Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
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Autore: Rebebebe    06/11/2013    3 recensioni
Non lo so perché ma mi è venuta voglia di raccontare il primo capitolo, così, senza nessun particolare motivo. Non ho inventato niente, ho solo scritto ciò che il manga fa vedere, solo che farlo mi ha aiutato a riflettere sui sentimenti dei due miei personaggi preferiti.
Il primo capitolo di Sekai-ichi hatsukoi sotto ai miei occhi
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Ritsu Onodera, Shouta Kisa, Yoshiyuki Hatori | Coppie: Takano/Onodera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Prima fan fiction, oddio, chissà cosa ne verrà fuori…
Ora come ora non sono molto esperta di questo mondo, ne ho lette parecchie di ff, ma scriverne una è un’impresa ardua, decisamente molto più complicata. Ho pensato di cominciare descrivendo il primo capitolo di Sekai-ichi Hatsukoi con le mie parole, come io me lo sono sempre raccontato nella mia mente. Non c’è bisogno di dire che penso sia il manga migliore che ho mai letto per svariati motivi che spero condividiate: il primo è sicuramente che la mangaka, Nakamura Shungiku, migliora giorno dopo giorno i suoi disegni rendendoli sempre più belli; la storia non è esattamente nuova, ma con il suo metodo di illustrarla la rende originale e innovativa; e il punto che va assolutamente a suo favore è il mischiare più di una storia (addirittura quattro!) in un unico manga non autoconclusivo, decisamente geniale e coinvolgente.
Ora mi sto divulgando decisamente troppo e sto togliendo spazio al racconto che spero possa piacere anche se pieno di errori (lo so che li farò perché traduco i dialoghi dal manga in inglese, e io anche se me la cavo in questa lingua non sono poi così brava) e una scrittura semplice che mi perdonerete, purtroppo non ho grandi capacità nella scrittura.
Vi lascio, ciao.
Ps: ovviamente è un ritsu pov. Se cambierà qualcosa lo indicherò.
 
“L’avevo visto qui vicino, mentre prendevo quel libro che aveva quella strana copertina piena di fiori. Era alla sua sinistra, due scaffali più in alto se non ricordo male. Saga-senpai l’aveva letto la settimana scorsa e non avevo ancora avuto il tempo di vederlo”.
Quando scorsi il suo titolo tra gli altri mi precipitai per prenderlo.
“Quasi non ci speravo di poterlo individuare con tanta facilità”.
Appena sfiorai la costola del libro, la mia mano ne incontrò un’altra, e quando alzai lo sguardo me lo ritrovai davanti. Proprio lui. Proprio Saga-senpai.
Non me n’ero accorto, avendolo sempre guardato da lontano, non mi ero accorto che fosse così vicino a me.
- Saga-senpai…-, mi scappò automaticamente.
La voce mi morì in gola. “Come mai l’ho chiamato? Perché l’ho fatto?”
- N-no…scusa…mi dispiace…prendi pure il libro…-, balbettai abbassando lo sguardo.
Lui m’interruppe, - come conosci il mio nome?-, chiese facendomi arrossire all’istante.
Per gli ultimi tre anni del liceo tutto quello che ho fatto è stato osservarlo. Questo è il quarto anni. Ho deciso…ho deciso ti tenere questi miei sentimenti al chiuso nel mio cuore per sempre, ma una volta che me lo sono ritrovato davanti, i miei sentimenti hanno cominciato a sgorgare fuori. Ho provato a tenermeli, ma sono usciti.
Senpai.
Ti amo.
Ti amo.
Ti amo.
- Ti amo-.
Mi bloccai di colpo.
“L’ho detto?”
“Oddio”.
- No…-, cerco di dire, - um…volevo dire-.
La sua mano s posa tra i miei capelli, me li accarezza. Il cuore mi si ferma.
 
Tutto era puro a quel tempo, ma adesso, dieci anni dopo, io, Onodera Ritsu, 25 anni, sono diventato un adulto decisamente irascibile.
