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Autore: DrunkBunny    21/10/2013    6 recensioni
La semplice e tranquilla vita di Alison verrà presto sconvolta da degli strani avvenimenti che la porteranno a conoscere Nathan, un ragazzo con un gran segreto alle spalle…
Dalla storia:
Sentivo il sangue affluire dal mio corpo. Il dolore era insopportabile. Urlavo, piangevo disperata ma lui non aveva nessuna intenzione di mettere fine a quella tortura. Continuava a succhiare il mio sangue con insistenza.
Caddi per terra, col sangue che sentivo scivolare via dal mio corpo.
Un botto, un urlo, poi più niente. Attorno a me solo buio e silenzio…
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A volte le tue scelte ti portano a cambiare totalmente vita…
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay McGuiness, Max George, Nathan Sykes, Siva Kaneswaran, Tom Parker
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Your Dark Side

L’infanzia non va dalla nascita ad una certa età,
quell’età in cui il bambino è cresciuto e mette da parte le cose infantili.
L’infanzia è il regno in cui nessuno muore.
- Edna St. Vincent Millay –
 

Capitolo 1
L’inizio di tutto


IL MISTERO CHE AVVOLGE RIVER LAND
La scorsa notte verso le 12.30 è stato ritrovato il corpo senza vita di una ragazza di 18 anni nel bosco di River Land. Non si sa ancora con certezza chi possa essere stato l’artefice di quest’orribile omicidio, ma ci sono dei sospetti:
-La ragazza è stata uccisa in modo brutale, non c’è dubbio. Abbiamo trovato tracce di morsi sul collo e sulle braccia della vittima, questo ci fa supporre che sia stata attaccata da un animale- ha dichiarato il capo della polizia di River Land, Jack Freeman.
I genitori della ragazza non hanno proferito parola dopo aver visto il corpo scempiato della figlia. La madre era sconvolta e non siamo riusciti a farla parlare, mentre il padre ci ha detto:-Caroline era uscita con degli amici, ci aveva raccomandato che sarebbe tornata presto. Erano le 12.00, però, e lei ancora non era rientrata. Abbiamo provato a chiamarla ma il cellulare era spento. Poco più tardi ci è arrivata una telefonata e lì abbiamo scoperto quello che è successo a nostra figlia…-
In attesa di notizie certe la polizia consiglia a tutti di non addentrarsi nel bosco.
Poggiai il giornale sul letto, sconvolta. Non volevo leggere altro.
“Stanno succedendo così tante cose strane in questi giorni..” mormorai con la voce roca per lo shock della notizia che avevo appena letto. “E pensare che River Land è, o meglio era, il paese più tranquillo e noioso del territorio”
Rimasi con lo sguardo fisso sull’immagine del corpo mutilato della ragazza ancora per qualche istante. Poi, disgustata, alzai lo sguardo sul mio migliore amico, affacciato alla finestra. Sembrava così tranquillo, forse un po’ teso, ma niente di più.
“Ty, non sembra che la notizia ti abbia sconvolto” notai. “Non hai paura?”
“Tutti hanno paura”
“Non sembrerebbe. Hai un’aria così serena”
“Siamo solo circondati dai Licantropi”
Gli lanciai addosso un cuscino, che per poco non cadde giù dalla finestra aperta. “Ma la smetti di dire cazzate!” esclamai. “Licantropi…si, certo! Tu vedi troppi film di fantasia secondo me”
“Tu non credermi, poi quando ti ritroverai in camera un gigantesco lupo che vuole azzannarti ne riparliamo” gli scappò una risata.
“Sempre se prima questo lupo non ammutolisce te!” replicai in tono di sfida. Tyler rise, di nuovo.
“Comunque, cambiando argomento, lo sai che dei ragazzi si sono traferiti nella ‘casa dell’orrore’? Non pensavo che qualcuno abbia mai avuto il coraggio di comprarla. È inquietante!”
“Si, lo so!”
Alzai un sopracciglio. Il suo tono di voce era un po’ troppo sprezzante nei confronti dei nuovi vicini.
“Nemmeno li conosci e già li odi a morte, Ty?”
