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Autore: Lenn chan    17/04/2008    9 recensioni
Un nuovo torneo, una nuova squadra, una nuova proposta...è troppo tardi per ricominciare tutto da capo? Per quanto tempo si può andare avanti rifiutando la realtà?
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Saaaalve

Saaaalve!!!! Sono tornata!!!^^ Si, lo so che mi stavate già dando per dispersa facendo un festa, e invece…rieccomi!! Che dire? Mi dispiace tantissimo di non aver potuto più aggiornare l’altra mia fic “La linea illusoria dell’orizzonte”, ma problemi vari (leggasi: esami, mancanza di ispirazione, ecc) me lo hanno impedito. E’ quasi un anno che non l’aggiorno e mi dispiace molto, soprattutto per chi seguiva la mia storia!! Ma ho deciso di sospenderla temporaneamente, riprendendola in mano quest’estate (non mi piace lasciare le cose a metà, quindi la continuerò!), ma dovrete pazientare ancora…mi scuso per questo e per farmi perdonare ho deciso di iniziare a pubblicare questa nuova fic, che mi gira per la testa da un bel po’!! Sono già andata un pochino avanti a scriverla, proprio per evitare di far passare un’eternità tra un aggiornamento e l’altro!! Cercherò di fare del mio meglio!!^^

Beh, per chi già mi conosce sa su cosa mi piace scrivere…per chi non mi conosce invece lo scoprirà leggendo, e spero che sia di suo gradimento!!^^

Ora ho parlato abbastanza quindi vi lascio a questa storia…un po’ particolare!! Stavolta i nostri cari blader se la vedranno con svariati e non piccoli problemi (e quando mai fai filare tutto liscio?? =_= nd.tutti i personaggi vittime delle mie storie)…Lasciate qualche commentino, e se avete dei consigli da darmi su come potrei migliorare questa storia mi farebbe piacere leggerli!!!

Buona lettura a tutti!!!!!!!!!^^ (sperando che non sia venuta fuori una schifezza!! ^^’ Era parecchio che non scrivevo…ç_ç)

 

***

Prologo

 

 

Le diciotto e un minuto. Passi pesanti e strascicati si odono nel corridoio. Si avvicinano. La porta si apre, lentamente. Nella stanza grigia e spoglia fa il suo ingresso un ragazzo, poco più che trentenne. Il suo nome è Brandon. Indossa un camice azzurrino, in mano un bicchiere di plastica con dentro due pasticche, bianche e dalla forma ovale.

Rivolge uno sguardo al letto solitario al centro della camera, appoggiato con una sponda al muro. Seduto sopra di esso, il profilo di un uomo contempla il paesaggio fuori dalla finestra con sguardo assente. Effetto dei farmaci.

Dal materasso pendono delle strane cinghie, che quasi strusciano sul pavimento. Ognuna ha delle particolari fibbie all’estremità, che unite ai ganci sull’altro lato del letto tengono a bada chiunque è costretto alla loro resistenza. Ma ormai non vengono più utilizzate da oltre cinque mesi.

L’uomo si alza e il suo volto, prima in penombra, è ora del tutto visibile. Chiari occhi azzurri accompagnano la pelle diafana del suo viso, in immediato contrasto con i capelli color ebano, il colore di una notte senza luna. Una ruga appena accennata incrina la sua fronte assorta.

-Come si sente oggi, Signor Emory?- domanda il giovane infermiere, come di consuetudine. Ma l’uomo non risponde. Semplicemente si avvicina alla finestra, posando le mani sul davanzale, mentre continua a fissare insistentemente il cielo invernale.

-Oggi è la grande notte- dichiara dopo qualche momento di silenzio.

-Già…- replica Brandon, pur non comprendendo a pieno il significato di quella frase; ma non se ne preoccupa. Il Signor Emory dice spesso cose senza senso.

Il paramedico si appresta a preparare la medicina delle sei del pomeriggio. Apre una bottiglia d’acqua e la versa nel bicchiere sul comodino accanto al letto. Dà le spalle alla finestra, per questo non si accorge del Signor Emory che gli si avvicina. Non sente i suoi passi. Quello che sente è solo una puntura sul collo. Non fa in tempo a portare una mano alla nuca che già i suoi occhi si chiudono e il suo corpo cade inerme a terra, profondamente addormentato, senza alcun lamento.

