Alla spwrw, husbanda, asinona, prinsess del mio cuore <3
ai lov iu mai bilovd <3
Fontana
Era la
fontana più strana che si fosse mai vista.
Era
riabbassata rispetto al marciapiede, e getti d’acqua zampillavano in
continuazione nella piattaforma in marmo quadrata che
ne costituiva la base, formando una piccola pozza d’acqua dove i bimbi il
pomeriggio si divertivano a sguazzare a piedi nudi, le madri poco lontane che
gridavano loro di stare attenti e non bagnarsi troppo.
Da quanto
fosse lì non lo sapeva nessuno di preciso, era solo
scontato che venisse utilizzata come punto di ritrovo.
Tutti
quanti da piccoli avevano allungato il piede nell’acqua gelida e si erano
schizzati tra i getti fino a non avere più fiato, e crescendo erano passati davanti alla fontana da soli, con gli amici,
con la persona amata.
- Shuuya/ Fuusuke
Hiroto
e Haruya se ne erano andati
da un pezzo. Erano le sei quando quel cretino di Nagumo si era infradiciato dalla testa ai piedi, dopo aver
fatto come suo solito il cazzone in mezzo alla
fontana. Era più forte di lui fare l’idiota, e Shuuya
non aveva messo che un secondo a decidere di seguirlo in mezzo agli zampilli.
Si erano mischiati con i bambini ed avevano preso a schizzarsi come due
imbecilli. Hiroto aveva riso tutto il tempo, mentre Fuusuke non avrebbe voluto far altro che tornarsene a casa
e lasciarli al loro destino. Poi si era fatto tardi e i due rossi si erano
incamminati per tornare all’orfanotrofio.
Fuusuke
era rimasto con Shuuya, perché gli piaceva aspettare
la sera e la fresca brezza estiva che gli soffiava sulle spalle scoperte.
Erano
rimasti lì fino al tramonto, alle otto passate, il biondo che cercava di
asciugarsi al sole sdraiato sugli scalini enormi di fianco alla fontana. Fuusuke gli era rimasto vicino in silenzio, e aveva
lasciato che fosse lui ad aprire e chiudere i discorsi, divertendosi a rendergli
la vita difficile.
I bambini
se ne erano andati, ed il sole era calato dietro gli
edifici di Inazuma-Cho.
L’orizzonte
era una grande pozza liquefatta di arancio e azzurro,
e faceva ancora tanto caldo quando Shuuya si voltò
verso Fuusuke. Si guardarono in silenzio per qualche
secondo.
-Sei
ancora bagnato.- gli fece notare l’albino, sospirando poi.
L’altro
fece spallucce –Tanto fa caldo.- pausa –Scommetto che
avresti voluto bagnarti anche tu.- sorrise tra sé, e allungò la gamba per
colpire il polpaccio dell’altro ragazzo, che gli lanciò un’occhiata gelida.
-Non sono un ragazzino, perdonami.- Shuuya
rise e dondolò il capo, arrivando ad un nonnulla da quello dell’attaccante
della Diamond Dust –Adesso
non c’è nessuno però, a guardarti e a giudicare.- lo tentò, ammiccando alla
fontana. Non c’era malizia nella sua voce, ma Fuusuke rabbrividì lo stesso. Odiava
quando gli si avvicinava così tanto.
-Ti sei
appena asciugato, non vorrai mica bagnarti di nuovo.-
-Se vieni anche tu.-
Si
guardarono di nuovo.
Fuusuke
sospirò. Si chinò su sé stesso per sfilarsi le scarpe,
senza fare un fiato, chiedendosi perché mai si ritrovasse sempre ad
assecondarlo, anche se non ne aveva alcuna intenzione.
Saltò
giù. L’acqua fresca gli lambì le caviglie.
Ci
scommise, che Shuuya stesse sorridendo. Lo sentì
calarsi giù vicino a lui e prenderlo per il polso –Al centro, se non ti bagni
non ha senso.- si giustificò.
