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Autore: HeyFox    02/11/2013    1 recensioni
Ormai una buona parte di adolescenti sa che non e' bello essere innamorati o attratti dal proprio migliore amico. Soprattutto se poi lui si mette con un'altra ragazza... e se voi due abitate sotto lo stesso tetto.
Megan e' un'adolescente come le altre e anche a lei capita di trovarsi in questa situazione schifosa.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James, Kendall, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wickoff, New Jersey, 1 settembre 1997.
Mi guardai intorno con un sorrisone.
Ero davvero molto, molto felice di tornare a scuola.
Chissa' cosa ci avrebbero fatto fare le maestre quest'anno.
Stavo per avvicinarmi alle mie amiche, ma notai un bambino moro in un angolo del cortile, da solo, con lo sguardo abbassato sui suoi lacci slacciati.
Cambiai direzione e mi avvicinai a lui, sorridendogli innocentemente.
-Ciao.- esclamai sorridendo.
Lui alzo' lo sguardo -Ciao- rispose con tono basso, arrossendo subito dopo.
Gli tesi la manina -Piacere, io sono Megan.- dissi sorridendo.
Anche lui sorrise -Bel nome! Io sono James.- si presento' stringendomi energeticamente la mano.
Allargai ancora di piu' il sorriso -Vuoi essere mio amico?- chiesi.
-Certo che lo voglio! Ti va di sederci insieme al banco?- chiese, nuovamente in imbarazzo.
Io annuii, abbracciandolo -Certo! Ah che bello, ho un nuovo amico!- esclamai.
Lui rise.
New York, State of New York, 3 dicembre 2007.

Mi trovavo in casa mia, con persone della mia scuola, fra l'altro quasi tutte sconosciute, con indossso un vestito blu, che detestavo, a cercare il mio migliore amico.
Si, era vero che mi aveva detto di non poter venire alla mia festa di compleanno, ma io la speranza ce l'avevo comunque.
Si, e' anche vero che io sia piuttosto ottimista, anche quando non dovrei.
Dopo un po' sbuffai, spazientita.
Mi lasciai cadere sul divano, mentre vedevo ragazzi che camminavano traballando da una parte all'altra della casa.
Chi mi ha fatto fare 'sta cosa?
"Suvvia tesoro, invita tutti quelli che vuoi. Sono sicura che ti divertirai." aveva detto mamma.
Devo smettere di darle retta su queste cose.
La mia scuola, quando si tratta di feste, e' molto, molto particolare.
Io avevo invitato una ventina scarsa di persone, senza alcolici e cose varie.
Poi uno mi aveva chiesto se avrebbe potuto invitare qualche amico, e io non me la sono sentita di dire di no.
E mo come mi ritrovo?
Con la casa piena, strapiena di ragazzi ubriachi che nemmeno conosco.
Sbuffai nuovamente.
La testa cominciava a farmi male e cominciavo ad essere stufa di tutto quel casino che c'era.
No, non ero una festaiola, io.
Amavo la tranquillita', la calma e, soprattutto, il silenzio.
Guardai velocemente l'orologio.
Le ventitre e quindici.
Si, si erano divertiti per quattro ore, era piu' che sufficiente.
O meglio dire, non avrei resistito un altro minuto in piu' dentro quel caos senza strozzare qualcuno.
Mi alzai, spensi lo stereo che era collegato a casse enormi, sicuramente, senza dubbio, non mie.
-La festa e' finita, tutti a casa!- urlai.
Ci furono altri dieci minuti di lamenti da parte dei partecipanti e un via vai per il corridoio d'uscita.
Quando la casa si libero' totalmente, mi guardai intorno.
Piu' che un soggiorno, sembrava un porcile.. E io avrei dovuto ripulire tutto.
Ho gia detto che odio le feste?
Rassegnata, spensi le luci e uscii sul giardino del retro.
Andai verso la mia amata amaca, dove passavo pomeriggi a leggere.
Mi tolsi quegli aggeggi di tortura, che comunemente venivano chiamati "tacchi".
Mi sdraiai con un sospiro di sollievo.
Era il 3 dicembre, ma cappero, non faceva minimamente freddo.
E la cosa era praticamente.... Impossibile.
Forse qualcuno lassu' voleva riparare la mancanza di James.
Scossi la testa, dandomi mentalmente della stupida.
Ma guarda te cosa mi porta a pensare la musica a volume soprannaturale.
-Oddio..- borbottai, soffocando uno sbadiglio.
