pur essendo un Colonnello delle SS, provava gusto nel baciare un'esemplare di quelli che chiamava ratti.
E perchè non c'era niente di più affascinante dell'ego ferito di uno splendido angelo. -
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hans Landa
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction - HansxShosanna
L'ego ferito di uno splendido angelo





Shosanna lo guardò senza riuscire a trattenere il disgusto.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che fosse stata in una sala con lui per l'intera durata di un film senza scoppiare a piangere o senza cercare di ucciderlo. Una di quelle schifezze di Goebbels, per giunta, era stata proiettata nel suo cinema.
E adesso Hans Landa la guardava sorridendo e lei non riusciva più a connettersi con la realtà. Si sentiva male e era presa dalla nausea.
Sarebbe potuta svenire da un momento all'altro.  Era quel malessere spietato di quando ci sono troppe cose che non vanno.
"Tutto bene, mein fraulein?" Domandò lui. Nel suo sguardo c'era tutt'altro che cattiveria o odio nei confronti di un'ebrea. Come se lui non sapesse.
In quel momento Shosanna si rese conto di condividere qualcosa con lui.
"Oh, no. Sono solo un po' stanca, inoltre avrò molto da fare in questi giorni." Rispose Shosanna cercando di mantenere un'aria di naturalezza.
"Lo comprendo." Disse Hans.
Poi riprese la sua freddezza professionale. "Sento il dovere di parlarle in privato per chiarire quello che non siamo riusciti a chiarire al ristorante, dato che il tempo mancava." Sorrise.
"Certamente." Rispose lei, dopo aver preso un respiro.
Poi si rivolse a Goebbels, Zoller e gli altri presenti: "Vi rubo un secondo la deliziosa mademoiselle Mimieaux."
Gli risposero che andavano in qualche caffè  a bere qualcosa e di raggiungerli dopo.
"Sicuramente avrà un ufficio, o un posto in cui potremmo parlare..." Disse Hans.
Shosanna annuì; "Mi segua."
Prima che potesse imboccare le scale lui la trattenne prendendole una mano. "Per favore, mi dia del tu. Tutti questi ossequi servono solo a farmi sentire vecchio."
Ma davvero?! Dovrebbe essere lui a recitare, non Zoller. Oh, dio santo. Non reggo più questa farsa... Tra un po' saremo soli, nel mio ufficio... Gli altri saranno già andati in qualche caffè a sbevazzare e... Basterebbe solo un click...
"Ecco." Shosanna aprì la porta.
"Si sieda." Disse Landa. Di nuovo in quel tono di innegabile superiorità che può avere solamente un Colonnello straniero in un paese occupato.
Da quando erano arrivati i nazisti era sempre stato così; si comportavano come se tutto fosse loro, disponendo dei quadri tenuti nei musei come volevano, imponendo divieti alla popolazione francese...
Ad ogni modo, dopo qualche minuto di esitazione e sguardi taglienti, Shosanna si sedette.
"Posso capire che l'idea di una premiere nazista nel suo cinema non possa risultarle più di tanto gradevole, ma in ogni caso apprezzerei il suo aiuto."
Lei annuì.
"Prima di tutto manderò qualcuno ad aiutarla per le decorazioni e cose di questo tipo, ma dovrà dare anche lei una mano. È molto importante la collaborazione, tra l'altro è una cosa che conta molto nel Nazionalsocialismo." Continuò lui.
"Immaginò." Si lasciò sfuggire Shosanna.
Hans Landa scoppiò a ridere. Una risata un po' falsa e forzata... No, lui era falso e forzato.
In un certo senso perverso Shosanna era attratta dal male sfumato che lui rappresentava, eppure non poteva non provare disgusto. Non poteva non pensare a lui come l'uomo che aveva ucciso la sua famiglia.
Il Cacciatore di Ebrei è nel mio ufficio e io sono Shosanna Dreyfus. Lui mi ha lasciato fuggire, ma perchè l'ha fatto? Gli sarebbe bastato premere il grilletto, non ero neanche troppo distante... Be', peggio per lui e peggio per il Terzo Reich. E se Marcel mi aiuterà, finirà presto... Tutti quei nazisti in un posto solo... Tutti quei nazisti avvolti dalle fiamme... E Hans Landa sarebbe stato lì. 
"Vieni qui." Disse lui, tamburellando la mano sulla coscia.
"Come?" Shosanna restò parallizzata sulla sedia.
"Non voglio forzarla a fare nulla, mia cara. Siete solo una bellissima fanciulla..." Si alzò.
Le prese una ciocca bionda tra le dita. "Talmente bella che mi dispiacerebbe sprecarti... Posso darti del tu, vero?"
Shosanna faceva fatica a respirare, si sentiva come se la stessero torturando. Annuì.
In un certo senso la stava davvero torturando; lo capiva dal modo in cui Hans Landa sorrideva. Era divertito dal suo irrigidirsi e comprendeva completamente il dolore a cui la stava sottoponendo. Non provava pietà, anzi ne era divertito. Anche per questo Shosanna avrebbe voluto vederlo morto. Per la sua crudeltà gratuita, per il fatto che uccidesse persone solo perchè gli riusciva bene.
Le prese il volto, con un po' di forza cercando di sradicare ogni resistenza e le loro labbra si sfiorarono.
Quel contatto fisico fu una tortura per Shosanna, ma aveva un retrogusto dolceamaro che Hans percepì del tutto. La tratteneva a se con forza.
Perché lei era Shosanna Dreyfus e lui lo sapeva.

