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Autore: Beauty    03/11/2013    10 recensioni
Donne. Ragazze, perlopiù. Principesse e nobili. Tanti volti, tanti caratteri diversi fra loro.
Tante storie, tante favole differenti.
Ma il lieto fine esiste per davvero?
1. Maria Antonietta - La bella addormentata
2. Elisabetta di Baviera - Cenerentola
3. Mafalda di Savoia - Cappuccetto Rosso
4. Erzsébet Bàthory - Biancaneve
5. Anna Bolena - La bella e la bestia
6. Giuseppina Beauharnais - La sirenetta
7. Vittoria Hannover - La Regina delle Nevi
8. Alessandra Romanov - Il nano Tremotino
9. Olga Romanov - Il principe felice
10. Tatiana Romanov - Raperonzolo
11. Maria Romanov - Il brutto anatroccolo
12. Anastasia Romanov - I sei cigni
13. Carolina Matilde di Danimarca - La piccola fiammiferaia
14. Anna Neville - Biancarosa e Rosella
15. Elisabetta di York
16. Wallis Simpson
17. Anna di Clèves
18. Berengaria di Navarra
19. Sofia Paleologa
20. Ka'iulani Cleghorn
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Zarista
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Elisabetta di Baviera
 
Cenerentola
 
“La fata non fece altro che toccarla colla sua bacchetta, e i suoi poveri panni si cambiarono in vestiti di broccato, d’oro e d’argento e tutti tempestati di pietre preziose: quindi le diede un paio di scarpine di vetro, che erano una meraviglia. Quand’ella ebbe finito di accomodarsi montò in carrozza: ma la fata le raccomandò sopra ogni altra cosa di non fare più tardi della mezzanotte”.

