Mi guardasti, senza dire una parola.
Non ero la solita ad arrabbiarmi con te, era difficile –forse impossibile– rimanere imbronciati davanti ad un sorriso bello come il tuo.
Perché sì, io ti urlavo contro e tu mi sorridevi.
“Non provare a sorridere mentre ti urlo contro!”
Sbottai e nel momento in cui incontrai i tuoi occhi mi calmai, cercando di non fartelo notare.
“Perché?” dicesti, con un tono innocuo.
Quel tono era innocuo quanto bastardo, perché sapevi bene la risposta.
Rimasi in silenzio, guardandoti, con la fronte corrugata.
“Non c’è un perché!” mi decisi a parlare.
“Ah okay” e ti alzasti, dandomi le spalle e entrando in camera.
Stavo iniziando ad alterarmi, pensavo che non mi stessi prendendo sul serio.
Dopo un po’ ti girasti e mi sorridesti, accompagnando quella maledetta curva, la più bella che hai, con una limpida risata.
Un colpo al cuore, lo stomaco in subbuglio.
Entrai e mi sedetti sul letto, senza rivolgerti la parola.
“Sei insopportabile” e ti sedesti vicino a me, guardandomi nei miei occhi chiari.
“E tu sei insopportabile quando mi rompi con i tuoi smalti e vestiti!”
Facesti una smorfia, recitando la parte dell’offesa e mi hai spinta.
Quella volta nella stanza rimbombò anche la mia risata, che venne interrotta nel momento in cui sentii le tue labbra a contatto con le mie.
Quelle tue labbra tumide, delle quali ero dipendete.
Ma ti allontanai subito, a malincuore, sono orgogliosa, e mi sono girata dall’altra parte.
“Heather?”
Non risposi, mi abbracciasti, sai quanto amo il calore della tua pelle.
Amo tutto di te.
Mi stavi accarezzando la schiena, nel momento in cui mi girai e ti guardai con serietà.
Abbassasti lo sguardo e mi chiedesti scusa con un filo di voce e ti baciai, con dolcezza, per tastare bene le tue labbra.
“Tanto ti avevo già perdonata quando mi hai sorriso” ammisi.
“Lo sapevo” dicesti soddisfatta, scoppiando in una sonora risata.
Ritornai a guardarti seria, ma non durò molto per molto, dato che ti ritrovai a giacere sul mio petto, mentre io, incoscientemente ti stringevo a me.
“Non ti voglio più fare arrabbiare.”
“Perché?”
“Ci stai male e sto male quando stai male.”
Sembrava uno scioglilingua e accennai una risata, accarezzandoti i capelli, spostando qualche ciocca che si era posata sulla tua fronte.
“Per me è lo stesso, soprattutto quando sorridi o ridi.”
Continuai ad accarezzarti i capelli, mentre mi guardavi con quei tuoi occhi innamorati, con quello sguardo che amo tutt’ora e che quasi non riesco a reggere per quanto sia profondo.
“Ti amo..” mi sussurrasti, chiudendo gli occhi e poggiando la testa sul mio petto, così da riuscire a sentire il battito del mio cuore.
“Anche io, tanto.”
“Ti batte forte il cuore.”
“Batte per te” e arrossisti. 

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La sottoscritta *si indica, nascondendo la faccia in un sacchetto di plastica* ha un problema con Naya, ma noo, non si era per niente capito, pft.
Bene, questa cosa l'ho scritta quando avevo la carenza di affetto a mille e invece di prendere un po' di gelato e gettarmi a peso morto sul divano, ho preso carta e penna e ho scritto 'sta cosa, perché sì.
Ringrazio Sil (sykeslicious su EFP) per avermi betato questa flashfic e per sopportare i miei scleri/pianti/urli/pugni/calci per colpa della cosiddetta Naya Marie Rivera.
Se volete lasciarmi una recensione, almeno per sapere se sto migliorando o meno siete liberi di farlo, vi regalo anche un cioccolatino :3
Detto questo vi lascio e non vi rompo più con la mia tristezza,
alla prossima <3