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Autore: Umbry    09/11/2013    2 recensioni
Ritrovarsi davanti un Fushimi dagli occhi visibilmente gonfi di pianto, che evitava insistentemente il suo sguardo nonostante fosse stato lui a venire là, cominciava a diventare una circostanza fin troppo frequente. [Munakata > Fushimi/Yata, Munakata/Fushimi?]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata, Reishi Munakata
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Ci risiamo.
Munakata trattenne un sospiro, appoggiandosi con pesantezza alla porta.
"Fushimi-kun."
Ritrovarsi davanti un Fushimi dagli occhi visibilmente gonfi di pianto, che evitava insistentemente il suo sguardo nonostante fosse stato lui a venire là, cominciava a diventare una circostanza fin troppo frequente. L'unica differenza era che, nel bel mezzo dell'acquazzone che infuriava fuori, il ragazzo si era palesemente scordato l'ombrello. Capelli e vestiti grondavano acqua, e Munakata non riuscì nemmeno a trovare la forza di protestare e lo fece entrare nella sua stanza. L'altro entrò senza dire una parola, se non un "grazie" borbottato quando il re gli porse un asciugamano e gli sfilò la giacca dalle spalle.
Munakata osservò distrattamente Fushimi togliersi gli occhiali e poggiarli sul tavolo basso al centro del salotto, prima di asciugarsi i capelli e il viso. I vestiti continuavano a sgocciolare senza sosta sul parquet, e l'uomo si chiese per quanto tempo esattamente fosse rimasto sotto la pioggia.
"Ti prendo dei vestiti asciutti," esordì Munakata. "O ti ammalerai."
Fushimi prese il respiro per dire qualcosa, forse per protestare, ma si fermò prima di proseguire. Il re lo prese per un assenso, e si recò nella camera da letto.
Essendo il re, la sua stanza al quartier generale della Scepter 4 era in realtà più un mini appartamento che una stanza vera e propria. Era molto più grande di quanto Munakata avesse bisogno, ma era stata progettata così e utilizzata da diversi suoi predecessori, perciò non trovava motivo di cambiare le cose.
Tutti i suoi vestiti sarebbero stati troppo grandi per Fushimi. Dopo una breve riflessione, prese dall'armadio una camicia a caso e un paio di pantaloni che gli arrivavano alle ginocchia che non aveva mai messo.
Una volta tornato in salotto, trovò Fushimi intento a sbottonarsi la camicia. Non appena il ragazzo lo notò, gli diede le spalle in tutta fretta. Munakata fece comunque in tempo a scorgere brevemente quella cosa, e si sorprese di sentire il petto stringersi in quel modo. Gli porse i vestiti e lo guardò rifugiarsi nel bagno per cambiarsi, prima di sistemarsi gli occhiali in un gesto di vago panico. Si inclinò contro il retro del divano, la mano che risaliva fino alla fronte. Cos'era successo stavolta? Non che fosse così difficile intuirlo; un litigio, come al solito. Ma era raro gli venisse svelata la causa scatenante.
Quando, due anni prima, Munakata aveva cercato di far riavvicinare Fushimi e Yata, era stato un po' un incubo. Ma la scomparsa di Mikoto li aveva aiutati ad essere bendisposti l'uno con l'altro, e dopo essersi chiariti, le cose erano cambiate in meglio tanto velocemente da sorprendere chiunque li conoscesse. Sembrava chiaro dove si stesse dirigendo il loro rapporto. Eppure, quando la cosa era diventata ufficiale, Munakata non era riuscito a sentirsi pienamente felice per loro. Era stato in quel momento che si era reso conto dell'entità dei sentimenti che provava per Fushimi. Aveva pensato che aiutarlo a recuperare quel rapporto tanto rimpianto l'avrebbe reso felice e di conseguenza sarebbe stato felice anche lui. Ed era stato così, ma solo in parte. Ed era troppo tardi per poter fare qualunque cosa, specialmente quando Fushimi si era ritrovato tanto preso da decidere di lasciare la Scepter 4 per seguire Yata. Così aveva detto Fushimi, e Munakata aveva avuto successivamente conferma che si era unito al clan rosso. Quello forse era stato il colpo finale che l'aveva ferito peggio di una lama tagliente.
