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Autore: vul95    12/11/2013    0 recensioni
[Multipair | 12/11 | auguri spwrw *A*]
Era la fontana più strana che si fosse mai vista.
1. Shuuya/Fuusuke: Ed ecco che due ore al sole divennero inutili, e si ritrovarono entrambi completamente fradici in mezzo alla fontana, a spintonarsi come due bambini.
2. Hiroto/Haruya: Sapeva solo che davanti a lui c’era la fontana, perché ci era caduto dentro nel mentre che correva, fradiciandosi.
3. Ichirouta/Shirou: –Anche se noi possiamo vederci poco, la fontana rimane sempre qua. Come se ci aspettasse.-
4. Yuuichi/Taiyou: Taiyou non aveva mai capito perché, ogni qualvolta passavano di fronte a quella fontana, Yuuichi si chinasse a baciarlo.
5. Kyousuke/Takuto: Davanti a quella fontana si erano dati il primo bacio.
6. Ranmaru/Masaki: -Intorno a questa fontana ci sono sempre una marea di piccioni, mi vuoi spiegare perché diamine mi ci hai dovuto portare?-
7. Atsushi/Hakuryuu: Atsushi continuò a sorridere, Hakuryuu a guardare l’acqua zampillare di fronte a lui.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel/Shuuya, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Claude Beacons/Nagumo Haruya, Xavier/Hiroto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era la fontata più strana che si fosse mai vista

Alla spwrw, husbanda, asinona, prinsess  del mio cuore <3 ai lov iu mai bilovd <3

 

Fontana

 

Era la fontana più strana che si fosse mai vista.

Era riabbassata rispetto al marciapiede, e getti d’acqua zampillavano in continuazione nella piattaforma in marmo quadrata che ne costituiva la base, formando una piccola pozza d’acqua dove i bimbi il pomeriggio si divertivano a sguazzare a piedi nudi, le madri poco lontane che gridavano loro di stare attenti e non bagnarsi troppo.

Da quanto fosse lì non lo sapeva nessuno di preciso, era solo scontato che venisse utilizzata come punto di ritrovo.

Tutti quanti da piccoli avevano allungato il piede nell’acqua gelida e si erano schizzati tra i getti fino a non avere più fiato, e crescendo erano passati davanti alla fontana da soli, con gli amici, con la persona amata.

 

 

  1. Shuuya/ Fuusuke

 

Hiroto e Haruya se ne erano andati da un pezzo. Erano le sei quando quel cretino di Nagumo si era infradiciato dalla testa ai piedi, dopo aver fatto come suo solito il cazzone in mezzo alla fontana. Era più forte di lui fare l’idiota, e Shuuya non aveva messo che un secondo a decidere di seguirlo in mezzo agli zampilli. Si erano mischiati con i bambini ed avevano preso a schizzarsi come due imbecilli. Hiroto aveva riso tutto il tempo, mentre Fuusuke non avrebbe voluto far altro che tornarsene a casa e lasciarli al loro destino. Poi si era fatto tardi e i due rossi si erano incamminati per tornare all’orfanotrofio.

Fuusuke era rimasto con Shuuya, perché gli piaceva aspettare la sera e la fresca brezza estiva che gli soffiava sulle spalle scoperte.

Erano rimasti lì fino al tramonto, alle otto passate, il biondo che cercava di asciugarsi al sole sdraiato sugli scalini enormi di fianco alla fontana. Fuusuke gli era rimasto vicino in silenzio, e aveva lasciato che fosse lui ad aprire e chiudere i discorsi, divertendosi a rendergli la vita difficile.

I bambini se ne erano andati, ed il sole era calato dietro gli edifici di Inazuma-Cho.

L’orizzonte era una grande pozza liquefatta di arancio e azzurro, e faceva ancora tanto caldo quando Shuuya si voltò verso Fuusuke. Si guardarono in silenzio per qualche secondo.

-Sei ancora bagnato.- gli fece notare l’albino, sospirando poi.