Fuusuke
strinse le labbra, serrò i denti –Giuro che ti ammazzo.-
sibilò con tono freddo, impassibile, ma non fece in tempo che uno dei zampilli
colpì in pieno la sua schiena, bagnandogli la maglia. Prese un grande respiro.
-Ehi,
cretino.- sbottò, e spinse Shuuya indietro,
mandandolo contro un altro getto. Ed ecco che due ore
al sole divennero inutili, e si ritrovarono entrambi completamente fradici in
mezzo alla fontana, a spintonarsi come due bambini. Mentre
Shuuya ridacchiava leggero, Fuusuke
si divertiva, un po’ risentito, a bagnarlo quanto più possibile. Anche se quella doccia fredda era davvero piacevole.
Ad un
tratto si ritrovarono improvvisamente vicini. L’albino era impegnato a tirare
il biondo per la maglia, il biondo a tirare l’albino
per i capelli, nell’infantile tentativo di bagnarsi ancora di più a vicenda.
Un altro
sguardo.
-Attenzione,
signor Suzuno Fuusuke,
adesso potrei baciarti.- avvertì Shuuya
con un mormorio, improvvisamente serio.
-Non ne avresti il coraggio.- replicò Fuusuke,
senza lasciarsi intimidire, talmente vicino al biondo che quasi gli sfiorava il
naso, che percepiva il suo respiro solleticargli la pelle.
Shuuya
sorrise –Non sfidarmi.- socchiuse gli occhi, e senza lasciargli tempo per
pensare lo cinse delicatamente per il fianco.
Si
avvicinarono ancora, e ancora. Fuusuke non fece un
fiato, mentre la mano di Shuuya gli carezzava la
guancia, e saliva tra i suoi capelli, carezzandolo.
-Tu non
sfidare me.- sussurrò all’ultimo momento, quando quasi le loro labbra si
stavano sfiorando, e con un movimento veloce si scostò spingendo per la schiena
l’altro ragazzo, facendolo finire faccia avanti in mezzo ad uno zampillo, che
lo prese in pieno –Ci hai provato, accendino.-
si dilungò in una sorta di inchino, come a ringraziare
un pubblico invisibile che aveva applaudito alla sua schiacciante vittoria, e
quando Shuuya urlò un –Ma così non è giusto!- sbuffò
spazientito –Su, andiamo a casa.- gli fece cenno, e senza aspettarlo uscì dalla
fontana.
Shuuya
continuò a protestare dietro di lui, e Fuusuke
ringraziò di stargli dando le spalle, perché sarebbe stato terribilmente
umiliante fargli vedere il rossore accesso che le sue guance avevano assunto.
Stupido accendino.
- Hiroto/ Haruya
Pioveva
fitto. Talmente fitto che Haruya
non riusciva a distinguere nulla.
Sapeva
solo che davanti a lui c’era la fontana, perché ci era
caduto dentro nel mentre che correva, fradiciandosi. Che poi, visto che stava piovendo, che differenza avrebbe
fatto?
Si era
poi messo seduto, le ginocchia al petto, aspettando.
Non
sapeva cosa, ma sperava che sarebbe arrivato qualcuno a chiedergli di tornare
indietro.
Perché
pioveva fitto.
E
faceva freddo.
Lui odiava
il freddo, dannazione. Lui era quello che si infilava
sotto il kotatsu con tutta la testa alla ricerca di
calore, era quello che dormiva con la coperta anche d’estate. Ed ora se ne stava in mezzo alla pioggia come uno scemo, ad
aspettare qualcuno che non sarebbe arrivato.
Affondò
il viso nelle braccia.
Si riscosse quando udì un fruscio vicino a lui, ed alzò lo
sguardo, perso.
