Nome su EFP: Sai Sama
Nome sul forum: Lindael
Titolo della storia: Lacrime di pioggia
Rating: Verde
Genere: Introspettivo,
drammatico
Tipo di storia: Flashfic, originale
Pairing: Originale
Eventuali note: Non so esattamente che dire,
se non che, come spesso nelle mie storie, ho preferito lasciare uno dei due
protagonisti senza nome e l’altra solo accennata perché così i lettori possano
immedesimarsi meglio e “sentire” meglio la storia.
Lacrime di pioggia
Il
vento spazza le foglie autunnali ormai cadute a terra, sul cemento di quella
strada solitaria e non asfaltata, dalla ghiaia grigia e rovinata dalle
intemperie, le fa rotolare in lungo e in largo, in circoli a tratti giocosi a
tratti lugubri.
Dopo
tutti quegli anni Leanne non si è ancora abituata a tutto questo, anche se ogni
autunno percorre quella stradina non può evitare che brividi le percorrano la
schiena ormai vecchia e ingobbita.
Al
fianco le pende la tracolla marrone di camoscio con le frange, quella che
portava al loro primo appuntamento, quella che lui aveva sporcato con la senape
dell’hot dog, quella che li aveva visti baciarsi la prima volta, giovani e
spavaldi , seduti su una panchina nascosta da una pianta di glicine in fiore,
nell’estate dei suoi sedici anni.
Arranca
un passo alla volta, lenta, i dolori alle ossa e i reumatismi che le ricordano
che la primavera della sua giovinezza è passata da molto tempo.
Quando
si è giovani non si pensa mai al futuro, è un eterno, perfetto, presente,
mentre quando si è vecchi, quando la via è ormai quasi conclusa si pensa spesso
al passato, si ripercorrono scelte già fatte, si sorride di battute già
sentite, si piangono lacrime già piante.
Ma
questo Leanne lo sa, di lacrime piante in giovinezza e piante di nuovo se ne
intende, ed il motivo della sua tristezza è alla fine di questa lunga stradina
desolata, all’incrocio che porta sul lungomare.
L’incrocio
in cui una notte di cinquanta anni fa la moto di quel ragazzo che è stato il
suo primo amore, è sbandata ed è finita contro il guard rail che lo ha sbalzato
da sella, facendolo finire contro un albero, gli si è rotto il collo, la morte
è stata istantanea.
Almeno
questa piccola grazia.
E alla
fine ce la fa ad arrivare, Leanne, davanti a quell’albero maledetto, ancora
vivo, ancora rigoglioso, con la sua dannata cascata di foglie marrone
rossiccio, come sangue essiccato, come a prendersi gioco di lei, del suo
dolore.
Alla
base del tronco ormai l’erba ha coperto le piccole offerte che solo lei gli porta,
come i fiori che ha in mano, fiori colorati, allegri, come piacevano a lui,
tanto ormai lei è la sola che lo va a trovare.
Con
difficoltà supera il guard rail e si va a sedere su una radice, una mano rugosa
e tremante riesce, dopo qualche sforzo, ad aprire la borsetta di camoscio, ed
un raggio di sole scappa dalle nubi grigie e basse e cattura un riflesso dalla
fede d’oro che ha al dito, fede di un matrimonio andato avanti per inerzia,
perché il cuore di Leanne era di qualcun altro.
Tira
fuori una foto, una polaroid, due giovani sorridono felici, una ragazza e un
ragazzo, seduti su delle gradinate a mangiare zucchero filato, sorridendo, con
la convinzione di essere immortali.
Cade la
prima lacrima.
Non
sapevano quanto si sbagliavano.