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Autore: voiceOFsoul    25/10/2013    1 recensioni
Tommaso e il suo gruppo coltivano la loro passione girando per locali una sera ogni tanto. Niente di eccezionale, pochi spettatori e qualche soldo per la benzina. La sua vita sembra perfetta: musica, amici, una bella compagna e una figlia stupenda. Ma questa vita inizia a stargli stretta. Sta per cambiare tutto, solo che lui ancora non lo sa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Gli strumenti erano tutti lì al loro posto, come quei cinque ragazzi che di lì a poco avrebbero iniziato a dar loro vita. Il brusio era forte dalla piccola folla di ragazzi intorno al piccolo palchetto all'angolo del locale. Tommaso li osservava tenendo le mani ferme sul microfono come faceva sempre prima di dare il via. Guardava quei trenta ragazzi, cinquanta se la serata era di quelle buone, che pensavano ai fatti propri. Una birra nella mano destra, una sigaretta rullata a sinistra. Loro cinque lì su un instabile palchetto di legno, pronti ad appropriarsi ancora dei capolavori di altri artisti. Fissava di fronte a sè ragazzi che non li calcolavano, che al massimo avrebbero regalato loro un 'bravi ragazzi' o un 'siete forti' alla fine della serata. Li fissava e continuava a chiedersi quanto ancora sarebbe riuscito a fare quella vita. Sempre la stessa storia ad ogni serata, quei due minuti tra il sound check finale e l'inizio di tutto che duravano un'eternità e che gli facevano passare davanti agli occhi il suo passato correndo fino al presente e bloccandosi di fronte al buco nero del futuro. Cantare era la sua libertà, il gruppo era la sua famiglia, ma per quanto sarebbe riuscito ad andare avanti su qualcosa che non era sua? Si sentiva come se fosse felice di camminare sulle gambe d'altri, si sentiva un codardo che invece di spianare la strada da solo prende il sentiero che qualcuno ha già provveduto a liberare. Sognava il momento in cui sarebbe salito sul palco, uno di quelli veri, e la gente intorno non avrebbe più pensato alla birra in mano. Sognava il momento in cui i ragazzi intorno, non più cinquanta al massimo ma cinquemila, avrebbero urlato al cielo le sue parole non quelle di Axl. Sognava qualcosa che era sicuro non sarebbe mai arrivato e la voglia di mandare tutto a fanculo e andar via era irresistibile. Poi guardava a sinistra del palco. Lei, la sua Simona, era sempre lì. Anche dopo una giornata di lavoro intensa e stressante, anche dopo che Rose l'aveva fatta impazzire, anche dopo essersi beccata un mal di testa devastante, lei era lì a guardarlo sorridendo. Gli faceva l'occhiolino e gli mimava un "Fammi vedere Axl" che riusciva a ricaricarlo. Le ricombiava l'occhiolino e poi si girava a guardare i ragazzi.
- Pronti? - chiedeva lontano dal microfono.
- Sempre, capo! - rispondeva ironicamente Giacomo.
Gli altri ridacchivano, mentre lui si voltava ad afferrare nuovamente il microfono. 
- Buonasera ragazzi! - 
Rullo di batteria e tutto iniziava. Di nuovo.

- Ragazzi siete stati davvero strepitosi! Ma su questo non c'erano dubbi! - Simona corse ad abbracciare Tommaso non appena sceso dal palchetto. - E tu sei stupendo! - Si tuffò sulle sue labbra morbide, donandogli tutti i baci che avrebbe voluto dargli guardandolo esibirsi.
- Tu sei stupenda. - Riuscì a sussurrarle mentre continuava a baciarlo. 
Stavano insieme da quanto? Circa una vita. Si erano conosciuti alle medie e da allora nulla era riuscito a dividerli. Da quando poi era arrivata Rose nella loro vita, tutto sembrava essere più bello e perfetto di prima.
- Ehi, ehi! Basta con tutti questi baci! Qui c'è qualcuno che deve passare per andare a rimorchiare! - Urlò Giacomo. 
Tentò di separarli per riuscire a passare, ma Simona si ancorò ancor di più a Tommaso impedendoglielo. Giacomo cambiò allora tattica, spostandoli insieme verso la parete. 
- Oh, finalmente un po' di spazio! - esclamò soddisfatto mentre i due iniziavano a ridere. 
- La tua è solo invidia, caro Giacomino! - disse ridendo Tommaso mentre continuava a stringere Simona.
- Invidia di che? -
- Di una relazione stabile, di una ragazza solo tua. -
- Invidia di una ragazza solo mia? - L'incredulità di Giacomo era perfettamente tastabile. - Con tutte le belle pollastrelle pronte a tuffarsi nel mio letto? Tesoro mio, forse l'invidioso qui sei tu! -
- E di cosa dovrei essere invidioso? Sentiamo! - Tommaso si voltò a guardarlo sorridendo beffardo, abbracciando ancora Simona. 
- Del mio tocco! - Giacomo iniziò a muovere le dita velocemente, come se avesse ancora tra le mani la sua chitarra. - Le donne impazziscono quando vedono come so usare queste dieci meraviglie e vogliono subito provarne l'effetto! -
Tommaso non riuscì a trattenersi, sbuffando in una grassa risata.
- Ridi, ridi tu! Nel frattempo io vado a cercare la polletta da sbranare stasera, mentre tu sei ormai costretto a mangiare sempre la stessa minestra ...con tutto il rispetto, eh! - si affrettò ad aggiungere guardando Simona.
Simona non si offese. Giacomo era così, lo sciupafemmine del gruppo, una nuova ragazza ad ogni serata, nessuna che riuscisse ad andare oltre il terzo incontro, un po' megalomane e un pizzico di troppo arrogante. Uno stronzo, ma con la chitarra era un mezzo mago e per questo nessuno aveva mai pensato a mandarlo via.
- E ora, se non vi dispiace, le mie fans mi aspettano! - Giacomo si voltò, fece qualche passo ma poi tornò indietro. - Date un bacio alla piccola da parte dello zio Jaki - 
- Ehi tu! Non ci starai mica provando con mia figlia? - lo ammonì scherzosamente Simona. 
Giacomo alzò le spalle e tornò sui suoi passi alla ricerca delle gambe che avrebbero occupato il suo letto quella sera. 