Gridò,
quando si accorse che, dio, Hiroto era seduto vicino
a lui, bagnato dalla testa ai piedi, e fissava dritto di fronte a sé –Cristo!-
voltò lo sguardo, stizzito, ed il rosso di fianco a lui sospirò, per poi
sorridergli -… Sono così spaventoso?- domandò,
ridacchiando. Haruya sbuffò,
spazientito –Sei terrificante. Stiamo scherzando?- borbottò –Ti pare
questo il modo di sbucare?- lo riprese, e di nuovo il
compagno rise.
-Senti.-
aggiunse poi, dopo un po’ –Ho l’ombrello.- mormorò.
-Allora perché non lo apri. Sei stupido?- infierì l’altro,
digrignando i denti. Non riusciva proprio a comportarsi da persona matura.
Hiroto
era andato a prenderlo. Non era forse quello che voleva?
Lui non
parve prendersela, comunque –Se non ci sei tu con me,
sotto l’ombrello, non ha senso, no?- sorrise a quel suo modo stupido.
Haruya
alzò gli occhi al cielo –Si, sei proprio stupido.-
concluse, guardandolo di soppiatto. Gli occhi acquamarina di Hiroto gli sorrisero, e lui
grugnì.
-… Ce l’hai con me?- chiese poi il rosso, guardandosi i piedi.
Era tremendamente serio. Haruya si chiese perché
pensasse che tutti ce l’avessero sempre con lui, lo
trovava insopportabilmente egocentrico –No, perché dovrei avercela con te.-
masticò, poggiando la guancia sul ginocchio.
La
pioggia continuava a battere, sempre più fitta.
-Allora apro l’ombrello?- gli domandò, tornando a guardarlo. Haruya si sentì le guance in fiamme, perché ogni volta che Hiroto gli sorrideva sentiva lo stomaco accartocciarglisi
e stringersi in nodi fastidiosissimi. E tremendamente
piacevoli. Amava quelle attenzioni, ma non gliel’avrebbe mai
detto –Se vengo con te sotto l’ombrello la smetti di fare casino?-
scrollò le spalle.
L’altro annuì –Però l’ombrello lo porti tu.- pose.
-Mhn.
Si può fare.- dondolò le gambe e scese dal gradino, di
nuovo nell’acqua della fontana, con tutte le scarpe. Porse la mano all’altro,
per aiutarlo a scendere a sua volta.
Quindi
Hiroto aprì l’ombrello e glielo offrì.
Si
guardarono, e Hiroto gli si aggrappò al braccio,
lasciando che Haruya si lamentasse
quel poco che gli bastava per fingere che gli desse così tanto fastidio, quindi
si avviarono, sotto la pioggia, ormai zuppi nonostante l’ombrello.
-… Neh, Haruya.-
-… Che vuoi.-
-Stavi piangendo,
prima?-
-Giuro, ti ficco
l’ombrello su per il naso, se non stai zitto.-
- Ichirouta/ Shirou
Quella
fontana piaceva ad entrambi, perché l’acqua era fresca e perché, chissà per
quale motivo, tirava sempre vento, sia d’estate che
d’inverno.
Shirou
adorava immergere i piedi nell’acqua e dondolarli, e Ichirouta
amava la brezza tra i capelli.
Non che
si dicessero molto, in realtà.
Rimanevano
lì in silenzio a godere l’uno della compagnia dell’altro, quando Shirou scendeva dall’Hokkaido per fare visita a loro della Raimon.
Era
abbastanza triste, a pensarci. Si potevano vedere così poco, ed ogni volta che ne avevano l’occasione, separarsi faceva sempre un po’ più
male della volta precedente.
-Chissà chi
l’ha costruita.- Shirou sorrise a fior di labbra.
