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Autore: magic mellah    03/11/2013    7 recensioni
{ hiromasa - atsumasa - hiromido | leggermente au | what if | ooc }
Tutti dicono che l’amore fa male, ma non è vero. La solitudine fa male, il rifiuto fa male, perdere qualcuno fa male.
Tutti confondono queste cose con l’amore, ma in realtà, esso è l’unica cosa in questo mondo che copre il dolore e ci fa sentire ancora meravigliosi.
aw. hiromasaaaaaaaaa. ♥
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«Le stelle sono brutte. Sono solo insignificanti puntini che sono messi a caso, e che sono tutti uguali.»
«Anche noi siamo solo dei semplici puntini sulla terra, eppure per alcune persone siamo fondamentali, lo sai, Masaki?» il bimbo sgranò gli occhi, chiedendosi come quel perseguitore sapesse il suo nome.
«Chi sei tu? Come sai il mio nome? Come fai a conoscermi? Come mai mi segui sempre? E perch–»
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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{ act one - the stupid dad. }
 
 


Masaki si svegliò, a causa del sole che filtrava dalla tenda.
Era triste pensare che ormai ogni mattina faceva sempre le stesse cose; si svegliava, stava con Hitomiko senza far niente, neanche parlarle, e magari guardava un poco di televisione, per poi andare a dormire.
Gli altri bambini in orfanotrofio erano estranei, per lui. Non voleva fare amicizia con loro, e neanche loro con lui. Lo consideravano strano, visto che tendeva sempre a isolarsi e restare solo, il che faceva aumentare il cosidetto "odio" di tutti.
Solo da qualche giorno poteva considerare le sue giornate leggermente diverse. Causa: un rosso che diceva di essere il fratellone della  sorella Hitomiko.
Neanche ricordava il nome, e non gli importava sinceramente. Aveva tentato di avvicinarsi a lui varie volte, ma il blu se ne era sempre andato via, irritato, cercando sempre un momento di pace, per starsene isolato dagli altri. 
Era decisamente antipatico, impiccione, con una parlantina di alti livelli, che superava decisamente molte bambine in orfanotrofio, che non facevano altro se non chiaccherare, e creare dei pochi pettegolezzi che potevano creare in un orfanotrofio, visto che neanche si avevano molte novità.
Inoltre, il fratello di Hitomiko – san, era anche uno che regalava oggetti a destra e manca, a tutti, cosa che lo faceva insospettire, visto che non era da tutti essere così gentile. Sicuramente c’era qualche trucchetto sotto, visto che nessuno era così gentile da fare doni a tanti bambini; dopotutto gli adulti non erano tutti persone senza cuore, che odiavano i bambini, e cercavano di farli stare calmi accontentandoli?
Lui non si capacitava del fatto come tutti i bambini presentì lì dentro, potessero fidarsi così tanto di uno che neanche conoscevano, e tra l’altro, a lui dava l’impressione di un ritardato. E non si capacitava neanche del fatto come tutti potessero sorridere, essere felici, dopo tutto quello che avevano subito. Molti erano stati abbandonati, chi per problemi di soldi, chi perché magari uno dei due genitori era morto, e non voleva curarsene, e chi per altri motivi.
Si morse il labbro, facendo uscire un poco di sangue, e si accorse di star stringendo il peluche a forma di orso, che gli aveva regalato il ragazzo sospetto dagli occhi color acqua-marina, che trovava stupendi. Si chiedeva come un tizio come lui, odioso, poteva avere tanta bellezza, e sbuffò.
Non aveva chiesto di certo lui quel oggetto che ora stava stringendo tra le mani, in cui infilzava le unghie, quasi come se lo stesse rompendo. Un giorno il fratello di Hitomiko gli si era avvicinato, porgendogli un pacco, incartato di blu con delle stelline sopra, e lui aveva fatto una smorfia, andandosene, ma quello lo aveva incominciato a seguire, come se non ci fosse un domani.
A fine giornata però, dopo le varie fughe, si era nascosto, e non lo aveva trovato, ma il giorno seguente trovò il pacco sul letto appena svegliatosi, molto probabilmente messo dalla donna.
E si chiese come fosse possibile come un tizio come lui, con un carattere così irritante, poteva essere così al contempo fantastico, per quanto riguardasse varie cose sue, come gli occhi, che gli ricordavano il mare. Amava quegli occhi, di quel colore fantastico, e si vergognava di pensarlo, visto che comunque non lo sopportava.
Giurò che se anche quel giorno, gli si fosse avvicinato come quello precedente, e poi ancora quello precedente e così via, avrebbe chiesto cosa diamine volesse, visto che si era scocciato di quella situazione, che lo metteva decisamente a disagio. Era come se fosse un fuggitivo, e quello lì era costretto a seguirlo da tutte le parti. Ma lui non era decisamente costretto a seguirlo, e si chiese perché lo facesse.
Si alzò dal letto, deciso a non chiedersi ancora altre cose, visto che da quando si era svegliato aveva solamente pensato a lui, e gli stava per scoppiare la testa, a causa dei troppi pensieri in poco tempo.

