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Autore: Alue    27/10/2013    2 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{Spazio Alue! :D }

Prima d'iniziare volevo solo dirvi che ho deciso di pubblicare questa storia, perché è una delle mie migliori riuscite in quanto contenuto e fantasia, ma vi chiedo infinitamente perdono in anticipo se nella storia troverete parole coreane scritte scrorretamente o errori grammaticali. Ho cercato di stare attenta agli errori, ma li dove non ci sono riuscita, cercate di capirmi: scrivevo per effetto d'ispirazione e anche se ho ricontrollato svariate volte la forma, non so se sono stata molto precisa T__T essendo stato scritto in due anni sono migliorata pian piano, perciò perdonatemi per i primi capitoli un po' così...
Per il resto spero che vi piaccia, che vi faccia ridere, piangere, arrabbiare e suscitare tantissime emozioni come le ho provate io scrivendo! ^.^ Spero solo che nei momenti tristi che ci saranno e n quelli in po', come dire? "Hot" non mi odierete! :3 
Vi anticipo che ci saranno anche gli SHINee e molti altre persone provenienti dal mondo del KPOP ;) 
Un bacio. Buona lettura e mi raccomando: RECENSITE in tanti! ^.^


Capitolo I
 

Dalle fessure della finestra accostata entravano fiochi i raggi del sole del mattino. La sera prima avevo di nuovo fatto tardi davanti al pc, ma come sempre ero la prima, in casa Kim, a svegliarsi dopo mia madre.
Mi alzai lentamente, mettendomi a sedere sul letto, e fissai per qualche minuto il caos della stanza: vestiti sulla scrivania, scarpe sparse per terra, giochi di Angelica, la mia sorellina di tre anni, ovunque… l’unica cosa a essere in perfetto ordine era la mia amata chitarra. Per il resto, lì dentro, sembrava che ci fosse scoppiata una bomba.
 Mi stropicciai gli occhi per un attimo e poi decisi che era ora di alzarsi. Recuperai un paio di jeans da sopra una sedia, una maglia nell’armadio e li indossai.
Uscii dalla camera e in silenzio scesi in cucina, dove trovai mamma intenta a preparare la colazione:
-Buongiorno mamma-, le sorrisi e le diedi un bacio sulla guancia, andandomi a sedere a tavola. Notai che non stava preparando latte biscotti come ogni mattina, ma delle… frittelle?
-Mamma, cosa stai cucinando?-, chiesi curiosa.
-Quello che stai pensando, bocciolo-, rispose dolcemente.
-Perché prepari delle frittele? Di solito lo fai in occasione di qualcosa di molto speciale…-, alzai un sopracciglio.
-Infatti è così. Tuo fratello oggi ha le audizioni ed è un giorno importante per lui e il suo gruppo. Voglio che sia in forma e allegro. Solo le frittelle possono aiutarlo … vai a svegliarlo-.
-Io?-, spalancai gli occhi.
-Vedi qualcun altro in giro?-, posò la padella con le frittelle sul tavolo e mi guardò con uno sguardo pieno di sfida. Benedetta donna, anche di mattina doveva mettersi a litigare con me?
-E va bene, ma se fallisco, non è colpa mia. Conosci Jong, quando dorme, non lo sveglierebbero nemmeno le cannonate-. Mi alzai di malavoglia dal tavolo e risalii al piano di sopra.
Senza far rumore passai davanti alla camera di Angelica e filai dritta verso quella di Jong. Aprii lentamente la porta e vidi uno spettacolo che mi sarei volentieri risparmiata: Jonghyun era disteso per metà fuori dal letto e per metà dentro, in mutande e senza lenzuola a coprirlo. Rimasi sconvolta per qualche secondo e poi, facendomi coraggio, entrai nella sua stanza. Mi avvicinai a lui e cercai di svegliarlo con le buone: -Jong… sono le sette e mezzo, farai tardi alle audizioni se non ti alzi…-.
-Mmm… altri cinque minuti mamma…-, biascicò mentre si girava dall’altro lato, ancora nel mondo dei sogni.
-Jong… svegliati!-, urlai scuotendo le lenzuola.
Nessuna reazione. Era completamente in coma: -Kim Jonghyun! Alzati subito!-, strillai più forte.
 -Sono stanco… fammi dormire-, mi strappò via il lenzuolo e si coprì fin sopra i capelli. Mi spazientii e decisi di provare con le cattive maniere, capendo che solo così avrei ottenuto la sua attenzione.
Andai a passo pesante alla finestra e la spalancai, facendo entrare l’aria gelida di Seoul nella sua stanza. Poi alzai la tapparella, facendo baccano e non contenta, tornai da lui e con tutta la forza che avevo, tirai il piumone con cui si era coperto e lo feci rotolare a terra.
-Aaah! Donna, ma sei impazzita!? Ti pare il modo di svegliare una persona!?-, si mise subito in piedi, urlandomi contro, ma non mi scomposi, anzi gli sorrisi con la miglior “faccia d’angelo” che avesse mai visto: -Ho provato a svegliarti senza ricorrere alla forza, ma non mi hai lasciato scelta…-, mi gongolai, sorridendo.
-Ma io ti odio!-, disse sconvolto.
-Il sentimento è reciproco, caro. Vestiti e scendi. La mamma ti vuole pimpante e allegro sta mattina-.
-E perché?-.
-Per l’audizione, idiota. Te ne sei dimenticato?-.
-A-audizione?-.
-Sì, te ne sei dimenticato…-, annunciai.
Lo vidi sparire e precipitarsi in bagno alla velocità della luce, spintonandomi per passare : -Bene… il mio lavoro qui è finito. “Ti ringrazio Yaya, sei stata davvero gentile a svegliarmi. Mi sdebiterò in seguito…”. Ma che, piuttosto si butterebbe giù da un ponte… bah-, borbottai chiudendo la porta.
 