-… Mh?-
-La
fontana, intendo.-
-Ah, è
qui da molto prima che io nascessi. Non credo che
qualcuno si ricordi di quando non c’era.- replicò Ichirouta, ricambiando il sorriso –Ci ho passato la mia
infanzia.-
Shirou
mosse qualche passo in avanti, tenendosi però a debita distanza dagli zampilli,
per non bagnarsi. Durante l’estate era davvero piacevole starsene con i piedi a
mollo –E’ rincuorante.- commentò, voltandosi verso il
ragazzo dai capelli azzurri, che lo guardò interrogativo –Anche se noi possiamo
vederci poco, la fontana rimane sempre qua. Come se ci aspettasse.- scrollò le
spalle e socchiuse gli occhi, allargando il sorriso.
Ichirouta
non seppe cosa rispondergli. Si limitò a togliersi le scarpe e a raggiungerlo
in mezzo alla fontana.
Era come
se il resto della gente non esistesse. Lo prese per la manica –Però quando
passo qui davanti e non ci sei tu, è un po’ triste.-
scrollò le spalle, sviando il suo sguardo. Ah, non sapeva
dirle, queste cose, Shirou era di certo quello
più sciolto, tra loro due.
-Non
appena potrò, tornerò. Lo sai.- annuì quello, e gli tirò una guancia –Comunque appena sarò maggiorenne, potrei venire a vivere
qui.- rise.
Ichirouta
lo spinse, ridacchiando –Ma dai, adori l’Hokkaido, non
lo faresti.- il sorriso da canzonatorio si trasformò in uno appena più
malinconico.
La
risatina di Shirou lo fece sobbalzare. Vide l’albino
avvicinarsi al suo volto e chiudere gli occhi. Gli sorrise
–Vuoi sentirti dire che preferisco te, all’Hokkaido?- domandò, dondolandosi in
avanti, e l’altro avvampò –N-Non ho detto questo! E
poi—
Il bacio
fu leggero, a fior di labbra –Kazemaru, preferisco di gran lunga te, all’Hokkaido.- gli confessò, tirandosi poi
indietro –Appena si potrà fare, mi ritroverai alla tua porta. E non potrai lasciarmi fuori.- rise.
Ancora
frastornato, Ichirouta fece per ribattere che non
doveva dire stupidaggini, ma poi si limitò ad abbassare gli occhi e a
strofinarsi la guancia con la mano. Sorrise a sua volta -… E’ una promessa?-
-… E’ una
promessa.-
Intanto,
la fontana li avrebbe aspettati.
- Yuuichi/ Taiyou
Taiyou
non aveva mai capito perché, ogni qualvolta passavano di fronte a quella
fontana, Yuuichi si chinasse
a baciarlo. Dove lo baciava non faceva differenza (sulle labbra, sulla guancia,
sul naso, sulla fronte, sulle orecchie), e ogni volta il più piccolo si sentiva
preso alla sprovvista anche se sapeva che quel bacio
sarebbe arrivato.
Aveva il
sapore dell’estate, quando glielo posava sulle labbra, e lo solleticava piano quando glielo stampava sulla pelle.
Ogni
bacio era come l’acqua fresca della fontana, come i bambini che schiamazzavano
e si rincorrevano, come il sole che picchiava sul marmo rendendolo
piacevolmente caldo.
Non aveva
mai fatto domande, Taiyou, perché gli piaceva da morire
il modo in cui Yuuichi lo baciava. Erano contatti
veloci, ma che riuscivano a farlo tremare ogni volta. Ed
era sempre così. Yuuichi era gentile in tutto quello
che faceva, e per i baci valeva la stessa cosa. Lo stringeva piano per i
fianchi e faceva incontrare le loro labbra con naturalezza, come se, a conti
fatti, entrambi non avessero aspettato che quello per
tutto il tempo.
Taiyou
lo adorava.
Ancora,
quel giorno, Tsurugi, non appena passarono di fronte
alla fontana e le grida contente dei bambini giunsero loro alle orecchie, si
sporse a premere un bacio sulla sua tempia, facendolo ridere. Poi la mano
scivolò ad intrecciarsi con quella del più piccolo, e lui fece per riprendere a
camminare.
