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Autore: Ely79    16/10/2013    1 recensioni
Il novilunio, la notte più difficile per un lupo mannaro. Ma come vive invece queste notti la compagna umana di un licantropo, un donna che sogna di poter diventare parte del clan?
Seguito di "Due Lune".
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Beauty of the Beast - La Bellezza della Bestia'
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Midnight Cheesecake - Cap. 1
1

Mi giro e mi rigiro nel letto, le lenzuola minacciano di soffocarmi da un momento all’altro. Non so quanto tempo sia trascorso da quando sono salita in camera. Minuti, forse ore. L’insonnia mi sta uccidendo.
È luna nuova.
Inutile che guardi il cielo fuori, basta il vuoto dietro la schiena per capirlo. A volte gironzolava di sotto per un po’ prima di raggiungermi, trascorrendo la notte accosciato sotto la finestra, la fronte poggiata al muro e le mani aggrappate al davanzale interno. Mi illudo di vedere la sua sagoma materializzarsi dietro la tenda o sollevarsi accanto al letto, poco importa se nel suo aspetto umano o di Figlio della Luna. So che stanotte non sarà così: vuole restare solo, senza di me e senza di Lei.
Ed è proprio Lei che gli manca, la sua Luna. Quella benedetta e maledetta, la madre, amica e amante con la quale non posso competere ma a cui sono pari.
«Helios» sussurro, aspettandomi di sentirlo rispondere da un angolo della stanza dove l’oscurità lo nasconde.
A volte sorrido ancora, pensando al curioso scherzo del destino che ha riservato ad una creatura della notte il nome del dio greco del sole. Il sole che rischiara le mie notti e che, proprio come la stella del giorno, può lasciare segni indelebili sulla pelle se si abusa del suo calore.
Mi metto a sedere stringendo le ginocchia al petto e resto in ascolto, concentrandomi fin quando non sento le orecchie fischiare. Cedo sbuffando allo sconforto: riesco a distinguere solo il mio respiro e il cigolio dell’altalena mossa dal vento nel giardino dei vicini, il resto è silenzio. Inspiro profondamente, aprendo la bocca ed allungando la lingua, ma pure questo espediente si rivela infruttuoso per via del gusto e dell’olfatto meno sviluppati.
Mi avvicino alla finestra e scosto la tenda, stringendomi nelle braccia. Fuori, il cielo è un tappeto di velluto punteggiato di stelle oltre gli aloni dei lampioni e le sagome delle case.
Per strada non c’è nessuno. Neppure le foglie rotolano sui marciapiedi nonostante la brezza notturna. La quiete filtra attraverso i vetri, densa e appiccicosa come uno di quei chewing gum che i ragazzini si ostinano ad appiccicare sotto i tavolini del bar dove lavoro.
«Ti odio» mormoro rivolta all’astro assente.
Provo per Lei quello che un’adolescente sente nei confronti della madre. Mi allontana dall’uomo che amo, mi guarda dall’alto del suo ancestrale sapere, ricordandomi la diversità che ci divide; eppure, allo stesso tempo, rende il mio compagno la creatura magnifica che abita il mio cuore e mi concede la chance di appartenergli totalmente, indirizzando i miei passi lungo un sentiero accidentato, verso la presa di coscienza di una nuova identità. La mia vera identità. L’altra me. Il mio io lunare.
A volte mi domando da dove nascano questi pensieri. Prima di scoprire che i licantropi esistevano davvero, che non vivevano solo nelle vecchie leggende e nei film, la luna nuova non aveva alcun significato né effetto su di me. O, perlomeno, non ricordo di essermi mai resa conto di nulla. Ora la sua assenza mi rende ansiosa, il vuoto che lascia nella volta celeste e dentro di me stringe un nodo nel mio petto che mi accorcia il respiro. Ho l’impressione che queste notti abbiano qualcosa di profondamente sbagliato, ingiusto. Mi fanno tornare a quando da bambina venivo messa in castigo senza una valida motivazione. Soffro troppo in rapporto alla colpa che mi viene attribuita. La colpa di non essere una donna lupo, una Figlia.
Non so se dipenda dalla mia immaginazione, se mi sia lasciata suggestionare a tal punto dalle parole del clan da arrivare a credere di sentire ciò che sentono loro, o se si tratti dell’emergere di un’empatia, un legame più profondo che era sepolto da sempre dentro di me e che la vita normale mi aveva costretta a dimenticare. Non credevo al potere della Luna ed all’esistenza dei suoi Figli, ora sì. Sono stata costretta a rivedere gran parte delle certezze sulle quali avevo basato la mia vita.
Un rumore di ceramica arriva dal piano di sotto. Mi volto di scatto, tesa, ansimante, gli occhi sbarrati sul buio oltre la porta.
Il primo pensiero indugia sulla causa del suono. Non sembrava un oggetto andato in pezzi. Poi, un verso spezza la quiete notturna. Guardo fuori dalla finestra spaventata, temendo che qualcuno possa udirlo. Helios è solo di sotto. Tuttavia la nota allegra nella sua voce scaccia rapida le paure, trasformandole in domande.
«Ma che sta facendo?» bisbiglio alla parte di me che freme per spalancare le labbra in un identico richiamo.
Conosco la risposta. So di conoscerla. La sento come un sasso in fondo allo stomaco. Ciò nonostante le parole che la compongono sono spezzate, confuse, mescolate alla rinfusa. La lingua in cui è pronunciata mi è ignota. Per ora.