-Jonghyun! Siamo in estremo ritardo! Non faremo in tempo a entrare nemmeno in seconda ora se andiamo avanti di questo passo! Muoviti! Una donna ci metterebbe di meno a prepararsi!-.
Erano le otto e mezzo. Mamma e papà erano usciti da ore e lui era ancora rinchiuso al bagno. Da quando aveva la patente, era lui ad accompagnarmi a scuola e ogni volta facevo tardi per colpa sua.
-Grandissimo demente…-, borbottai a bassa voce, uscendo da casa e prendendo le chiavi della macchina.
 Jong era mio fratello di sangue e fisicamente era identico alla madre, come io alla mia, ma di cervello era completamente identico a mio padre. Un criceto girava nella ruota della loro testa, ma purtroppo non era agile abbastanza da farli ragionare.
Entrai in macchina e accesi lo stereo per cercare di calmare i miei nervi, ma sfortunatamente non ci riuscii. Jong aveva lasciato il cd degli Shinee nello stereo e subito era partita “Ring Ding Dong” con il suo ritmo spaccatimpani e martellante. Sbuffai e tolsi il disco con un gesto nervoso. Lasciai che la radio e cambiai stazione parecchie volte prima di trovarne una decente.
Lo speaker parlava un corretto e forbito coreano che avrebbe fatto invidia a chiunque e annunciò l’inizio di una nuova canzone, ma non feci caso al titolo. Le note familiari si diffusero nell’abitacolo della macchina e in poco tempo la riconobbi: la canzone di mamma e papà.
Sorrisi fra me e pensai al loro primo incontro, che mamma mi aveva raccontato molte volte. Si erano conosciuti a lavoro, quando papà era in un periodo abbastanza nero della sua vita. Aveva perso da un anno la sua prima moglie, da cui aveva avuto Jonghyun, e in ufficio lo massacravano di lavoro. Non poteva stare con suo figlio, tranne i pochi minuti prima di andare a dormire e questo lo tormentava. Pensava costantemente che stesse sbagliando tutto con lui. Lo stargli lontano lo avrebbe allontanato e le babysitter non sostituivano la madre, ma d’altra parte neanche un'altra donna l’avrebbe mai sostituita.
 Un giorno una segretaria abbastanza maldestra entrò nel suo ufficio e cominciò a farfugliare incontri e appuntamenti, cui avrebbe dovuto partecipare, ma papà non l’ascoltava, così le chiese distrattamente di andare a prendergli un caffè.
La segretaria eseguì l’ordine e subito glie lo portò, ma quando quest’ultima tornò nell’ufficio, papà stava uscendo e così si scontrarono.
Nell’equivoco nacque l’amore dei miei genitori. Papà capì che quella donna l’avrebbe reso felice nel momento in cui la guardò negli occhi e dopo due anni, l’imprenditore sposò la segretaria maldestra e si trasferirono in Italia, terra natia dei due.
Riemersi dai miei viaggi mentali quando vidi Jong uscire di casa. Entrò nella macchina e mise subito in moto: <>.
Non disse una parola, era visibilmente nervoso, si leggeva in faccia. Non ci diedi peso. Era un problema suo, non mio: “Potevi alzarti prima, stupido. Adesso se i tuoi compagni faranno brutta figura, sarà tutta colpa tua”, pensai.
-Sei nervoso Jong?-, chiesi cauta. Era incredibile la mia incoerenza di pensiero.
-Abbastanza. Si nota?-.
-Abbastanza. Sta tranquillo, andrà bene e vincerete l’audizione-.
-Lo spero tanto, sorellina. Lo spero tanto-. Partì a tutto gas e in pochi minuti fummo a scuola.
 
-Sorellina, io scappo. Ci vediamo oggi pomeriggio a casa. Tu torni a casa con Minho, no?-.
-No, oggi torno da sola. Minho ha detto che aveva da fare. Immagino con qualche ragazza…-, m’imbronciai.
-Sei gelosa per caso?-.
-No, però… ecco… un po’…-. Jong sorrise, scompigliandomi i capelli.
-Non è tipo che fa per te… non illuderti-.
-Non ho detto che mi piaccia-.
-Certo, certo. Devo andare. Ti voglio bene. A dopo-, mi stampò un bacio sulla fronte e corse in direzione del teatro della scuola.
 
