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Autore: AlleyCat    31/10/2013    2 recensioni
Ad Halloween, Starsky riceve la visita di uno spirito amichevole.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Traduttrice: silviabella. L’autrice della storia è AlleyCat. Qui potete trovare la storia originale in lingua inglese.

Ringraziamenti&co: un grazie particolare va ad AlleyCat, le cui storie mi hanno fatto immergere con incredibile dolcezza nel fandom di Starsky e Hutch. E poi, grazie a tutti voi che leggete, davvero.

Buon Halloween, gente! :)



 

A Halloween Story

by

AlleyCat


 

Non appena si furono sistemati nella Torino, Starsky si girò verso Hutch e sogghignò. "È stato divertente, non è vero, piccolo?”

"Sì, molto,” replicò Hutch. "Ma cosa stavi cercando di fare – farci arrestare per aver contribuito alla delinquenza minorile?”

"Eh? Di cosa parli?” chiese Starsky al suo partner.

"Dovevi proprio mordermi il collo così?” Hutch soffocò una risata.

"Stavo solo facendo il mio lavoro. È quello che faceva Bela Lugoosi – mordere il collo della gente,” disse Starsky, sulla difensiva.

"È Lugosi, Dracula, e lo so che mordeva il collo della gente, ma tu stavi praticamente divorando il mio! La Big Brother/Big Sister probabilmente ci caccerà da tutte le loro future feste di Halloween. In effetti, potrebbero escluderci da tutti i loro futuri eventi!” disse Hutch con una risata soffocata.

"Vedi, morivo dalla voglia di baciarti, e sapevo di non poterlo fare alla festa, così mordicchiarti il collo era la miglior opzione successiva. E oltretutto, nessuno può vedere il segno a causa degli elettrodi sul tuo collo, Frankenstein,” disse Starsky con un sorrisetto compiaciuto.

"Ma quanto sei furbo, eh?” rise Hutch, allungandosi per accarezzare la nuca di Starsky.

"Sì, ogni tanto lo sono,” Starsky sorrise scioccamente, dando alla coscia di Hutch una stretta veloce.

"Solo, sta' attento alla strada, pollo,” disse Hutch, voltandosi a guardare fuori dal finestrino. Starsky sapeva che Hutch stava cercando di nascondere il sorriso che gli attraversava il viso, ma non aveva bisogno di vederlo per sapere che c'era.

 

§



Quando arrivarono alla casa che condividevano, l'eccitazione di Starsky aumentò. "Forza, togliamoci questi costumi. Il film comincerà tra meno di un'ora,” disse.

"Calmati. Abbiamo un sacco di tempo,” disse Hutch, togliendosi la spaventosa parrucca da Frankenstein. "Vuoi farti la doccia per primo, o la lasci a me?”

"Vado io,” rispose Starsky. "Devo togliermi subito questo grasso dai capelli.”

"Okay. Fame? Che ne dici se preparo un'insalata, mentre te sei dentro?” chiese Hutch, dopo aver velocemente rubato un bacio dal suo innamorato. Si erano amati come amici per anni, e già a quei tempi potevano tenere difficilmente le mani e gli occhi lontani l'uno dall'altro. Quando infine avevano scoperto una dimensione sessuale per il loro amore, il bisogno di contatto era diventato più intenso. Avevano fatto l'amore per la prima volta solo la Vigilia del Capodanno passato, perciò erano ancora nella fase ‘sposini’. A volte dovevano mettercela tutta per impedirsi di saltarsi addosso nel bagno degli uomini mentre erano al lavoro o nella Torino in un qualche vicolo secondario.

"Non ho tanta fame. Ho mangiato tutte quelle caramelle alla festa e ho intenzione di fare i Jiffy Pop per il film,” rispose Starsky, poi piantò giocosamente una serie di piccoli baci su tutta la faccia di Hutch.

