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Autore: AsanoLight    29/10/2013    0 recensioni
Una raccolta di flash-fics e One-shots sul personaggio di Tokitatsu ed il rapporto che ha con il fratello Hirato.
Vari inserti anche sulla pairing Hirakari.
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akari, Hirato, Tokitatsu, Tsukitachi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '♣ Karneval Parade'
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Titolo: Sing a Song
Pairing: Nessuna
Personaggi: Tokitatsu, Hirato, Tsukitachi
Avvertenze: Flash Fic

Wordcount: 573



 

«Fratellino~!»

Tokitatsu lo accolse come sempre con molto calore nel suo studio, in una confidenza che sapeva di potersi permettere solamente quando erano da soli, unici momenti in cui quasi si rifiutava di appellarlo con il titolo di 'comandante'. Sospirò affranto il corvino. Odiava essere chiamato in quella maniera, con quel ridicolo diminutivo, a maggior ragione perché aveva oramai ventisette anni e non ne vedeva la necessità -non l'aveva mai vista.

«Beh?», chiese d’un tratto guardandolo seccato, «E' successo qualcosa di urgente? -Considerando la fretta che mi hai fatto al telefono...». «Ho forse fatto stare il mio fratellino in pensiero?», mormorò compiaciuto il ministro sfregandosi le mani e sogghignando maliziosamente. Notando Hirato fare per andarsene con aria tediata, gli poggiò rapido una mano sulla spalla trattenendolo.

«Fermo dove sei, comandante», sibilò guardandolo in tralice, serio in volto, «Dietro a questa chiamata si cela davvero una motivazione importante. La tua presenza in questo studio oggi è non necessaria bensì vitale!».

S’accigliò perplesso. Aveva un brutto presentimento.

Tokitatsu non era mai “così” euforico e febbricitante. E quando lo diveniva significava solamente...

 

«No»

Lo interruppe bruscamente prima ancora che potesse fare qualunque mossa, «Non guarderò quello show con te, se è questo il motivo per il quale mi hai chiamato d’urgenza qui». Il fratello si rattristò in volto e sfilò dal cassetto della scrivania dei fogli di carta stampata porgendoglieli. «Niente show, per oggi sei salvo!», disse alterando il suo umore ed esultando vittorioso, «Ma molto, molto di meglio!».

Hirato abbassò lo sguardo sui fogli scrutandoli perplesso: «Vocaloid? Ho letto bene?».

«Hirato, oggi e te canteremo!», esultò il fratello battendo sereno e soddisfatto le mani sotto lo sguardo esterrefatto del comandante e la sua bocca basita e semiaperta. Si domandò per un istante se Tokitatsu avesse improvvisamente perso la sanità mentale o, peggio, se ne avesse mai avuta una. Spostò lo sguardo dalle carte con i testi delle canzoni e li fece scivolare sul pianale lucido della scrivania di noce.

«No», ribadì con determinazione, «Non canterò qualcosa del genere».

«Ma-»

«Anzi, non canterò e basta, discorso chiuso».

Tokitatsu s’imbronciò in volto e lo tirò per una manica della giacca con tono lagnoso: «P-Per favore! Non ho nessun altro con cui-». «Scordatelo», bofonchiò il fratello restio, rifilandogli una tagliente occhiata che lo fece rabbrividire, «Non ho la minima intenzione di cantare e farmi sentire da tutto l’edificio».

«Per favore...», Tokitatsu gli si avvicinò prendendogli entrambe le spalle e guardandolo dritto negli occhi con la fronte aggrottata ed un piglio triste e risentito, «Solo una canzoncina».

Non avrebbe ceduto a quello sguardo. Non l’avrebbe mai fatto.

 

***

 

«Mi auguro tu stia ridendo per effetto del sakè, perché se così non fosse hai i minuti contati».

Tsukitachi soffocò un’altra risata, lucido negli occhi, aveva riso fino alle lacrime.

Si rialzò tentennante dal divano e se le asciugò con la manica del cappotto: «M-Ma certo, sono ubriaco, cosa credi! Ma ieri ero lucido e, ahahahah, davvero, quando quella segretaria mi ha raccontato di essere entrata nello studio di Tokitatsu e di avervi entrambi trovati intenti a cantare appassionatamente una canzone d’amore, ahahahah, davvero, avrei voluto esserci per vedere la tua faccia!».

Hirato sbuffò e tracannò un intero calice di sakè senza pensarci su due volte. «E’ meglio che tu non veda quella di Tokitatsu allora», borbottò irritato stringendo lo stelo del calice, «O ti si passerebbe la voglia di ridere».

Era un dato di fatto.

Suo fratello era un idiota.

   
 
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