Non so per quanto restai cosi', senza muovere un muscolo, ma era particolarmente piacevole.
Non aprii gli occhi per il semplice motivo di non averne voglia.
Dopo un altro paio di minuti mi parve di sentire dei rumori provenire da dentro casa, cosi', sospetta, mi alzai avvicinandomi alla veranda.
Appena salii i due gradini, sentii una delicata mano posarsi sui miei occhi, mentre l'altro braccio, della persona che era ancora sconosciuta, mi circondava la vita, stringendomi a se.
-Chi sono io?- chiese la voce dietro di me.
Sorrisi, rilassando i muscoli.
-Non saresti dovuto venire...Anzi, mi avevi detto di non poter venire.- mormorai mentre mi appoggiavo al petto di lui.
Mi lascio' un bacio sulla guancia -Come sarei potuto non venire al compleanno della mia migliore amica?- sussurro', sicuramente con un sorriso sulle labbra.
Si stacco' lentamente da me.
Sentii qualcosa di freddo appoggiarsi attorno al mio collo, mentre una stramba cosa inziava a crearsi all'altezza del mio petto.
Abbassai lo sguardo e trovai una collana, con la scritta "Forever".
Mi girai verso James e gli sorrisi, con le lacrime agli occhi.
-Non dovevi James, davvero- sussurrai mentre gli passavo le braccia attorno al collo, per poi stringermi al suo ampio e caldo petto.
-Come potrei non ricordarmi della mia Pulce? Dovevo farti per forza un regalo.- sussurro' anche lui, mentre mi stringeva a se e mi cullava piano sul posto.
-Come mai hai cambiato idea?- chiesi a bassa voce.
Sentii il suo respiro nei miei capelli -Sono tornato prima del previsto dalla zia e ho voluto farti una sorpresa.- spiego' semplicemente.
Affondai il viso fra la sua spalla e l'incavo del collo, inspirando forte il profumo del suo dopobarba.
Amavo quel profumo.
Un sorriso ancora piu' grande mi si dipinse sulle labbra.
Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonata.
Los Angeles University, Centro di Los Angeles, 21 marzo 2010

-Jaaaaaaames!- gridai arrabbiata appena misi piede dentro il nostro appartamento.
Di nuovo. C'era di nuovo caos.
E pensare che ero mancata solo un giorno!
Fra poco ci sarebbero arrivati pure i calzini sul lampadario.
James, ancora in boxer (il suo abituale pigiama), scese tutto sorridente le scale.
Non si curo' minimamente del mio sguardo assassino e, appena mi fu davanti, mi accolse con uno dei suoi soliti abbracci da orso.
Seppur il suo calore fosse molto, molto piacevole, e il mio stomaco fu invaso da cose non ben identificate, non mi lasciai incantare.
-Pulce, quanto mi sei mancata!- esclamo' mentre ancora mi teneva stretta a se.
-Non mi faccio incantare, signor Muscolo. Adesso ti stacchi e rimetti apposto tuuuutto il casino che hai combinato in mia assenza.- lo rimproverai, anche se, infondo, scherzavo.
Lui si stacco' da me, sbuffando.
Comincio' a rimettere tutto apposto -Ti devo parlare, dopo.- disse con tono serio.
Iniziai a preoccuparmi.
Avevo un presentimento. E non mi diceva nulla di buono.
-Certo, non c'e' problema.- dissi con tono neutro, come se non avessi pensato nulla di tutto quello.
Lo intravidi sorridere, poi continuare a pulire.
Sorrisi anch'io e, mentre passavo accanto a lui per andare in cucina, gli mollai una scherzosa sberla sul collo, ridendo.
Preparai la colazione e guardai l'orologio: otto meno un quarto.
Avevamo ancora quarantacinque minuti. Potevamo fare con calma.
Mi sedetti senza toccare nulla, aspettando il mio conquilino.
Arrivo' dopo cinque minuti, senza togliersi il sorriso dalle labbra.
-Allora, di che mi dovevi parlare?- chiesi versandomi un po' di caffe' in una tazza, per poi versarci molto latte.
Anche lui si verso' del caffe', poi prese due toast.
-Prima devo farti una domanda.-disse.
-Spara.- dissi mordendo un pezzo di muffin alla vaniglia.
-Tu, se te lo chiedessi, mi faresti da consultatrice personale, per qualsiasi faccenda?- chiese.
Io annuii, anche se ci stavo capendo poco e niente.