L’uomo lo guarda qualche istante, assicurandosi che sia davvero privo di sensi. Ripone la siringa in tasca e si inginocchia accanto al ragazzo. Fruga nelle tasche di Brandon e ne estrae un piccolo mazzo di chiavi. Poi lo spoglia del camice e lo indossa lui stesso.

Si affaccia alla porta della sua stanza. Alla fine del corridoio due graziose infermiere sostano davanti la macchina del caffè. Con passi veloci si dirige verso le scale, a pochi metri dalla sua camera. Scende al secondo piano. Rallenta l’andatura, non vuole dare sospetti. Gli infermieri degli altri piani non sanno chi sia. Lo scambiano per un altro paramedico. Nessuna domanda, nessuno gli chiede niente.

Raggiunge il garage dell’ospedale, quello che spetta solo a chi lavora nella clinica. Senza esitazione si avvia verso un’utilitaria dal colore rosso metallizzato. E’ la macchina di Brandon, l’ha vista molte volte, dalla finestra della sua stanza, uscire dal parcheggio riservato, con a bordo il ragazzo.

Mette in moto e con estrema scioltezza esce dal garage attraversando il giardino dell’ospedale, fino a raggiungere i suoi confini. Li sorpassa e si immette finalmente in strada.

Un sorriso incurva appena gli angoli della sua bocca, mentre i suoi occhi continuano a fissare immobili l’asfalto davanti a lui. Le mani impugnano saldamente il volante.

Poi l’auto viene inghiottita dal buio, mentre dietro di lei scompare la grande scritta che sovrasta l’edificio alle sue spalle: “Clinica psichiatrica del Minnesota”.

 

 

*

 

10 anni dopo…

 

 

“Ormai siamo agli sgoccioli. Tutti gli appassionati di beyblade sono in fermento! Manca una settimana alla “Sfida ai Campioni”, il nuovissimo e atteso torneo di beyblade di quest’anno: squadre provenienti da ogni parte del mondo, conosciute o in erba, affronteranno la Neoborg, gli All stars, i Baihuzu, e la BBA Revolution, che negli ultimi campionati hanno dimostrato di meritare in pieno il titolo di campioni di questo sport.

Chissà se tra le nuove leve ci sarà qualcuno in grado di tenergli testa!

Il mese scorso si sono concluse le fasi di preselezione, e sono emerse le squadre che prenderanno parte alla sfida; quindi appuntamento tra sette giorni a Buenos Aires, non potete mancare, ragazzi!”

 

 

-Grande!- Takao spense la televisione carico di entusiasmo, contagiato dalla foga del cronista che aveva appena comunicato la notizia. Una settimana, mancavano solamente sette giorni all’inizio della “Sfida ai Campioni”.

L’idea di prendere nuovamente in mano il suo Dragoon e lanciarsi a capofitto in nuove sfide lo elettrizzava, senza contare che avrebbe finalmente rivisto i suoi migliori amici dopo mesi.

Si sdraiò sul divano, intrecciando le mani dietro la testa. Ora che ci pensava era da tanto che non riceveva loro notizie, le ultime risalivano a circa un mese e mezzo prima, all’inizio delle fasi di preselezione: Max gli aveva spedito un’e-mail, Rei gli aveva scritto una lettera e KaiKai era già tanto se gli mandava un telegramma!

Sul suo volto comparve un sorriso. Chissà come se la passavano…

Gli tornò in mente il giorno in cui erano partiti, all’aeroporto. Poco dopo aver saputo che Daitenji avrebbe organizzato un nuovo campionato a livello mondiale, avevano preso la decisione di lasciare il Giappone e di partecipare al torneo con le loro vecchie squadre. Non era stato semplice scegliere, soprattutto dopo la faccenda della BEGA che li aveva di nuovo uniti come un tempo. Alla fine però l’idea di provare di nuovo a battere il campione in carica aveva preso il sopravvento. E Takao aveva capito la loro decisione e l’aveva accettata, anche se a malincuore; ma la tristezza era svanita quasi subito pensando agli spettacolari incontri cui avrebbero dato vita quando si fossero trovati uno di fronte all’altro.

Tutti quanti, sia blader che fan, si aspettavano l’annuncio ufficiale dell’inizio del quarto campionato mondiale di beyblade da parte del presidente della BBA. Ma quell’annuncio non era arrivato, al suo posto ne era stato fatto un altro: non la quarta edizione del torneo che ormai da anni coinvolgeva sia giovani che meno giovani, ma una sfida nuova, originale, proposta da una squadra misteriosa, che sembrava non essere stata mai nominata prima.