A ripensarci, forse avrebbe fatto meglio a farsi gli affari suoi. Ma questi pensieri egoistici non donavano affatto a un re come lui, pensò con un sogghigno freddo. Aveva continuato comunque a mantenere i contatti con Fushimi, anche se c'erano stati periodi in cui il ragazzo era scomparso completamente per settimane per poi tornare nella sua vita come se niente fosse. Nonostante tutto, non riusciva a spingersi a cancellarlo dalla sua testa. Anche se il problema non stava tanto nella testa quanto nel cuore. Se continuare a pensare a lui non l'avesse fatto stare così male, non avrebbe mai desiderato di dimenticarlo.
Gli ultimi mesi, però, erano stati insoliti. Fushimi aveva fatto irruzione nella sua stanza e nel suo studio sempre più frequentemente, per chiedergli asilo temporaneo nella sua vecchia stanza, solitamente per una sola notte, in seguito a litigi con Yata. Come facesse a sapere che la sua stanza era rimasta inoccupata da quando se n'era andato, Munakata non ne aveva idea.
All'inizio aveva pensato si trattassero dei soliti litigi che capitano a tutte le coppie, o che fosse un momento di crisi passeggero, ma più il tempo passava, più sembrava che le cose non accennassero a migliorare. Nonostante finisse sempre per passare del tempo con lui e cercasse di distrarlo, Fushimi raramente si era confidato con lui. Tutto ciò che era riuscito a togliergli di bocca era che, a quanto pareva, avevano iniziato a scontrarsi su un sacco di cose che prima non erano mai state problemi. Forse era un bene che non si confidasse, perché non avrebbe davvero saputo cosa dirgli.
Tutti i loro litigi duravano sempre una notte, poi Fushimi scompariva di nuovo fino a quello successivo.
Munakata aveva iniziato ad attendere quelle notti come se da ciò dipendesse la sua vita. Ma ogni volta che arrivavano, si rendeva conto di quanto quell'atteggiamento fosse patetico.
Quando Fushimi riemerse dal bagno con i suoi vestiti addosso, ne ebbe l'ennesima conferma. Il ragazzo si diresse verso il divano e ci si accovacciò sopra. Si stringeva le ginocchia al petto, guardando ovunque tranne che nella sua direzione. Munakata sospirò.
"Ti va un the?" cercò di rompere il ghiaccio. "O un caffè?"
Fushimi alzò lo sguardo verso il re, dandogli un'occhiata vagamente irritata. "Sa già la risposta," la sua voce era roca. "Non bevo quella brodaglia disgustosa."
"Spero sempre che inizi ad apprezzare il the," disse l'altro, sorridendo.
"Non accadrà mai."
Munakata rise leggermente e si diresse verso il cucinino, mettendo insieme l'occorrente per il caffè accanto ai fornelli.
"Se hai freddo, c'è una coperta sotto il tavolo," disse improvvisamente. Non arrivò risposta da Fushimi, ma sentì del movimento dietro di sé, e quando infine si voltò trovò il ragazzo avvolto letteralmente da capo a piedi nella coperta.
"Purtroppo il riscaldamento in questi giorni non è il massimo," riprese Munakata, prima di avvicinarsi al divano e porgergli la tazza fumante di caffè istantaneo. "Abbiamo chiamato la società che se ne occupa, ma non hanno ancora risolto il problema."
Fushimi annuì in silenzio, poi soffiò sulla tazza e ne bevve un sorso. Sembrava essere tornato silenzioso tutto d'un tratto. Munakata lo osservò per un po' dall'alto, ricevendo un'occhiata irritata dall'altro.
"Ha intenzione di restare là per molto?"
Munakata sorrise. "Vuoi che mi sieda accanto a te?"
"Voglio che si segga e basta."
"Agli ordini," rispose il re con un sorriso, prima di adagiarsi sul divano accanto a Fushimi. Si fermò prima di sospirare per l'ennesima volta. Era troppo semplice dimenticarsi di tutto il resto, quando erano da soli. Aspettò un po', il silenzio che si faceva sempre più pesante man mano che pensava a come cominciare.
"Allora… ti va di dirmi cos'è successo, stavolta?"
