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Autore: solomonty    19/10/2013    5 recensioni
Quando la persona che ami più della tua vita soffre, cosa sei disposto a fare?
Quando la rabbia e il dolore non hanno fine, come ti difendi?
Fino a che punto saprai spingerti?
Kensi Blye sta per scoprirlo.
Missing moment: dopo la 5x02.
Spoiler 5x01, 5x02, 5x03.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kensi Blye, Marty Deeks
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Per Bi, Emi, Guido e Lou. Senza di voi non ce l’avrei fatta. Grazie.*

 
In caduta libera



Un paio di squilli al cellulare poi bussa; lei sa che funziona e ne è contenta.
Lui sospira stanco ma si stampa un sorriso di circostanza sulla faccia e apre la porta.
Lo sguardo particolare di Kensi è dolce quando si posa su di lui. Sorride mentre gli porge la busta di carta, tenendo sotto il braccio la confezione da sei birre.
"Cos’è stasera, thailandese?" chiede lui lasciandola entrare.
"Sì, bravo" poi lo guarda con fare interrogativo. "Prevedibile?" domanda cercando un po’ di complicità.
"Che ne so… poteva essere sushi o kebab o nella migliore delle ipotesi lasagna" risponde in tono sbrigativo.
Rimane interdetta dal modo ma non lo dimostra: Martin Deeks ha sbalzi di umore piuttosto spesso e lei non ha intenzione di farglielo notare e tanto meno pesare.
"Dici che ho portato la peggiore delle cene?" azzarda quasi timidamente.
"Una vale l’altra… spuntino notturno piuttosto, è quasi l’una!" si lamenta provocandola.
"Ti ho disturbato, dormivi?" ha notato che l’unica luce accesa nel soggiorno è la lampada vicina al divano.
"No, leggevo" le risponde e Kensi vede un paio di fumetti sul tavolino.
Con naturalezza stappa una birra e la porge al suo collega.
"Non mi va" dice lui facendo segno con la mano.
"Da quando?" gli domanda notando un’altra risposta strana.
Martin Deeks fa una smorfia.
"Anche se qualche volta bevo, non mi piace bere" spiega mentre si siede sul tavolino davanti al divano.
La risposta che le ha dato non gli appartiene. Lei lo guarda, scruta gli occhi blu che ha di fronte.
Non è come l’altra sera! Un brivido impercettibile le corre lungo la schiena. È allenata a interpretare i segnali: il brivido non si arresta e questo, per quel che ne sa, non porta niente di buono.
Sembra tutto normale ma non è così.
"È tutto a posto?" chiede con tono gentile.
"Certo, sta andando tutto come deve" risponde lui passandosi una mano sulla bocca. "Perché me lo chiedi?" sorride a labbra serrate.
Lei posa la bottiglia di birra sul tavolino avvicinandosi e, mentre si tira su, lo guarda attentamente. Si gira una ciocca di capelli dietro l’orecchio, la sua preoccupazione sale; poi in quegli occhi vede un luccichìo sconosciuto e il brivido che sente ha una risposta.
"Dov’è Deeks?" chiede a bruciapelo. "Dov’è Deeks, dov’è andato?"
È agitata, non ha mai avuto a che fare con Max Gentry: non lo conosce, non sa come affrontarlo.