"Starsky, sei impossibile!” Hutch scosse la testa, diede a Starsky un veloce bacio sul naso, poi si girò per tornare in cucina. "Farò l'insalata. Hai bisogno di un po' di vero cibo per compensare tutta quella spazzatura.”

"Okay,” Starsky scrollò le spalle, poi continuò a spogliarsi e andò in bagno.


 

§


 

Poco più tardi, entrambi avevano fatto la doccia e lavato i capelli, mangiato l'insalata che Hutch aveva preparato, fatto i popcorn, e ora erano sprofondati sul divano di fronte alla tv, seduti vicini come gemelli congiunti. Indossavano solo gli slip e accappatoi di cotone leggero.

"Adoro 'Presenze',” disse Starsky mentre sgranocchiava dei popcorn. "È davvero pauroso.”

"L'unico film che mi ha mai fatto paura è 'L'esorcista',” disse Hutch stendendo la mano destra per prendere la sua soda in fondo al tavolo. Nel farlo, quasi rovesciò la ciotola dei popcorn che stava sulla sua coscia sinistra e su quella destra di Starsky. Il suo braccio sinistro circondava le spalle di Starsky, e Starsky era schiacciato contro il suo fianco sinistro. I loro corpi erano quasi completamente in contatto dal polpaccio alla spalla.

Starsky smise di ruminare per un attimo e alzò lo sguardo sul suo compagno. "Sul serio? Solo quello ti ha spaventato?”

"Già. Suppongo di non avertene parlato all'epoca. Ho avuto problemi a dormire per qualche giorno dopo averlo visto,” rispose Hutch vergognosamente, tra una sorsata di soda e l'altra.

"Anch'io. Ho avuto gli incubi per giorni. Mi sarebbe piaciuto poter dormire con te, allora,” disse Starsky, ghignando.

"Beh, adesso sono qui, se hai bisogno di me, bamboccione mio." Hutch baciò gentilmente le labbra di Starsky per togliere qualsiasi asprezza alla beffa.

"Bene. Anche 'Presenze' mi fa paura,” disse Starsky. "Ecco... sta cominciando.” Si spostò un po', per appoggiare la testa contro la spalla di Hutch, ed entrambi si accomodarono per guardare il film.


 

§


 

Quando il film finì, Starsky si era rannicchiato sul divano con la testa appoggiata al proprio braccio piegato nel grembo di Hutch. Hutch appoggiò leggermente la mano sinistra sulla spalla sinistra di Starsky.

"Ti è piaciuto?” chiese Starsky, girandosi per giacere lungo disteso sulla schiena e guardare Hutch.

"In realtà, sì,” rispose Hutch. "Non era pesante come la maggior parte dei film horror che ti piace. Ha avuto una certa profondità psicologica, rispetto agli altri.”

"E faceva paura,” ridacchiò Starsky, tirandosi su a sedere.

"Beh, era piuttosto raccapricciante, ad ogni modo," disse Hutch, raccogliendo le bottiglie di soda vuote e il contenitore dei popcorn.

"Hutch? Pensi che una casa possa davvero essere infestata in quel modo?” chiese Starsk, accigliandosi lievemente.

"No, non in quel modo, non credo,” replicò Hutch. "Ma penso che una casa possa essere 'infestata', se vuoi chiamarlo così. Penso che i fantasmi potrebbero esistere.”

"Sì? Vorrei che non me l'avessi detto, questo,” disse Starsky con un leggero brivido, mentre si alzava e seguiva Hutch in cucina dove lui gettò i tovaglioli e l'altra roba che stava trasportando nella spazzatura.

Hutch rise dolcemente. "Andiamo a letto, piccolo. Ti proteggerò da qualsiasi fantasma che possa venire stanotte.” Hutch prese Starsky tra le braccia e lo strinse a sé. I loro accappatoi erano aperti, dato che non li avevano mai chiusi, e pelle sfregò contro pelle.