-E’ una proposta interessante- aveva dichiarato Daitenji alla conferenza stampa svoltasi poco più di un mese prima. –Nuovi blader avranno la possibilità di mettersi alla prova e di emergere in questo sport; e i campioni invece, avranno comunque, anche se indirettamente, la possibilità di verificare chi tra loro sia il più forte-

Takao aveva riflettuto a lungo sulle sue parole, in effetti pur non scontrandosi direttamente avrebbero comunque potuto mettere a confronto la loro abilità. Ogni squadra che aveva passato le fasi di preselezione per la sfida avrebbe dovuto affrontare la Neoborg, i Baihuzu, gli All Stars e la BBA Revolution almeno una volta. Quindi chi tra la quattro squadre campioni avrebbe vinto più incontri sarebbe stata la migliore. Un concetto semplice da capire, eppure c’era qualcosa che a Takao sfuggiva. Non solo per gli incontri, ma in tutta quella storia.

Ma non era stato a pensarci più di tanto, la cosa fondamentale era che finalmente, in un modo o nell’altro, avrebbe potuto di nuovo tornare a battersi con il suo beyblade in una sfida importante.

Al resto ci avrebbe pensato il Professor Kappa, che come al solito gli avrebbe spiegato per filo e per segno il regolamento del torneo che Daitenji avrebbe reso noto alla vigilia dell’evento.

Takao lanciò una veloce occhiata al tavolo, dove era poggiato Dragoon. Il bit brillò sotto il raggio di sole che entrava dalla finestra, e il ragazzo avvertì chiaramente che, come lui, il Drago Azzurro stava scalpitando. Non vedeva l’ora di cominciare. Ma quanto impiegavano sette giorni a trascorrere?

-TAKAO!- un urlo nell’ orecchio per poco non gli perforò il timpano.

-Daichi! Ma sei impazzito?! Che hai da urlare?- gli chiese seccato, mentre cercava di togliersi di dosso il ragazzino che gli era saltato sullo stomaco senza troppi complimenti.

-Abbiamo appuntamento con il Professore alla BBA per gli ultimi controlli dei nostri bey, l’hai dimenticato?-

Il moretto spostò l’attenzione sull’orologio appeso al muro del salotto. Mancavano tre minuti alle quattro.

-Ahhhhh! Ma sono in un ritardo pazzesco! Il Prof. mi aspettava lì mezz’ora fa!- esclamò levandosi improvvisamente a sedere, mandando Daichi dritto sul pavimento.

Senza attendere oltre si precipitò fuori, salutò al volo nonno Jey e corse in direzione della nuova sede della BBA, ricostruita in seguito al fallimento della BEGA, tallonato dal rossino che gli gridava di aspettarlo.

Non si fermò finché non giunse a destinazione. Spalancò trafelato la porta della sala allenamenti e, ancora con il fiatone, si inginocchiò a terra unendo le mani in segno di preghiera.

-Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace! Non mi ero accorto che fosse così tardi! Scusa, Prof.!- cercò di giustificarsi.

-Guarda che il Prof. non è ancora arrivato- lo avvertì una voce femminile. Takao sollevò lo sguardo, incontrando quello di Hilary.

-Non è ancora arrivato?- ribatté stupito, guardandosi intorno per la stanza. Era vero, il loro amico non c’era, a dire la verità non c’era nessun altro a parte lui e la ragazza.

-Ti ha dato appuntamento mezz’ora prima perché sapeva che saresti arrivato in ritardo- spiegò l’amica in breve, ormai rassegnata alla pessima abitudine del blader.

-E a quanto pare ho fatto bene!-

-Uh?- Takao si voltò verso il Professore, che aveva varcato in quel momento la soglia della sala allenamenti, affiancato da Daichi, incontrato davanti all’entrata della sede.

-Sei arrivato adesso, vero?- gli chiese, anche se la sua era una domanda retorica.

-Eh…eh eh!- il moretto si portò una mano dietro la testa, imbarazzato.

-Immaginavo! Sei sempre il solito, Takao!- sospirò. –Ma adesso non perdiamo altro tempo, manca una settimana all’inizio del campionato! Forza, datemi i vostri bey- 

I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e affidarono le loro trottole al loro meccanico di fiducia. Rimasero in silenzio mentre lo osservavano trafficare tra beyblade e computer, cercando di interpretare strani grafici che parevano incomprensibili.