Raggiungo in punta di piedi le scale e tendo l’orecchio, cercando allo stesso tempo di scorgere movimenti nel soggiorno. Per quanto sia agile e rapido, Helios rimane comunque un peso massimo e negli spazi di casa è impossibile che riesca a nascondersi.
Di nuovo lo stesso rumore. Arriva dalla cucina.
Mi tremano le ginocchia e so che non si tratta di paura: è la consapevolezza di ciò che sto per fare ad innervosirmi. Avevo promesso che sarei rimasta qui, che l’avrei lasciato stare, ma è impossibile. E se la parte razionale di me implora di tornare a letto in cerca di un sonno che, per quanto agitato, mi terrà al sicuro, quella più istintiva muove i miei passi verso il basso, un gradino alla volta.
Quando arrivo in fondo alla scala, il legno del corrimano tradisce la mia presenza con uno schiocco secco. C’è un istante di pausa, una lacuna nella melodia della notte. Un grugnito irritato si mescola alle ombre. Resto ferma, trattenendo il fiato ai limiti del soffocamento. La porta della cucina è aperta e i suoni che provenivano da lì sono svaniti di colpo.
Mi sporgo appena oltre lo stipite. La stanza è immersa nella penombra incerta dei lampioni, che dalla strada spandono luce attraverso la finestra. Solo una lama di luce sbuca dal frigorifero, sufficiente a mostrare i contorni di un piatto posato sul pavimento.
Il suo ansare cupo e vibrante arriva dall’altro capo della stanza. Occhi opalini lampeggiano dall’angolo accanto al frigorifero. Uno stupore misto a collera repressa per lo spuntino interrotto.
Si raddrizza lentamente, in bilico sulle punte dei piedi, la schiena leggermente curva in avanti, la testa bassa fra le spalle, le braccia che ondeggiano inerti tra le ginocchia. Indossa solo il manto stregato, la pelle di lupo che gli permette di far uscire allo scoperto la sua vera natura. Le leggi del clan vietano d’indossarla sopra degli abiti: ostacolerebbero il fluire del richiamo e, di conseguenza, la mutazione.
Helios mi osserva, respirando lentamente. Lo capisco dall’oscillazione del mantello stregato che gli pende di dosso, dal debole luccichio delle zanne che biancheggiano lungo il profilo della testa di lupo che sporge accanto alla sua.
Lentamente scivolo a terra, appoggio le mani sulle piastrelle fredde, abbassandomi fin quasi ad accucciarmi. Attendo, le ginocchia alte ed i talloni sollevati. Sento il cuore martellare in gola e nelle tempie, so che quasi certamente lo sta ascoltando anche lui. Percepisce la tensione che ho dentro, prossima alla paura. Ho l’impressione che il vecchio morso sulla mano, guarito ormai da anni, torni a farsi sentire per ricordarmi che so essere un’autentica incosciente. Le impronte delle sue zanne risvegliano la carne in profondità mettendomi in guardia, avvertendomi di quanto il confine tra i due Helios del mio cuore si sia fatto labile, inconsistente.
I secondi sembrano non passare mai, quasi che i primi freddi dell’autunno li abbiano condensati di colpo in un muro invalicabile.  
Mi faccio coraggio e allungo piano il braccio sinistro, posandolo una mattonella poco più in là. Il primo passo. Sono di nuovo ferma. Sta ringhiando. È tornato a rannicchiarsi, la sua sagoma è contratta in una macchia tondeggiante che gravita nell’angolo, pronta all’attacco o alla difesa.
Non riesco a vederlo bene tra le gambe delle sedie, ma so che sta ancora guardando nella mia direzione. Sento addosso la sua attenzione. Controlla cosa faccio. Vuole che vada via. Me l’ha ripetuto centinaia di volte: durante la luna nuova deve stare solo con le sue angosce, con i dolori che gli provoca il non poter mutare nella forma completa. In queste ore è sovraeccitato, cattivo, irascibile ai limiti della violenza.
Avanzo di un altro passo, sforzandomi di tenere il bacino basso e di non inarcare troppo la schiena, imitando la postura di un lupo mannaro nella forma completa. Ho i piedi intirizziti. È difficile mantenere le gambe sulla stessa linea delle braccia, probabilmente ricordo un orango o un gorilla, più che uno dei Figli della Grande Madre. Se non fossi al corrente della verità sui licantropi, mi sentirei imbarazzata all’idea che qualcuno potesse vederci ora: avremmo l’aspetto di due adulti un po’ svitati che stanno giocando a fare gli animali come fanno i bambini. Tuttavia, il disagio riguarda me sola, dal momento che non riesco a sentirmi a mio agio nel corpo che abito da quando sono venuta al mondo. Voglio cambiare. Voglio essere come Helios. Come sua sorella, i suoi genitori, la sua famiglia. La nostra famiglia. Non rinnego le mie radici, le impronte del clan umano che mi ha dato i natali, questo no. Mai. Ma sono le notti come questa a farmi desiderare con crescente intensità di abbandonare la luce del sole  per modellare la vera me stessa nella tenebra argentea.
Fammi diventare come lui. Fammi essere tua figlia, prego, rivolta alla pallida assente.




Writer's Corner

Una piccola pausa dal genere steampunk per tornare a curiosare nella vita di questa coppia cui sono molto affezionata, pur avendone scritto ancora poco. Per chiunque non avesse familiarità con il mondo dei miei licantropi: non esitate a chiedere! Sarò felice di darvi tutti i chiarimenti del caso.
   
 
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