Ma cosa non avrei fatto per il mio migliore amico?
-Sai che faro' lo stesso con te, vero?- chiese con voce ovvia.
Anche qui annuii.
-Bene.- ci penso' un attimo -Ecco, io avrei bisogno del tuo aiuto in un affare.-.
-Che genere di affare?-
chiesi mentre bevevo un sorso di caffe'.
-Un affare di cuore.- mormoro' lui.
Se c'e' qualcuno presente qui in stanza che riesce a spiegarmi cosa sta succedendo dentro di me, e' ben accettato un suo parere, consiglio o qualunque altra cosa.
-Bene, come posso aiutarti?- di nuovo le mie emozioni sono state buttate al vento.
Lui si apri' in un sorriso smagliante.
-A me piace una ragazza.... E credo di piacere a lei.- comincio'.
-E, per grazia, posso sapere chi sia questa ragazza?- chiesi con finta noncuranza, anche se, senza motivo, sentivo gia antipatia nei suoi confronti.
-Asia Parkinson, la ragazza che frequenta il nostro corso di matematica. Quella alta, mora, bellissima.- comincio' con occhi sognanti.
"Oddio, perche' me l'hai fatto accettare?" mi venne spontaneo chiedermi.
-Si, la tengo presente. E come dovrei aiutarti, io?- domandai.
-Ecco, cosa fanno le ragazze quando piace loro un ragazzo?- domando' a sua volta.
Bello schifo.
-Ehm, ecco... E' complicata come cosa. Non tutte reagiscono allo stesso modo. Una puo' elogiarti e glorificarti, l'altra puo' prenderti per il culo e scherzare con te, l'altra ancora puo' ignorarti totalmente.- spiegai.
Lui mi guardo' negli occhi -E tu, quando sei innamorata, cosa fai?- chiese.
Oh merda.
-Io? Non saprei...Forse..Forse prendo per il culo e scherzo, lo tratto come amico.- mi venne spontaneo da dire.
Che poi sarebbe la cosa che faccio con lui.
Merda.
Dio, ti prego, non farmi realizzare adesso che sono innamorata del mio migliore amico.
-E chi deve fare il primo passo?- chiese nuovamente, apparentemente senza accorgersi della mia guerra interna.
Ma lo fa apposta?
-Dipende anche qui..Alcune sono piu' romantiche, quindi aspettano che lo faccia prima il ragazzo. Altre, invece, sono schette e non aspettano troppo per fare il primo passo.-.
-E tu, di che tipo sei?-
domando' di nuovo.
Ma che..? Mica io e Asia siamo uguali, porco cane!
-Credo proprio la prima.- dissi accennando un sorriso mentre abbassavo lo sguardo.
Anche lui sorrise -E come fai a capire che piaci a una ragazza?- domando.
Mi bloccai.
Cosa gli dovevo dire?
-Non so, qui e' una cosa soggettiva.- dissi velocemente -Scusami, devo andare a cambiarmi e a farmi lo zaino.- borbottai e, veloce come Bolt, mi alzai, dirigendomi verso la mia stanza.
Los Angeles University, Centro di Los Angeles, 9 novembre 2010

Chiunque avesse detto per la prima volta "Non ti accorgi di tenere a qualcuno, finche non lo perdi" o "Non sai di essere innamorato di qualcuno finche non puoi piu' averlo", ha avuto maledettamente ragione.
Mi ricordo che, quando ero piccola, mamma si ostinava a dirmi che "L'amore e' una cosa semplice, tesoro, ricordatelo.".
E io, una bambina piccola, ancora in mezzo alle fiabe e alle favole, con il "principe azzurro" dell'uomo ideale, sorridevo e annuivo, ingenua.
Invece e' tutta una grande e unica fregatura.
Non ne trai nessun vantaggio, se non quello di soffrire.
Che poi, per chiamarlo vantaggio ci voleva una gran faccia tosta.
-L'ho baciata.- un sussurro interruppe i miei pensieri.
Un peso si stese accanto a me.
Aprii gli occhi e trovai l'inizio di tutte le mie guerre mentali, il ragazzo che si, era il mio migliore amico, ma che mi aveva sconvolto tutto.
Aveva gli occhi sognanti, piu' persi nel vuote di quanto solitamente erano, dietro gli occhiali con la montatura da nerd, ma che a lui stavano bene.
I capelli marroni, adesso corti, che gli ricadevano sulla fronte, piu' scompigliati del solito.