L’altro fece spallucce –Tanto fa caldo.- pausa –Scommetto che avresti voluto bagnarti anche tu.- sorrise tra sé, e allungò la gamba per colpire il polpaccio dell’altro ragazzo, che gli lanciò un’occhiata gelida.

-Non sono un ragazzino, perdonami.- Shuuya rise e dondolò il capo, arrivando ad un nonnulla da quello dell’attaccante della Diamond Dust –Adesso non c’è nessuno però, a guardarti e a giudicare.- lo tentò, ammiccando alla fontana. Non c’era malizia nella sua voce, ma Fuusuke rabbrividì lo stesso. Odiava quando gli si avvicinava così tanto.

-Ti sei appena asciugato, non vorrai mica bagnarti di nuovo.-

-Se vieni anche tu.-

Si guardarono di nuovo.

Fuusuke sospirò. Si chinò su stesso per sfilarsi le scarpe, senza fare un fiato, chiedendosi perché mai si ritrovasse sempre ad assecondarlo, anche se non ne aveva alcuna intenzione.

Saltò giù. L’acqua fresca gli lambì le caviglie.

Ci scommise, che Shuuya stesse sorridendo. Lo sentì calarsi giù vicino a lui e prenderlo per il polso –Al centro, se non ti bagni non ha senso.- si giustificò.

Fuusuke strinse le labbra, serrò i denti –Giuro che ti ammazzo.- sibilò con tono freddo, impassibile, ma non fece in tempo che uno dei zampilli colpì in pieno la sua schiena, bagnandogli la maglia. Prese un grande respiro.

-Ehi, cretino.- sbottò, e spinse Shuuya indietro, mandandolo contro un altro getto. Ed ecco che due ore al sole divennero inutili, e si ritrovarono entrambi completamente fradici in mezzo alla fontana, a spintonarsi come due bambini. Mentre Shuuya ridacchiava leggero, Fuusuke si divertiva, un po’ risentito, a bagnarlo quanto più possibile. Anche se quella doccia fredda era davvero piacevole.

Ad un tratto si ritrovarono improvvisamente vicini. L’albino era impegnato a tirare il biondo per la maglia, il biondo a tirare l’albino per i capelli, nell’infantile tentativo di bagnarsi ancora di più a vicenda.

Un altro sguardo.

-Attenzione, signor Suzuno Fuusuke, adesso potrei baciarti.- avvertì Shuuya con un mormorio, improvvisamente serio.

-Non ne avresti il coraggio.- replicò Fuusuke, senza lasciarsi intimidire, talmente vicino al biondo che quasi gli sfiorava il naso, che percepiva il suo respiro solleticargli la pelle.

Shuuya sorrise –Non sfidarmi.- socchiuse gli occhi, e senza lasciargli tempo per pensare lo cinse delicatamente per il fianco.

Si avvicinarono ancora, e ancora. Fuusuke non fece un fiato, mentre la mano di Shuuya gli carezzava la guancia, e saliva tra i suoi capelli, carezzandolo.

-Tu non sfidare me.- sussurrò all’ultimo momento, quando quasi le loro labbra si stavano sfiorando, e con un movimento veloce si scostò spingendo per la schiena l’altro ragazzo, facendolo finire faccia avanti in mezzo ad uno zampillo, che lo prese in pieno –Ci hai provato, accendino.- si dilungò in una sorta di inchino, come a ringraziare un pubblico invisibile che aveva applaudito alla sua schiacciante vittoria, e quando Shuuya urlò un –Ma così non è giusto!- sbuffò spazientito –Su, andiamo a casa.- gli fece cenno, e senza aspettarlo uscì dalla fontana.

Shuuya continuò a protestare dietro di lui, e Fuusuke ringraziò di stargli dando le spalle, perché sarebbe stato terribilmente umiliante fargli vedere il rossore accesso che le sue guance avevano assunto.

Stupido accendino.

