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Autore: MAMMAESME    26/10/2013    2 recensioni
La prima notte di Damon ed Elena ... la prima senza sirebond ... la prima dopo essersi urlati il loro amore davanti ad un camino ardente come la loro passione.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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AVEVO LA RAGAZZA

 

Erano passate quasi ventiquattr’ore e il mondo intero sembrava girare su un asse diverso.

Ci eravamo sputati addosso tutta la frustrazione e la stanchezza di una lotta che pareva non dover finire mai …

Ci eravamo detti “ti amo”.

Avevamo camminato sul confina tra la vita e la morte …  la morte era venuta a farci visita e aveva lasciato un dono ad Elena: Jeremy era riuscito a non tornare oltre il velo.

Non l’avevo ancora vista dopo quel “ti amo”, ma la sua voce al telefono aveva una sfumatura nuova … una nota cristallina che non avevo mai sentito: era finalmente felice.

Sentii la porta chiudersi, ma non le andai incontro.

Rimasi seduto sul divano ad ascoltare ogni passo che la portava più vicina a me: adesso potevo aspettare …

Adesso avevo la ragazza.

Come fosse un’abitudine consolidata, lei si sedette accanto a me, mi rubò il bicchiere che avevo tra le mani e sorseggiò il sangue che stavo bevendo.

Usando i piedi come leva, si tolse le scarpe e le lanciò sul tappeto, appoggiò il bicchiere ormai vuoto sul tavolino e si accomodò, la testa appoggiata sulla mia spalla; cercò la mia mano e intrecciò le sue dita alle mie.

-          Jeremy? – domandai.

-          È da Matt, passerà la notte da lui; sembra che stia per partire per un viaggio, in Europa … con Rebekah … -

Il mondo si era veramente capovolto.

-          … e bravo il nostro quarteback … -

-          Stefan … ? – la sua voce era un sussurro.

-          Ha portato il corpo di Silas alla cava … anche lui ha deciso di farsi un viaggetto … penso che non lo vedremo per tutta l’estate. -

E forse oltre …

Ci fu un attimo di puro silenzio.

-          Damon … ascolta. – chiuse gli occhi.

Mi misi in ascolto, ma l’unica cosa che riuscivo a sentire era il battito lento dei nostri cuori.

-          Lo senti? – incalzò.

-          Cosa? –

-          Il nulla … la pace … il silenzio. Jeremy è vivo … Klaus è lontano … Silas in fondo ad una cava … la scuola è finita … non ci sono battaglie da combattere, piani da attuare, demoni da cui difenderci … solo l’estate … le vacanze e … -

-          E noi due. – conclusi per lei.

-          E noi due. – mi fece eco.

Senza dire nulla mi alzai e la presi in braccio.

Indossava ancora quel minuto vestito bianco che esaltava il suo esile corpo.

-          Dove stiamo andando? –

I suoi occhi non riuscivano a trattenere un sorriso, una felicità conquistata a fatica e pagata a caro prezzo.

-          Ti fidi di me? – domandai, mentre salivo le scale.

-          Sempre … anche quando non dovrei … anche quando non l’ho fatto … -

Uscimmo in terrazza.

Le avevo preparato una piccola sorpresa: due coppe di champagne erano posate su un vassoio in bilico nell’angolo della balconata; tra di loro una rosa che avevo colto in giardino quello stesso pomeriggio, mentre attendevo il suo ritorno: era ancora un bocciolo ... una promessa.

Posai Elena su dei cuscini che avevo buttato sul pavimento per formare un giaciglio comodo; le feci cenno di aspettare e presi il vassoio.

Sorrideva … continuava a sorridere come se non riuscisse smettere … come se non avesse sorriso mai.

Mi sedetti di fronte a lei e le porsi una coppa di bollicine, presi la mia e feci tintinnate il vetro con un brindisi.

La guardai.

-           A te … perche quel tuo sorriso possa non spegnersi mai … a questa notte … a domani … a noi. –

-          Mi sembra impossibile, Damon … tu ed io … senza dubbi … senza menzogne … -

-          Senza sire bond … senza compulsione … -

-          Con ogni singole emozione accesa … -

-          Con ogni singolo sentimento vivo … -

Seguii il suo profilo con il bicchiere fresco … senza fretta.

Finalmente ogni pezzo si era incastrato … per una notte o per tutta l’esistenza … e non avevo più fretta … non sentivo più quell’impazienza, quell’insicurezza che aveva caratterizzato ogni nostro bacio … l’unica notte trascorsa tra le sue braccia.

Lei non se ne sarebbe andata.

Nessuno sarebbe venuto a portarmela via.

Non dovevo combattere con qualcun altro per trovare un posto nel suo cuore.

Era lì con me.

Sarebbe rimasta con me.

Mi avvicinai al suo viso, iridescente alla luce della luna.

