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Autore: Feel Good Inc    24/04/2008    3 recensioni
Si voltò di scatto e sollevò la spada all’altezza degli occhi, contrastando appena in tempo un colpo di pugnale diretto alla sua testa. Si alzò e tenne la spada contro il coltello, ma non sentì il misterioso nemico arretrare. Quando le due lame si abbassarono, consentendogli di guardare in faccia l’avversario, Shaoran si ritrovò a ricambiare lo sguardo di due occhi di una stupefacente tonalità di verde.
Una ragazza...

[ Dal capitolo 4 ]
L'ombra della guerra oscura il Regno da molto, troppo tempo. Ma c'è qualcosa che può far tornare la luce.
Un cavaliere lo cerca, una guerriera lo difende, una Principessa ha preso la decisione che determinerà la differenza tra la vita e la morte del Regno.
Due adolescenti uguali e diversi, senza bei ricordi e senza sogni piacevoli, in un viaggio impossibile, attraverso segreti e bugie e cose non dette, potranno forse trovare se stessi. E la luce di Aamyan potrà finalmente brillare...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Aamyan degli Elfi

Ecco a voi il secondo capitolo! Innanzitutto ringrazio Evans Lily, Sakura Bethovina, Sakura182blast e Yumemi per le recensioni al Prologo… Le vostre parole mi hanno fatto molto piacere, sono contenta che vi interessi il fantasy e non vedo l’ora di sentirvi tutte su MSN! E poi vi dico che da questo momento inserirò un personaggio che nell’anime appartiene al passato, ma che qui è trasportato nella vita presente dei protagonisti… Un’altra cosa: EVVIVA, finalmente anch’io lo chiamo Shaoran!

Buona lettura…

 

 

Aamyan degli Elfi

 

2

Il mago e il cavaliere

 

Vagava tra i fumi della capanna, assorto nella preparazione di un decotto. Avvertì le presenze dietro di sé e sorrise, ma finse di non essersi accorto di nulla. Così, quando uno dei ragazzini gli si gettò addosso prendendolo alla vita, lanciò un’esclamazione di esagerato stupore.

«Dei del cielo!» Abbassò lo sguardo sul bambino che si arrampicava su per la sua tunica. «Oh, sei tu, piccolo… Mi hai fatto spaventare!»

Il bimbo sorrise apertamente, rivelando i vuoti di alcuni dentini caduti.

«Sei un bugiardo, Mastro Clow! Tu sapevi che ero io, perché sai sempre tutto!»

Il mago gli rivolse uno sguardo divertito e colpevole. Lo prese tra le braccia e lo sollevò in aria, facendolo volare sulla propria testa, per poi posarlo di nuovo a terra e rivolgersi alla schiera di bambini che erano appena entrati dietro il loro piccolo amico.

«Non si può nascondere nulla a voi piccoli apprendisti maghi.»

I bambini si raccolsero in terra attorno a lui, in semicerchio, chiamandolo a gran voce.

«Mastro Clow, Mastro Clow, perché non ci racconti…?»

L’uomo si portò le mani alle tempie, senza smettere di sorridere.

«Uno alla volta! Uno alla volta, ve ne prego!»

Quasi subito calò il silenzio. Poi il bambino che gli si era arrampicato addosso prese la parola.

«Tutti zitti, glielo chiedo io! Mastro Clow, ci racconti una storia?»

Il mago lanciò un’occhiata al paiolo fumante alle sue spalle. Poi sorrise e si sedette sul pavimento davanti a loro.

«Che genere di storia volete ascoltare?»

Si scatenò di nuovo il caos.

«Una storia d’amore!», strillarono le bambine, quasi in coro.

«No, una storia di guerra!», disse un altro bambino.

«Cosa ci trovi nella guerra, me lo spieghi?», lo rimbeccò la bambina seduta al suo fianco.

«Io voglio sentire una storia di magia», intervenne il più piccino, parlando con un dito in bocca.

Con un gesto delle mani, il mago li calmò tutti. Quando ebbe riottenuto il silenzio, dopo aver gettato un’altra occhiata al paiolo, catturò la loro attenzione.

«So io cosa ci vuole. Vi racconterò una storia vera. È una storia che parla di tutto questo: di guerra, di amore e di magia, e anche di tanto in più. E comincia proprio qui, nella Terra del Buio.»

