22/10/2013
1 recensioniPrompt n° 43
Rating: Arancione
XII° Secolo
Non riusciva a fare nemmeno un passo senza inciampare in un cadavere.
Era notte fonda ormai e le facevano male i polsi e le ginocchia non riuscivano più a reggere il peso suo e della pesante maglia di ferro.
Di nuovo un rantolo. Di nuovo alzò la spada Un colpo secco e una leggera rotazione. Silenzio.
Requiescant in pace. Amen.
I suoi passi incerti incidevano il deserto. Benchè la temperatura si stesse abbassando notevolmente lei continuava a sudare sotto quell’elmo che era vietato togliersi.Eccone un altro. L’odore del sangue misto a sale era terribile, le sue narici erano in fiamme.
Le nuvole oscuravano la luce candida della luna in quella notte senza stelle.
Si stava allontanando sempre di più dai suoi Fratelli, da quell’unica sfera di luce a decine e decine di metri da dove si trovava lei.
“Meglio non vedere, te lo assicuro. Vai e prega per loro ogni volta. Non ti serviranno torce.”
“R- Rabi…..ighfer lì… wa rha-…rhamnì…”
Si voltò verso la voce nemica. Con pochi passi fu vicino alla massa di carne gorgogliante.
Con un misto di curiosità e disgusto, incise la spada nel terreno per farsi perno e si chinò per ascoltare meglio.
“Sami’a… Allahu lima-…liman..”
Ah. Stava pregando.
“liman hamida… Rabbanà…”
Cosa avrebbe dovuto fare? Quell’ “uomo” aveva ancora la forza necessaria per invocare… No. Avrebbe dovuto farlo subito. Non poteva attendere oltre. Prima ancora che quella melodia straziante le rimanesse impressa nella mente.
Ritornò in posizione eretta e simultaneamente alzò la lama intrisa di sangue.
“Subhana… Rabbia.. al-‘Alà..”
Prese fiato. Doveva farlo tacere! Doveva! Non tanto per Dio ma per se stessa! Per la sua anima!
“Subhana… Rabbia.. al-‘Alà.. Subhana… Rabbia… al-‘Alà..”
Taci maledetto…TACI!
“Allahu Akbar… Allahu Akbar!”
Chiuse gli occhi, serrando le dita attorno l’elsa. Digrignò i denti pronta a…
Fu un attimo. Sentì qualcosa rotolarle tra i piedi.
“Cosa stavate facendo?!”
Era più un’accusa che una domanda.
Lei per poco non si sbilanciò mentre apriva gli occhi e abbassava la spada.
“Fratello..”
Chinò subito il capo, il pugno sul cuore. Quest’ultimo pompava in modo poco rassicurante.
Quei uomini, così coraggiosi e virtuosi, lei, come impostora, non avrebbe dovuto nemmeno guardarli in faccia. La paura di essere scoperta, la vergogna di perdere l’abito… Viveva ogni giorno con il cuore in gola.
“Stavate indugiando? Se non siete all’altezza del compito sarebbe meglio chiedere al Maestro di assegnarvene un altro!”
“Vi chiedo perdono Fratello!” affermò lei con voce volutamente roca “Non accadrà più…”
Dopo pochi, pesantissimi istanti di silenzio l’uomo disse
“Bene Fratello. Finite il vostro compito portando quella testa a quel gruppo di lance laggiù. Trovatene una libera e mettetela insieme alle altre. Tra poco inizierà il mattutino, andateci direttamente! Salterete la vostra razione…”
E si allontanò.
Quando fu sicura che fosse ben lontano spalancò gli occhi ed abbassò la mano ancora serrata in un pugno. Individuò la testa mozzata abbandonata ai suoi piedi e senza esitazioni la prese per i capelli. Girò i tacchi e si diresse verso il punto indicatole.
Questa volta il suo passo era deciso. Dio l’aveva messa alla prova e per sua debolezza, tipica del suo sesso, aveva fallito. Che idiota! La prossima volta non avrebbe indugiato. Non sarebbe stata ad ascoltare. La sua anima doveva elevarsi sempre di più verso il Signore, non importava il fatto che non fosse umana. Lei doveva purificare i suoi peccati.
Si fermò alla base del fiore di lance cacciate nell’arido terreno. Sentiva il tanfo e il gocciolio del sangue. Dovette mettersi in punta di piedi per conficcare con un colpo solo la testa in una libera. Grazie il cielo aveva acquisito un’ottima altezza da suo Nonno. Il gocciolio aumentò, proprio davanti a lei.
La volontà di Dio era stata compiuta anche quel giorno.
Fece un passo indietro e si tolse l’elmo. Per lei fu un vero sollievo. Si passò una mano tra i corti capelli sporchi e bagnati dal sudore. Meglio.
“Fratello!”
Si voltò verso uno dei suoi.
In quel momento un fascio pallido di luce li investì. La luna aveva fatto finalmente capolino tra le nuvole.
“Arrivo subito! Perdonatemi.”
L’altro se ne andò.
E fu lì che l’inganno della natura ebbe di nuovo la meglio.
Nell’alzare lo sguardo per controllare lo stato del suo compito le vide. Le vide tutte.
La pelle molle.
Le espressioni terrorizzate.
Le bocche aperte e le lingue abbandonate.
Gli occhi vacui e rivoltati.
Le ginocchia cedettero e il respiro le si congelò in gola.
Il candore della luna aveva fatto il suo compito: le aveva mostrato la volontà di Dio in tutto il suo splendore.
A.d.A.
Ecco il secondo "capitolo"! Ho fatto una ricerca sulla vita quotidiana dei Crociati e mi è sembrata molto interessante, se vi è piaciuto questa parte spero che la commentiate e mi diate qualche consiglio perchè è mia intenzione fare una long di questo argomento! GRAZIE A TUTTI!!!