-          Sei semplicemente stupenda: dovessi rivivere ogni dolore, ogni attesa, ogni tortura per vederti così radiosa, lo farei  … all’infinito. –

-          Non è più il tempo delle sofferenze, non ora … non qui. Quanto durerà questa pace? Non voglio nemmeno domandarmelo. Voglio vivere quest’attimo … e poi il successivo … e poi quello ancora dopo. –

Il passato ci aveva condotto ad un momento perfetto … del futuro non volevo preoccuparmene: mi bastava godermi il presente e il presente era Elena … il suo sorriso … la sua pelle che chiamava le mie mani.

Le presi il bicchiere dalle mani e lo buttai oltre la balaustra insieme al mio.

-          Dicono che porti fortuna … -  affermai, spostandole i capelli per scoprirle il collo.

-          Nessun destino … nessuna fortuna, Damon … solo noi due e la follia del nostro amore. –

Inclinò la testa per lasciare che la baciassi dove la pelle pulsava di una vita in prestito … ma pur sempre di vita.

-          Ti annoierai mai di me? –

Donne …

-          Ti prometto una cosa: ogni volta sarà come il primo giorno …  ogni giorno sarà come se fosse l’ultimo … - le sussurrai nell’orecchio. -  A cominciare da questa notte che sarà unica, come ogni notte insieme … come ogni bacio … ogni singola carezza … come questo … -

Posai le mie labbra sulle sue e misi in quel bacio tutto il mio amore … tutto me stesso.

Presi le sue labbra delicatamente tra i denti.

La desideravo in modo devastante da quando avevamo fatto l’amore … più di prima … più di sempre.

Ora conoscevo il suo sapore, e ne ero goloso.

-Elena … - mormorai con la voce roca, mentre fissavo i suoi occhi scintillanti come due diamanti,  incastonati in quel gioiello finemente cesellato che era il suo volto.

Lei intrecciò le mani tra i miei capelli e si avvicinò, avvolgendo le sue gambe attorno a me.

-Damon … - mi sussurrò, baciandomi delicatamente.

All’improvviso sentii il desiderio di espandere il mio corpo per poterla avvolgere completamente … per averla dentro.

Le sue mani scivolarono sulla mia schiena mentre cercava di aderire meglio al mio petto.

La voglia di lei esplose insieme al mio cuore che, invaso da una felicità che non riuscivo a controllare, cominciò a sobbalzare … a perdere colpi … a fermarsi e a riprendere a battere, tachicardico, ad un ritmo sincopato.

Elena mi aveva invaso … occupato … espropriato: mi viveva dentro, mi scorreva nelle vene, si infilava nei pensieri … mi faceva scoppiare quell’organo pulsante che ancora occupava il mio petto … e l’unica cosa che desideravo, l’unica che volevo, era che lei continuasse ad invadermi, che conquistasse ogni territorio della mia anima.

Finalmente avevamo una dimensione solo nostra e l’avrei difesa strenuamente da qualsiasi attacco … perfino dalla mia stoltezza … dalla mia follia.

Sentivo la lucidità lasciare il posto alla passione … la calma alla bramosia.

Desideravo solo mescolarmi con lei, scambiare la mia pelle con la sua … amarla come meritava.

La guardai estasiato.

Infilai un dito nella sua scollatura, profonda ed invitante, e cominciai a strapparle lentamente il vestito, quasi come aprire una cerniera lampo che non c’era.

Quella notte doveva durare all’infinito, come infinito doveva essere il piacere che volevo donarle.

-Mi piaceva questo vestito … - sospirò maliziosa.

-Anche a me piace … lontano dal tuo corpo … via dalla tua pelle. Lasciati amare, Elena … lascia che ti ami. - la supplicai. - Lo sento nella mia pelle, lo vedo nel tuo sorriso: noi siamo di più, lo siamo sempre stati … e voglio darti più … -

Come ad arrendersi, si stese sui cuscini, trascinandomi sopra di lei … il vestito completamente aperto sotto la sua schiena.

La biancheria che indossava, bianca ma non virginale, era un bellissimo ricamo sulla sua pelle immacolata. Mi presi tutto il tempo per guardarla, per osservare la curva dei suoi fianchi, la morbidezza del suo seno che sembrava voler uscire da quella soffice gabbia.

Una folata di vento caldo ci accarezzò, mentre mi toglievo la camicia con un unico, impaziente gesto.

Elena fece scivolate un’unghia lungo la linea dei miei addominali, ma io la fermai, bloccandole le braccia dietro alla testa.

-Ferma … ci sarà tempo anche per me … adesso chiudi gli occhi e ascolta i tuoi sensi … ascolta il mio cuore.-

Mi chinai a baciarla, facendo scivolare il mio petto contro il suo: la sentivo accendersi … la sentivo abbandonarsi e poi riprendersi … la sentivo: si fidava di me.

Mentre esploravo la sua bocca, feci scivolare la mia mano tra le coppe del reggiseno: afferrai il sottile elastico che le univa e lo staccai, lasciando che il suo seno si aprisse libero al mio tocco.