Chissà come sono andate le audizioni... A quest’ora avranno finito?”, pensai, mentre il prof spiegava a manetta la sua noiosissima lezione.
-…per oggi la lezione è finita. Potete andare-, disse il prof mentre la classe era già per metà fuori dalla stanza.
Uscii dalla classe e mi diressi verso l’aula Magna, dove ero sicura di trovare gli Shinee.
Entrai. Il giudice stava dando ancora i responsi delle audizioni. Restai sulla porta e ascoltai con attenzione, sperando di tutto cuore che li avessero scelti. Il giudice parlava lentamente e a voce chiara e sicura, facendo delle pause che avrebbero messo l’ansia anche alla persona più ottimista del mondo.
-Bene… dopo aver esaminato attentamente ognuno dei vostri gruppi e dopo aver osservato le vostre esibizioni sul palco, possiamo darvi le nostre decisioni finali. I gruppi che andranno in finale nella gara per la borsa di studio a New York sono…-. I battiti del mio cuore aumentarono e quasi sentivo quelli di ognuno dei membri del gruppo.
-Gli SS501 con la loro “Love Like This”…-, un boato di approvazione scoppiò dalle prime file della sala: -I Super Junior con “Sorry Sorry”…-, altro boato di approvazione dal fondo sala e sta volta più forte.
Incrociai le dita. Oltre agli SHINee erano rimasti in competizione altri sei gruppi. Pregai per loro e trattenni il respiro nei minuti che seguirono: -… e gli SHINee con “Ring Ding Dong”-.
Jonghyun, Minho, Taemin, Onew e Kibum scoppiarono in grida di gioia in prima fila. Kibum e Taemin si abbracciarono, mentre Jonghyun era saltato in braccio a Minho. Scoppiai a ridere, vedendoli ridicolizzarsi così, ma subito dovetti smettere perché il giudice gli rivolse uno sguardo di disapprovazione.
Quando tutti si ricomposero, il giudice si congedò: -Alla prossima ragazzi. Troverete il giorno della gara affisso alla bacheca della scuola, per il momento sappiate che vogliamo vedere sul palco spirito di gruppo, energia e talento. Ognuno di voi ne è dotato, perciò fate del vostro meglio! New York vi aspetta…-, detto questo sparì dalla stanza.
 -Si! Ce l’avete fatta ragazzi! Siete grandi!-, urlai, mentre mi avvicinavo a loro: -Com’è andata l’esibizione? Dovevate essere bellissimi sul palco!-, stavo cinguettando e guardavo ognuno di loro con occhi sognanti.
-Beh… sarebbe stato meglio se qualcuno – Taemin fulminò Jong con lo sguardo- non avesse fatto tardi. Per colpa sua stavano per cancellare la nostra esibizione-.
-Gli ho detto che avrebbe fatto tardi, ma la donnetta doveva farsi bella…-, ammonii Jong.
-Beh, non è certo colpa mia se tu mi hai svegliato tardi…-, s’imbronciò.
-Ma io….-, stavo per ribattere, ma Minho m’interruppe, salutandomi con il solito bacio sulla guancia. Messo a confronto con me era altissimo. Sembravamo “il gigante e la bambina”: -Sta sera si festeggia, bellezza!-, disse sorridendomi.
-Sì, voi festeggerete, io dovrò rinchiudermi come al solito  in camera mia a fare compiti-, sbuffai. L’idea di abbandonarmi allo studio non mi piaceva nemmeno un po’, tanto meno se calcolavo che loro si sarebbero divertiti, mentre io avrei avuto un esaurimento nervoso. Sospirai rassegnata e guardai altrove imbronciata.
-Io non direi, i tuoi voti a scuola sono buoni e domani potrai anche non venire-, Onew mi mise un braccio attorno al collo e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Il suo sorriso era esilarante: un misto di furbizia e idiozia. Scoppiai a ridere e il gruppo seguì il mio esempio.
-Va bene, ma parlate voi con la madre superiora!-, li guardai uno a uno.
-Ci parlerò io. Tua madre non resiste al mio viso d’angelo-, disse Kibum, sorridendo. In effetti, era vero: Kibum, con i suoi capelli biondi e il suo viso perfettamente armonico, era irresistibile e piaceva davvero tanto alla mamma. Lei mi ripeteva spesso che se mai mi sarei dovuta trovare un ragazzo, avrebbe voluto che fosse Kibum e non si preoccupava se la persona in questione era in casa o meno, parlava e basta, facendomi collezionare figuracce una dopo l’altra.
Io da parte mia le rispondevo che i suoi castelli in aria erano destinati a infrangersi.
 
Caro diario,
questa giornata è stata un po’ movimenta. Sta mattina Jong si alzato tardi, come suo solito, così mi sono ritrovata di nuovo in ritardo a scuola e il prof mi ha sgridata senza pietà, di fronte a tutta la classe.
Tutto il giorno sono stata in ansia. Non riuscivo a studiare, né a seguire le lezioni, ma a pensare solo a come stessero andando le audizioni. Ero in ansia, ma alla fine…
 Jong e gli SHINee sono passati!
Per festeggiare l’evento siamo usciti e abbiamo cenato fuori, in un ristorante Italiano.
 
-Allora? Dove si va?-, chiese Kibum.
-Stavo pensando ad un ristorante Coreano, ma siccome c’è la signorina “schizzinosa”, opto per l’Italiano…-, rispose Jong senza troppo entusiasmo.
-E sia, andremo…-, cominciò Taemin.
-Grazie Jong… -borbottai, troncando Taemin con acidità- Beh, possiamo sempre andare dove volete voi. Per me non c’è problema, oggi posso anche provare a mangiare qualcosa che non mi piace. Dobbiamo festeggiare voi! Non dovete sottostare alle mie lagne-, sorrisi.
-Sinceramente a me piace l’Italiano e dopo aver assaggiato i cannelloni di tua madre due giorni fa, giuro che ne sono in astinenza!-, esclamò Minho ridendo.
-Va bene, allora sia l’italiano-, concluse Onew.
 