Lui scuote la testa, si batte stancamente una mano sul ginocchio.
"Martin è al sicuro" dice. Sorride e stira il collo.
"Dove lo hai mandato? Voglio parlare con lui!" Kensi alza la voce e d’istinto gli si avventa contro e lo strattona per la camicia.
Max si alza in piedi, la prende per i polsi, le abbassa le mani e l’allontana senza cortesia.
"Non mi toccare, Kensi" sibila schiudendo appena le labbra.
Si guardano come in un duello; c’è silenzio e lei si rende conto che non c’è nessun legame tra loro: gli occhi di Max sono ostili, lontani e freddi.
"Voglio parlare con Deeks, fammi parlare con lui, adesso!" Il tono è duro, imperioso.
Max, per tutta risposta, le ride in faccia. "Hai avuto tre anni per parlarci… io ho deciso che adesso è troppo tardi" dice con calma.
Kensi non ci sta: dopo tutto quello che è successo; dopo aver rischiato tanto, ha ritrovato il suo partner o, forse, l’ha trovato per la prima volta come mai le era successo.
Dopo quella sera c’è una forte intesa; le cose, tra loro, vanno molto bene.
"Di cosa parli? Non è tardi, non è tardi… cosa ne sai tu, di quello che stiamo vivendo" gli parla spontaneamente, senza curarsi della confidenza privata che gli sta facendo.
Max le gira intorno e Kensi si sente una preda in trappola.
"Cosa state vivendo…" dice in falsetto prendendola in giro.
Le si avvicina e con una delicatezza che non ti aspetteresti mai le passa una mano dietro la testa e le parla all’orecchio.
"Non sai che gioia mi dà farti sapere che quel giorno, fuori dall’officina, hanno caricato Martin Deeks sull’ambulanza e che all’arrivo in ospedale hanno scaricato Max Gentry… e dato che Martin non è più tornato… dimmi Kensi, cosa state vivendo?" le sussurra con una cattiveria inaudita, soffiandole addosso, accarezzandole i capelli sciolti e il collo.
Lo spinge via guardandolo.
Max alza le sopracciglia e ancora una volta ride. Ride con la bocca bella ma il suo sguardo è crudele e compiaciuto: in un attimo, con una sola frase, ha distrutto gli oltre quattro mesi che sono passati, la convalescenza, loro due.
"Non ti credo, non è vero" grida e lo colpisce dandogli uno schiaffo con tutta la forza che ha.
Lui indietreggia sorpreso e stordito, scuote la testa e si riprende in un istante. Le si avvicina sovrastandola, soffia dal naso allargando le narici.
"Stai molto attenta, Kensi" le intima ringhiando.
Lei non è una donna che si spaventa facilmente ma ha paura: non ha mai visto il suo partner così alto e grosso.
Max l’afferra per il colletto della polo e la trascina verso la porta.
"Fuori da casa mia" dice, ma lei scalcia, frena puntando i piedi, cerca di togliersi le sue mani di dosso.
"No, no, no, non me ne vado…non mi muovo di qui finché non mi fai parlare con lui" quasi grida svelando la preoccupazione che sta cedendo il passo al panico.
"Non fare l’isterica, non gridare… quello che è successo era inevitabile" le dice tagliando corto.
La lascia andare, si avvicina alla porta e le fa cenno di accomodarsi fuori.
Kensi scuote la testa in senso di diniego.
"Ti ho detto che non vado via finché non parlo con Deeks" si impunta e si siede sul divano con determinazione. Nella sua testa i pensieri si accavallano.