Perché pur facendo parte dell'elité, pur essendo un Colonnello delle SS, provava gusto nel baciare un'esemplare di quelli che chiamava ratti.
Lei trattenne le lacrime e in quel momento la cosa che le fece più male fu che non riuscì ad odiarlo del tutto per quello che le stava facendo; fu come una pugnalata nella sua più profonda intimità, come se la stesse picchiando... Eppure lasciava che lui la toccasse, lasciava che le sue mani scorressero sul suo giovane corpo e mentre lei ribolliva d'odio lui si nutriva di esso.
Fino ad allora aveva conosciuto un'intimità solo con Marcel, ma con Hans Landa era diverso. Perché le faceva male.
Lo sguardo di lui restò impresso negli occhi di lei come l'immagine fissa dei cadaveri della sua famiglia. Uccisi da lui, da Hans Landa.
Avrebbe voluto piangere, ma non ci sarebbe riuscita. Nella sua mente restava fissa l'immagine di Hans Landa senza testa, e il sangue sul paviemento... E lei con un'ascia in mano.   

"Sai... Molte poche cose sono affascinanti come l'ego ferito di uno splendido angelo." Sussurrò Hans Landa prendendole il mento per darle un altro bacio crudele. Mentre le disse questo volle mantenersi freddo. Riusciva a non farsi prendere troppo dalle emozioni quand'era con una donna. Non era un animale, sapeva trattenersi. In fondo quel bacio non l'aveva dato per soddisfare se stesso quanto per farla soffrire. Avrebbe anche potuto sbatterla sul letto, legarla e farla sua. Quello le avrebbe fatto male davvero, ma non lo fece. 
Lui era freddo quanto lo era lei, che avrebbe potuto ucciderlo ma lo stava lasciando andare per procurargli una morte lenta e dolorosa e immersa dalle fiamme; come lui non aveva voluto ucciderla per poter darle una fine diversa. Perché voleva che fosse lui ad ucciderla, ma voleva farlo con precisione. Non voleva riservarle la fine che avrebbe riservato a qualsiasi altra ebrea.
Entrambi sapevano che nel momento in cui Hans Landa fosse uscito dalla stanza le cose sarebbero tornate com'erano.
Shosanna sarebbe stata ancora più piena d'odio, e Hans sarebbe sempre stato il Cacciatore di Ebrei.
Era una sintesi astratta e inconfutabile della loro realtà.
Lui le baciò la mano.
Questa volta lei lo guardò con più coraggio, sapeva che avrebbe vinto contro quel verme, contro quel ratto.
"Au revoir, Shosanna." Sussurrò sorridendo.
Poi chiuse la porta.

"Oh, eccoti, Hans." Esclamò Goebbels.
Il Colonnello Landa si sedette.
Dieter Hellstrom lo guardò con aria interrogativa e poi tornò a rivolgere la sua attenzione agli altri. "Devo assolutamente raccontarvi una storiella divertente!" Disse.
Tutti annuirono entusiasti.
"Allora... Praticamente ad Auschwitz un bambino chiede ad un soldato 'Dov'è la mia mamma?' Sicchè il sodato alza un dito - come si fa per sentire da che parte soffia il vento - e dice: 'A quest'ora sarà già a Berlino'."
Tutti risero.
Fredrick Zoller dovette sforzarsi. Una parte di lui non amava la fredda crudeltà dei nazisti, lui amava solo Emmanuelle.
Hans Landa gli sorrise; trovava leggermente patetico il ragazzo, ma pensava che sarebbe potuto durare un bel po', avere una bella carriera.
Cioè, avrebbe potuto se il "Reich Millenario" fosse durato almeno la metà degli anni che voleva durare anzichè dieci.
Hans Landa successivamente, aveva trovato divertente anche questo, nella sua casa in America, senza alcun apparente peccato e con tra le braccia una leggiadra fanciulla di Boston.
Gli era capitato di pensare con una vena di crudeltà a Shosannna e alla triste storia di Frederick; che come l'usignolo aveva amato tanto la rosa da abbracciarla così forte da venir trafitto dalle spine.


Writer's corner:

Ebbene sì. Finalmente posso togliere il punto "scrivere una fic Hans/Shosanna" dalla lista delle cose fa fare.
Perché ci sono riuscita! fhdjfdkfdl. Sono troppo contenta e vi avviso che ho scritto tutto ciò con la febbre, quindi se fa schifo ho una giustificazione. lol.
Inoltre volevo ringraziare tutte le magnifiche people che mi supportano sempre. Un grazie a Rei, a Taaiga (che in questo momento si sta godendo un viaggio in Francia),
a Laals, a Mary Grace, a Mrs Kirkland e a tutte le meravigliose persone del popolo di Efp (bimbeminchia escluse).
Che dire, spero che questa fic sia riuscita e che io sia riuscita a rappresentare bene il mio amato Hans e la stupenda Shosanna...
So... let me know! *^*
Milioni di baci e rose e orsetti gommosi e cloni di Herr Waltz a tutti voi! <3

Marlene




   
 
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