 Minho si è preso una bella sbronza e Taemin ha dovuto riaccompagnarlo a casa.
Purtroppo siamo rientrati presto. Domani c’è scuola e io PURTROPPO dovrò andare anche senza aver fatto i compiti. Il viso d’angelo di Kibum non ha funzionato con la mamma… Sono disperata!
Però sono contenta per loro! Se passano la gara finale, potranno andare a studiare all’estero tutti insieme. Il loro sogno è quello di debuttare nel mondo della musica e… con questa borsa di studio all’estero possono sicuramente perfezionarsi. Potranno imparare l’inglese in America e la scuola offre un ottimo corso di musica di formazione. Chissà? Magari sarebbe bello anche per noi vedere il nostro Jong in tv un giorno...
Gli altri due gruppi, che sono passati, sembrano molto agguerriti e determinati. Non mi sono soffermata a guardarli, ma dalle loro facce sembravo molto decisi e sicuri di sé, in special modo i SS501. Si sono presentati in stile gruppo punk, con il trucco che arrivava fin sopra i loro capelli. Bah… quei ragazzi… Mi sembrano tutti dei gran palloni gonfiati…
Di solito la prima impressione non conta, ma se il buongiorno si vede dal mattino…
Cambiando discorso, sta mattina, mentre aspettavo che Jong uscisse di casa, alla radio hanno trasmesso la canzone di mamma e papà. Ogni volta che la sento la mia mente viaggia indisturbata, pensando al loro primo incontro.
Non solo, oggi… tornando a casa a piedi senza Minho e nessuno con cui parlare, ho avuto tempo per pensare.
Ho pensato che… se Jong non fosse stato Coreano ma Italiano come me, non gli avrei voluto così bene. Semplicemente perché non avrei avuto la possibilità di imparare due culture differenti e amarle entrambi, e non avrei avuto la possibilità di specchiarmi nei suoi occhi grandi e a mandorla ogni mattina e riconoscere che il loro colore è identico a quello dei miei.
La nostra è una famiglia allargata. Papà amava molto la mamma di Jong e non l’ha mai dimenticata, nemmeno per un istante.  So che ora la donna della sua vita è la mia mamma, ma molte volte l’ho sorpreso a contemplare la foto di Yoona e ho colto nei suoi occhi un velo di nostalgia. Gli manca molto, come manca a Jong. Quest’ultimo dice di non ricordare molto di lei, ma sospetto che in realtà gli manchi davvero tanto.
Jong è nato in Corea, proprio come sua madre ed è l’esatta fotocopia di Yoona al maschile. Papà mi ha sempre detto che quando morì, per un malore, dopo un anno dalla nascita di Jong, si sentì il mondo crollare addosso e la sua vita si divise a poco a poco da quella di suo figlio. Il lavoro lo tratteneva talmente tanto che poteva vedere Jonghyun soltanto la sera. Poi, quando conobbe la mamma -mi racconta sempre- che il suo cuore divenne ad un tratto più leggero, perché l’essere maldestra e impacciata lo divertiva e lo faceva sentire bene dopo tanto tempo.
Jong ricordava poco della madre e fu facile per lui accettare la mia. A lui e a papà serviva una figura femminile in casa e la mamma era la donna fatta apposta per loro. Un angelo mandato dal Cielo.
Dopo qualche mese si sposarono e mamma entrò a far parte definitivamente delle loro vite, portando tanta gioia e felicità con la semplicità che la caratterizzava.
Passò un altro anno e papà ricevette un’offerta di lavoro che prevedeva un trasferimento in Italia, sua terra d’origine e terra natia di mia madre. Si trasferirono tutti e tre e dopo nove mesi nacqui io, una bella bambina dai capelli castani e gli occhi color cioccolato, molto vicini a quelli di Jonghyun.
La nostra infanzia in Italia fu tranquilla e spensierata. Natale, Pasqua e Capodanno lo passavamo dai nonni e qualche volta partivamo per andare a trovare quelli di Jong.
Poi, ai miei cinque anni, una nuova offerta di lavoro arrivò in casa Kim e fummo costretti di nuovo a trasferirci in Corea. Mi dispiacque molto lasciare la mia vecchia casa, ma subito mi abituai alla nuova ed essendo bambina, non ebbi tanti problemi a imparare il Coreano…
Dall’allora la nostra vita si è completamente integrata a Seoul. Jong ha i suoi amici che lo spalleggiano, ed io… beh, io me ne resto in disparte. Non amo essere al centro dell’attenzione della gente e a parte Tiffany, la mia migliore amica, non ho molti altri amici. Preferisco frequentare gli amici di mio fratello.
Da poco tempo abbiamo una sorellina minore: Angelica. E’ così dolce… E’ una bambina molto intelligente per avere tre anni e conosce a memoria ogni canzone che gli SHINee hanno scritto. Ama follemente Minho e questo a sua volta mostra un’innata simpatia per lei.
La mia famiglia è molto speciale e amo tutti allo stesso modo e con la stessa intensità (anche se con Jong le liti sono all’ordine del giorno).
Posso solo dire che non si trova spesso una famiglia così diversa ma così unita. Non potrei rinunciare a nessuno di loro… perché loro sono la mia vita.      
                                                                                                    
Yaya.
 
-Yaya, mamma dice che è taddi. Devi andare a fare ninna. Domani tu hai scuola…-, Angelica era entrata in stanza e si stava stropicciando gli occhi.
-Tesoro… mamma ancora non ti ha messo a letto? E’ quasi mezzanotte, dovresti già essere nanna…-.
-Voleva che le cantassi una canzone. Lo sai, solo con te si addormenta-, mamma spuntò dietro le spalle di Angelica e la prese in braccio, cominciando a cullarla.
-Non può farlo Jong una volta tanto?-.
-Tua sorella stravede per te, come tu stravedi per Jong. Tu lo sostituiresti con un altro fratello?-. Abbassai lo sguardo e poi le sorrisi: -Credo di no. Portala in camera sua, arrivo subito. Buona notte mamma-.
-Buonanotte, Bocciolo-.
 