Feci un sospiro e mi misi in faccia il sorriso piu' convincente che riuscii a fare.
-E adesso state insieme?- chiesi con un finto tono felice.
Voglio dire, si, ero molto felice per lui, perche', dopotutto, se era felice lui, in un modo o nell'altro, lo ero anch'io.
Ma, se non gli fosse piaciuta nessuna ragazza, per me sarebbe stato ancora meglio.
Appena lo vidi annuire, il mio cuore ebbe una fitta molto, molto dolorosa.
Non so nemmeno io come descriverla.
Era la prima volta che mi succedeva.
-Si, stiamo insieme. Finalmente stiamo insieme.- mormoro' con un sorriso beato sulle labbra.
-Ma ti prego James, promettimi una cosa.- mormorai con un filo di voce.
-Tutto quello che vuoi Pulce.- sussurro' lui,
-Ti prego, promettimi che non cambiera' nulla fra di noi, che resteremo sempre amici.- quasi lo supplicai.
Lui apri' di scatto gli occhi -Come puoi solo pensare che io ti abbandoni, eh Pulce? Non me lo sognerei nemmeno.- aggiunse stringendomi a se.
Un'altra, dolorosa fitta al cuore.
Di quel passo non sarei giunta molto lontano.
Los Angeles University, Centro di Los Angeles, 1 novembre 2012

No, non ce la facevo piu'.
Ormai al posto del cuore, c'era una voragine.
Non so se si sarebbe mai rinchiusa di nuovo.
Non ce la facevo piu' a vedere James e Asia passare tutte le notti nel nostro appartamento.
Non ce la facevo piu' a vederli scambiarsi dolci effusioni, davanti a me.
Non ce la facevo piu' a vedere che James non si accorgeva di quello che provavo, ma forse non era colpa sua, ero io a nasconderlo fin troppo bene.
Non ce la facevo piu a... Non ce la facevo piu' e basta.
Stavo impazzendo, letteralmente.
Ero tremendamente stanca, in tutti i sensi possibili.
Fisicamente e psicologicamente.
Volevo, dovevo trovarmi un altro appartamente, vicino all'universita'.
E alla fine ci ero riuscita.
Stavo passeggiando nel grande giardino dell'universita', con le cuffie nelle orecchi e le mani nelle tasche della mia giacca.
Il giorno dopo sarei dovuta andare a vedere l'appartamento che un signore mi aveva offerto.
Lo avrei dovuto condividere con un ragazzo, ma poco importava.
Farei questo ed altro per non dovermi piu' sorbire James e la sua ragazza.
Sospirai e tornai a casa.
Entrai e mi tolsi le cuffiette.
C'era stranamente silenzio, chiaro segno che non ci fosse nessuno, o che, almeno, c'era soltanto James.
Infatti, dopo mezzo minuto, vidi la sua testa spuntare dalla cucina.
Mi sorrise apertamente, ma io non feci lo stesso.
-James, devo parlarti.- dissi.
La sua espressione cambio' all'improvviso.
-Va..Va bene.- mormoro' confuso.
Andammo in salotto, sedendoci uno davanti all'altro, io sulla poltrona e lui sul divano.
-Allora, di cosa devi parlarmi?- chiese.
-Mi trasferisco James.- dissi senza fare troppi giri di parole.
-Cosa?!- esclamo' lui, spalancando gli occhi.
Annuii abbassando lo sguardo.
-Perche'?- chiese lui con la faccia da cucciolo.
Sorrisi. Un sorriso stanco, strasicato.
-Voglio cambiare aria, James. Voglio lasciarti i tuoi spazi. A te e ad Asia. Mi sento di troppo. Passa piu' tempo qui che a casa sua, io mi sento un terzo incomodo.- cercai di spiegare, senza dovergli mentire troppo.
-E' questo il problema?- chiese allarmato -Posso dire ad Asia di non venire piu', che ci vedremo solo fuori da casa.- si precipito' lui, sporgendosi verso di me.
Sorrisi, questa volta un sorriso vero, sincero.
Alla fine, sotto sotto, ci teneva a me, in qualche modo.
-No James, non e' il caso. Comprometterei la vostra relazione e non voglio farlo- grande bugia -Ho trovato una casa, davanti all'universita', a due isolati da qui. Mi trasferisco io, cosi' saremo contenti tutti.-.
-Ma perche'? Cosa c'e' che non va?-
domando' di nuovo lui, sussurrando.