Senza mai staccare la mia bocca dalla sua carne, che emanava profumo di passione, scesi lentamente lungo il suo collo, al centro della gola … lungo lo sterno.

Era una vampira … e solo una cosa è più intima del sesso … solo un atto è più penetrante per quelli della nostra specie.

Con tutta la delicatezza che la mia passione mi permetteva, mi dedicai alla morbidezza di quella parte del corpo che mi faceva perdere la tesa … che richiamava tenerezza e lussuria … che faceva di una donna una madre e un’amante in egual modo.

Afferrai tra le labbra l’apice di quella morbida rosa disegnata perfettamente al centro … giocai … lento fino all’esasperazione, alzando gli occhi per vedere il viso della mia donna perdersi nel piacere che le stavo regalando.

Lei sentì il mio sguardo e abbassò gli occhi, umidi per la febbre che le stava salendo … febbre d’amore.

-Lasciami guidare … lasciati guidare … abbandonati a me … fidati. – mormorai.

Le non rispose: abbandonò la testa all’indietro, lasciandomi libero accesso ad ogni anfratto del suo corpo, della sua anima.

Accarezzandole le labbra con una mano, premetti la mia bocca nella morbidezza della sua carne; presi tra i denti la fonte del primo nutrimento e vi affondai i denti, creando un piccolo foro.

La sentii sussultare, gemere stupita.

Una goccia di sangue rese ancora più rosso il suo piccolo fiore: cominciai a bere, lentamente, quelle gocce di rugiada color rubino; ad ogni goccia lei entrava nel mio sangue ed io penetravo nei pori della sua essenza.

Percepii la sua estasi. Succhiai un po’ più a fondo … la sua schiena si inarco … le sue mani si aggrapparono alle mie spalle, quasi ad ancorarsi per non spiccare il volo.

Premetti la mia mano sulle sue labbra … lei capì il messaggio e, affilando i canini, mi bucò un polpastrello.

Nel momento esatto in cui il mio sangue scivolò lungo la sua lingua, giù per la gola, la mia mente si spense.

Ero solo corpo in quel momento. Ero la somma dei miei nervi in corto circuito: non ero mai stato così preso da un’altra persona prima di allora, non mi era mai arreso incondizionatamente ad una donna.

Non avevo mai amato.

 

Dopo aver esplorato i sentieri dell’estasi, ci ritrovammo abbracciati a guardare l’alba di una nuova era: il tempo in cui io e lei saremo stati insieme.

Era accoccolata tra le mie braccia e sentivo la sua gioia, sentivo i suoi sorrisi sulla mia pelle.

Nella mente mi vorticavano parole che non riuscivo a dire: mi limitavo a  trasmetterle alle mie dita che disegnavano carezze sulle sue braccia, rese fresche dai primi respiri del mattino.

-Non mi sembra ancora reale. – mi sussurrò.

-Non potrebbe esserlo di più, Elena. –

Non riuscivo a trovarle un nomignolo: piccola … amore mio … tesoro …

Pronunciare suo nome mi regalava delle sensazioni talmente intense che non riuscivo a sostituirlo con null’altro.

Lei era tutto quello che volevo: qualcosa di speciale, prezioso … sacro.

Volevo essere il suo tutto ed il suo niente … essere il suo uomo, audace e nudo, nel corpo e nell’anima … essere al suo fianco, finchè lei mi avesse voluto.

La volevo vicina, senza remore, senza distanze di sicurezza … senza inganni o bluff: con lei avrei giocato a carte scoperte. Non avrei mai potuto ingannarla … mai … non lei che, con un abbraccio, mi aveva letto dentro, oltre me stesso, oltre il rimosso ed il celato.

Come potrei nascondermi a colei che mi aveva aperto il cuore, strappato i sigilli del libro della mia anima e letto ciò che non avevo ancora scritto?

Sarei stato, per lei tutto quella che desiderava: appassionato e fedele … amico e amante … fuoco nel gelo, acqua nel deserto.

Tutto il tempo passato a conoscerla, il nostro amarci, fare l’amore, possederci, mi urlava che avremmo potuto essere felici insieme, che SAREMO stati felici insieme.

-A cosa pensi? – mi domandò, incuriosita dal mio silenzio.

-Penso a tutto quello che abbiamo perso, ad ogni bacio ad ogni carezza o tocco solo perché ci ostinavamo a resisterci … solo perché ci ostinavamo a negarci … - le risposi tra i capelli che profumavano d’estate.

-Pensieri inutili … inutili angosce: pensa invece a ciò che avremo, ad ogni bacio, ad ogni carezza o tocco che verrà da adesso in poi, solo perché ci amiamo … solo perché, ormai, ti appartengo. –

Quella dichiarazione mi accese più di mille baci:  ti appartengo …

Adesso sì, Alaric … adesso ho veramente la ragazza!”

 

 



 

 

 

 

  
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