***
 
-Ilaria! Siamo in ritardissimo! Svegliati!-.
Jong… che cos’aveva da urlare di mattina presto quel buono a nulla?
- ILARIA! Se non apri subito butto giù la porta e ti sveglio con l’acqua gelida!!!-. Mmh? Svegliarsi? Acqua gelida? Che ore erano?
Mi girai per vedere l’ora alla sveglia sul comodino e scattai seduta sul letto, urlando con tutto il fiato che avevo in gola alle otto meno un quarto: -JONGHYUN!! MALEDETTO IDIOTA! PERCHE’ NON MI HAI SVEGLIATA PRIMA!?!-.
Mi alzai di corsa e d entrai a capofitto nell’armadio, uscendone vestita in divisa. Mi diressi alla porta e spinsi via Jong, correndo in bagno: -Guarda questi capelli!-.
-Non è colpa mia se ti biodegradi durante la notte, sorellina!-, disse mentre correva di sotto.
-Vorrei solo cancellarti dalla mia vita in questo momento, Jong! Possibile che tu non capisca ancora che io non entro tutti i giorni alle nove come te!?-, presi una spazzola e snodai al meglio i nodi che avevo fra i capelli e scelsi di farmi una coda di cavallo. Tirai indietro i lunghi capelli neri e li avvolsi in un nastro rosso, in tinta con la cravatta della divisa scolastica.
Mi lavai i denti e sciacquai il viso di fretta, per poi volare in cucina e ingoiare i primi biscotti che mi capitarono sotto mano.
-Jong!? Sei pronto!?!-, urlai dalle scale.
-Sono già fuori, idiota…-, mi girai e lo vidi sulla porta.
-Bene, allora andiamo!-, schizzai fuori l’uscita di casa e andai in macchina.
Mio fratello schiacciò l’acceleratore della macchina e, in circa dieci minuti, fummo a scuola. Scesi e frecciai verso la classe ma Jong mi richiamò, ancora dentro la macchina: -Fata Smemorina! Il tuo pranzo! Non ho voglia di rincorrerti per tutta la scuola!-.
-Ci vediamo all’intervallo! Non posso fare altro ritardo Jong! Tienilo tu!-, gli urlai di rimando.
Corsi via e con il fiatone percorsi i corridoi del primo piano, senza fare caso che, gli alunni più grandi mi guardavano come se fossi una pazza inseguita da medici.
Arrivai alle scale e mi fermai per riprendere un po’ di fiato. Guardai in alto e… non era possibile che dovessi fare altri due piani per arrivare in classe! Il professor Rhee mi avrebbe ucciso!
Mi veniva da piangere, ma dovevo farcela. Salii le scale di corsa, in fretta e furia, ma all’ultimo gradino andai a sbattere contro qualcosa di molto alto, non accorgendomi che si trattasse di una forma di vita umana e caddi a terra, facendo cadere i libri che portavo in mano.
 -Ti sei fatta male?-, una voce premurosa si era avvicinata a me.
-S-si…Choesŏng inmida… mi dispiace così tanto…-, raccolsi i libri lentamente, inchinando leggermente il capo. Avevo dato una bella botta e mi stava facendo male dappertutto.
-Aspetta, ti aiuto-, il ragazzo si chinò e cominciò a raccogliere i fogli con me.
-Oh, Sunbae… non preoccuparti. Li raccolgo da sola-. Perché avevo legato i capelli? Avrei potuto nascondere il viso… Aveva ragione Jonghyun: ero una cretina.
-Ecco… stai bene?-, mi restituì i fogli e lo guardai in volto per la prima volta. Non faceva parte degli SS501?
-E-ehm… si, si. Sto bene, mi dispiace tanto. Sono un vero disastro e… sono  in ritardo… uff…-, mi chinai leggermente in segno di rispetto: -Gamsahapmida, Sumbae…-.
Corsi via. Non avevo tempo per futili conversazioni e sinceramente ero veramente in imbarazzo per la caduta.
-Aspetta! Ti sei dimenticata…-.
“Corri! Corri! Corri!! Non puoi stare a pensare a ciò che ti sei dimenticata!”, Pensai correndo a perdi fiato.
Ero arrivata davanti alla mia classe. Dovevo solo affrontare lo sguardo intimidatorio e rimproverante di Mr. Rhee e sarei sopravvissuta. Bussai.
-Avanti…-.
Entrai lentamente, infilando prima la testa e poi entrando completamente.
-Miss Kim. Di nuovo in ritardo. Lo sa che sono le otto e mezzo?-.
- Sil le hap mi da… la sveglia non ha suonato e…-.
-Risparmi le scuse per una altra volta. Immagino sia stato suo fratello… quel ragazzo non cambierà mai…-, sospirò e mi fece cennò di andare a sedere.
- Gamsahapmida!-, inchinai il capo e andai a sedere.
Per fortuna il prof conosceva la testa dura di Jong dopo averlo avuto in classe. Mr. Rhee considerava Jong una disgrazia per me. In un certo senso era vero, ma altre volte era davvero una benedizione del Signore.
Aprii i libri e cominciai a seguire la lezione, ma il mio cervello era da tutt’altra parte. Pensavo continuamente al ragazzo che avevo investito. Assomigliava tanto ad un degli SS501, però senza tutto il trucco che li distingueva non riuscivo a capire se apparteneva veramente a loro.
Cercai di distogliere i pensieri, anche se fu tutto inutile. Rhee mi riprese parecchie volte, sbattendo la sua bacchetta sul mio tavolo e gridando di stare attenta.
Fortunatamente l’intervallo, coincidente con il cambio di professore, arrivò presto e fui salva.
Uscii dalla classe e passeggiando tranquillamente mi diressi all’armadietto. Come si chiamava quel ragazzo? Poteva essere il leader? Nah… il leader mi era sembrato un pallone gonfiato, non poteva essere così gentile.
Sospirai e fissai i libri di fronte a me con aria frustrata: < Ora come faccio a riprenderlo? Non so nemmeno come si chiama…>>.
-Come si chiama… chi?-, Minho poggiava le spalle sull’armadietto accanto al mio e mi sorrideva con aria maliziosa.
-Un ragazzo che ho investito sta mattina…-, mi morsi un labbro e presi i libri che mi servivano. Richiusi l’armadio a chiave e m’incamminai in cortile.
-Investito? –mi stava alle calcagna- Ma se non sai guadare!-.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai: -Jonghyun mi ha svegliata tardi sta mattina. Anzi, come tutte le mattine e ho dovuto correre per arrivare in classe. In cima alle scale però non ho visto che un ragazzo stava scendendo e ci sono andata a sbattere…-.
-Immagino che tu sia caduta e lui no-.
Mi fermai di botto: -Come lo sai!?-.
-Non lo sapevo, ma è da te. Adesso me l’hai confermato, e quindi lo so-, scoppiò a ridere e ci avvicinammo a un banco da pic nic del cortile, dove sedevano gli SHINee.
-Smettila di prendermi in giro, Minho!-.
-Perché la stai prendendo in giro?-, gli chiese Kibum allarmato.
-Non la sto prendendo in giro! E’ solo che…-, ripete l’accaduto e arrossii violentemente, sotto gli occhi di tutti.
Jonghyun mi diede il pranzo e cominciai a mangiare in silenzio. Gli altri non commentarono e io evitai di dire che assomigliava ad un degli SS501. Non so per quale motivo, ma tra i due gruppi non correva buon sangue.
-Com’è andata la prima parte della giornata sorellina? Rhee ha fato storie?-, Jong rideva sotto i baffi. Intuii che stava per dire qualche sciocchezza e lo fermai: -No, ha detto che sebbene fossi arrivata tardi, ha immaginato che fosse tutta colpa tua…-, sorrisi e poi scoppiai a ridere, seguita dagli altri.
-Povero Rhee… gli ne hai dato di filo da torcere, eh Jong!-, esclamò Onew.
-Già… mi mancano i giorni in cui lo facevo disperare per i miei ritardi e i miei scherzi durante la lezione>>.
-Ti manca anche il ritrovarti dal preside ogni due giorni?-, Taemin rise.
-Beh… magari quello no!-.
Kibum scoppio in una sonora risata: <>, e gli diede una pacca sulla spalla. Finimmo di mangiare e dopodiché andammo tutti in classe, finendo la nostra giornata di scuola.
 