- Cosa?!-, proruppi con una faccia scocciata, - sono stato assegnato al Sezione Shoujo Manga?!-, il mio cervello ci mise un po’ a collegare il tutto: io, proprio io, l’antisentimento in persona che si occupa del dipartimento editoriale più sdolcinato e melenso di tutti? Per non parlare del fatto che è un manga, non può nemmeno essere definito un libro, o almeno, non del tutto, - aspetti un secondo, l’ho specificato molto bene durante il colloquio. Mi occupavo di letteratura nel mio precedente lavoro, e voglio continuare a lavorare lì!-, sbotto contro questa povera ragazza che a dire il vero non ha nessuna colpa.
- Capisco…-, balbetta, - ma i miei superiori sono gli unici a poter prendere queste decisioni, non io…-.
Io la interrompo senza ritegno, - potresti controllare un’ultima volta? Potrebbe esserci stato un errore da ì ad ora!-.
- Ma queste decisioni sono prese immediatamente-, provai a protestare ma lei mi interruppe subito con un sorriso che aveva molto di falso, - dice: “Onodera-san, deve essere assegnato al sezione shoujo manga della Marukawa Shoten”, è così-, afferma indicando il punto in cui ha letto parola per parola ciò che c’è scritto, - forza-, prorompe alzandosi, - ti porto là-.
Che fastidio!
Com’è potuto succedere?! Ho appositamente cambiato lavoro per potermi occupare di letteratura! Perché i manga?! Io non li leggo nemmeno! Specialmente non gli shoujo!
- Chiedo scusa-, domando attirando l’attenzione della ragazza in divisa da lavoro, - mettere un uomo nella sezione degli shoujo manga non è come assumere un lavoratore inutile?-.
Lei sorride spostandosi la frangetta bionda che le ricade sugli occhi, - questo non è assolutamente vero, lo so che può sembrare uno sgabuzzino, ma da quando l’attuale editore capo si è unito a noi, è diventato il dipartimento editoriale numero uno, ha persino ricevuto un premio dal presidente.
Ah sì?
- In più-, aggiunge con le guance rosse e uno sguardo sognante mentre usciamo dall’ascensore, - tutti gli editori sono degli uomini molto affascinanti-.
Gli occhi mi si sgranano dalla sorpresa, - sono tutti uomini?-.
- Esatto, molte donne qui hanno gli occhi puntati su di loro. Ci sono molti feromoni nell’aria alla fine del periodo-, poi borbotta qualcosa tra sé e sé che mi è suonato come un, - lo vedrai una volta arrivato lì-.
Periodo? Sbuffo sonoramente. Quanto vorrei licenziarmi ora, ma non posso proprio ora. Comunque aspetterò due settimane e poi troverò una ragione per andarmene. Se sto per mollare, probabilmente è una buona idea incontrarmi con gli editori. Dopotutto, di solito, non puoi tornare sui tuoi passi dopo un anno.
Arriviamo alla Emerald, il nome che danno alla sezione Shoujo.
Abbasso il capo con rispetto, - piacere, lavorerò con voi d’ora in poi, il mio nome è Onodera…-, mi zittisco. Non per chissà quale motivo. Forse perché ciò che mi trovo davanti non ha una spiegazione che riesco a dare con chiarezza. L’unica cosa che vedo è un insieme di scrivanie ammassate tra di loro con un cumulo di manga e fogli su di essi che potrebbero tranquillamente superare il metro d’altezza. Per non parlare delle tre persone abbandonate completamente sulle sedie con gli sguardi che non puntano da nessuna parte se non nel vuoto.
La ragazza sussulta e indietreggia di qualche passo, - chiedo…chiedo scusa! È la fase sbagliata del periodo-, e senza dire nient’altro, scappa via dicendomi di fare del mio meglio. Non riesco nemmeno a chiamarla che è già sparita nel corridoio.
Sembra che nemmeno la gente di passaggio sia disposta a parlarmi.