Max le siede di fronte e la guarda senza dire una parola.
"Cosa sta succedendo?" gli chiede sforzandosi di non essere aggressiva.
"Dovevo metterlo al sicuro da voi… pazzi incoscienti, l’avete mandato allo sbaraglio in una missione assurda… a coprire le spalle a quel pallone gonfiato" le risponde abbassando la voce quasi a un sibilo.
Kensi muove la bocca come per parlare ma lui la blocca con un gesto, stringe le labbra con rabbia.
"Sta zitta… l’avete distrutto, è vivo per miracolo."
"È il nostro mestiere, noi..." cerca di spiegargli, ma lui la interrompe nuovamente solo facendo il gesto di spostarsi verso di lei.
"È il vostro mestiere, non il suo… per tre anni non avete fatto altro che farlo sentire inadeguato, non l’avete preparato, non l’avete mai valorizzato, né preso sul serio… fino a quando, come dire, la sua carne da mandare al macello vi è andata bene" le spiega.
Lei ammutolisce, le sembra un bruttissimo incubo.
Prende un respiro e parla di nuovo.
"Quello che dici è impossibile, quello che stai facendo è assurdo" le parole le escono spezzate; "ti fermerò, lo dirò a Nate, lo dirò a tutti!" lo mette in guardia.
"Nessuno ti crederà… né il vostro dottore né te né quello scemo del pelato e tanto meno il vostro capo, vi siete accorti di me e, sì, che mi state dietro! Per la miseria, 43 chiamate non risposte: fatevelo venire qualche dubbio" le chiarisce.
Non fa altro che sorridere, rilassato e contento di metterla al corrente del suo segreto.
Kensi scuote la testa sconvolta, non crede alle proprie orecchie.
"Non è possibile… non puoi averci ingannato in questo modo" commenta incredula.
"Sì, che posso, mia cara… amo Martin più della mia vita… farei qualsiasi cosa per lui… sono stato zitto e buono in questi anni ma avete esagerato e non si poteva andare avanti… non avete apprezzato la persona che è e vi siete approfittati del suo cuore e della sua bontà d’animo" le parole gli escono calme, quasi una cantilena; "ora avrete a che fare con me… e io non sono buono, non ho cuore né anima" le dice e lo fa con un tono che parrebbe gioviale se non fosse assurdamente cattivo.
Ridacchia e la fissa senza mai abbassare lo sguardo.
"Ma cosa vi è passato per la testa? Cosa pensavate di ottenere col vostro modo di fare?" le chiede muovendo una mano a indicare qualcosa di scontato.
Vorrebbe rispondergli e dire tante cose ma Kensi non apre bocca e lo guarda sbigottita.
"Pensavate che partecipando al suo dolore avreste fatto ammenda?" la guarda interrogandola; "ho dovuto nascondere Martin, lui non era in grado di difendersi e voi… dovete pagare" dice calmo e letale. "Siete ridicoli, prevedibili, vi mangio in un boccone... dove avete studiato arte drammatica? A Walley Word? Il pelato pensava di cavarsela con un mea culpa e una carezza al piede? Davvero?" muove la testa a mimare desolazione. "Dovevi vederlo in ospedale… col capoccione brillante, quattro parole in croce, sguardo convinto alla "Fast & Furious", della serie "tra noi uomini duri bastano gli sguardi"… oh, ma sono stato grande… sì… la frase patetica sul non voler essere più un poliziotto e lui giù in complimenti… sì, sì… e… guardami" interrompe quel fiume di parole, tossisce un poco e la fissa negli occhi, una smorfia sulle labbra.
Kensi guarda il suo volto cambiare, quasi a deformarsi: le sopracciglia inarcate tristemente e gli occhi… grandi, disperati… e vede spuntare una lacrima che rotola giù di lato al naso e si perde tra i baffi.
Max prende un respiro, sgrana gli occhi e si lascia andare in una lunga risata.
"Bravo, eh?" e le fa l’occhiolino.
Lei si copre il viso con le mani; non vuole più guardarlo.
"È una follia… fammi parlare con lui, io posso chiarire… posso spiegare… noi, noi... " Max le fa cenno di smetterla.
"Svegliati, Kensi, non c’è nessun "noi"… davvero pensi che la tua voce può cullarlo? Scimmie e dolcetti, baby? Hai creduto che mentre lo torturavano, si è salvato pensando a te? Le ho subìte io, le sue torture, altro che la tua risata… per quel che vale!" e rimarca l’ultima frase con lo stesso tono che ha usato quando hanno parlato in ufficio.
Kensi si porta una mano alla bocca: lo stomaco le sussulta, le viene da rimettere.
Max le siede accanto e si avvicina.
"Martin deve riposare… sta lavorando su se stesso per non perdere la ragione e ha bisogno di tutta la concentrazione possibile, di tutta la calma che gli posso offrire" parla lentamente, tranquillo.
I loro capelli si toccano e Max le parla sottovoce.
"Lui non dorme e riesce a farlo solo se mi lascia uscire… ed io sono qui per proteggerlo, io veglio il suo sonno." Le appoggia una mano sulla testa e le parla vicino all’orecchio; "spesso vaga di notte, sempre in compagnia del suo cane e cammina per ore… o resta in spiaggia e pagaia fino all’alba quando non c’è nessuno… tu non puoi fare niente per lui, non ti permetterò mai di avvicinarlo, nessuno di voi potrà… mi lascia campo libero, adesso tutto dipende da me."
Lei tira su il viso, lo guarda e Max annuisce felice perché Kensi, finalmente, ha capito.
"Ecco, brava" le dice prendendole il viso tra le mani, "è proprio questo, quello che voglio vedere... il terrore nei tuoi occhi. Questa è la tua punizione, tu ora sai… verrò al lavoro, ti siederò accanto in macchina, collaborerò con te… ti sembrerà di stare con lui… ti parlerò e ti guarderò come fa lui e tu ci crederai… ti convincerai, perché vorrai crederci a tutti i costi."
Gli occhi di Kensi lo fissano e si riempiono di lacrime.
Max annuisce contento.
"Vorrai con tutta te stessa che io sia lui ma saprai che non è così, che lui non c’è, che non lo vedrai più… e tu e gli altri… avrete a che fare con me finché vorrò."
La guarda e le sorride, crudele, consapevole dello smarrimento e dello sconforto che lei prova.
Finché ha potuto le ha trattenute, poi non ce la fa più e due lacrime le scendono lungo le guance. Subito dopo si impettisce fiera per non dargli soddisfazione, mostrando dignità nonostante tutto. Sa che non può far altro che assecondarlo. Il macabro, assurdo gioco che ha messo in piedi è il suo, è lui che detta le regole.
"Ma guarda!" esclama Max e con un gesto delicato raccoglie una lacrima dal viso di lei. Se la passa tra le dita, poi guarda Kensi; "é vera! Ci divertiremo un mondo, noi due" sorride e le dà un buffetto sulla guancia.
Sospira rumorosamente, si tira su in piedi e si stiracchia.
"Te ne devi andare, sono stanco, ho sonno" dice mani in tasca, ma lei non lo guarda neppure. Allora le tocca il piede con il suo e lei raccoglie le gambe piegandosele al petto sottraendosi a quel contatto.
"Ho sonno, Kensi, voglio andare a letto." Il suo tono è poco paziente ma lei scuote la testa.
"Io non mi muovo di qui finché non parlo con Deeks" dice, cercando di tenere ferma la voce.
Lui spazientito sbuffa aria dal naso, si volta e va verso la camera da letto.