"È una promessa?” chiese Starsky, allungando le mani dentro l'accappatoio di Hutch per accarezzare lentamente su e giù il suo sedere.

"Puoi scommetterci," rispose Hutch e inclinò la testa verso il basso per baciare fermamente le labbra di Starsky. "Andiamo,” disse, allentando la presa e tenendo solo un braccio intorno alle spalle di Starsky.

Andarono in bagno, facendo a turno per usare il gabinetto, pulirsi i denti e lavarsi. Poi andarono in camera da letto, si spogliarono e si arrampicarono nel letto. Hutch si stese sulla schiena, e Starsky sul fianco destro, rivolto verso Hutch.

"Sei sicuro che mi proteggerai?” chiese seriamente Starsky, cominciando a pizzicare il capezzolo sinistro di Hutch con la mano.

"Starsk? Che hai, piccolo? Non sei realmente spaventato, vero?” chiese Hutch, afferrando la mano di Starsky e stringendola con forza.

"No, certo che no. Ma ho una sensazione un po' inquietante,” si strinse nelle spalle timidamente. Poi si sporse e leccò quel capezzolo sinistro, mentre la sua mano scivolava sul torace liscio e nelle mutande di Hutch.

Ogni pensiero sui fantasmi svanì mentre rivolgevano la loro completa attenzione al fare l'amore.


 

§

 

Stavano dormendo della grossa da alcune ore, ognuno steso sul suo lato ai margini opposti del letto, dandosi le spalle reciprocamente. All'improvviso, Starsky fu consapevole di una mano fredda posata sul suo braccio. "Hutch?” chiese intontito. Nessuna risposta. "Gesù, Hutch, hai le mani ghiacciate,” borbottò, ancora mezzo addormentato.

Aprì per metà un occhio. La stanza era ancora buia, eccetto che per un bagliore biancastro emanato da un'entità che stava in piedi accanto al letto, proprio davanti a Starsky.

"Ommioddio," ansimò Starsky, mentre gli occhi gli si spalancavano. Si girò lentamente per osservare meglio la figura.

Mentre lo faceva, lo spettro parlò. "Dave," disse con tono pieno di urgenza.

Il fantasma arretrò di qualche passo dal letto, dando spazio a Starsky per sedersi sul bordo del materasso.

"Papà?" chiese Starsky, con paura e speranza insieme.

"Sì, Dave, sono io," disse lo Starsky senior.

"Papà, perché... perché sei qui?" chiese con trepidazione Starsky.

"Oh, Dave. Ricordi quando gli scagnozzi di Gunther ti spararono e per poco non moristi... ricordi di avermi visto allora? Pensavo che stessi venendo ad unirti ad me, allora. Ma all'improvviso smettesti di camminare verso di me, esitasti, e poi ti voltasti indietro e tornasti nel mondo dei viventi. Ricordi che è successo questo?" chiese lo Starsky spettrale.

"Sì, ora ricordo. Ricordo di aver detto "Hutch ha bisogno di me, devo tornare indietro." Sembravi così deluso."

"Pensavo che avrei riavuto con me mio figlio. Abbiamo avuto così pochi anni insieme."

"Lo so, papà. Mi sei mancato tantissimo dopo che sei stato ucciso."

"Lo so. Lo so, Dave. È stata dura per te, perdere tuo padre così giovane." Il fantasma si avvicinò a Starsky, dandogli un buffetto sulla testa, che inviò un brivido giù per la sua schiena.

"Sei venuto per portarmi via con te? Sto morendo, papà?" chiese ansiosamente Starsky. Non aveva paura per sé, ma odiava il pensiero che Hutch si svegliasse per trovare il suo partner morto nel letto accanto a lui. Sapeva che Hutch si sarebbe ritenuto in qualche modo responsabile, anche se non era colpa sua.

"No, no. Hai una lunga vita davanti a te, spero. I fantasmi non possono predire il futuro, sai," disse con un'impacciato sorriso, stringendosi nelle spalle.

