La nostra è una piccola isola fuori dalle normali rotte commerciali e perciò anche da quelle dei pirati e della marina. Che si sappia nei secoli scorsi nessuno degli ultimi due ci è mai sbarcato. Solo occasionalmente una qualche nave mercantile che cerca delle vie inusuali per sfuggire ai pirati si ferma a fare provviste.
L’ultima era stata due anni prima, mio fratello maggiore si era imbarcato con loro ed era partito dalla nostra isola per vivere una vita diversa. Francamente non l’avevo mai capito, al villaggio avevamo tutto quello che ci poteva servire e la vita trascorreva tranquilla.
Non ricevevamo spesso notizie, ma i detriti che venivano portati dalle maree raccontavano lo stesso quello che succedeva. Quel pomeriggio io e gli altri ragazzi del villaggio ci eravamo recati in un’insenatura in cui speravamo si fossero raccolti dei detriti interessanti portati dall’ultima tempesta. Dopo un pomeriggio passato a spostare vecchie assi marce, alghe e un’altra marea di schifezze, in cui per fortuna non erano inclusi cadaveri, mi sedetti a fissare il mare, chiedendomi dove fosse e cosa stesse facendo mio fratello.
Pian piano gli altri ragazzi tornarono a casa e prima che il sole fosse tramontato ero rimasta sola. Stavo per tornare pure io quando rimasi accecata dal riverbero proveniente da qualcosa sott’acqua. Mi alzai e andai a controllare cosa fosse.
Uscii dall’insenatura e avanzai in mare aperto fino a quando l’acqua non mi arrivò alla vita. Poco sotto il pelo dell’acqua c’era uno scrigno ricoperto in parte da specchi e pietre preziose. Ammaliata rimasi a fissarlo, in tutti quegli anni non avevo mai trovato niente di così prezioso.
Con decisione lo afferrai e cercai di smuoverlo, ma nonostante tutti i miei sforzi non riuscivo a sollevarlo, provai ancora e ancora, ma rimaneva sempre e comunque incastrato nella roccia dello scoglio. Mi guardai intorno cercando qualcosa con cui fare leva, da un mucchio di assi lì vicino ne scelsi una che sembrava abbastanza robusta. Feci leva, ma si ruppe.
Cercai di nuovo e stavolta trovai una stanga di ferro. Dopo un paio di tentativi lo scrigno si staccò e venne a galla. Ma tutto accadde talmente in fretta che non riuscii ad aggrapparmi e caddi in acqua. Lì l’acqua era più profonda e non toccavo, nuotai velocemente verso la superficie e mi issai sulla prima asse che trovai. Sputacchiando aprii gli occhi, davanti a me appoggiato sull’altra metà dell’asse giaceva un corpo; era bianco, leggermente gonfio con la pelle raggrinzita, l’odore pungente di decomposizione mi fece venire da vomitare.
Di scatto mi girai e tornai a nuoto fino allo scoglio. Dopo essermi arrampicata mi girai a vedere; il cadavere era caduto dall’asse e per mia fortuna galleggiava a faccia in giù, risparmiandomi la vista di quegli occhi.
Distolsi lo sguardo e ridiscesi dall’altra parte, afferrai lo scrigno e trascinandolo ritornai nel punto in cui partiva il sentiero per il villaggio. Mi caricai lo scrigno in spalla e ritornai al villaggio.
Avevo appena superato le prime case quando il vecchio sindaco mi raggiunse correndo. Era talmente agitato che non si accorse della mia faccia stravolta:
“Yara, ascoltami, tuo fratello è appena tornato”.
 
Il mio piccolo angolino:
Ciao a tutti :D, questa è la mia prima storia che pubblico ^-^ sono moolto emozionata e mi farebbe molto piacere se me la commentaste, accetto anche e soprattutto commenti negativi e costruttivi. Purtroppo devo avvisarvi che pubblicherò circa ogni due tre settimane a causa degli studi. Spero che vi sia piaciuta e che continuerete a leggerla :).