Rimasta sola, Kensi si stringe raggomitolandosi e sente del rumore provenire dalla stanza accanto. Rumore di tende tirate, cassetti aperti e richiusi, un paio di colpi di tosse.
Si accorge che Max ha acceso lo stereo; lo sente canticchiare anche se la musica che arriva nel soggiorno, è così bassa che Kensi non riesce a distinguerla. Avverte solo armonie in sottofondo.
Max la raggiunge nuovamente; indossa una maglietta e i pantaloni del pigiama e porta con sé una coperta e un cuscino. Li lascia cadere sul divano vicino a lei.
Per un attimo si guardano ma negli occhi di lui, Kensi non riesce a trovare quello che cerca. Il suo partner non c’è e lei si sente terribilmente sola.
"Lo so, che vuoi dormire qui..." le sussurra complice, con voce molto calda.
Mentre torna verso la sua camera si passa una mano tra i capelli biondi, poi si ferma e si gira a guardarla.
"Oh, Kensi… non sei il mio tipo, ma se mi raggiungi di là non ti caccio" dice con tranquillità.
La offende per l’ultima volta e senza aspettare risposta riprende il passo e sparisce dietro lo stipite della porta.
Lo sente ridere. Ride di lei, del suo imbarazzo e lei lo detesta con tutta se stessa.
Però lui ha Martin Deeks; lo tiene dentro di sé, lo cova, lo nasconde in un posto inaccessibile. In ogni caso lui è Martin Deeks, anche se è senza decoro, in caduta libera, senza freni.
Kensi si appoggia al cuscino e si copre con il plaid; prende un lungo respiro e guarda verso la porta.
Preferirebbe non vedere Max Gentry mai più, ma non riesce a immaginarsi lontana dal suo partner. Ora più che mai, ora come non mai.
Nel silenzio, la musica non sembra così indistinta.
Max spegne la lampada, si gira tra le lenzuola un paio di volte e puntualmente si sfila la maglietta. Si gira ancora e si accomoda a pancia sotto come Martin fa d’abitudine. Insofferente, ha sempre caldo e si scopre; abbraccia il cuscino, la schiena nuda e tempo due minuti, neanche fosse il primo dei giusti, sprofonda nel sonno.


 

E andiamo!
Il mio Max è davvero un bad boy! Mi è servito pe’ da’  ‘na drizzata a ‘sto scempio!
Ancora spero che Martin si svegli all’improvviso, in preda al delirio, in un ospedale psichiatrico.
Mai e poi mai mi sarei aspettata che finisse tutto a tarallucci e vino.
Ironia della sorte: ho sempre auspicato un cambiamento in Kensi che, battutine sul dente-radio a parte, sta avvenendo (dovrò mordermi la lingua!).
Su Hetty e G stendo un pietoso velo.
Sono molto delusa da Martin: Brennan se n’è infischiato del personaggio fantastico che ha creato e ha tirato fuori dal cappello “Marty-for-audience” invitandoci tutti a FantasilandiaDisneyWorld (seguire le indicazioni: seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino!): solo lì, e a "Grey’s Anatomy" possono accadere le assurdità “fanta-curative” che ci propinano! Che peccato! Ci spero ancora e tanto ma sono tentata di non seguire più questa serie.
*Ho potuto scrivere questa fic, grazie all’ aiuto “cronologico” di: Bi, postina di mail; Lou, spacciatrice di notizie; Guido, cantore di mail e Emi, pagatrice di corrente e adsl. Siete stati impagabili e pazienti.
Monty.
P.S. Kensi e Granger, sull’ambulanza, sono a dir poco eccezionali! Wow! M.




Disclaimer: Martin A. Marty Deeks, Kensi Blye, Max Gentry, Nate Getz, Sam Hanna (nome non citato) e “Fast & Furious” non li ho inventati io.  


 


 
  
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