Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Hitchris    24/10/2013    1 recensioni
– Jean. – Il suo nome mormorato da lui gli aveva fatto perdere un altro battito. Era tornato a inalare aria solo quando si era ricordato di dover respirare per vivere. – Posso dormire con te stanotte? -
- Si. – Aveva risposto senza neanche pensarci due volte. Non voleva staccarsi da lui. Non quella notte.
– Si, dormi con te stanotte.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Avevano dormito insieme quella sera, la sera prima di decidere definitivamente quale strada intraprendere in futuro.
Corpo di Ricerca, Corpo di Gendarmeria o Guarnigione?
Lui già lo sapeva: nessuno dei due sarebbe entrato nel Corpo di Ricerca. Entrambi volevano vivere una vita tranquilla, felice, all’interno delle mura. Niente e nessuno al mondo avrebbe stravolto i suoi piani.
Jean camminava tranquillamente sulla cima delle mura, osservando la città illuminata dal cielo della sera con aria persa e vuota. Sembrava addormentata, era immobile. Assomigliava ad un bambino rannicchiato su sé stesso che piangeva e piangeva impaurito.
Jean alzò lo sguardo sul cielo pieno di stelle: era infinite, si estendevano fino a dove i suoi occhi gli permettevano di vedere e anche oltre, al di là delle mura.
Magari, si disse, magari arrivano fino al mare. Armin gliene aveva parlato molto spesso.
Le mura a quell’ora erano praticamente deserte, se non per qualche soldato che era di turno e che non conosceva. Lui, in compenso, non era riuscito a prendere sonno.
Come al solito.
Si era imposto di uscire a prendere aria o era certo che quelle quattro mura della sua stanza lo avrebbero schiacciato col loro peso. In realtà sperava solo che passeggiare e distrarsi potesse riempire quel vuoto che sentiva già da troppo tempo infondo allo stomaco e che non ne voleva sapere di andarsene.
Avevano dormito insieme, quella notte.
Per tutta la notte.
Si era sentito bene, sereno, senza che nessun pensiero che affollasse la testa di domande o dubbi. Ancora se lo ricordava, il suo viso: aveva un’espressione tesa nascosta da un tenero sorriso. Lui sorrideva sempre, anche quando la situazione si faceva impossibile.
– Non riesci a dormire?
Gli aveva chiesto e lui per tutta risposta aveva semplicemente scosso la testa. Era teso come una corda di violino. Pensava a come sarebbe cambiata la sua vita il giorno dopo, a cosa lo aspettava. Probabilmente si sarebbe dovuto separare dai suoi compagni, chissà se li avesse più rivisti.
– Neanch’io.
Aveva detto poi Marco, infilandosi senza dire niente sotto le sue coperte. Ricordava la faccia da ebete che aveva fatto e la miriade di pensieri che in un attimo gli avevano affollato la mente.
– Domani è il tuo grande giorno.
Aveva mormorato poi il ragazzo. Sapeva da quanto Jean aspettasse quel momento. Avevano fatto molta strada insieme e avevano imparato a conoscersi e ad apprezzarsi. Il tono in cui si era rivolto a lui però lo aveva stupito: sembrava quasi.. deluso?
Gli dispiace per me? Era stato quasi vicino a dirgliene quattro. Ancora lo considerava un codardo?! Aveva aperto bocca per ribattere e dirgli di andare al diavolo ma non aveva fatto in tempo perché l’altro aveva continuato a parlare.
– Probabilmente non ci vedremo.. per un po’.
Colpo al cuore.
Aveva smesso di respirare improvvisamente e tutto il suo corpo aveva emesso un piccolo spasmo involontario.
Marco aveva guardato il soffitto e poi di nuovo lui. Gli aveva sorriso ancora e quel sorriso non aveva fatto altro che fargli montare un’insolita malinconia: mai nessuno gli aveva fatto provare una sensazione del genere.
Jean aveva chiuso gli occhi e si era imposto di non guardarlo. Non voleva.
Quella era il suo ultimo sorriso prima di separarsi? Si era chiesto. Quando si sarebbero rivisti?
Poi aveva scosso la testa e si era rilassato.
– Jean.
Il suo nome mormorato da lui gli aveva fatto perdere un altro battito. Era tornato a inalare aria solo quando si era ricordato di dover respirare per vivere. – Posso dormire con te stanotte?
- Si.
Aveva risposto senza neanche pensarci due volte. Non voleva staccarsi da lui. Non quella notte.
– Si, dormi con te stanotte. – Si era sentito la gola secca quando gli aveva bisbigliato quella frase, ma quel noto insopportabile allo stomaco si era subito sciolto quando il suo petto era venuto a contatto con la schiena dell’altro.
In un primo momento aveva sentito le guance farsi bollenti, poi si era abituato a quella sensazione. Gli aveva messo un braccio intorno alla vita e lo aveva stretto a sé: magari non era una cosa normale e nemmeno logica, ma stava bene.
Non doveva dare sempre una spiegazione a tutto. Aveva voluto farlo e basta.
Ora, se ci ripensava, se ripensava a come per l’unica volta in vita sua si era sentito veramente a casa, quasi moriva. Il vuoto allo stomaco si stava lentamente trasformando in una voragine. Si poteva amare una persona in quel modo? Si poteva amare incondizionatamente e senza controllo? Si poteva amare una persona morta?
Jean si fermò.
Si, si poteva amare una persona così tanto. Se lo sentiva nel profondo di quella voragine, lo sentiva nel ricordo di quella notte.
Jean doveva vivere, doveva combattere.
Doveva vivere e portare con sé il ricordo di Marco. Anche se andare avanti significava dimenticare: i lineamenti del suo viso, le dolci fossette che gli si formavano ai lati della bocca quando sorrideva, il tono di voce con cui si era rivolto a lui quella notte. Col tempo, avrebbe dimenticato anche i più piccoli dettagli della sua figura, e forse era questa l’unica cosa che lo spaventava veramente.
Jean guardò oltre le mura ed emise un sospiro molto più simile ad un singhiozzo. La sua bocca si aprì e neanche si rese conto di aver parlato.
Poi iniziò a piangere.
Non era un pianto liberatorio: era un pianto di quelli in cui si vuole affogare nel proprio dolore fino a soffocare.
Il giorno dopo si sarebbe unito al corpo di Ricognizione insieme ad Eren e agli altri.
Avrebbe combattuto fino alla fine.
Perché di Marco non rimaneva nulla se non cenere unita a quella di molti altri guerrieri.
Perché lui non sarebbe più stato lì a sorridergli come faceva sempre.
Perché lui gli aveva detto che era un codardo e doveva dimostrargli il contrario. Si alzò, stringendo i pugni così forte da farsi venire le nocche bianche. Doveva essere forte e non piangere.
– Addio, baka.
Aveva mormorato, poco prima.

Poi una folata di vento gli aveva scompigliato i capelli e l’aveva costretto a fare un passo indietro. Jean sorrise impercettibilmente.
– Buona fortuna? – Chiese, chiudendo gli occhi e si godendosi il vento che, lentamente, gli sfiorava la pelle.
Come una carezza.




Prima di tutto, ciao a tutti! Allora, questa è la mia prima one-shot JeanxMarco e non credo sia un granché, per cui siate clementi cwc
L'ho scritta perchè ho cominciato ad amare questa coppia e.. sono bellissimi, non c'è nulla da fare. Io spero di essere riuscita a mandare in pezzetti il vostro cuore e di avervi fatto soffrire molto come ho sofferto io mentre la scrivevo, mwahahaha.
Grazie a tutti del vostro tempo!

 
  
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