 

 ♦ ♦ ♦ 


In quel momento Masaki sentiva come se potesse toccare il cielo con un dito, visto che sulla sua altalena preferita, ovvero quella al centro, che di solito era sempre occupata. Ma si stava per cenare, e dunque tutti erano rientrati.
Sentiva molto ma molto freddo, visto che aveva solamente una maglietta - ovviamente a maniche lunghe -, ed era inverno.  Ma lui odiava andare in altalena con una giacca ingombrante; senza di esso invece si sentiva libero, come se stesse per spiccare il volo, e tutti i suoi pensieri tristi e non, che lo tormentavano, se ne andavano.
Si fermò quando sentì un "etchiù", che era anche suo, in realtà, e decise di rientrare, constatando felicemente che stava quasi per sentire caldo, visto la differenza di temperatura tra dentro e fuori, che era tanta.
Così cenò, e visto che era la serata del bagnetto, invece di andare a farlo si mise una giacca, salendo poi le scale fino ad arrivare in soffitta; così accese la luce, e prese una sedia, mettendola sotto la finestra, poi ci salì ed uscì fuori, appoggiandosi sul tetto. Era quello il suo nascondiglio, e molto probabilmente solo lui saliva sempre lì sopra, quando non aveva niente da fare, oppure voleva scampare ad un Hitomiko arrabbiata, o ancora peggio, rimaneva solo in mezzo a tanta gente.
Chiuse gli occhi, e si addormentò; quando li riaprì, non seppe quanto tempo fosse passato, ma sapeva solamente che provava un forte calore, dovuto alla persona che lo stringeva. Il freddo pungente che aveva prima non lo avvertiva più, nonostante fosse ancora sul tetto, e così per la decima volta nella giornata, si chiese ancora una cosa: chi mai era quella persona che lo stava abbracciando, e gli ricordava un abbraccio come quello di una mamma?
Guardò il corpo della persona, che era decisamente troppo largo e muscoloso per appartenere ad una donna, e decise di vedere chi era mai la misteriosa persona; non lo avesse mai fatto... Era sempre quel rosso impertinente, che nonostante si fosse accorto del suo risveglio, non decideva a lasciarlo. Anzi, gli aveva sorriso, e questo non fece che aumentare la sua antipatia verso di lui.
Masaki si allontanò da lui, e per la prima volta gli parlò.
«Ma cosa vuoi tu? Mi segui sempre!» disse lui gonfiando la guancia come erano soliti fare i bambini, che fece ingrandire così il sorriso del maggiore.
«Questa volta giuro che non sapevo ci fossi anche tu qui sopra. Quando ero più piccolo, salivo anche io qui, visto che così godevo della miglior visuale di un cielo stellato.»
«Le stelle sono brutte. Sono solo insignificanti puntini che sono messi a caso, e che sono tutti uguali.»
«Anche noi siamo solo dei semplici puntini sulla terra, eppure per alcune persone siamo fondamentali, lo sai, Masaki?» il bimbo sgranò gli occhi, chiedendosi come quel perseguitore sapesse il suo nome. 
«Chi sei tu? Come sai il mio nome? Come fai a conoscermi? Come mai mi segui sempre? E perch–»
«Ehi, calma calma. Il mio nome è Hiroto Kiyama, ti conosco perché mi ha parlato di Hitomiko, e non ti seguo sempre... io preferisco chiamarle, uhm, casualità. Ecco.» rise, lui.
«Bene, allora vai via e non darmi fastidio.
» disse Kariya, girando il capo, per non vedere il viso del rosso.
«Oh, e che... non posso starti lontano. Tu mi ricordi il "me" bambino.» il bambino guardò Hiroto, che aveva gli occhi lucidi... ma poi aveva sorriso, ancora!
E gli era venuto di nuovo la voglia di picchiarlo forte, ma così forte che non avrebbe potuto più sorridere, e mostrargli cosi quel sorriso decisamente irritante per i suoi gusti.
«In che senso? Tu come eri da bambino?» chiese quasi scocciatosi da solo, per tutte le cose che si era chiesto in una giornata.
«Restavo sempre da solo, e guardavo sempre gli altri giocare. Senti, so che ti può sembrare una cosa affrettata, forse un poco stupida, ma... vorrei adottarti.» Masaki credette quasi di morire, visto che ad un certo punto gli era mancato il fiato.
E in quel momento vide Hiroto sotto un altra luce, molto diversa; lo guardava a bocca semi-aperta, visto che gli voleva chiedere se quello fosse uno scherzo. Se lui aveva veramente parlato con Hitomiko, sapeva che aveva un carattere molto complicato, e amava fare gli scherzi, ed era pessimo su tutti i punti di vista, e voleva chiedergli perché aveva deciso di adottarlo, ma le parole non gli uscivano dalla bocca.
Dopo svariati minuti a riflettere, senza accorgersene disse un «Sì.»

Voleva essere felice, contento, e sapeva che con Kiyama lo sarebbe stato.




mari corner.
hello, people.
si ringrazia la mia stronza camomillah a.k.a vì, per avermi fatto da beta. troppo dolce, la mia nee-chan amanteh. 
comunque, sono contenta di aver pubblicato una long hiromasa, perché sti due sono un ammmore, e se sinceramente io e camy non scriviamo su di loro, non lo fa nessuno, lol.
amateli, pls. sono dolci, insieme. masaki qui ha circa... dieci, undici anni massimo ovo
premetto che mi sono già fatta una mezza idea sul continuo, cosa capiterà, e chi saranno i personaggi principali oltre loro due.
e tipo, atsumasaaaa- insomma, chi ne ha più ne metta. 
comunque, so di avere altre fic in corso, ma le terminerò, damn. insomma, io quando inizio una cosa la porto a termine, sappiatelo.
uhm, e poi non dovrei pubblicare altre fic, teoricamente. ne ho una in testa, ma sinceramente non ho la voglia di pubblicarla, e mi bastano e avanzano queste, sinceramente, lol. <3 
epppppppoi - what -, aggiornerò lentamente tutto .u.
sinceramente questa scuola mi sta uccidendo. è iniziata da quasi un mese, ma sono già stanca morta, mi riempono di compiti, come se non bastasse D:
boh, mi sembrano non troppo poche 1.415 parole per un prologo/primo capitolo, neh uu
now I must go, miei tessssori.

mari.
   
 
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