-Perché
lo fai?- lo fece però fermare la voce di Taiyou, che lo trattenne per la mano. Gli
sorrise.
Yuuichi
sembrò preso in contropiede. Inclinò il capo e sorrise subito dopo –Cosa?-
domandò, dondolandosi sui talloni.
Taiyou
si indicò la tempia, socchiudendo gli occhi. Allargò
il sorriso, e si ritrovarono entrambi ad arrossire.
-Ah…- il
più grande si portò una mano alla nuca –Te ne sei
accorto…-
-Mi piace un sacco.- puntualizzò l’altro, riavvicinandosi –Non smettere
di farlo.- altri schiamazzi li raggiunsero.
Yuuichi
rise, della sua risata tranquilla –Lo faccio perché la prima volta lo hai fatto tu.- scrollò le spalle, e all’espressione persa
del compagno schioccò le dita –Quando ero ancora sulla sedia a rotelle, e Fuyuka-san ci ha portato a fare una passeggiata.- spiegò –E
i bambini giocavano a pallone, ed uno ha tirato un po’ troppo forte e mi ha
preso sulla guancia.- se la indicò, sbattendo le palpebre –E tu per farmi
passare il dolore mi hai dato un bacio perché—AH!- non riuscì a terminare, che
l’altro gli diede una schicchera sul naso.
-Taiyou—
si lamentò, massaggiandoselo –Mi hai fatto mal—
Il bacio
arrivò d’improvviso. Taiyou ebbe bisogno di alzarsi
sulle punte per lasciarglielo sulla punta del naso, e quando tornò con i
talloni a terra, si sporse in avanti, sorridendo –Perché così passa il dolore.-
concluse la frase che il più grande non aveva finito,
e quello rise di nuovo.
Mentre
i bambini gridavano e la fontana continuava a zampillare, ripresero a
camminare, mano nella mano.
-Taiyou, ora non comincerai a darmi schicchere ogni volta che passiamo qui, vero-?-
- Kyousuke/ Takuto
Davanti a
quella fontana si erano dati il primo bacio.
Kyousuke
aveva quasi fatto male a Takuto, per quanto era
agitato, e si erano anche pestati i piedi a vicenda, per cercare di avvicinarsi
il più possibile l’un l’altro.
Davanti a
quella fontana si erano detti per la prima volta “ti amo”.
Il che era stato imbarazzante, molto. Perché
all’inizio Takuto aveva capito fischi per fiaschi e Kyousuke si era ritrovato a doverglielo ripetere almeno due
volte, avvampando. E quando il suo senpai aveva
compreso per poco non era caduto faccia avanti
nell’acqua, e urlando cose senza nesso logico gli aveva detto che lo amava
anche lui.
Davanti a
quella fontana, quella volta avevano litigato.
Non si
erano parlati per due giorni, ed aveva fatto così male.
Davanti a
quella fontana, avevano fatto la pace.
Stringendosi
in un abbraccio e chiedendosi scusa a vicenda come due cretini, che nemmeno si
ricordavano il motivo per il quale avevano litigato.
Davanti a
quella fontana, Takuto aveva chiesto a Kyousuke di sposarlo.
Lo aveva
detto quasi come fosse un’imposizione, tremendamente
nervoso, mentre cercava di guardarlo negli occhi. “Sposami”, gli aveva chiesto,
e lo aveva fatto in un modo talmente adorabile che Kyousuke
prima di rispondere “si” era prima arrossito e poi era scoppiato a ridere,
abbracciandolo e stringendoselo al petto.
Davanti a
quella fontana avevano festeggiato il loro primo anniversario, ed anche il
secondo, il terzo, il quarto, e tutti quelli a venire.
In quel
ristorante all’angolo, tenendosi la mano sopra il tavolo e ridendo come due
scemi mentre si guardavano negli occhi.