Ma perche' non voleva lasciarmi semplicemente andare, sarebbe stato piu' semplice per tutti. O, almeno, per me.
-Perche' voglio cambiare un po' aria, te l'ho detto James.-.
Abbasso' lo sguardo -Non voglio perderti.- sussurro'.
Sorrisi e mi alzai, sedendomi accanto a lui.
Lo abbracciai di lato, posando la testa sulla sua spalla, come facevo quando ancora non aveva una ragazza -Ma non mi perderai James, non mi trasferisco in Alaska. Saranno solo due isolati da qui. Ci potremo vedere ogni giorno, come facciamo adesso.- mormorai, imprimendo per bene quel contatto, che non gustavo piu' cosi' bene da almeno due anni.
Davanti alla "Los Angeles University", 2 novembre 2012

-Buon giorno- dissi all'uomo che mi aspettava davanti al grande palazzo.
Anche lui mi sorrise e mi tese la mano -Piacere, sono Josh Flack, il proprietario dell'appartamento.-.
Sorrisi anch'io e gli strinsi la mano -Piacere mio, signore. Sono Megan Waston.-.
-Vuole vedere la casa?-
chiese, invitandomi a seguirlo.
-Certo.- risposi semplicemente.
-Davvero non le importa di condividerla con un ragazzo?- chiese stupito, quando ormai eravamo in ascensore.
Io risi -No signore. Sa, convivevo con un amico da quando ho sedici anni. Ormai non mi fa piu' alcun effetto.-.
Sorrise anche lui.
-Quanto le dovro' pagare al mese?- chiesi seguendolo in corridoio.
-Visto che siete in due, e che io pago acqua, gas e luce, vi faro' pagare centosettantacinque a testa. Le va bene?- chiese girandosi verso di me, con un sorriso sulle labbra.
-Piu che bene, signore.- sorrisi anch'io, fermandomi dietro di lui.
Busso' alla porta numero 45.
Dall'altra parte si senti' una forte voce dire "Avanti!".
Josh apri' la porta e io lo seguii.
Mi trovai davanti un bel ragazzo, alto, con capelli biondi e gli occhi verdi.
Gli sorrisi e lui ricambio'.
-Kendall, ti presento la tua nuova conquilina.- disse Josh, facendosi da parte per lasciarci presentare.
Mi tese la mano, che io strinsi -Io sono Kendall Schmidt. Piacere di conoscerti.-.
-Megan Waston, piacere mio.-
mi presentai sorridendo.
-Bene ragazzi. Scusatemi, ma ho un impegno urgente. Kendall, per favore, mostra alla signorina la casa. Vi saluto, a presto.- disse velocemente, scappando poi fuori.
Mi girai verso il ragazzo, che continuava a sorridere.
-Che piacere conoscere una cosi' bella ragazza proprio nel giorno del mio compleanno! Forse e' vero che qualcuno lassu' esiste!- disse ridendo.
Risi anch'io -Il tuo compleanno? Beh, allora non posso fare altro che darti gli auguri!-.
-Grazie e, sai..sono positivamente stupito del fatto che qualcuno abbia voluto venire a convivere con me.-
disse con tono divertito.
Risi, un po' imbarazzata -Perche' dovresti?- chiesi.
Fu lui a ridere questa volta -Perche' tutti sanno che sono un pessimo conquilino.- rispose semplicemente.
Alzai un sopracciglio -O magari sono le altre persone che non sanno convivere con te.- dissi strizzandogli l'occhio.
Lui mi guardo' attentamente -Sai, ho una certa sensazione che noi due saremo graaandi amici.-.
Magari, infondo, cambiare aria non e' stata poi una pessima idea.




Angolo autore.
Salve a tutti! Come state? Tutto ok?
Spero di si.
Il mio nick non vi dice niente, vero? Beh, vi do' un aiutino.
Vi ricordate Freckles? Quella long che ha piu' cose insensate di quante si possa immaginare? Beh, ecco, sono io, prima ero NickJ92.
Ok, lo ammetto, questa one-shot mi e' uscita in un momento di noia, lo ammetto.
Questa l'ho scritta appoggiandomi un po' sul mio vero migliore amico e su di me.
No, non ho una cotta per lui, ma si, gli faccio da consultatrice personale.
Spero che, in eta' piu' adulta, non finisca come Megan, hehe.
Spero che, in un modo o nell'altro, vi piaccia.
Vi saluto, augurandovi una bella settimana.
Wiky.
   
 
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