 

 

  1. Hiroto/ Haruya

 

Pioveva fitto. Talmente fitto che Haruya non riusciva a distinguere nulla.

Sapeva solo che davanti a lui c’era la fontana, perché ci era caduto dentro nel mentre che correva, fradiciandosi. Che poi, visto che stava piovendo, che differenza avrebbe fatto?

Si era poi messo seduto, le ginocchia al petto, aspettando.

Non sapeva cosa, ma sperava che sarebbe arrivato qualcuno a chiedergli di tornare indietro.

Perché pioveva fitto.

E faceva freddo.

Lui odiava il freddo, dannazione. Lui era quello che si infilava sotto il kotatsu con tutta la testa alla ricerca di calore, era quello che dormiva con la coperta anche d’estate. Ed ora se ne stava in mezzo alla pioggia come uno scemo, ad aspettare qualcuno che non sarebbe arrivato.

Affondò il viso nelle braccia.

Si riscosse quando udì un fruscio vicino a lui, ed alzò lo sguardo, perso.

Gridò, quando si accorse che, dio, Hiroto era seduto vicino a lui, bagnato dalla testa ai piedi, e fissava dritto di fronte a sé –Cristo!- voltò lo sguardo, stizzito, ed il rosso di fianco a lui sospirò, per poi sorridergli -… Sono così spaventoso?- domandò, ridacchiando. Haruya sbuffò, spazientito –Sei terrificante. Stiamo scherzando?- borbottò –Ti pare questo il modo di sbucare?- lo riprese, e di nuovo il compagno rise.

-Senti.- aggiunse poi, dopo un po’ –Ho l’ombrello.- mormorò.

-Allora perché non lo apri. Sei stupido?- infierì l’altro, digrignando i denti. Non riusciva proprio a comportarsi da persona matura.

Hiroto era andato a prenderlo. Non era forse quello che voleva?

Lui non parve prendersela, comunque –Se non ci sei tu con me, sotto l’ombrello, non ha senso, no?- sorrise a quel suo modo stupido.

Haruya alzò gli occhi al cielo –Si, sei proprio stupido.- concluse, guardandolo di soppiatto. Gli occhi acquamarina di Hiroto gli sorrisero, e lui grugnì.

-… Ce l’hai con me?- chiese poi il rosso, guardandosi i piedi. Era tremendamente serio. Haruya si chiese perché pensasse che tutti ce l’avessero sempre con lui, lo trovava insopportabilmente egocentrico –No, perché dovrei avercela con te.- masticò, poggiando la guancia sul ginocchio.

La pioggia continuava a battere, sempre più fitta.

-Allora apro l’ombrello?- gli domandò, tornando a guardarlo. Haruya si sentì le guance in fiamme, perché ogni volta che Hiroto gli sorrideva sentiva lo stomaco accartocciarglisi e stringersi in nodi fastidiosissimi. E tremendamente piacevoli. Amava quelle attenzioni, ma non gliel’avrebbe mai detto –Se vengo con te sotto l’ombrello la smetti di fare casino?- scrollò le spalle.

L’altro annuì –Però l’ombrello lo porti tu.- pose.

-Mhn. Si può fare.- dondolò le gambe e scese dal gradino, di nuovo nell’acqua della fontana, con tutte le scarpe. Porse la mano all’altro, per aiutarlo a scendere a sua volta.

Quindi Hiroto aprì l’ombrello e glielo offrì.

Si guardarono, e Hiroto gli si aggrappò al braccio, lasciando che Haruya si lamentasse quel poco che gli bastava per fingere che gli desse così tanto fastidio, quindi si avviarono, sotto la pioggia, ormai zuppi nonostante l’ombrello.

 

-… Neh, Haruya.-

-… Che vuoi.-

-Stavi piangendo, prima?-

-Giuro, ti ficco l’ombrello su per il naso, se non stai zitto.-

 

 

  1. Ichirouta/ Shirou

 

Quella fontana piaceva ad entrambi, perché l’acqua era fresca e perché, chissà per quale motivo, tirava sempre vento, sia d’estate che d’inverno.