-Minho, riaccompagni tu mia sorella? Devo portare Federica a casa io…-.
Minho stava uscendo dalla classe. Io avevo finito prima la lezione e li stavo aspettando fuori.
-Beh… in realtà…-, li guardai entrambi e alzai un sopracciglio.
-Non scomodatevi troppo, torno a casa da sola. Ho il mio fido I-Pod con me… Non mi ruba nessuno-.
-No… è che…-.
-Minho, sappiamo entrambi che stai frequentando Tiffany. La mia migliore amica ha la lingua sciolta e fra noi non ci sono segreti. Avresti dovuto intuire che l’avrei saputo molto presto>>. Ero un po’ offesa. Pensavo che Minho me l’avrebbe detto subito, in fondo consideravo anche lui come una sorta di “migliore” amico e da un po’ di tempo avevo pensato anche di provare qualcosa di più per lui. Invece no. Mi ero dovuta ricredere e avevo dovuto reprimere quei sentimenti che stavano nascendo.
Sospirai e li salutai sorridendo, per avviarmi all’uscita della scuola. Camminando mi venne di nuovo in mente quel ragazzo. Aveva i capelli castani, sicuramente schiariti, e gli occhi grandi e scuri. Indossava dei pantaloni bianchi e una felpa arancione, molto appariscente. Sorrisi pensandoci: era davvero carino…
Non assomigliava a quel ragazzo che si era esibito insieme agli SS501. Quello aveva i capelli ricci, castani, ma era parecchio bruttino.
Il ragazzo dello scontro era stato gentile a preoccuparsi per me… Gli altri mi avrebbero detto di stare più attenta, sicuramente.
Scrollai le spalle e tornai alla realtà, quando sentii una voce in lontananza richiamarmi: -Ehi!-.
-Mmh?-, mi girai e… sorpresa delle soprese: -Ma è il ragazzo di questa mattina…-, sussurrai, vedendolo arrivare in corsa.
-Ciao…-, sorrise riprendendo fiato: -sei tu la ragazza che è venuta a sbattere contro di me?-.
Arrossii e chinai il capo imbarazzata: -N-ne… credo di si-.
-Beh… allora questa deve essere tua-, mi porse una foto e alzai lo sguardo. Ecco perché non la trovavo!  Era una foto mia e di Jonghyun quando eravamo bambini! Sorrisi: -Gamsahapmida, Sunbae! Sì, è mia!-.
La presi in mano e la guardai. Che dolci che eravamo. La mamma ci aveva scattato quella foto sotto l’ombra di un albero nei giardini si Villa Borghese. Sullo sfondo il laghetto dei cigni e delle anatre.
-Mi spiace per sta mattina, avrei dovuto stare più attenta-, mi scusai alzando la testa.
-Non preoccuparti… non fa niente. L’importante è che tu stia bene-, continuò a sorridere dolcemente. Era sempre più carino e mi gonfiai come un pavone.
-Oh… sì, sì, sto bene. Tu stai bene?-, chiesi.
Annui: -Sì, grazie. Non sei coreana…-, disse osservandomi.
Scossi il capo e sorrisi: -Aniyo… sono italiana. Mio fratello è coreano-.
-Oh, ora si spiega la foto-, sorrise: -Io sono Hyung Jun-, allungò una mano nella mia direzione e rimasi sorpresa.
Lo guardai e poi scossi la testa, ancora un po’ frastornata e la strinsi, sorridendo: -Io sono Ilaria, piacere-.
-Piacere mio. Stai tornando a casa?-.
Annuii: -Si…-, guardai altrove un po’ offesa. Non per lui, ma il fatto che mi aveva ricordato Minho.
-Ho detto qualcosa che non va?-.
-Mh? Aniyo –dissi triste- è solo che mi hanno dato buca di nuovo e quindi torno a casa da sola… Non mi piace camminare senza nessuno al mio fianco. Tutto qui…-, scrollai le spalle e tornai a sorridere.
-Posso accompagnarti per un po’. E’ il minimo che possa fare dopo aver fatto da muro sulle scale sta mattina>>, rise e io risi con lui.
-No… non preoccuparti. Se vuoi sdebitarti… puoi rispondere ad una domanda?-, azzardai.
-Certo, chiedi pure-. Bene, era il momento di scoprire la verità.
Chinai il capo da una parte e l’osservai per un po’, come i cani fanno di solito di fronte ad una nuova persona: -Fai parte dei… SS501?-.
Restò un momento sulle sue, quasi fosse spiazzato da quella domanda e poi rispose: -Si, –tornò a sorridere- faccio parte del gruppo-.
Rimasi a bocca aperta. Come poteva essere lui!? Capivo il trucco e tutto il resto, ma questo era troppo!
-Ti senti bene?-, chiese dopo un po’ che non parlavo.
-Eh? Si… credo di si. E’ solo che non mi aspettavo confermassi-.
Rise di cuore: -Lo so, troppo trucco. Che vuoi farci? Il nostro leader è fatto così-. Scrollò le spalle.
-Mmh… si, trucco. Ti preferisco senza!-, risi: -Credevo che fossi un ragazzo che se la tirasse, ma invece sei molto gentile. Gamsahapmida, di nuovo. Devo andare!-, lo salutai con un gesto della mano.
-Bye!-, mi salutò e andai via.
 
