Hopeless

Ciao mamma!- urlò Jakob dalle scale - Ciao papà!

Il ragazzo era sicuro della presenza di qualcuno in casa, dato che il portone principale della villa era chiuso da una sola mandata, e lui conosceva bene le abitudini della madre, solita uscire solo se convinta che la casa fosse al sicuro.

Quel giorno però, dalla porticina situata in cima alle scale, non arrivarono nè la voce dolce e rassicurante della madre nè quella del padre, e il silenzio creatosi, spaventò non poco il piccolo Armstrong.

Improvvisamente, l'immensa struttura apparve vuota e inquietante agli occhi del giovane ragazzo che, dopo aver lentamente percorso i pochi metri che lo dividevano dalla serratura, infilò la chiave nella toppa e fece compiere al piccolo oggetto che aveva in mano un intero giro, prima di sentire il metallico scattare della serratura e imporre una leggera spinta alla porta la quale, risvegliata dal contatto con la soffice mano maschile si aprì in modo da far entrare il ragazzo.

Ancora titubante Jakob fece il suo ingresso nell'ampio salone e, dopo aver constatato che il silenzio regnava sovrano all'interno della grande sala decise di partire alla ricerca di una seppur minima traccia di vita, pensando che, nella migliore delle ipotesi, suo padre potesse essersi addormentato prima del suo arrivo.

I pensieri che frullavano nella sua testa lo portarono meccanicamente ad apprire la porta della camera da letto dei genitori, luogo in cui il ragazzo trovò una risposta a tutte le sue domande.

In fondo alla stanza, infatti, vi era una figura che lui conosceva fin troppo bene, seduta con il viso diretto verso il muro, in uno stato di apparente sonno profondo, con la testa abbandonata sul piano legnoso della scrivania.

Il piccolo Armstrong si avvicinò di soppiatto al padre, sperando con tutto se stesso che i rumori che le sue nuove Converse producevano sullo scricchiolante parquet non svegliassero il leggero sonno del genitore.

Arrivato a pochi centimetri dalla schiena di Billie Joe, Jackob fu spaventato da un piccolo particolare: il corpo del cantante era completamente immobile, la pelle quasi bianca e, man mano che si avvicinava al padre, fu colpito dal gelo della stanza, quasi non vi fosse stata forma di vita fino a quell'istante.

Con la mano tremante il ragazzo scosse con uno strattone il corpo di fronte a lui e, quando quest ultimo cadde a terra per la forza del colpo, il piccolo non potè che rimanere immobile, sbiancando poco a poco e non riuscendo ad emmettere parola dinanzi all immagine della maglietta bianca del padre, ormai quasi completamente intrisa di un rosso ruggine che, fino a poco prima, aveva solo sognato nei suoi peggiori incubi.

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Okay, me ne torno gloriosamente (come no) con questa bella cacchina c:

Non è granchè, ed è pure arecchio depressa... Ma vabbè. Fatemi sapere se vi gusta ;)

Killer Chicken,

colei che si credeva Satana e in fondo lo era.

P.S. Consideriamo questa flashfic anche un continuo dell'ultima cosa che ho pubblicato.

P.P.S. Millentordici crazi alla mia beta reader-best friendaH Ker Vacuum!