Mi fulminò con lo sguardo. “So come sono quello come loro” sbottò lui alquanto rabbioso.
“Come loro…in che senso?”
“Niente, lascia perdere…”
Scrollai le spalle.
Certo che a volte è proprio strano, Tyler. Ma in fondo è anche per questo che gli voglio bene.
Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi, tanto per rilassarmi un po’ e svuotare la mente da tutti quei brutti pensieri.
Improvvisamente, però, una musica quasi assordante mi perforò i timpani, facendomi sobbalzare e sbattere la testa contro lo scaffale al di sopra della testata del mio letto.
“Cazzo, Ty o cambi suoneria o prima o poi lo lancio fuori dalla finestra quel telefono!” esclamai irritata, mentre mi massaggiavo la nuca ormai dolorante.
“Scusa, Ali devo scappare!” mi disse non appena ebbe finito di parlare al cellulare. “Mi ero dimenticato che devo andare a prendere mio fratello dal doposcuola e mia madre me lo ha ‘gentilmente’ appena ricordato”
Mi diede un veloce bacio sulla guancia e sparì dietro la porta della mia camera, che si richiuse con un tonfo.
Mi lasciai cadere di nuovo sul cuscino indecisa sul da fare. Non avevo voglia di rimanere in casa con quella bella giornata, anche se Tyler non c’era.
Dopo averci riflettuto su per alcuni lunghi minuti, decisi di andare a fare una passeggiata, da sola. Presi il mio amato MP3 e mettendo le cuffie nelle orecchie, uscì fuori di casa, promettendo a mia madre che sarei rientrata presto.
Non c’era un luogo preciso dove volessi andare, quindi iniziai a girovagare per le strade. Amavo stare sola, con la musica nelle orecchie e il leggero venticello che mi scompigliava i capelli.
Non ero una ragazza particolarmente sociale, a dir la verità. Ho sempre preferito stare sola che in compagnia di qualcuno. Quando i miei amici mi invitavano ad una festa, cercavo di trovare sempre delle scuse per non andarci.
Mia madre, le prime volte, tentava di convincermi ad accettare gli inviti. Diceva che mi sarei divertita, che magari avrei fatto nuove conoscenze, ma io insistevo nel dire che mi divertiva di più restare in casa ad ascoltare musica, a leggere un libro o a guardare un film, che andare ad una festa.
Alla fine ci ha rinunciato. Povera donna, ero una ragazza difficile io. E lo sono tutt’ora.
Senza neanche rendermene conto ero già arrivata alla fine della strada del mio quartiere, e mi accorsi che stavo passando proprio davanti alla ‘casa dell’orrore’. Esitai per un momento, avrei voluto cambiare strada ma scacciai subito quel pensiero: non poteva succedermi niente in fondo.
Camminai ancora per un po’ finché, oltrepassato il cancello, non notai uno strano luccichio per terra. Mi avvicinai a passo lento. Mi guardai un po’ intorno, per assicurarmi che non ci fosse nessuno, poi inginocchiandomi notai che sul nero asfalto c’era una collana. Aveva un grande ciondolo blu notte, con su incisa una mezza luna completata dal lungo muso di un lupo. Combaciavano alla perfezione. La raccolsi e mi rialzai in piedi. Rimasi ancora per pochi istanti ad ammirarla. Poi la misi al collo.
Mi voltai per tornare indietro ma mi scontrai contro qualcuno e caddi per terra. Sfortunatamente il destino volle che una stramaledettissima pietra mi graffiasse la caviglia.
“Ti sei fatta male?”
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo in piedi davanti a me, che mi guardava preoccupato. Non riuscivo a mettere a fuoco il suo viso a causa della luce del sole che mi accecava.
“No, tranquillo, non è niente” mentì. Quel taglio che mi ero appena procurata bruciava eccome.
Il ragazzo si inginocchiò al mio fianco e con le dita mi sfiorò delicatamente la ferita. Gemetti.
“E menomale che non era niente” commentò sarcasticamente.
“Davvero, sto bene…” lo rassicurai.
Il ragazzo non mi diede retta e mi cinse i fianchi con un braccio. “Vieni, ti aiuto a metterti in piedi”
Mi aggrappai al suo collo e mi misi in piedi. Notai subito che la sue pelle era caldissima, anche per questo mi strinsi ancora di più a lui.