Si pentì subito di aver fatto quella domanda. Fushimi sembrò esitare per qualche attimo, poi scosse la testa con decisione. Munakata stava per lasciar perdere, ma nel notare l'esitazione dell'altro si ritrovò a chiedersi se ci fosse qualcosa che doveva o aveva bisogno di dirgli.
"Fushimi-kun…"
"Perché dovrei parlarne con lei?" chiese il ragazzo, quasi meccanicamente.
"Non saprei…" rispose Munakata, scrollando le spalle. "Forse per lo stesso motivo per cui ti trovi qui."
Il ragazzo contrasse le sopracciglia come se quell'ultima affermazione l'avesse offeso. "Non ho nessun altro posto dove andare."
"Lo so," rispose l'altro. "Ma spero che tu pensi a questo posto, e a me, come a qualcosa di più che un semplice rifugio dai tuoi problemi."
Fushimi alzò gli occhi al cielo, sospirando piano. Sembrava che qualche pensiero lo tormentasse e gli impedisse di essere pienamente presente. "Non mi va di parlarne…"
Si fermò come se volesse continuare.
"Ma?"
Fushimi espirò e alzò il viso verso l'alto, mettendosi a fissare il soffitto. "Oggi, mentre litigavamo, Misaki mi ha detto che non ho diritto di essere geloso di lui, perché alla prima difficoltà fuggo sempre qui. Perché dice che mi sto approfittando del fatto che… che lei ha dei sentimenti per me."
Le sue parole erano bisbigliate e strascicate. Si fermò, e Munakata gli fu grato perché probabilmente non sarebbe riuscito a prestare attenzione a qualunque cosa fosse venuta dopo. Era davvero così palese? Sì, probabilmente lo era. Gelò sul posto come se l'avessero colpito a morte.
"Io gliel'ho detto che sono tutte sciocchezze. Quello che dice su di lei, intendo…"
Si voltò verso il re come se volesse una qualche conferma, ma Munakata era impallidito di colpo e fallì miseramente nel rassicurarlo con lo sguardo, e decise di cercare di farlo a parole. "Tutte sciocchezze, ovviamente," rispose con lentezza, allo stesso tempo maledicendosi mentalmente.
"È vero che vengo qui ogni volta," continuò Fushimi, mentre distoglieva lo sguardo. "Ma cosa dovrei fare? È tutto esattamente come prima. Non ho nessuno là… a parte Misaki. A volte vorrei… non essermene andato da qui."
Doveva aver fatto uno sforzo enorme per esternare tutti quei pensieri, e lo dimostrò il fatto che di colpo ammutolì, per poggiare la tazza sul tavolo e avvolgersi nella coperta ulteriormente, tanto da coprirsi quasi tutto il viso. Munakata rimase in silenzio accanto a lui. Era raro che non avesse niente da dire in risposta a qualcosa, ma in quel momento non aveva davvero idea di cosa dire a Fushimi. Era sempre stato una persona particolare, con la sua ossessione per Yata e la sua incapacità di legare con la maggior parte delle persone, ed era quasi ironico come riuscisse a capirlo nel profondo senza alcuno sforzo. Erano molto più simili di quanto non sarebbe sembrato apparentemente. Se avesse parlato, probabilmente gli avrebbe detto di lasciar perdere Yata, e che da allora in avanti ci avrebbe pensato lui a renderlo felice. Promesse di dubbio mantenimento, e ammettendo i suoi sentimenti avrebbe probabilmente distrutto uno dei pochissimi rapporti al quale il ragazzo sembrava volersi appigliare. L'avrebbe gettato nel suo passato più oscuro e stavolta non avrebbe più potuto tirarlo fuori.
"Forse dovrei smettere di venire qui," mormorò improvvisamente Fushimi, interrompendo il viavai di pensieri che attraversavano la mente del re.
"No," rispose automaticamente Munakata. "Non pensarci neanche. Se serve, parlerò io personalmente con Yata. Va bene?"