Arrivata a casa, trovai Jonghyun e Minho che giocavano alla playstation. Posai lo zaino, stizzita, sulle scale e li guardai. Non mi degnarono nemmeno di uno sguardo.
-E’ COSI’ CHE ACCOMPAGNATE LE VOSTRE RAGAZZE A CASA!?!-, gridai e i due si spaventarono.
-Aah! Cosa strilli? Sei forse impazzita?!-, Jong alzò la voce, ma non me ne curai. Ero furiosa.
-No! Non sono impazzita! Siete usciti da scuola e non mi avete riaccompagnato a casa, solo perché non mi volevate fra i piedi mentre giocavate!-.
-Yaya… noi…-, Minho stava provando a parlare.
-Silenzio!-, sbottai arrabbiata: -L’ultima persona da cui voglio sentire scuse sei tu! E’ una settimana e mezza che torno a casa da sola per un videogioco nuovo!? Sei davvero infantile!-, a passo pesante mi avviai in camera mia ma Jong mi richiamò: -Signorina! Con chi parlavi all’uscita della scuola?-.
Ero a metà scale e mi girai di centottanta gradi: -Non sono affari vostri-, dissi a denti stetti.
-Lo sai che fa parte degli SS501, vero?!-, mi chiese urlando.
-Si! E non m’interessa! E’ un bravo ragazzo. Il ragazzo contro cui sono andata a sbattere sta mattina, mentre cercavo di entrare in orario a scuola! Quindi se vuoi fare la morale del tipo “non frequentare ragazzi avversi al nostro gruppo”, falla a te stesso! Se fossi arrivata in tempo, non l’avrei conosciuto!>>. Detto questo, filai in camera mia, lasciandolo bollire nel suo brodo.
 