Shirou adorava immergere i piedi nell’acqua e dondolarli, e Ichirouta amava la brezza tra i capelli.

Non che si dicessero molto, in realtà.

Rimanevano lì in silenzio a godere l’uno della compagnia dell’altro, quando Shirou scendeva dall’Hokkaido per fare visita a loro della Raimon.

Era abbastanza triste, a pensarci. Si potevano vedere così poco, ed ogni volta che ne avevano l’occasione, separarsi faceva sempre un po’ più male della volta precedente.

-Chissà chi l’ha costruita.- Shirou sorrise a fior di labbra.

-… Mh?-

-La fontana, intendo.-

-Ah, è qui da molto prima che io nascessi. Non credo che qualcuno si ricordi di quando non c’era.- replicò Ichirouta, ricambiando il sorriso –Ci ho passato la mia infanzia.-

Shirou mosse qualche passo in avanti, tenendosi però a debita distanza dagli zampilli, per non bagnarsi. Durante l’estate era davvero piacevole starsene con i piedi a mollo –E’ rincuorante.- commentò, voltandosi verso il ragazzo dai capelli azzurri, che lo guardò interrogativo –Anche se noi possiamo vederci poco, la fontana rimane sempre qua. Come se ci aspettasse.- scrollò le spalle e socchiuse gli occhi, allargando il sorriso.

Ichirouta non seppe cosa rispondergli. Si limitò a togliersi le scarpe e a raggiungerlo in mezzo alla fontana.

Era come se il resto della gente non esistesse. Lo prese per la manica –Però quando passo qui davanti e non ci sei tu, è un po’ triste.- scrollò le spalle, sviando il suo sguardo. Ah, non sapeva dirle, queste cose, Shirou era di certo quello più sciolto, tra loro due.

-Non appena potrò, tornerò. Lo sai.- annuì quello, e gli tirò una guancia –Comunque appena sarò maggiorenne, potrei venire a vivere qui.- rise.

Ichirouta lo spinse, ridacchiando –Ma dai, adori l’Hokkaido, non lo faresti.- il sorriso da canzonatorio si trasformò in uno appena più malinconico.

La risatina di Shirou lo fece sobbalzare. Vide l’albino avvicinarsi al suo volto e chiudere gli occhi. Gli sorrise –Vuoi sentirti dire che preferisco te, all’Hokkaido?- domandò, dondolandosi in avanti, e l’altro avvampò –N-Non ho detto questo! E poi—

Il bacio fu leggero, a fior di labbra –Kazemaru, preferisco di gran lunga te, all’Hokkaido.- gli confessò, tirandosi poi indietro –Appena si potrà fare, mi ritroverai alla tua porta. E non potrai lasciarmi fuori.- rise.

Ancora frastornato, Ichirouta fece per ribattere che non doveva dire stupidaggini, ma poi si limitò ad abbassare gli occhi e a strofinarsi la guancia con la mano. Sorrise a sua volta -… E’ una promessa?-

-… E’ una promessa.-

Intanto, la fontana li avrebbe aspettati.

 

 

  1. Yuuichi/ Taiyou

 

Taiyou non aveva mai capito perché, ogni qualvolta passavano di fronte a quella fontana, Yuuichi si chinasse a baciarlo. Dove lo baciava non faceva differenza (sulle labbra, sulla guancia, sul naso, sulla fronte, sulle orecchie), e ogni volta il più piccolo si sentiva preso alla sprovvista anche se sapeva che quel bacio sarebbe arrivato.

Aveva il sapore dell’estate, quando glielo posava sulle labbra, e lo solleticava piano quando glielo stampava sulla pelle.

Ogni bacio era come l’acqua fresca della fontana, come i bambini che schiamazzavano e si rincorrevano, come il sole che picchiava sul marmo rendendolo piacevolmente caldo.