-Ho letto sul giornale che anche le squadre di Max, Rei e Kai si stanno dando da fare per preparasi al torneo- dichiarò Hilary, sedendosi su una delle poltroncine della sala.

-Perché, avevi qualche dubbio?- le chiese il capitano della BBA Revolution.

-No!- gli rispose sorridendo. Era certa che tutti quanti i suoi amici avrebbero dato il massimo, non c’era sfida di beyblade che non prendessero seriamente.

-Sono contenta di rivedere i ragazzi- continuò poi, rivolgendo uno sguardo alla finestra, contemplando il cielo tra il bello e coperto di marzo.

-Parli in generale…o di qualcuno in particolare?- le domandò Takao, lanciandole un sorriso malizioso.

-Ma no! Che dici!- ribatté lei, arrossendo fino alla punta dei capelli.

Daichi e il Professore si scambiarono uno sguardo interrogativo. Cosa intendeva dire l’amico? Hilary prese a giocare con le sue mani, in segno di nervosismo, tenendo gli occhi abbassati. Odiava sentirsi in imbarazzo ma non poteva farci niente se il suo cuore prendeva a correre all’impazzata al solo pensiero. Al solo pensiero di lui. Quanto tempo era ormai che non lo vedeva? Sei mesi? Da quando era tornato in Russia per allenarsi con la sua squadra.

Kaifinalmente lo avrebbe rivisto. Un dolce sorriso comparve sulle sue labbra…

 

Intanto, tre piani sopra di loro, qualcuno non poteva permettersi di sorridere. Il presidente Daitenji nel suo ufficio non riusciva a tenere nascosta la sua preoccupazione. In fondo, tra quelle quattro mura era da solo, perciò non aveva motivo per costringersi a comportarsi diversamente. Nessuno sarebbe potuto venire a conoscenza della sua agitazione.

Immerso nei suoi pensieri, lo squillo del telefono lo fece sobbalzare. Si riscosse e si affrettò a rispondere.

-Buongiorno Presidente, spero di non disturbarla- una voce roca fece eco all’altro capo del filo. –Sono il…-

-So chi è. L’ho riconosciuta- rispose Daitenji prima che l’altro potesse concludere la frase.

-Volevo avvertirla che la mia squadra arriverà sabato prossimo a Buenos Aires-

-Bene. Provvederò ad accoglierla personalmente-

-Le sono grato per questo, e anche per…lo strappo alla regola che ci ha concesso- fece lo sconosciuto, cordiale. Passò un attimo di silenzio prima che continuasse:-So di averglielo già detto, ma è di vitale importanza che lei non faccia parola a nessuno di questa storia…almeno per il momento-

-Si…stia tranquillo. Non dirò niente- sospirò il presidente con aria stanca.

-Siamo d’accordo allora. Ci sentiremo presto, Presidente. E mi dispiace davvero di doverla caricare di un simile peso. Arrivederci-

-Arrivederci- Daitenji abbassò il ricevitore, senza abbandonare la sua preoccupazione. Quella preoccupazione dovuta al fatto di non poter rivelare il vero motivo per cui la “Sfida ai Campioni” si sarebbe svolta proprio a Buenos Aires. L’America Meridionale non aveva mai ospitato un torneo importante di beyblade, ed era giusto far conoscere a tutto il mondo come questo sport si svolgesse a livello agonistico. O almeno questa era la dichiarazione ufficiale…quella che lo stesso presidente della BBA aveva dichiarato alla televisione. Ma non era la verità.

Daitenji si alzò dalla sua poltrona, dirigendosi verso la finestra per osservare la gente che passava in strada. Aprì i vetri e un leggero vento si infiltrò nella stanza andando a disturbare le pagine di un vecchio giornale poggiato sopra la scrivania. L’anziano signore lo stava leggendo prima di rispondere al telefono, come faceva ormai da giorni. Sempre lo stesso articolo.

In alto sul lato sinistro portava la data del giorno in cui era stato stampato. Risaliva a dieci anni prima. E sulla prima pagina, appena sotto la testata, un titolo spiccava tra gli altri:

 

Dottor V. a piede libero! Evade questa notte dalla “Clinica Psichiatrica del Minnesota”.

   

 

 

 

 

 

  
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