“Sei così caldo..” mormorai.
“Lo prendo come un complimento”
Dopo avermi lasciato cullare dal quell’insolito calore che emanava per alcuni istanti, lentamente cercai di staccarmi da lui.
“Ehi, dove vai?” fece lui attirandomi di nuovo a sé. “Non vorrai mica tornare a casa in queste condizioni?”
“Ma è solo un lieve taglio, ce la faccio…” tentai di fare qualche passo, ma subito avvertì una fitta alla caviglia e quel ragazzo se ne accorse dalla mia smorfia di dolore.
“Si, certo, ce la fai…”
Senza preavviso mi prese in braccio. Aprì la bocca per replicare ma lui mi anticipò. “Non fiatare! Adesso entriamo in casa e disinfettiamo questo taglio, ok?”
Annuì.
Il ragazzo si diresse verso il cancello della ‘casa dell’orrore’.
“Aspetta, aspetta! Tu abiti qui?” gli domandai scettica.
“Si, perché?”
“Ehm…n-no, niente…” balbettai.
“Ti mette paura?” mi chiese accennando un sorriso divertito.
“A dir la verità, si” ammisi.
“Tranquilla, non ci vivono i fantasmi lì dentro” mi rassicurò con una nota di sarcasmo nella voce.
“Mm, spiritoso!”
Quel ragazzo si mise a ridere e i suoi occhi si illuminarono. Solo adesso li notavo. Erano di un bellissimo color verde.
“Come ti chiami?” mi chiese mentre ci incamminavano per il vialetto.
Prima di rispondergli, mi guardai un po’ intorno. La specie di giardino che faceva da cornice alla casa era spoglio. Nessuna pianta, nessun fiore colorato, niente. Solo qualche erbetta secca sparsa qua e là, che rendeva quel posto ancora più triste di quanto già era.
“Alison, per gli amici Ali” risposi infine. “Tu?”
“Nathan, per gli amici Nate” mi sorrise.
Solo in quel momento mi accorsi che stare così vicina a lui mi metteva un tantino in imbarazzo.
Nathan, con un grande sforzo, prese la chiave che aveva in tasca e la inserì nella serratura. La porta si aprì lasciando spazio ad una visuale stupenda. Dall’esterno quella casa poteva mettere suggestione, ma dentro era tutt’altra cosa. Era bellissima, accogliente, tranquilla e soprattutto enorme.
Nathan mi posò delicatamente sul divano.
“Aspettami qui, vado a prendere il disinfettante” e sparì dietro una porta.
Diedi un’occhiata in giro. Quella stanza era molto spaziosa. Il divano dove ero stesa io si trovava nel mezzo, sopra ad un grande e ben lavorato tappeto.
Alla mia sinistra vi era un enorme camino, spento. Il muro era decorato da molti quadri.  Quello che mi colpò di più rispetto a tutti gli altri era anche quello più grande, posto proprio al di sopra del camino. Rappresentava un grande lupo nero, in piedi su una montagna.
I lupi erano stati da sempre tra gli animali che più mi intrigavano. Li trovavo eleganti, fieri, misteriosi. Insomma avevano il loro fascino. Così come anche i leoni, le tigri e tutti i grandi felini esistenti in natura. Secondo me erano le creature più attraenti, diciamo così, rispetto a tutti gli altri.
Improvvisamente sentì un rumore alle mie spalle e mi voltai di scatto. C’era un ragazzo, in piedi, sulla soglia di una porta, che fino ad allora non sapevo esistesse, che mi dava le spalle.
“Max vieni con me a cercare quel nano?” gridò.
“Si!” rispose una voce poco distante da lui.
Non appena il ragazzo si voltò e mi vide, sul suo volto non si disegnò un’espressione sorpresa o stupita, ma bensì un sorriso ironico, quasi perverso.
“E tu chi sei?” mi chiese. Fece per sedersi di fianco a me ed io spostai subito le gambe, per evitare che si poggiasse proprio sulla ferita.
“Mi chiamo Alison…” risposi timidamente io.