Perché mi stanno evitando?
Cosa c’è di sbagliato qui? E perché c’è puzza di chiuso?
Decido di chiedere spiegazioni a uno dei tre uomini e mi avvicino a quello sula destra, - …um…sono Onodera-, dico sfiorando con la mano la sua spalla, ricavandone solo uno shock quando cade a terra con un tonfo sordo.
- Cosa…?-, chiede tirandosi su sui gomiti.
“Cosa…?”, è quello che dovrei chiedere io.
- Da oggi lavorerò qui con voi-, comincio io.
Lui si guarda intorno fino a poggiare gli occhi stanchi su di me, - era oggi?-, poi si porta una mano alla bocca e alza notevolmente il volume della voce, - Takano-san, il ragazzo nuovo!-, non ricevendo risposta urla ancora più forte, - Takano-san! Takano-san! Sei sveglio?-, quasi non ne può più di sbraitare, - Boss!-.
Ma lui viene interrotto dal suono di un piede che viene sbattuto sul tavolo, e io mi giro appena i tempo per vedere il cotale “boss” che gli intima di stare zitto, - ti ho sentito la prima volta-, gli fa notare sbuffando.
Questo?! Sarebbe questo qui il famoso boss? L’editore capo che ha portato l’Emerald al successo? Non è possibile. Voglio dire, ha la faccia di uno assolutamente inaffidabile e scapestrato. Ha un ammasso di capelli corvini talmente scompigliati che non si capisce né il capo né la coda dei ciuffi. Per non parlare degli spenti occhi neri nascosti da degli occhiali di una spessa montatura, scura come i capelli.
- Quindi?-, chiede con una calda voce roca, - che cosa fai? Partime?-.
Non ci posso credere che sia capitato proprio a me.
- No, sono un tempo pieno, sotto contratto-.
- Il tuo nome?-.
- Onodera Ritsu-.
- Ah è vero-, borbotta sbadigliando rumorosamente, - ho sentito che stava arrivando qualcuno come te, piacere di conoscerti-.
Cosa?!
“Qualcuno come te” cosa vorrebbe dire?!
Lui continua per niente disturbato dalla mia faccia decisamente scocciata, - non ero al colloquio ma ho sentito che hai esperienze nell’edizione-.
- Sì-, affermo, - tre anni alla Onodera Publishing-.
- Cosa facevi? Shounen? Seinen?-, domanda non molto interessato, mentre legge un foglio preso dal mucchio.
- No, mi occupavo di letteratura-, rispondo con una nota acida nella voce.
Si gira verso di me spalancando, seppur di poco, gli occhi, - letteratura?-.
- Si-.
- Quindi con i manga sei nuovo-, deduce non aspettandosi un’effettiva risposta.
C’è qualcosa in lui…no, no, non posso solo basarmi sulle apparenze, ma…
- Inutile-, borbotta poggiando la testa sulla mano come se fosse sfinito e deluso allo stesso tempo.
Questo qui…è il peggiore. Sì, l’abito fa il monaco, ora lo so.
- Takano-san-, lo chiama l’editore con i capelli più chiari, e sicuramente il più massiccio di tutti, - Satou-san è qui con il suo manoscritto di rimpiazzo, è nel salotto-.
- Capito-, dice semplicemente lui alzandosi, - seguimi, novellino-, dice improvvisamente rivolto verso di me, - mostrami che puoi fare il tuo lavoro-.
Usciamo dall’enorme stanza in cui si concentrano almeno cinque gruppi di scrivanie ravvicinate tra loro. Il corridoio è lo stesso di prima, solo molto più pieno di gente che va da una parte all’altra con fogli e schedari in mano.
Decido di dire qualcosa, camminare dietro di lui in silenzio mi da una sensazione di fastidio indicibile, - è il manoscritto di rimpiazzo di questo mese?-, chiedo allora.
Lui bofonchia qualcosa che assomiglia a un si.
- E quando andrà in vendita?-.