Davanti a
quella fontana, Kyousuke aveva chiesto a Takuto di adottare un figlio.
Tenendogli
stretta la mano, poggiando la fronte sulla sua, dicendogli
che era difficile, e che lo sarebbe stato, ma che voleva farlo con lui. E
Quando Takuto gli aveva risposto che lo voleva anche
lui si erano abbracciati, forti l’uno del sostegno
dell’altro.
Davanti a
quella fontana, stanno seduti due signori un po’ in là con l’età.
Si
tengono la mano, mentre guardano l’acqua che scende dalla fontana.
Uno posa
la testa sulla spalle dell’altro, e a bassa voce gli dice che lo ama.
L’altro
sorride, e gli risponde “anche io”, all’orecchio.
Hanno
passato tanti anni assieme, e quella fontana li ha visti sorridere, scherzare,
arrabbiarsi, piangere, abbracciarsi, baciarsi, nascondersi, bagnarsi,
schizzarsi d’acqua come bambini.
Davanti a
quella fontana, ci sono Kyousuke e Takuto, che non potrebbero essere
più felici di così.
- Ranmaru/ Masaki
-OH
CAZZO!- il piccione gli planò talmente vicino che Masaki
sobbalzò così vistosamente da far prendere un colpo
persino al suo senpai, al quale si attaccò in preda
allo spavento.
Quello
sgranò gli occhi –Kariya, cosa diamine— non se lo
scrollò di dosso, comunque, ed aspettò che fosse lui a
farlo.
Lo vide
arrossire fino alle orecchie e tirarsi indietro. Si afferrò il cappello e lo
abbassò per coprirle –Quel piccione voleva uccidermi!- si giustificò,
balbettando qualcosa riguardo a “non è che mi faccia paura, però ha attentato
alla mia vita, dannazione, e ti ho detto che non mi ha
fatto pura idiota di un senpai!”, al quale Ranmaru rise di gusto.
-Intorno
a questa fontana ci sono sempre una marea di piccioni, mi vuoi spiegare perché
diamine mi ci hai dovuto portare?- piagnucolò il più piccolo, guardando gli
altri esemplari di pennuto che tanto odiava camminare lì attorno –E smettila di
ridere, non è divertente.- borbottò, tremendamente
offeso, incrociando le braccia al petto.
-Dai, non
fare così.- cercando di trattenere le risate, Ranmaru
lo tirò per il braccio –C’è una motivazione più che sensata per
cui ti ho portato qui.- annuì, gli occhi chiusi, alzando l’indice.
Masaki
odiava quando faceva così. Gli aveva chiesto di
uscire, prendendolo del tutto in contropiede (ah, ci aveva messo minimo due ore per prepararsi e calmarsi all’idea di passare
un pomeriggio loro due da soli, diamine), ed ora la tirava anche per le lunghe.
Ranmaru
gli fece cenno di avvicinarsi, e Masaki lo
accontentò, titubante. Rabbrividì nel sentire il fiato caldo dell’altro
lambirgli l’orecchio da sopra la stoffa del cappello, e ringraziò che fosse
coperto, altrimenti Kirino avrebbe
visto il colore rosso accesso che lo colorava.
-Si dice-
cominciò quello –che le coppie che si baciano davanti a questa fontana
rimarranno insieme per sempre.- spiegò, e Masaki, non
appena recepì le sue parole, lo allontanò con uno
spintone, avvampando.
Cominciò
a balbettare roba senza senso, in preda alle palpitazioni –S-senpai!
Come te ne esci! Questa è molestia
sessuale!- abbaiò, tremendamente in imbarazzo. Oh, dio, cos’era, una
dichiarazione quella?
Ranmaru
arrossì, sgranando gli occhi –M-ma no, cosa hai
capito!- mosse una mano all’aria, biascicando –Siamo
qui perchè—
-Kirino-senpai!- una voce familiare giunse alle loro orecchie, e tutti
e due si voltarono a guardare: Tenma, seguito
da Aoi, Shinsuke e qualche
altro componente della squadra, li stava raggiungendo.