“Alison…hai un bel nome” commentò squadrandomi da capo a piedi. “Io sono Tom!” continuò poi.
Gli rivolsi un sorriso e lui lo ricambiò all’istante.
“Cos’hai alla caviglia?” osservò poco dopo inarcando le sopracciglia.
“Oh niente, mi sono scontrata con Nathan e cadendo per terra mi sono procurata questo taglio” spiegai semplicemente io.
“Nathan?” disse lui con un tono di voce sorpreso. “È lui che ti ha portato qui?”
Annuì.
“E bravo il nostro piccoletto, adesso fa anche il gentiluomo con le ragazze”
Nel sentire quella frase mi scappò un sorriso.
Tonight we own the night, tonight we own the night…Tom, andia…? E questa bella ragazza chi sarebbe?”
Un altro ragazzo era spuntato fuori da non so neanch’io dove e mi guardava sorridendo.
Ma in questa casa non importa a nessuno se una perfetta sconosciuta si presenta in casa loro? Si limitano solo a sorridere? Non che mi dispiaccia eh.
“A quanto pare Nate ha fatto conquiste” raccontò Tom rivolgendo un occhiolino a quel ragazzo.
“Conquiste? No no, ma che avete capito! Nathan mi ha solo portata qui perché mi sono ferita alla caviglia…” e indicai il taglio. “…nient’altro”
Quei due si scambiarono un’altra occhiata.
“Si, certo. Tutte così dicono”
Proprio in quel momento Nathan tornò con una bottiglia di disinfettante in una mano e una fascia e un po’ di ovatta nell’altra.
“Scusa se ci ho messo molto, Alison, ma non trovavo il…E voi due che ci fate qui?”
“Oh niente, niente” disse subito Tom alzandosi dal divano. “Ce ne stavamo andando”
Insieme all’altro ragazzo si diressero verso la porta. Prima che potessero uscire però, Tom si avvicinò all’orecchio di Nathan e gli sussurrò: “Vi lasciamo soli..”
Il ragazzo al suo fianco si mise a ridere, mentre Nathan roteò gli occhi al cielo. Probabilmente non era la prima volta che si comportavano così.
“Hai conosciuto Tom e Max, vedo” disse Nathan inginocchiandosi al mio fianco.
“Già” risposi. “Non sembrava turbati dalla mi presenza, però”
“E perché avrebbero dovuto esserlo?” mi chiese mentre mi tamponava il taglio con un batuffolo di ovatta, imbevuto di disinfettante. Sussultai. Adesso bruciava ancora di più.
“Beh sai, non mi conoscono. E non dico che avrebbero dovuto saltarmi addosso, però almeno dimostrare che erano sorpresi di vedere una sconosciuta in casa loro” spiegai con tono ovvio.
“Neanche io ti conosco bene, eppure ti sto curando la ferita” mi sorrise.
Mi fasciò la caviglia e chiuse la boccetta del disinfettante, per poi poggiarla per terra. Non appena si voltò di nuovo verso di me, il suo sguardo fu catturato dalla collana che avevo al collo.
“Quella collana…dove l’hai trovata?”
“Per terra, poco prima che ti venissi addosso. Perché?”
“Sono giorni che la cerco!” esclamò. I suoi occhi si illuminarono.
“È tua?” chiesi.
“Si, me l’ha data mia madre prima che mi trasferissi qui” raccontò. “Ormai avevo perso la speranza di ritrovarla”
Me la levai e gliela porsi, un po’ a malincuore a dir la verità. “Tieni..”
Nathan se la mise intorno al collo ed io lo aiutai ad agganciarla.
“Voglio proprio vedere se quei due hanno detto al verità!”
“Jay, ma perché ti devi impicciare? Se anche Nathan avesse portato in casa una ragazza a voi cosa importa?!”
“Oh Siva, non fare sempre il noioso!”
Altri due ragazzi entrarono nel salotto. Ma quanti sono in questa casa?
“Ciao, Jay” salutò Nathan senza neanche voltarsi. “Siva”
“Nate io non centro niente!” si difese subito il più alto dei due. “Jay ultimamente è diventato un ficcanaso” e fulminò il compagno con lo sguardo.