Fushimi emise un mugugno di assenso. Sembrava essere davvero esausto, come se l'intera conversazione l'avesse privato delle ultime energie che aveva, tanto che in pochi minuti finì per chinarsi sempre di più verso Munakata. Il re gli avvolse un braccio attorno alle spalle per tirarlo contro la sua spalla, senza incontrare alcun tipo di resistenza. Aspettò di essere sicuro che si fosse addormentato, poi lo trasportò, insieme alla coperta, fino alla sua camera da letto. Lo posò delicatamente sul materasso, gli tolse gli occhiali, e gli sistemò la coperta sulle spalle mentre lo sentì borbottare qualcosa nel sonno. Infine, si tolse la giacca dell'uniforme e si sedette all'altro lato del letto, tutta la stanchezza che aveva accumulato durante il giorno e quella sera in particolare che iniziava a farsi sentire. Forse avrebbe dovuto mettersi a dormire anche lui. A guardare Fushimi dormire là, con i suoi vestiti e la sua coperta addosso, sembrava che fosse sempre appartenuto a quel luogo, accanto a lui. Sarebbe stato bello poterlo credere. E invece doveva accontentarsi di potergli accarezzare i capelli mentre dormiva, finché non ne fosse stato cosciente. Poi il giorno dopo sarebbe scomparso, come sempre.
"Capitano."
Gelò sul posto quando si rese conto che l'altro non stava dormendo come credeva. Non migliorava la situazione il fatto che Fushimi l'avesse chiamato così, come teoricamente non avrebbe più dovuto chiamarlo vista la loro situazione, un appellativo fin troppo formale ma che nel loro caso esprimeva molta più familiarità di quel che sarebbe sembrato a un occhio esterno.
Fushimi teneva gli occhi chiusi e non sembrava curarsi molto del fatto che le dita del re fossero intrecciate nei suoi capelli. Sembrava essere mezzo addormentato, e per un po' Munakata pensò di non essere in una situazione poi così imbarazzante.
"Sì?" domandò.
"A volte vorrei che Misaki fosse un po' più simile a lei."
S'irrigidì nella sua immobilità, completamente preso alla sprovvista da quell'affermazione.
"Cosa vuoi dire?"
Non era sicuro di volerlo sapere, ma formulò la domanda prima che potesse anche solo pensarci.
"Che mi facesse sentire importante, come fa lei."
Se non fosse stato tanto in panico per quella situazione, avrebbe riso. Nonostante tutto, dal suo comportamento traspariva gran parte di ciò che cercava così insistentemente di nascondere. Il fatto che Fushimi sentisse una netta differenza tra lui e Yata gli dava da pensare. Aveva sempre pensato di non avere il diritto di intromettersi, che Fushimi nonostante i litigi fosse felice ogni volta che poi facevano pace e tornava a casa. Ma in realtà, non ricordava assolutamente l'ultima volta che l'aveva visto davvero felice. Si era sempre chiesto se fosse soltanto lui a non poterlo vedere così, se quel privilegio fosse consentito soltanto a Yata. Ma ora, sentiva la rabbia prendere il sopravvento, a sentire Fushimi parlare in quel modo.
"Forse semplicemente non è la persona giusta per te," disse, ma si fermò prima che potesse continuare e aggiungere, forse io lo sono. Era cosciente del fatto che Fushimi non fosse innamorato di lui, e probabilmente non lo sarebbe mai stato. Da un certo punto di vista era vero che, anche se inconsciamente, si stava approfittando di lui. Ma Munakata sapeva anche che se avesse lasciato andare Fushimi avrebbe sofferto molto di più che nell'averlo vicino pur sapendo di non poterlo mai avere.
Attese una risposta con impazienza, ma non arrivò mai. Il respiro leggermente pesante dell'altro gli diedero conferma del fatto che dormiva. Forse non era mai stato davvero sveglio in primo luogo. Non era proprio da lui ammettere certe cose.
Non si accorse nemmeno di essersi addormentato a sua volta. Ma venne svegliato da un rumore molesto che presto riconobbe come la suoneria di un cellulare. Sentì Fushimi scivolare via dal letto di fretta e correre verso l'altra stanza, e aprendo gli occhi si accorse di non avere più gli occhiali. Confuso, si sollevò parzialmente dal letto per cercarli sul comodino. Una volta trovati, li indossò e si rese conto che la coperta che la notte prima aveva avvolto attorno a Fushimi era stata estesa anche sopra di lui. Non aveva alcun ricordo che ciò fosse accaduto.