Masaki
boccheggiò, senza capire. Oh, dio. Era una dichiarazione ufficiale? Sarebbero
arrivati anche i suoi tutori, e il senpai avrebbe
chiesto la sua mano? Non aveva senso. Oh, dio. Oh, dio dio.
-Ragazzi!-
Tenma li raggiunse, sorridendo raggiante –Vedo che siete in anticipo! Allora, Tsurugi
e Shindou-senpai sono arrivati?- chiese, battendo le
mani.
… Eh?
Kirino
scosse la testa, in silenzio, le guance arrossate, mentre Masaki, le labbra semiaperte, continuava a non
capire.
-Sono
certo al cento per cento che oggi voglia baciarlo qui davanti!- esclamò il
capitano –Così staranno insieme per sempre!- esultò, portandosi una mano al
petto, toccato –Grazie per essere venuti ragazzi, non potevamo
proprio perdercelo.- strinse il pugno, mentre gli altri componenti della
squadra concordavano a bassa voce con lui –Andiamo a nasconderci!- ordinò,
dando loro e spalle e dirigendosi alla ricerca di uno posto dal quale non
sarebbero stati visti.
Masaki
si sentì morire dalla vergogna, mentre Ranmaru
muoveva un passo in avanti. Allora non era una dichiarazione.
Vide il
suo senpai fermarsi, e sperò non dovesse
dire qualcosa di ulteriormente imbarazzante, perché era già abbastanza
umiliante così. E poi, ecco, ci era rimasto male. Ah.
Un sacco.
-… Kariya, domani hai da fare?- chiese quello, guardandolo, le
labbra strette.
-E-eh?
No. Non credo.- balbettò in risposta.
-… Ti va
di uscire?- gli domandò.
Masaki
annuì lentamente, senza capire.
-Grande!-
il suo senpai sorrise entusiasta, e gli battè una mano sulla spalla –Allora ci vediamo qui davanti alla fontana alle quattro,
va bene?- e detto questo lo mollò lì per raggiungere tutti gli altri.
… Eh?
Non
riuscì metabolizzare l’informazione che un altro stupido piccione gli planò ad pochi centimetri dal viso –AH, DANNAZIONE!- urlò,
prendendosi un colpo, e di corsa raggiunse gli altri –A-ASPETTATEMI!-
… A
quello che sarebbe successo, ci avrebbe pensato poi il giorno dopo.
- Atsushi/ Hakuryuu
Faceva
abbastanza fresco.
Hakuryuu
storse il naso. Non amava particolarmente il freddo.
Si
strinse nel cappotto, ed allungò il passo, mentre raggiungeva la fontana.
La figura
di Atsushi seduto sui
gradini era visibile anche da fuori il locale.
-Che sfigato.- commentò quando gli fu affianco, dandogli una
spintarella sulla spalla per attirare la sua attenzione. L’attaccante sbattè le palpebre sugli occhi bicromi,
preso alla sprovvista –Mh?-
si voltò a guardarlo, e si sorrisero –Se io sono sfigato tu non meriti di
vivere, deficiente.- replicò, facendogli cenno di sedersi vicino a lui.
Hakuryuu
rise, e con un salto si accomodò di fianco a lui. I suoi piedi toccavano terra,
da sopra lo scalino enorme, mentre quelli di Atsushi no –Come mai sei qui fuori?- gli domandò,
rabbrividendo.
-Pensavo
a cose.- replicò lui, stringendosi nelle spalle –Tipo a quanto sono bello.-
inclinò il capo, sghignazzando, ed il più piccolo alzò gli occhi al cielo,
dandogli una spallata, che venne prontamente
ricambiata.