“Adesso non mi dire che non eri curioso di conoscere la conquista di Nate?”
“Ma lei non è la mia ragazza! Sappiamo a malapena i nostri nomi” ribatté Nathan.
Il riccio non parve dargli ascolto e si avvicinò a me. Mi porse una mano. “Piacere, io sono Jay” si presentò.
“Io sono Alison” gli risposi sorridendo.
“Lui invece è Siva” e indicò il ragazzo alle sue spalle che mi fece cenno con la mano. “Ovvero la nostra mammina
Il ragazzo diede un colpo sulla nuca al riccio e a me e a Nathan scappò una risata.
“Se non la smetti la prossima volta ti stacco l’orecchio a morsi!” gli sussurrò. Non proprio a bassa voce, perché io riuscì a sentirlo e quella sua frase mi lasciò un po’ perplessa.
Ti stacco l’orecchio a morsi…Che voleva dire? Cioè nessun essere umano ne sarebbe capace, a meno che qualcuno non sia un cannibale o un essere sovraumano. E loro non mi sembrano proprio dei cannibali.
“Scusami…mammina
Un altro colpo e un’altra risata da parte mia e di Nathan.
Portai istintivamente gli occhi sul mio orologio.
“Cazzo, è tardissimo!” esclamai balzando in piedi.
Avvertì subito un atroce dolore alla caviglia e rischiai di cadere, ma, fortunatamente, Nathan era vicino a me e riuscì a prendermi prima che io potessi cadere a terra.
“Ehi attenta! Ti sei già dimenticata di avere una caviglia ferita?”
“Scusa. È che se non torno a casa tra un quarto d’ora mia madre come minimo mi da in pasto ai lupi”
Quella mia frase scatenò una risata generale.
“Ok, andiamo, ti accompagno io”
Stavo per aprire bocca e dirgli che non ce n’era bisogno, ma lui mi zittì di nuovo. “E non dire di no, tanto non ti lascio andare a casa da sola!” insistette lui.
Convinta dalla sua insistenza, gli misi un braccio intorno al collo e lui mi cinse il bacino.
“È stato un piacere conoscervi” dissi, rivolta a Jay e Siva, prima di uscire definitivamente dalla stanza.
“Anche per noi” urlarono i due alle mia spalle.
Zoppicando riuscì ad arrivare fino alla porta, con Nathan che mi reggeva.
Non appena uscimmo, con mia sorpresa, notai che non ci stavamo dirigendo verso il cancello, ma bensì sul retro della casa.
“Dove stiamo andando?” chiesi incuriosita e perplessa allo stesso tempo.
“Ti accompagno con la macchina” mi rispose lui. “Non vorrai mica tornare a casa a piedi”
“No, non ci tengo” dissi onestamente.
Nathan sorrise.
Camminammo per un paio di minuti ancora. Ma quanto era grande quel giardino?
Arrivati, salì in macchina con il suo aiuto. Poi montò anche lui.
Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò; anche perché la sua casa non era molto distante dalla mia: ci mettemmo si e no 5/10 minuti.
“Eccoci arrivati” annunciò Nathan.
Scesi dalla sua macchina e prima che potessi incamminarmi verso la porta di casa mia, mi voltai verso di lui. “Grazie, Nate..”
“Sempre disponibile per una bella ragazza come te” mi fece l’occhiolino e sfrecciò via.
Nel frattempo le mie gote si erano colorate di un leggero color rosa pesca.





Hi girls!:3
Questa è la mia prima fanfic sui The Wanted C:
L’idea mi è venuta mentre guardavo una puntata di The Vampire Diaries lol e alla fine ho deciso di buttarla giù e farne una storia C;
Ho scritto alcune frasi, alcuni dialoghi prendendo spunto dalla saga di Twilight *-* (dato che io amo alla follia quel film *O*) E’ stato più forte di me C’:
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto e soprattutto che la storia vi stia incuriosendo C:
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, quindi aspetto le vostre recensioni *-*
Alla prossima ragazzee<3
Un bacio :*
Whatsername72

P.S: Il piccolo paese dove si svolge tutta la storia, River Land, è inventato xD

 
  
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