Non aveva mai fatto domande, Taiyou, perché gli piaceva da morire il modo in cui Yuuichi lo baciava. Erano contatti veloci, ma che riuscivano a farlo tremare ogni volta. Ed era sempre così. Yuuichi era gentile in tutto quello che faceva, e per i baci valeva la stessa cosa. Lo stringeva piano per i fianchi e faceva incontrare le loro labbra con naturalezza, come se, a conti fatti, entrambi non avessero aspettato che quello per tutto il tempo.

Taiyou lo adorava.

Ancora, quel giorno, Tsurugi, non appena passarono di fronte alla fontana e le grida contente dei bambini giunsero loro alle orecchie, si sporse a premere un bacio sulla sua tempia, facendolo ridere. Poi la mano scivolò ad intrecciarsi con quella del più piccolo, e lui fece per riprendere a camminare.

-Perché lo fai?- lo fece però fermare la voce di Taiyou, che lo trattenne per la mano. Gli sorrise.

Yuuichi sembrò preso in contropiede. Inclinò il capo e sorrise subito dopo –Cosa?- domandò, dondolandosi sui talloni.

Taiyou si indicò la tempia, socchiudendo gli occhi. Allargò il sorriso, e si ritrovarono entrambi ad arrossire.

-Ah…- il più grande si portò una mano alla nuca –Te ne sei accorto…-

-Mi piace un sacco.- puntualizzò l’altro, riavvicinandosi –Non smettere di farlo.- altri schiamazzi li raggiunsero.

Yuuichi rise, della sua risata tranquilla –Lo faccio perché la prima volta lo hai fatto tu.- scrollò le spalle, e all’espressione persa del compagno schioccò le dita –Quando ero ancora sulla sedia a rotelle, e Fuyuka-san ci ha portato a fare una passeggiata.- spiegò –E i bambini giocavano a pallone, ed uno ha tirato un po’ troppo forte e mi ha preso sulla guancia.- se la indicò, sbattendo le palpebre –E tu per farmi passare il dolore mi hai dato un bacio perché—AH!- non riuscì a terminare, che l’altro gli diede una schicchera sul naso.

-Taiyou— si lamentò, massaggiandoselo –Mi hai fatto mal

Il bacio arrivò d’improvviso. Taiyou ebbe bisogno di alzarsi sulle punte per lasciarglielo sulla punta del naso, e quando tornò con i talloni a terra, si sporse in avanti, sorridendo –Perché così passa il dolore.- concluse la frase che il più grande non aveva finito, e quello rise di nuovo.

Mentre i bambini gridavano e la fontana continuava a zampillare, ripresero a camminare, mano nella mano.

 

-Taiyou, ora non comincerai a darmi schicchere ogni volta che passiamo qui, vero-?-

 

 

  1. Kyousuke/ Takuto

 

Davanti a quella fontana si erano dati il primo bacio.

Kyousuke aveva quasi fatto male a Takuto, per quanto era agitato, e si erano anche pestati i piedi a vicenda, per cercare di avvicinarsi il più possibile l’un l’altro.

Davanti a quella fontana si erano detti per la prima volta “ti amo”.

Il che era stato imbarazzante, molto. Perché all’inizio Takuto aveva capito fischi per fiaschi e Kyousuke si era ritrovato a doverglielo ripetere almeno due volte, avvampando. E quando il suo senpai aveva compreso per poco non era caduto faccia avanti nell’acqua, e urlando cose senza nesso logico gli aveva detto che lo amava anche lui.

Davanti a quella fontana, quella volta avevano litigato.

Non si erano parlati per due giorni, ed aveva fatto così male.

Davanti a quella fontana, avevano fatto la pace.

Stringendosi in un abbraccio e chiedendosi scusa a vicenda come due cretini, che nemmeno si ricordavano il motivo per il quale avevano litigato.

Davanti a quella fontana, Takuto aveva chiesto a Kyousuke di sposarlo.