- Sette giorni-, risponde sbrigativo.
Quasi mi va di traverso la saliva, - quando hanno cominciato a disegnare?-.
- Tre giorni fa-.
Davvero?!
- Non ci sono abbastanza rimpiazzi tra cui scegliere?-.
- Ne abbiamo parecchi, ma sono tutti delle merde-.
Ciò che sta dicendo non ha molto senso, - in effetti se abbiamo bisogno di rimpiazzi non ci si può aspettare molto-, rifletto ad alta voce.
Lui si gira verso di me e mi scruta con attenzione, - non importa se si tratta di un editore o di un artista, ma una persona che pensa di compensare con dei rimpiazzi, è un idiota. Perché riempire gli spazi vuoti con vecchie pietre quando puoi farlo con dei diamanti? È naturale-. Mentre lo dice ci avviciniamo ad una porta sulla cui soglia si trova una giovane donna con un maglioncino a fiori. Deve essere Satou-san.
Quello che dice potrebbe anche essere vero, ma alla fine, è solo un’illusione.
Comincia a correggere i fogli che la donna gli consegna, una volta seduti comodamente ad un tavolo.
- Grazie per il tuo lavoro. Chiedo scusa, ti avevo detto che era impossibile finirlo in tre giorni ma ci sei riuscita-.
Lei sorride soddisfatta di sé stessa.
- Però-, si corregge subito lui, - questa scena del bacio, potresti renderla più drammatica?-, chiede fissando il foglio con uno sguardo attento e indagatore.
Lui a questo punto le porge il foglio nello stesso istante in cui lei tira fuori dalla borsa un buffissimo astuccio a forma di panda. Da lì prende degli strumenti e si mette a disegnare. Stiamo scherzando?! La fa disegnare qui?! Adesso?!
- Ehm…così?-, chiede lei abbozzando uno schizzo a matita con fare incerto.
Lui scuote la testa non convinto, - prova a disegnarlo da questa angolazione-, consiglia indicando un punto nel foglio che dalla mia posizione e capotavola non riesco a vedere, - no, da questa prospettiva. Hai mai baciato qualcuno?-.
Non so se a essere più sorpreso sono io o lei. Voglio dire, che cosa cavolo chiedi? Queste sono molestie!
Io m’intrometto, - non va bene così? È già disegnato piuttosto bene, e in più non c’è abbastanza tempo-.
Lui no mi degna nemmeno di uno sguardo e continua a fissare il foglio, - possiamo ancora migliorarlo-, penso che non abbia altro da aggiungere ma invece lo fa, e sarebbe stato meglio il contrario, - i dilettanti dovrebbero tacere-.
Dilettanti?!
Satou-san, che ha capito che l’aria tra me e lui si sta facendo pesante, ci interrompe, - ma se baci qualcuno non ti puoi vedere mentre lo fai…-.
Takano-san la guarda senza proferire parola.
- Punto tuo-, dice poi, - ok, ti farò vedere un esempio, quindi disegnalo velocemente-, si alza dalla sedia e io lo imito subito.
- Lo farò io. Vi servono degli esempi, no? andrò a prenderli, dove sono?-, domando rivolto verso di lui.
Ma non mi sta nemmeno ascoltando e continua a parlarle, - disegnalo da un’angolatura dove puoi vedere il mento e aggiungi un tocco allegro al tutto-.
Aspetto che finisca per poi domandargli di nuovo dove posso trovare le tavole, rivolgendogli infine le spalle e dirigendomi verso l’uscita.
Lui però mi prende per un braccio.
Huh?
Mi fissa con i suoi occhi e mi prende il mento con una mano, avvicinando leggermente il volto a mio con una calma plateale.
Cosa?
E poggia le sue labbra sulle mie.
Così, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Come se noi due non fossimo due sconosciuti che si sono visti per la prima volta dieci minuti prima e che si trovano in un luogo pubblico.