"Allora perché...?" cominciò a chiedere Starsky .

"Sai, ci sono alcuni dei tuoi parenti là a New York, e alcuni dei tuoi compagni agenti qui a Bay City, che dicono cose orribili su te e Hutch. Dicono che mi rivolterei nella tomba, se sapessi di voi due. Sai che dicono questa roba, vero?"

"Sì," rispose Starsky, girandosi indietro per guardare Hutch, che in apparenza dormiva beatamente, inconsapevole di questa visita.

"Beh, sono venuto per dirti che io so di te ed Hutch, ed approvo con tutto il cuore. Sono venuto per darti la mia benedizione, figliolo."

"Vuoi dire che non ti dispiace che noi... noi siamo..." Starsky arrossì, esitando a discutere della sua vita sessuale con suo padre.

"No, certo che no. L'amore che voi due provate l'uno per l'altro è una cosa bellissima. Poche coppie sposate sono ben assortite quanto voi, e pochi si amano la metà di quanto vi amate voi. Penso che sia meraviglioso, quello che tu ed Hutch condividete, e volevo che lo sapessi. Non credere mai alle persone che dicono che non avrei approvato."

"Oh, papà!" disse sommessamente Starsky, sforzandosi di far uscire le parole. "Hai idea di quanto significhi questo per me?"

"Certo che sì. È per questo che sono venuto," disse lo spettro, chinandosi per baciare la fronte di Starsky.

"Oh, papà, come vorrei che tu..." cominciò Starsky, poi si fermò, decidendo che sarebbe stato stupido dire a suo padre che desiderava che non fosse morto.

"Lo so, figliolo. Ma alcune brutte cose sono semplicemente destinate ad accadere. La vita può essere troppo breve. Cerca solo di apprezzare le cose buone finché puoi. Sii felice che tu e Hutch avete l'uno l'altro," disse il padre spettrale.

"Lo sono," rispose velocemente Starsky. "Lui è la ragione per cui sono vivo."

"È bello che tu provi questo. Sono fiero di te, figliolo. Sei un brav'uomo e un buon poliziotto. E hai scelto un altro brav'uomo e buon poliziotto con cui passare la tua vita. È come avere due figli, ora, che sono poliziotti. Non potrei essere più felice."

"Sono sicuro che potresti. Non ti piacerebbe avere dei nipotini?" chiese Starsky, con voce un po' tesa.

"Certo, ma forse di questo se ne occuperà Nicky. Non è detto che tutti debbano avere dei figli. Fa' quel che è giusto per te."

"Grazie, papà." Starsky si protese per abbracciare suo padre, ma tutto ciò che percepì fu aria fredda.

"Devo andare ora, Dave," disse malinconicamente il fantasma. "Ricorda che ti voglio bene."

"Anch'io ti voglio bene," replicò Starsky, e guardò la figura svanire di fronte ai suoi occhi.

Starsky si rilassò contro la testiera del letto. Considerò di svegliare Hutch e dirgli ciò che era successo, ma decise di non farlo. Perché svegliarlo? Ha bisogno di dormire. Penserà che stessi solo sognando, comunque. Ma io so che era reale. Sorrise tra sé mentre si rimetteva giù nel letto, rannicchiandosi contro Hutch, baciandolo sulla spalla nuda che faceva capolino da sotto le coperte.

"Ho sempre saputo che anche papà ti avrebbe adorato, Blondie" sussurrò all'orecchio di Hutch.

"Hmmm?" mormorò Hutch, agitandosi un poco.

"Niente, piccolo," disse Starsky, deponendo un soffice bacio sul collo di Hutch, poi posando la testa sul cuscino accanto a quella di Hutch. Scivolò di nuovo nel sonno, pensando felicemente che d'ora in avanti Halloween sarebbe stata per lui una festività molto speciale.


 

Fine

  
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