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Autore: _Maisha_    18/10/2013    2 recensioni
«Esprimi un desiderio, Rosie» disse la mamma, con le lacrime agli occhi.
Già sapevo cosa chiedere, ne ero consapevole da sempre, forse.
Inspirai profondamente e poi… e poi arrivò il vento, che spense le candele al posto mio.
Prima classificata nel concorso "Scelta delle tracce per drabble"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il concorso “scelta delle tracce per drabble” sul forum.

 10) Una torta di compleanno, delle candeline, il vento, un cellulare.

 

Happy birthday, honey.

 

 

Avevo tredici anni.
Avevo tredici anni e tanta voglia di crescere, di vivere.
Mamma aveva organizzato una festa, c’erano palloncini colorati, bambini, musica, una torta. Non avevo mai festeggiato il mio compleanno prima di allora, non avevo mai avuto una torta, delle candeline da spegnere.
L’avevo sempre immaginata, la torta intendo, come quelle che si vedono nei matrimoni, con tanti piani e mille decorazioni. Un’opera d’arte al gusto di cioccolato. Ora era lì, davanti a me, su un tavolo di plastica malandato nel nostro giardino che profumava di rugiada e margherite. Una grande torta rotonda, con quattordici candeline rosse e una grande e accurata scritta in corsivo.
“Buon quattordicesimo compleanno Rose”, recitava.
Quattordici anni. Ero una signorina ormai. Era passato un anno da quando avevo avuto le prime mestruazioni, da quando avevo litigato con Rox, da quando lui se ne era andato. Per me e la mamma era cominciata una nuova vita. Potevo permettermi una torta, potevo comprare i vestiti nel negozio vintage della signora Sprite, potevo addirittura andare al parco divertimenti.
Sorridevo molto, in quel periodo. Un sorriso a trentadue denti che mamma diceva illuminasse anche le tenebre più oscure. Ecco, quello era il sorriso che avevo mentre mi avvicinavo con il viso alle candeline, assaporando il momento in cui il mio fiato avrebbe spento la potenza del fuoco che sembrava così misera, così debole sottoforma di una flebile fiamma di candela.
«Esprimi un desiderio, Rosie» disse la mamma, con le lacrime agli occhi.
Già sapevo cosa chiedere, ne ero consapevole da sempre, forse.
Inspirai profondamente e poi… e poi arrivò il vento, che spense le candele al posto mio. Non era giusto, spettava a me, era il mio momento.
Alzai lentamente lo sguardo verso la mamma, ma la mia attenzione fu catturata dal telefono poggiato sulla rozza tovaglia a scacchi rossi e bianchi. Aveva preso a squillare. Era quasi doloroso il risuonare di quella melodia. Violentava il silenzio che si era creato quando tutti avevano trattenuto il respiro per far sì che io buttassi fuori il mio per spegnere quelle dannate candeline per la prima volta. Risposi.
«Ciao, dolcezza. Il papà sta tornando a casa. Pronta a festeggiare come si deve il tuo compleanno?»
Mi scappò un singulto e il telefono finì a terra, i pezzi sparsi un po’ in giro.

Lui ci aveva trovato. Di nuovo. Fui pervasa dal terrore e sentii ancora una volta la sua cintura legata ai polsi, la pelle sudata di quegli uomini sulla mia, il pianto di mia madre, il rumore delle botte, le urla. 
Lacrime amare mi percorsero in un attimo il viso. E mia madre capì. Non c’era paura nei suoi occhi. Solo determinazione e rabbia. Sperava di convincermi che ce la saremmo cavata anche quella volta.
Era tutta colpa del vento. Stupido, odioso vento che aveva distrutto le speranze racchiuse nel mio desiderio. Cosa avevo chiesto? Semplicemente che mio padre, l’uomo che mi aveva generata, picchiata, violentata, venduta, morisse.

  
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