Lo aveva detto quasi come fosse un’imposizione, tremendamente nervoso, mentre cercava di guardarlo negli occhi. “Sposami”, gli aveva chiesto, e lo aveva fatto in un modo talmente adorabile che Kyousuke prima di rispondere “si” era prima arrossito e poi era scoppiato a ridere, abbracciandolo e stringendoselo al petto.

Davanti a quella fontana avevano festeggiato il loro primo anniversario, ed anche il secondo, il terzo, il quarto, e tutti quelli a venire.

In quel ristorante all’angolo, tenendosi la mano sopra il tavolo e ridendo come due scemi mentre si guardavano negli occhi.

Davanti a quella fontana, Kyousuke aveva chiesto a Takuto di adottare un figlio.

Tenendogli stretta la mano, poggiando la fronte sulla sua, dicendogli che era difficile, e che lo sarebbe stato, ma che voleva farlo con lui. E Quando Takuto gli aveva risposto che lo voleva anche lui si erano abbracciati, forti l’uno del sostegno dell’altro.

Davanti a quella fontana, stanno seduti due signori un po’ in là con l’età.

Si tengono la mano, mentre guardano l’acqua che scende dalla fontana.

Uno posa la testa sulla spalle dell’altro, e a bassa voce gli dice che lo ama.

L’altro sorride, e gli risponde “anche io”, all’orecchio.

Hanno passato tanti anni assieme, e quella fontana li ha visti sorridere, scherzare, arrabbiarsi, piangere, abbracciarsi, baciarsi, nascondersi, bagnarsi, schizzarsi d’acqua come bambini.

Davanti a quella fontana, ci sono Kyousuke e Takuto, che non potrebbero essere più felici di così.

 

 

  1. Ranmaru/ Masaki

 

-OH CAZZO!- il piccione gli planò talmente vicino che Masaki sobbalzò così vistosamente da far prendere un colpo persino al suo senpai, al quale si attaccò in preda allo spavento.

Quello sgranò gli occhi –Kariya, cosa diamine— non se lo scrollò di dosso, comunque, ed aspettò che fosse lui a farlo.

Lo vide arrossire fino alle orecchie e tirarsi indietro. Si afferrò il cappello e lo abbassò per coprirle –Quel piccione voleva uccidermi!- si giustificò, balbettando qualcosa riguardo a “non è che mi faccia paura, però ha attentato alla mia vita, dannazione, e ti ho detto che non mi ha fatto pura idiota di un senpai!”, al quale Ranmaru rise di gusto.

-Intorno a questa fontana ci sono sempre una marea di piccioni, mi vuoi spiegare perché diamine mi ci hai dovuto portare?- piagnucolò il più piccolo, guardando gli altri esemplari di pennuto che tanto odiava camminare lì attorno –E smettila di ridere, non è divertente.- borbottò, tremendamente offeso, incrociando le braccia al petto.

-Dai, non fare così.- cercando di trattenere le risate, Ranmaru lo tirò per il braccio –C’è una motivazione più che sensata per cui ti ho portato qui.- annuì, gli occhi chiusi, alzando l’indice.

Masaki odiava quando faceva così. Gli aveva chiesto di uscire, prendendolo del tutto in contropiede (ah, ci aveva messo minimo due ore per prepararsi e calmarsi all’idea di passare un pomeriggio loro due da soli, diamine), ed ora la tirava anche per le lunghe.

Ranmaru gli fece cenno di avvicinarsi, e Masaki lo accontentò, titubante. Rabbrividì nel sentire il fiato caldo dell’altro lambirgli l’orecchio da sopra la stoffa del cappello, e ringraziò che fosse coperto, altrimenti Kirino avrebbe visto il colore rosso accesso che lo colorava.

-Si dice- cominciò quello –che le coppie che si baciano davanti a questa fontana rimarranno insieme per sempre.- spiegò, e Masaki, non appena recepì le sue parole, lo allontanò con uno spintone, avvampando.