-No,
davvero. Non mi andava più di stare lì dentro. Lo odio quel
posto.- sbuffò, sbilanciandosi all’indietro, finendo sdraiato sul marmo.
Hakuryuu gli lanciò uno sguardo da
sopra la sua spalla -… Guarda che così fai la figura dell’emarginato sociale.-
lo canzonò, sorridendo sghembo.
-Se
lo sognano un emarginato sociale del mio livello, nel loro gruppo.- ribattè, spostandosi qualche ciuffo dal viso –E poi mi hai
raggiunto fuori, quindi sei automaticamente diventato un emarginato sociale
anche tu.- fece notare –Benvenuto nel club.- ghignò di nuovo.
-Ah, è
che mi facevi pena.- borbottò Hakuryuu, affondando il
viso nella sciarpa, il naso rosso dal freddo –Tutto solo soletto
davanti alla fontana.- ci fu una pausa, che nessuno
dei due volle riempire.
Atsushi
continuò a sorridere, Hakuryuu a guardare l’acqua
zampillare di fronte a lui. D’estate ci si bagnava spesso, ma ora era troppo
freddo anche solo per immergerci i piedi.
Ridacchiò
–E comunque.- cominciò, imitando il più grande e
sdraiandosi di fianco a lui, gli occhi puntati verso il cielo nero –E’ ok
essere un emarginato sociale, se siamo in due.- constatò, annuendo.
L’altro
rise –Come sei sentimentale, Hakuryuu.- lo guardò,
infilandosi le mani nelle tasche del cappotto –Potrei commuovermi.-
Gli
arrivò uno scappellotto sul capo, che gli scompigliò i capelli. Hakuryuu sapeva che lo odiava, e sorrise soddisfatto quando
l’attaccante si mise a sbraitare su quanto i suoi capelli impiegassero ore per
essere sistemati così perfettamente e meravigliosamente e altre parole a caso
che non ebbe la forza di ascoltare.
Sospirò,
lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso, nel
constatare che, dopo aver finito di fare casino, Atsushi
aveva sussurrato un –Forse se tu non mi facessi compagnia, la mia immensa bellezza
da sola non riuscirebbe a rendere l’essere un emarginato sociale così
piacevole.- appena prima di tirargli una testata in piena fronte.
Presero a
darsele di santa ragione.
Forse
sarebbe stato meglio se fossero stati davvero, degli emarginati sociali.
*
TANTI
AUGURI DI BUON COMPLEANNO MIA DOLCE SPWRW OMMIODDIO COME CRESCI IN FRETTA MI
COMMUOVO TI VOGLIO UN BENE DELL’ANIMA VIENI QUA *ABBRACCIA FORTE*
A-hem.
Come
avrete capito, queste flash sono qui riunite oggi (?)==
per festeggiare il compleanno dell’asinona, altresì
detta spwrw, altresì detta cha, altresì detta flaine, che oggi compie gli anni e sono tanto orgogliosa di
lei (UAT).
Alour.
Io spero che le flash- insomma si- siano
comprensibili- perché ecco, non sono abituata a scrivere su alcuni personaggi,
quindi è stata una bella sfida provare ad impersonarli, e spero di esserci
riuscita <3 le pair sono tutte pair
che (almeno credo-) la spwrw shippa,
e, uhm, non so se l’ordine è giusto, ma le ho messe in ordine di serie e
secondo me nell’ordine dalla più OH YEAH alla più OMG (MA COSA).
Alcune
vicende (vedi la fontana, il piccione di Masaki) sono
liberamente ispirate alla giornata che la spwrw ha
passato qui a Roma (scusa, dovevo metterc- almeno madafacka-) e, ecco- auguri. Tanti tanti auguri. Che il prossimo anno, questo stesso
giorno, tu possa guardarti indietro e realizzare di aver passato un anno
meraviglioso <3
Ti voglio
tanto tanto bene <3
Spero che
le flash vi siano piaciute <3
Alla
prossima
Greta.