I bambini si fecero più vicini, tutti tesi ad ascoltare, e lo guardarono frementi. Clow si schiarì platealmente la gola e iniziò il suo racconto.

«Molto, molto tempo fa, quando non c’eravate né voi né i vostri genitori né i vostri nonni e neppure i vostri bisnonni, il Regno di Tomoeda viveva in pace. So che è difficile crederlo, per voi che siete abituati a crescere in un clima di guerra, eppure è così. Più di cento anni fa, la Terra del Buio e la Terra della Luce vivevano davvero in pace, e tra noi Esseri Umani e le razze magiche regnava l’armonia. Questo valeva tanto per gli Angeli del Nord quanto per i Nani del Sud e per gli Elfi dell’Est. Gli Elfi, in particolare, che vivevano e vivono ancora nella Foresta tra la Terra della Luce e l’oceano, erano molto legati agli abitanti della terra vicina a loro.»

«E poi cos’è successo?», chiese il bambino più piccolo, subito zittito da uno scapaccione della sorella maggiore.

«Ci sto arrivando. Un giorno il Re della Terra del Buio andò in visita dalla sua futura sposa, l’erede al trono del Regno della Luce. I due erano felici insieme, ma prima delle nozze il Re conobbe gli Elfi, e si innamorò perdutamente di una giovane donna di quella razza. La fanciulla lo ricambiava, ma non potevano assolutamente stare insieme: in primo luogo, la legge elfica vietava l’unione tra le due razze; inoltre il Re avrebbe dovuto sposarsi di lì a breve. Così iniziarono ad incontrarsi di nascosto…»

«Com’è romantico…», sospirò la bambina, e stavolta fu lei a rimediare un pizzicotto dal fratellino.

«Ma furono scoperti», proseguì il mago. «Il Re della Terra della Luce, padre della futura sposa, sorprese il fidanzato della propria figlia con quella ragazza del Popolo degli Elfi, e ovviamente andò su tutte le furie.»

«E poi?»

«E poi, beh, le due terre iniziarono a farsi guerra.»

«Ma…» Un’altra bambina saltò su in ginocchio. «Ma scusa, Mastro Clow, queste cose sono successe così tanto tempo fa… Com’è possibile che la guerra ci sia ancora? Quelle persone devono anche essere morte, no? Perciò… Perché la guerra va avanti?»

Clow perse ogni voglia di sorridere ai suoi ascoltatori. Sospirò profondamente e si rivolse alla bambina.

«Piccola mia, mi hai fatto una domanda davvero intelligente. Vedi, l’animo umano è complicato… Hai ragione, quella storia è finita da un pezzo, ma questo non ha impedito alle incomprensioni di venire allo scoperto. In tutti questi anni si sono sommati motivi su motivi, col risultato che la guerra va avanti così, quasi naturalmente, come se non ci fosse nemmeno una ragione di fondo. Inoltre le razze magiche, accorgendosi della superficialità degli Esseri Umani, si sono allontanate da noi. Sai, la guerra spesso è solo desiderio di imporsi sugli altri…»

Si interruppe. Tutti i bambini si sporgevano verso di lui, con le espressioni amareggiate di chi ha avuto un’improvvisa rivelazione sulla vita e se ne sente profondamente insoddisfatto. Il mago sentì un flusso di tenerezza per loro.

«Mastro Clow», disse seriamente il bambino che si era fatto portavoce del gruppo, «non c’è un modo per fermare questa guerra? Non si potrebbe tornare come prima? Quando sarò grande… io… Non credo che vorrò andare in guerra. Se non ne ho nessun motivo!»

«Questo», sorrise il mago, «ti rende un vero uomo, piccolo.»

Si alzò per controllare di nuovo il decotto sul fuoco; lo mescolò lentamente e poi tornò a sedersi incrociando le gambe tra i bambini.

«Sapete, forse un modo c’è per porre fine alla guerra. Ormai questa voce si è diffusa in tutti quei gruppi di persone che non vogliono più combattere… Immagino che non sarà un male se lo sapete anche voi.»

«Cosa, Mastro Clow? Qual è il modo?»

