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Autore: V a l y    04/11/2013    2 recensioni
“Sei la solita piattola rompicazzo.”
{ Spaccato di vita, romantico fino a dove può arrivare, su Mugen, Fuu e il loro controverso e adorabile rapporto ~ }
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Viene trascinata di peso.
Le sue gambe corte non riescono a stargli dietro, e ogni volta che cedono Mugen rafforza la presa al braccio per raddrizzarla.
Fa male, ma i sensi attutiti dall'alcol non le fanno sentire nulla. Neppure le parolacce che dice. E ne urla parecchie, più del solito, senza preoccuparsi delle persone che potrebbero sentirlo.
Ma a quell'ora di notte non si trova nessuno. Ci sono solo lui, lei, la strada acciottolata e quella questione che ancora gli rode le budella.
“Sei la solita piattola rompicazzo,” le dice guardandola male. Ma gli occhi di lei sono socchiusi, vacui, perduti in un luogo che non è quello. Mugola qualcosa che sembra solo un lamento e abbassa di nuovo la testa.
“Ehi, svegliati! Ehi!” urla Mugen, schiaffeggiandola. “Guarda che ti abbandono qui! Ti lascio in mezzo alla strada e chi se ne frega, magari senza di te tra i coglioni riuscirò finalmente a scoparmi una donna come si deve, e ci mancava tanto così, tanto così... Perché cazzo ti sei tracannata il sake?! Era per la padrona tettona della taverna, razza di cretina!”
Fuu borbotta qualcosa senza senso e sorride, facendogli perdere la pazienza che non ha mai avuto. La lascia cadere sul prato, senza riguardi.
La strada verso la locanda è troppo lunga per trascinarsi un peso morto. Le gioverà soltanto, l'aria aperta le farà passare la sbronza prima.
Mugen la scruta seccato, giusto per assicurarsi che respiri ancora, e un'idea bassa gli attraversa gli occhi stuzzicati dalle gambe scoperte.
Fuu è pur sempre una femmina. Magari uno scricciolo di donna bastarda e logorroica, ma possiede tutte le caratteristiche basilari per essere definita femmina; incosciente e ubriaca, oltretutto.
Si avventa su di lei e slaccia con voracità il fiocco rosa e l'obi, girandola per i fianchi. Fuu lo lascia fare, indifesa, mugolando qualcosa che sembra la protesta disinteressata di una persona a cui viene disturbato il sonno. Il kimono scivola via da solo svelando una carne più femminile di quanto lui si aspettasse.
Una mano bianca affonda nei capelli ispidi di Mugen.
“Sei un cespuglio morbido e caldo,” sussurra Fuu sfoderando un sorriso largo e scemo come quello di certi bambini sdentati e idioti che Mugen odia quasi quanto lei, una noiosa, asfissiante, piccola bastarda che l'ha intrappolato in un viaggio che non avrebbe mai voluto fare. E odia anche tutte quelle cavolate sentimentali tipo sentirsi sporca una coscienza che non è mai esistita o venire invaso da stupidi riguardi che lo inducono a porsi domande svenevoli come domani mi sorriderà ancora?, anche se così, in modo sciocco e infantile.
Le sue dita esitano sul declivio del petto morbido, chiudendosi in un pugno.
Mugen si scrolla di dosso la mano della ragazza, emettendo un verso infastidito simile al ringhio di un cane. Le copre i seni col kimono, le richiude l'obi alla bell'e meglio, la solleva sottobraccio e s'incammina verso la locanda.
Nel tragitto le ruba tre monete d'argento. Le userà domani per qualche prostituta vera.
  
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