 
E’ il terzo rintocco della mezzanotte nel gran salone da ballo del palazzo imperiale, ma Elisabetta è l’unica che se ne avvede. Tutti gli altri invitati continuano a danzare, volteggiando in pompose e leggiadre piroette che fanno sollevare gli abiti delle dame come sbuffi di nuvole. E’ la mezzanotte, eppure anche lei continua a danzare, anche se non saprebbe nominare il suo cavaliere, né riconoscerne il volto in mezzo a una folla. Non è suo marito, certamente no; è passato il tempo in cui Francesco Giuseppe danzava con lei, come aveva fatto quella prima sera durante il cotillon.
Scoppierebbe a ridere, Elisabetta, se non fosse che quel ricordo le susciterebbe una risata amara che degenererebbe presto in pianto – e un’Imperatrice non può versare lacrime in pubblico, tutti ne sarebbero sconcertati e l’arciduchessa Sofia oltremodo contrariata –, eppure, mentre il quinto rintocco batte la mezzanotte, la piccola Sissi non può fare a meno di ritornare con la memoria a quel primo ballo.
Com’era stata ingenua, allora: lei, una quindicenne paffutella e sgraziata, poco o nulla avvezza alla vita di corte, si era resa conto di ciò che stava capitando solo quando la mamma l’aveva presa in disparte e le aveva spiegato apertamente com’era la situazione. Lei, lei che era ancora la piccola e ingenua Sissi, non si era accorta di nulla, né dello sguardo di gelosia di Elena quando gli occhi ammaliati di Francesco Giuseppe si erano posati sulla sua bellezza acerba, invece che su quella dolce e aggraziata di sua sorella; né del posto d’onore accanto al futuro erede al trono riservato solo a lei; né del fatto che fosse stata lei la prescelta per aprire le danze, quella prima sera. Non capiva nulla, Sissi, vedeva in Francesco Giuseppe solo un cugino e un signore molto gentile, forse un buon amico negli anni a venire, e quando la realtà le era stata posta sotto gli occhi non aveva avuto la forza di reagire.
Continua a danzare, Elisabetta, e mentre le scarpette le fanno sanguinare i piedi e la musica le fa girare la testa, ora come non mai si rende conto di non essere più Sissi, che quella Sissi dolce e un po’ ingenua che tutti conoscevano, la Sissi che era stata un tempo, era morta il giorno in cui aveva acconsentito a sposare Francesco Giuseppe.
Suo marito ha un’amante. Lei non sa chi sia, ma ne parla tutta la corte; chiunque quando la guarda pensa che il cuore dell’Imperatore ora appartiene a un’altra, ed Elisabetta può quasi scorgere il luccichio di malizia e pietà nei volti di chi l’osserva. La compatiscono, ma non ha alcun diritto di arrabbiarsi con loro. La colpa è sua, e lo sa bene: avrebbe dovuto prevedere che le dolci parole che Francesco Giuseppe le sussurrava con amore i primi tempi sarebbero rimaste sempre e solo parole, bisbigli che si perdevano nel vorticoso roteare di abiti da ballo e musiche d’altri tempi, in un turbinio di luci che non erano neppure in grado di scaldare un cuore. Il matrimonio era così: tanta passione i primi tempi, e poi? Quante volte aveva visto la mamma piangere quando per strada incrociava uno di quei bambini – quei bastardi – che erano figli solo di suo padre e non suoi?
Il matrimonio era così, prima o poi gli uomini si stufano della noiosa moglie e si trovano un’amante. Anche Sissi, pur nella sua ingenuità, lo sapeva…e allora, perché aveva acconsentito a sposarsi?
E ancora, mentre volteggia fra le braccia del suo cavaliere senza nome e il settimo rintocco della mezzanotte risuona non udito nel salone, quel ricordo la fa ridere, ridere a crepapelle come mai le è accaduto in vita sua. E, improvvisamente, si accorge di aver quasi dimenticato il giorno del suo matrimonio.
Quasi non se n’era accorta, proprio come durante quel corteggiamento, e in un attimo si era trovata con una fede al dito, schiacciata fra le lenzuola di un letto che non conosceva, e Imperatrice d’Austria e di Ungheria. E la piccola Sissi era morta, in silenzio, senza più neppure una di quelle risate che avevano caratterizzato la sua gioventù. Da quel momento era stato inutile: tutti i ripensamenti, tutti i pianti, le lacrime, le suppliche…niente era servito a farla scappare da quella gabbia dorata. L’arciduchessa Sofia e la mamma la rimproveravano, chiamandola ingrata: qualunque donna, nobile o popolana, avrebbe siglato un patto con il diavolo in persona, pur di essere al suo posto.
Il nono rintocco riecheggia nel salone, ma nessuno se ne cura. Tranne lei, Elisabetta, e intanto non riesce più a trattenere le risate, risate amare e spente che hanno il sapore delle lacrime.
Quello era il suo sogno, la sua favola, ciò che ogni ragazza avrebbe desiderato. Ma finché si sogna, non si corre il rischio di cadere e farsi male, di scontrarsi con quella realtà che fa piangere e sanguinare più di qualunque spada, che uccide più di ogni guerra e di ogni veleno.
Lei è Elisabetta Amalia Eugenia von Wittelsbach di Baviera, moglie dell’Imperatore Francesco Giuseppe, Imperatrice d’Austria e d’Ungheria. Un nome tanto lungo quanto poetico. Ecco cos’era lei: tanta poesia in superficie, ma in fondo solo un nome senza significato. Era a questo che tutti quanti, anche i suoi genitori, avevano aspirato, spingendola fra le braccia di Francesco Giuseppe e negandole l’amore di Richard S., quell’amore che, non molto tempo dopo, la morte stessa le avrebbe portato via per sempre. Forse, con il suo primo amore accanto a lei, senza l’egoismo di chi fingeva di curarsi della sua vita, le cose sarebbero potute andare in maniera diversa, ma ora è tardi per scoprirlo.
Sì, certo, la piccola Sissi aveva avuto la sua favola, ma quante vittime erano cadute per questo? Tutto ciò valeva davvero il risentimento di sua sorella Elena, l’addio eterno a Possenhofen, alla sua amata terra, all’allegria e alle risate? Quella favola poteva definirsi tale, con la sua piccola Sofia non più al suo fianco, Gisella indifferente al suo affetto, Rodolfo perennemente malato, e l’amante di Francesco Giuseppe fra lei e suo marito? La piccola Maria Valeria bastava davvero a compensare tutto ciò?
Tutti fingevano di preoccuparsi per lei, per la sua malattia che ora rende il suo corpo simile a un fuscello scheletrico, ma ciò che i medici non sanno è che, se sta accadendo tutto questo, è solo perché la piccola Sissi se n’è andata tempo fa.
Lei aveva avuto la sua favola, le ripetevano tutti: ma quella musica e quel bel vestito valevano davvero la morte di Sissi?
E’ il dodicesimo rintocco, ed Elisabetta non sa rispondersi. Come una magia, la musica cessa, la danza si frena, il tempo sembra fermarsi, ma lei sa che, sebbene la mezzanotte ormai sia passata, non potrà scappare via da quel castello dorato. Non potrà mai più ritornare quella di un tempo.
E’ mezzanotte, ma la magia non scompare. La piccola Sissi non esiste più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Innanzitutto, ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto questa raccolta alle seguite/ricordate/preferite e Autumn Wind, Euridice100, SognatriceAocchiAperti, Princess Vanilla, scrittriceaspirante e LadyAndromeda (a proposito, cara, grazie per avermi risollevato il morale con la notizia che non sono l’unica a questo mondo a conoscere Erzsébet Bàthory ;) per aver recensito. Ultimamente ho poco tempo per scrivere, quindi i capitoli dei miei lavori più “impegnativi” sono un po’ in ritardo, cosa per la quale mi scuso; riguardo al suddetto capitolo, invece, non è uscito fuori esattamente come avevo sperato, forse è un po’ troppo pesante, ma spero comunque che vi sia piaciuto. Altra cosa, spero di non aver distrutto il mito di Elisabetta di Baviera: rimarco, lei è una delle mie preferite, ma chi conosce la sua storia sa che non è esattamente come viene descritta nel cartone animato e nei film con Romy Schneider. Diciamo che Sissi è una Cenerentola con un lieto fine incompleto, per come la vedo io. Non credo che, con tutto quello che le è capitato, Sissi fosse veramente felice, nella sua nuova vita.
Comunque, a voi il giudizio ultimo.
Ciao, a presto!
Beauty.
  
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