Sinceramente vorrei urlare il mio stupore ai quattro venti, ma le sue labbra che serrano le mie morbidamente me lo impediscono. E no ce ne sarebbe nemmeno bisogno perché basta l’esclamazione di Satou-san che abbozza il tutto in un nanosecondo mentre non riesce a staccare gli occhi da noi.
Si stacca da me e si gira verso di lei, - fatto?-, e alla sua affermazione continua, - bene, ora veloce e finiscilo a penna-, dice sedendosi di fronte a lei come prima.
Ma stiamo scherzando?! Questo mi prende in giro!
- Che cavolo era quello?!-, sbotto con il viso più rosso che mai.
Mi guarda confuso, - che vorresti dire? “Quello era lavoro-.
 
Questo è davvero terribile.
 
Devo resistere solo altre due settimane. Probabilmente non fa per me.
Per ora so che per prima cosa gli editori alla Emerald sono un gruppo di strampalati evitati da tutti gli altri lavoratori dei dipartimenti, e per secondo, sono decisamente troppo passionali quando si tratta di shoujo manga.
Passionali? Oh sì, sono decisamente passionali. Abbastanza da usare loro stessi come modelli. Chi avrebbe mai potuto immaginare che sarei stato molestato il mio primo giorno di lavoro?
Per un attimo la mia testa si svuota.
Mi fa male la pancia.
Voglio occuparmi di letteratura.
È tutto quello che voglio: fare di un libro un’opera d’arte.
Probabilmente è perché mio padre è il presidente di una compagnia di pubblicazione, ma ho sempre amato i libri. L’unica cosa che ho sempre voluto era lavorare nella compagnia di mio padre. Appena ho iniziato, avevo molta pressione lavorando per autori famosi, ma ero felice. Ti prendeva molto tempo preparare le copertine. Dovevi avere il consenso dell’autore e consultare i vari stili con lui. “Che tipo di immagine vuoi? La vuoi con un obi? Un segnalibro? Di che colore?”
Ci ho messo il cuore a fare e vendere i libri ed ero felice ma a quel tempo…
- Il bestseller di questo mese è quello di Onodera-, disse una voce femminile mentre facevo una pausa dal lavoro e prendevo un caffè.
- Stai scherzando? Di nuovo?-.
“Non si sono accorti che sto ascoltando?”
- Sì, ma lui è qui solo per i suoi genitori, quindi per lui è più facile-.
L’uomo con lei le diede ragione, - noi siamo qui da più tempo, ma un novellino come lui si becca gli autori più importanti. Lavoriamo così duramente e invece ci capitano autori da quattro soldi. Non è giusto. E poi i libri sono degli autori, l’unica cosa che fa è mandare il manoscritto alla sezione stampa, e viene comunque lodato. Non ha senso!-.
Lei sospirò scocciata, - è inutile-. Corsi in bagno e mi gettai sul lavandino.
Ma…io non ho mai voluto usare mio padre. Volevo solo dare del mio meglio  con le mie sole forze. Il vecchio me stesso sarebbe rimasto scioccato da tutto , ma a quel tempo ho sentito la mia fatica messa in discussione.
Delle gocce caddero lente sul lavandino, mentre io stringevo sempre di più una mano sul brodo del lavabo, mentre l’atra stava stringendo il bicchiere appena preso, che era quello da cui stava scendendo il liquido. Mi stanno prendendo in giro?! Come osano parlarmi così spudoratamente alle spalle?”
Ecco perché ho deciso di mollare la compagnia per vendere milioni di copie di un libro da solo.
Ma alla fine era solo colpa mia.
Sospirai sedendomi e accasciandomi alla sedia, mentre il bicchiere piene di caffè se ne restava sul tavolo davanti a me, immobile.
È come se avessi perso chi sono. Ma non è per quello ce è successo con il senpai.
Solo nominando il suo nome una serie di immagini cominciò a farsi strada nella mia testa, con calma, una dopo l’altra.
Quando non volutamente gli dichiarai il mio amore.
- Ti amo, Saga-senpai, ti amo-.