- Sessanta, ottanta, cento. Ecco a te. - Sorrise mettendo i cinque biglietti da venti nelle sue mani. - Complimenti, migliorate a vista d'occhio! -
- Grazie Bree. Tu sei sempre troppo gentile. -
- Dico solo la verità! Da quando Steve ha finalmente deciso di mettersi in proprio, siete il primo gruppo che riesce a portare qui tanta gente. State iniziando a diventare famosi! Non è che qualche volta rischio di vederti in TV, vero? - 
- Non mi sembrano poi così tanti questi fan! - La risata cristallina di Bree era riuscita a strappare un sorriso a Tommaso, ma come sempre dopo un concerto era rientrato nel suo mondo fatto di 'non mi schioderò mai da qui'. 
- Ehi, cos'è quel muso lungo? - 
- Niente, sono un po' stanco. Ho bisogno di dormire. - Mentì.
- Saltelli per due ore sul palco, mi stupirei del contrario. Davvero, siete fenomenali. Mi dispiace solo che non riusciamo a darvi di più, ma vedi... -
- Ferma, ferma Bree! Non devi giustificarti affatto. Steve è un amico e i soldi li prendo solo perché altrimenti non mi parlerebbe più. Me lo ha giurato! Ma sono anche troppi rispetto a quello che prendiamo dalle altre parti. Alcuni ci pagano solo la benzina, altri con un drink. In un posto ci hanno addirittura chiesto dei soldi dopo la serata! -
- Assurdi! - 
- Immagina come ci siamo rimasti. -
- Di merda, ovvio. - Bree si accorse che dietro lo sguardo spento non c'era solo stanchezza. - Tommaso, la gavetta è dura per tutti ma finisce prima o poi. -
- Come finisce è da decidere però. -
- Che significa? -
- Nulla. Bree ancora grazie di tutto e buona serata. Scappo dalla mia piccola adesso. -
- Salutami la piccola. - Bree lo osservò perplessa mentre si allontanava.
- Certo. - Rispose lui senza voltarsi, alzando il braccio destro per un attimo.
- Ehi, piccola, cos'è quel muso lungo? - Steve arrivò da dietro, abbracciandola.
Bree continuava a fissare la porta da cui era uscito Tommaso, non riuscendosi a togliere di dosso la sensazione che qualcosa non quadrasse bene in lui.
- Non ho il muso. Sono solo un po' preoccupata. -
- Per cosa? - Steve si allarmò ed instintivamente portò le mani sul ventre di Bree. - Qualcosa non va? Vuoi che chiamo mia madre? -
- Oh ti prego, Steve! Non c'è bisogno di chiamare tua madre per ogni cazzata. Sono incinta, non una malata in fase terminale! - Lo urlò un po' troppo forte, attirando l'attenzione di tutti quelli che erano rimasti nel locale. 

Tommaso guidava verso casa. La strada libera scorreva veloce sotto le ruote della sua piccola utilitaria stracolma. Simona dormicchiava sul sedile al suo fianco, mentre sul sedile dietro Davide era ancora in preda all'adrenalina e si sentiva come ancora dietro la sua batteria. Faceva un casino assurdo, ma intorno a Tommaso c'era una grande bolla insonorizzata. Si sentiva come quella strada: statica, immobile, senza illuminazione, dritta nel buio del nulla. Tutto nella sua vita era esattamente come si poteva sognare. Un lavoro che sfama la famiglia, amici sempre al fianco, la musica sempre presente, una compagna fedele e innamorata, una bambina stupenda e vivace. Ma qualcosa non andava, qualcosa aveva perso tono, qualcosa che doveva volare era fermo a terra. 
Stava per cambiare tutto, solo che lui ancora non lo sapeva.

   
 
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