Cominciò a balbettare roba senza senso, in preda alle palpitazioni –S-senpai! Come te ne esci! Questa è molestia sessuale!- abbaiò, tremendamente in imbarazzo. Oh, dio, cos’era, una dichiarazione quella?

Ranmaru arrossì, sgranando gli occhi –M-ma no, cosa hai capito!- mosse una mano all’aria, biascicando –Siamo qui perchè—

-Kirino-senpai!- una voce familiare giunse alle loro orecchie, e tutti e due si voltarono a guardare: Tenma, seguito da Aoi, Shinsuke e qualche altro componente della squadra, li stava raggiungendo.

Masaki boccheggiò, senza capire. Oh, dio. Era una dichiarazione ufficiale? Sarebbero arrivati anche i suoi tutori, e il senpai avrebbe chiesto la sua mano? Non aveva senso. Oh, dio. Oh, dio dio.

-Ragazzi!- Tenma li raggiunse, sorridendo raggiante –Vedo che siete in anticipo! Allora, Tsurugi e Shindou-senpai sono arrivati?- chiese, battendo le mani.

Eh?

Kirino scosse la testa, in silenzio, le guance arrossate, mentre Masaki, le labbra semiaperte, continuava a non capire.

-Sono certo al cento per cento che oggi voglia baciarlo qui davanti!- esclamò il capitano –Così staranno insieme per sempre!- esultò, portandosi una mano al petto, toccato –Grazie per essere venuti ragazzi, non potevamo proprio perdercelo.- strinse il pugno, mentre gli altri componenti della squadra concordavano a bassa voce con lui –Andiamo a nasconderci!- ordinò, dando loro e spalle e dirigendosi alla ricerca di uno posto dal quale non sarebbero stati visti.

Masaki si sentì morire dalla vergogna, mentre Ranmaru muoveva un passo in avanti. Allora non era una dichiarazione.

Vide il suo senpai fermarsi, e sperò non dovesse dire qualcosa di ulteriormente imbarazzante, perché era già abbastanza umiliante così. E poi, ecco, ci era rimasto male. Ah. Un sacco.

-… Kariya, domani hai da fare?- chiese quello, guardandolo, le labbra strette.

-E-eh? No. Non credo.- balbettò in risposta.

-… Ti va di uscire?- gli domandò.

Masaki annuì lentamente, senza capire.

-Grande!- il suo senpai sorrise entusiasta, e gli battè una mano sulla spalla –Allora ci vediamo qui davanti alla fontana alle quattro, va bene?- e detto questo lo mollò lì per raggiungere tutti gli altri.

Eh?

Non riuscì metabolizzare l’informazione che un altro stupido piccione gli planò ad pochi centimetri dal viso –AH, DANNAZIONE!- urlò, prendendosi un colpo, e di corsa raggiunse gli altri –A-ASPETTATEMI!-

… A quello che sarebbe successo, ci avrebbe pensato poi il giorno dopo.

 

 

  1. Atsushi/ Hakuryuu

 

Faceva abbastanza fresco.

Hakuryuu storse il naso. Non amava particolarmente il freddo.

Si strinse nel cappotto, ed allungò il passo, mentre raggiungeva la fontana.

La figura di Atsushi seduto sui gradini era visibile anche da fuori il locale.

-Che sfigato.- commentò quando gli fu affianco, dandogli una spintarella sulla spalla per attirare la sua attenzione. L’attaccante sbattè le palpebre sugli occhi bicromi, preso alla sprovvista –Mh?- si voltò a guardarlo, e si sorrisero –Se io sono sfigato tu non meriti di vivere, deficiente.- replicò, facendogli cenno di sedersi vicino a lui.

Hakuryuu rise, e con un salto si accomodò di fianco a lui. I suoi piedi toccavano terra, da sopra lo scalino enorme, mentre quelli di Atsushi no –Come mai sei qui fuori?- gli domandò, rabbrividendo.

-Pensavo a cose.- replicò lui, stringendosi nelle spalle –Tipo a quanto sono bello.- inclinò il capo, sghignazzando, ed il più piccolo alzò gli occhi al cielo, dandogli una spallata, che venne prontamente ricambiata.