Le sue orecchie cercavano di cogliere qualche parola dalla telefonata, nonostante per principio considerasse orribile origliare le telefonate altrui, ma non riuscì a capire il tono della conversazione. Dopo che la chiamata si concluse, lasciò passare del tempo, ma dal momento che Fushimi non tornò in camera a cercarlo decise di alzarsi.
Lo trovò già rivestito, che si sistemava gli occhiali e si dava un'occhiata allo specchio del salotto. Quando notò la presenza di Munakata, s'irrigidì visibilmente.
"Torni già a casa?" domandò il re, anche se sapeva già la risposta a quella domanda. Non aveva neanche bisogno di chiedere chi fosse stato a chiamarlo. Era sempre così, uno schema tristemente ripetitivo e prevedibile.
"Sì," mormorò l'altro, scrollando le spalle. Aveva la voce stanca, ma sembrava essere impaziente di andarsene, ancora più del solito. "Grazie per l'ospitalità, come sempre."
"Aspetta," disse senza pensare Munakata. Si fermò per qualche secondo, ricevendo uno sguardo interrogativo da Fushimi, prima di proseguire, "Per caso… ricordi qualcosa della notte scorsa, prima di dormire?"
L'altro non fece una piega, ma qualcosa tradiva la sua calma apparente. "Di che parla?"
Sia che non ricordasse o che non gli andasse di parlarne, sembrava essere inutile. Munakata si sforzò di sorridergli. "Se non ricordi, non importa."
Fushimi annuì con un mugugno basso. Prima che potesse dargli le spalle, Munakata lo afferrò delicatamente per un polso. La sua mente pensò a tutte le possibili scuse che potessero trattenerlo qualche secondo in più.
"Hai il collo troppo scoperto, ti presto una sciarpa."
Fushimi cercò con debolezza di divincolarsi. "Non ce n'è bisogno."
Ma Munakata non sentì ragioni, e prese una sciarpa dall'appendiabiti e gliel'avvolse attorno al collo in modo impeccabile. Per qualche motivo, gli piaceva l'idea che Fushimi portasse via con sé qualcosa di suo. Il ragazzo sembrava essersi visibilmente rilassato, fissandolo con uno sguardo di resa. Il re lo sentì bestemmiare a bassa voce tra sé e sé, poi arrivò qualcosa di totalmente inaspettato. Fushimi alzò il viso e baciò Munakata, un bacio quasi violento ma fin troppo breve, tanto che il re ne rimase talmente scioccato che non riuscì nemmeno a rispondere, per quanto avrebbe voluto. Fushimi si allontanò di scatto, ma prima che potesse sfuggirgli, l'uomo gli cinse il volto con le mani e lo tirò a sé un'altra volta. Si baciarono come se avessero paura di rompersi l'un l'altro, ma allo stesso tempo con una foga quasi repressa. Quando si staccarono, si guardarono tra di loro come se avessero davanti una persona completamente nuova.
"Fushimi-kun…" Munakata stava per avvolgergli le braccia attorno alla vita, ma lo sentì scivolare via dalla sua presa come un'anguilla.
"Devo… devo davvero andare," gli disse Fushimi, indietreggiando finché non afferrò la maniglia della porta con una mano. "Mi dispiace. Davvero, io non…"
"Fushimi-kun, aspetta –"
Munakata cercò di fermarlo, ma il ragazzo uscì dalla stanza e corse via talmente in fretta che non riuscì a fare niente. Rimase sul vano della porta per interminabili secondi, chiedendosi se avesse dovuto inseguirlo e dirgli chiaro e tondo quello che provava per lui. Ma il suo istinto gli diceva che i suoi sentimenti erano già traspariti fin troppo chiaramente dal bacio che avevano condiviso. Ora dipendeva tutto da Fushimi, pensò tristemente, chiudendosi la porta alle spalle.
Non si era mai sentito tanto sul ciglio di un baratro come in quel momento.

Note a caso: poi nascono questi vaneggi che boh, davvero. BTW, questa è la mia seconda fanfic ReiSaru, sono commossa. Spero che ci sia qualcuno nel fandom italiano che ama 'sta coppia come la amo io e che magari apprezzi pure questo aborto. <3
   
 
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