Erano circa le sette, quando sentii bussare alla porta della mia stanza. Non risposi, era sicuramente Jong. Per tutto il giorno aveva provato a entrare, ma aveva trovato la porta chiusa a chiave.
-Sorellina… dai, apri la porta. Voglio fare pace con te. Non mi piace litigare con la mascotte di casa-.
Feci scorrere la sedia girevole verso la porta e risposi: -Entra, la porta è aperta-.
Lo vidi entrare con un sorrisone sul viso. Si sedette sul letto, di fronte a me: -Scusami per oggi, mi sono arrabbiato. Sai che non mi piace quando la gente mi urla contro-.
-Avevo le mie buone ragioni per farlo-, dissi secca.
-Giusto, ma non farlo più-.
-Vedrò cosa posso fare-.
Rispondevo a monosillabi e senza espressioni precise sul volto. Semplicemente ero… fredda.
-Mmm… come posso farmi perdonare per non averti fatto riaccompagnare o riaccompagnato la settimana scorsa?-.
-Insegnami a guidare-, risposi ironica.
Sgranò gli occhi: -Eh?! Scherzi,vero?-, chiese sorpreso.
Scoppiai a ridere: -Certo che scherzo! –scossi la testa- ma non dirmi più chi devo e chi non devo frequentare, chiaro? So badare a me stessa e non mi serve una guardia del corpo-, conclusi.
-Ma…-.
-Ehi…-, lo ammonii.
-Va bene! In fondo Hyung Jun Sembra il più apposto in mezzo a quel branco di… Aish! Non so nemmeno come definirli-.
Lo guardai seria, per cercare di capire la sua espressione. Sembrava piuttosto pensieroso tutto a un tratto.
-Li conosci?-, chiesi. Non pensavo che Jong conoscesse bene i SS501.
-Gli SHINee e i SS501 sono nella stessa classe. Ergo, li vedo ogni santo giorno, per mia disgrazia-, risposse frustrato.
-Non me l’avevi mai detto-.
-Dovevo dirtelo?-, sorrise di sottecchi ironico.
-Beh… almeno avrei saputo subito chi era il ragazzo di oggi-, misi il muso, abbassando lo sguardo a terra.
Mi prese il mento e mi guardò negli occhi. Odiavo quando faceva così, stava per mettermi in guardia: -Non mi piacciono quei tipi, sono degli sbruffoni viziati e infantili, ma Hyung Jun sembra essere un bravo ragazzo. Se ci parli va bene, mi sembra di capire che… ti abbia colpito, no?-, sorrise malizioso.
-Jong!-, lo rimproverai arrossendo.
-Non ho detto niente di male! Vorrei solo che tu ti guardassi dagli altri del gruppo-.
-Sembrano tutti dei ragazzi sbandati gli altri... Ma anche Hyung Jun mi ha dato quell’impressione quando l’ho intravisto nell’aula magna, l’altro giorno. Se non fossero così?-.
-Sono così. Fidati di me, per una volta in vita tua-, disse alzandosi.
-Per il momento non voglio crederci-.
-A no? Bene, dopodomani vieni alle prove per la prossima esibizione e vedrai con i tuoi occhi ciò che sono>>.
Gli feci una linguaccia e poi risi, sfidandolo: -Ci sarò!-.
-A proposito di prove. Ti va di suonare la chitarra con noi domani?-, propose.
-Jonghyun… io non sono brava quanto voi-, mi strinsi nelle spalle. Mio fratello mi aveva insegnato a suonare, ma non ero all’altezza di salire con loro sul palco, ne di fare altre cose, soprattutto perché soffrivo di “panico da palcoscenico”.
-Io stavo parlando di suonare con noi quando non c’è nessuno, non di salire sul palco-, scrollò le spalle. Mi aveva letto nel pensiero?
-Ah… beh, allora si! Cosa vi hanno detto di fare per la gara finale?-, sorrisi.
-Hanno detto di provare il più possibile e dobbiamo incidere un disco con le canzoni che ci sembrano migliori. Poi, una volta fatto, tutti i gruppi dovranno consegnarlo in vicepresidenza. Loro penseranno a darlo alle persone giuste. La gara finale ci sarà a giugno-, rispose, avviandosi alla porta. Pensai che era un bel po’ di tempo, considerando che la scuola era iniziata solo da due mesi.
-Ma… Jong, voi non avete mai inciso...-, gli ricordai, accigliandomi.
-Lo so, per questo dovremo andare in una casa discografica che ci hanno indicato-.
-Casa… di-discografica? Intendi uno di quei palazzoni altissimi!?-, scattai in piedi: -Dimmi che posso venire anche io… ti prego, ti prego, ti preeego!-, feci una faccina da cucciola.
-DEVI venire, gli SHINee non possono vivere senza la loro mascotte! Quante volte dobbiamo dirtelo? E io sono contentissimo se vieni-, rise.
-Yuppi! Andrò in una vera casa discografica!-. Mi sentivo su di giri. Amavo quei posti spaziosi e luminosi che avevo visto solo nei drama.
-Sì! E anche noi!-, disse Jong lanciando dei gridolini per imitarmi.
-Smettila-, mi feci seria.
“Un momento –pensai- dovranno andarci un gruppo alla volta. In giorni differenti, vero? VERO!?“. 
-Jong, non ci saranno gli altri gruppi, giusto?-, chiesi.
-Sì, ci saranno tutti, perché?-, mi guardo con aria interrogativa, mentre la mia mente calcolava la fine dei miei giorni sulla terra, nel mondo dei comuni mortali.
Mi scappò una risatina nervosa: -Allora non verrò. Non voglio fare figuracce davanti a tutti. Lo sai che tutte le volte che sono in posti nuovi e in cui voglio andare combino guai per l’emozione. Meglio se resto a casa, tranquilla, tranquilla-.
-Hai paura di metterti in ridicolo davanti a Hyung Jun?-, sorrise maliziosamente.
-N-no… non sono la tipa che si preoccupa di queste cose, no?-, risposi cercando di trattenere altre risate isteriche, cercando di nascondere il nervosismo.
-Ah no? –si avvicinò con fare sospetto- no…?-, si stava avvicinando sempre più sospetto. Allungò le mani.
Oh no…
-Jong… non stai per… vero?-.
-No… non sto per fare quella cosa…-, disse avvicinadosi con le mani a mezz’aria che minacciavano una tortura cinese. Si fermò per guardarsi intorno, con l’innocenza di un bambino che sta per combinare una marachella.
-Ah… -sospirai di sollievo- meno male-.
-Sto per fare questo!-, mi prese in braccio, sollevandomi di forza, e mi butto sul letto, cominciando a farmi il solletico. Senza successo mi dibattei per uscire da quella tortura.
-Basta Jonghyun! Smettila, smettila, smettila!-, urlai, ridendo a più non posso.
-No! Dovrai morire di solletico! Finché non dirai che Hyung Jun ti ha fatto perdere la testa!-, rise.
-Non lo dirò mai! Piuttosto muoio di soleltico!-, continuai a ridere, senza fiato.
Era finita un’altra giornata. Jong mi massacrò, ma alla fine l’ebbi vinta. Mamma venne in mio soccorso, annunciando che la cena era pronta e scendemmo.
-Ti tengo d’occhio-, disse Jong ridendo e gesticolando con due dita, dai suoi occhi ai miei.
-Sì… tienimi d’occhi quanto vuoi. Non cadrò mai ai piedi di nessuno di quei cinque maniaci-, risi, sedendomi a tavola, mentre papà mi rivolgeva uno sguardo da segugio, cercando di capire di che cosa stessimo parlando.
Mamma gli sorrise e augurò un “Buon Appetito” a tutti.

 
 

 
 

 

  
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