Quando mi strinsi a lui la prima volta che lo facemmo…
Da quando è successo, ho cominciato ad aspettarmi il peggio da tutto. Voglio dire, così non è meglio? Anche se finirà male e rimarrai ferito, nessuna delle tue ferite sarà abbastanza profonda…
No! Basta! Smettila di pensare a una persona di cui non ricordi nemmeno la faccia! Adesso devi concentrarti a come poter cambiare lavoro velocemente!
- Hey-, mi sento chiamare da dietro.
Io mi giro stizzito, - che c’è?-, rispondo con una voce più infastidita di quanto vorrei. Mi ritrovo davanti Takano-san con la sigaretta in bocca. – Hai inviato il manoscritto?-.
- Sì, abbiamo finito per questo mese, ho appena parlato coi superiori-.
Cosa? Tutto qui? Non ti vuoi nemmeno scusare per il bacio di prima?!
- Tu sei l’erede dell’Onodera Publishing?-, domanda a bruciapelo, facendomi saltare sulla sedia.
Abbasso il capo, - io e la compagnia non abbiamo nulla a che fare-.
Incrocia le braccia al petto e mi guarda dall’alto al basso, - infastidito dal fatto di non essere stato assegnato a letteratura?-.
Stringo il bicchiere fino a farlo scricchiolare. “Esattamente!”, vorrei urlare, ma mi contengo, - no, più che altro è che gli shoujo manga sono incentrati sull’amore, non è proprio il mio campo; non è che io ne abbia una cattiva idea, è solo che proprio non lo capisco-, cerco di spiegare.
La sua voce mi arriva come una frecciata, dritta e gelida, - se hai intenzione di diventare una palla al piede perché non vuoi, allora licenziati, penso che ci siano parecchie persone in questo mondo costrette a fare come lavoro ciò che non gli piace-.
Mi giro verso di lui stizzito, - questo può essere vero, ma…-.
- Tutti iniziano come novellini-, afferma sbrigativamente per interrompermi, - non c’è possibilità che la tua esperienza in letteratura possa esserci utile-.
Possibile che stia cercando di incoraggiarmi?
- Anche se-, continua soffiando fuori il fumo, - le persone inutili sono inutili qualsiasi cosa facciano-.
Sì, sto per ucciderlo.
- Gli altri se ne sono già andati, fallo anche tu-, mi consiglia mentre spegne la sigaretta e la getta nel cestino.
- Mi chiamo Onodera!-, gli faccio notare con rimprovero nella voce.
Si appoggia al muro e mi guarda intensamente, - un’altra cosa-.
- Cosa?-.
- Ci siamo mai incontrati?-, mi chiede mentre il suo sguardo comincia a farmi sentire un’oppressione addosso che mi da leggermente fastidio.
Lo guardo innocentemente, - non saprei-.
 
Una volta in ufficio constato quanto disordine ci sia nelle scrivanie, è un macello, letteralmente un disastro. Ci poggio sopra una pila di manga che devo leggere e mi siedo cominciando a sfogliarne uno a caso.
Se perdo qui sarà come prima. Se sono inutile dopo aver fatto del mio meglio sarà solo colpa mia, ma essere inutile quando nemmeno ho cominciato è qualcosa che non posso accettare.
Gli farò vedere di cosa sono capace.
 
Takano-san prende la sua giacca e una sua collega lo guarda interrogativamente.
- Vai a casa?-, gli domanda.
Lui nega, - riunione-.
Si accorge che ha dimenticato un documento e quando etra in ufficio mi ritrova al mio posto che leggo in pace il decimo shoujo della pila.
Mi fissa, lo fa con estrema ostentazione. Lo sa che ciò che sta vedendo è qualcosa che ha già visto in precedenza, ma non capisce bene dove. Non ha mai incontrato una persona con un carattere come il mio, almeno non da quanto lui ricordi. Ed è così che se ne va, con il dubbio che lo attanaglia.
 
  
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