-No, davvero. Non mi andava più di stare lì dentro. Lo odio quel posto.- sbuffò, sbilanciandosi all’indietro, finendo sdraiato sul marmo. Hakuryuu gli lanciò uno sguardo da sopra la sua spalla -… Guarda che così fai la figura dell’emarginato sociale.- lo canzonò, sorridendo sghembo.

-Se lo sognano un emarginato sociale del mio livello, nel loro gruppo.- ribattè, spostandosi qualche ciuffo dal viso –E poi mi hai raggiunto fuori, quindi sei automaticamente diventato un emarginato sociale anche tu.- fece notare –Benvenuto nel club.- ghignò di nuovo.

-Ah, è che mi facevi pena.- borbottò Hakuryuu, affondando il viso nella sciarpa, il naso rosso dal freddo –Tutto solo soletto davanti alla fontana.- ci fu una pausa, che nessuno dei due volle riempire.

Atsushi continuò a sorridere, Hakuryuu a guardare l’acqua zampillare di fronte a lui. D’estate ci si bagnava spesso, ma ora era troppo freddo anche solo per immergerci i piedi.

Ridacchiò –E comunque.- cominciò, imitando il più grande e sdraiandosi di fianco a lui, gli occhi puntati verso il cielo nero –E’ ok essere un emarginato sociale, se siamo in due.- constatò, annuendo.

L’altro rise –Come sei sentimentale, Hakuryuu.- lo guardò, infilandosi le mani nelle tasche del cappotto –Potrei commuovermi.-

Gli arrivò uno scappellotto sul capo, che gli scompigliò i capelli. Hakuryuu sapeva che lo odiava, e sorrise soddisfatto quando l’attaccante si mise a sbraitare su quanto i suoi capelli impiegassero ore per essere sistemati così perfettamente e meravigliosamente e altre parole a caso che non ebbe la forza di ascoltare.

Sospirò, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso, nel constatare che, dopo aver finito di fare casino, Atsushi aveva sussurrato un –Forse se tu non mi facessi compagnia, la mia immensa bellezza da sola non riuscirebbe a rendere l’essere un emarginato sociale così piacevole.- appena prima di tirargli una testata in piena fronte.

Presero a darsele di santa ragione.

Forse sarebbe stato meglio se fossero stati davvero, degli emarginati sociali.

 

 

*

 

TANTI AUGURI DI BUON COMPLEANNO MIA DOLCE SPWRW OMMIODDIO COME CRESCI IN FRETTA MI COMMUOVO TI VOGLIO UN BENE DELL’ANIMA VIENI QUA *ABBRACCIA FORTE*

 

A-hem.

Come avrete capito, queste flash sono qui riunite oggi (?)== per festeggiare il compleanno dell’asinona, altresì detta spwrw, altresì detta cha, altresì detta flaine, che oggi compie gli anni e sono tanto orgogliosa di lei (UAT).

Alour. Io spero che le flash- insomma si- siano comprensibili- perché ecco, non sono abituata a scrivere su alcuni personaggi, quindi è stata una bella sfida provare ad impersonarli, e spero di esserci riuscita <3 le pair sono tutte pair che (almeno credo-) la spwrw shippa, e, uhm, non so se l’ordine è giusto, ma le ho messe in ordine di serie e secondo me nell’ordine dalla più OH YEAH alla più OMG (MA COSA).

Alcune vicende (vedi la fontana, il piccione di Masaki) sono liberamente ispirate alla giornata che la spwrw ha passato qui a Roma (scusa, dovevo metterc- almeno madafacka-) e, ecco- auguri. Tanti tanti auguri. Che il prossimo anno, questo stesso giorno, tu possa guardarti indietro e realizzare di aver passato un anno meraviglioso <3

Ti voglio tanto tanto bene <3

Spero che le flash vi siano piaciute <3

Alla prossima

 

Greta.

  
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