«Tranquilli, tranquilli. Ve lo dirò.» Lasciò vagare lo sguardo su tutti loro. «Vi ho parlato degli Elfi dell’Est… Beh, a quanto pare la loro attuale Principessa ha intessuto un’alleanza con gli Angeli del Nord. Lassù, nel paese degli Angeli, c’è un lago pieno di un’acqua rossa che brucia come fuoco. La Dama degli Elfi, Tomoyo, ha chiesto agli Angeli di forgiare in quel lago uno Specchio magico. E in effetti si dice che Tomoyo lo abbia fatto proprio nella speranza che ciò potesse servire a far finire la guerra. Vedete, se un Essere Umano riuscisse a guardare il proprio riflesso in quello Specchio, avrebbe la possibilità di vedere realizzato il suo desiderio più grande. E un desiderio potrebbe essere, che so, la pace per tutti.»

«Ooooh!» I bambini si produssero in un coro di stupore. «Davvero?»

«Davvero», confermò Clow sorridendo. «Ma non credete che sia facile. A quanto pare, per guardarsi nello Specchio degli Elfi occorre essere totalmente puri di cuore. E in questo clima di guerra, come ci si può aspettare che qualcuno sia puro?» Smise ancora una volta di sorridere e guardò il soffitto. «Anche chi odia la violenza non può fare a meno di ricorrervi pur di affermare i propri ideali. Gli Elfi lo sanno, sanno che noi Uomini non siamo in grado di usare lo Specchio, e si rifiutano di lasciarlo usare al primo che capita… Anche perché se un Essere Umano dall’animo non totalmente puro guardasse il proprio riflesso, morirebbe all’istante…»

Cadde il silenzio. Il mago si alzò e tornò al suo paiolo fumante, per poi rivolgersi di nuovo ai bambini.

«Bene, ragazzi, avete avuto la vostra storia. So che non è molto soddisfacente, ma purtroppo la realtà in cui viviamo è questa. Ora andate pure a giocare, non lasciatevi turbare da questi pensieri.»

Mormorando tra loro e rivolgendogli saluti pensosi, i bambini uscirono dalla capanna. Clow voltò le spalle alla porta, continuando a mescolare il decotto.

C’era ancora una presenza, fuori della capanna; l’aveva percepita fin da quando i piccoli erano entrati, ma nell’emozione del racconto non aveva capito a chi appartenesse quell’aura. Ora, nel silenzio e nella solitudine, capì chi ci fosse appena fuori della porta.

«Vieni pure dentro», lo invitò senza voltarsi.

Un lieve suono di passi echeggiò sul gradino d’ingresso e si fermò sulla soglia della porta aperta.

«Salve, Mastro Clow.»

«Benvenuto a te, giovane cavaliere.»

Il mago si voltò a guardare l’adolescente immobile davanti alla porta. I suoi capelli castani erano colpiti dalla luce proveniente dalla finestra ed erano solcati da riflessi dorati, ma i suoi occhi dello stesso colore bruno restavano cupi. Clow sapeva che quella sorta di oscurità aveva origine fin dentro l’anima del ragazzo. Lo conosceva bene, ormai, e non aveva più bisogno di leggere i suoi pensieri per capirlo.

«Ci sai fare con i bambini», disse il giovane, abbandonando ogni formalità. «O forse sei solo un abile narratore.»

Clow si limitò a sorridere, osservando il modo in cui il ragazzo tormentava tra le dita un lembo del mantello.

«So cosa pensi», gli disse, rompendo gli indugi. «Dunque perché non ne parli liberamente, Shaoran?»

L’adolescente alzò lo sguardo su di lui.

«Come mai non mi hai mai parlato di questo… Specchio degli Elfi?»

«Oh, devo averlo dimenticato. Sai com’è, l’età mi fa strani scherzi… Ad ogni modo, non ho nemmeno pensato che fosse importante parlartene.»

«Ah, no?» Shaoran lasciò andare di colpo il mantello, che gli ricadde dietro la schiena, scivolando giù fino all’altezza degli stivali, in uno svolazzo. Si avvicinò guardandolo seriamente. «Tu lo sai… Dopo tutto quello che ho passato… Davvero credevi che non mi potesse interessare un modo, un qualsiasi modo per far finire questa follia?»

Clow sospirò e gli voltò le spalle.

«Shaoran, la guerra è inevitabile. Bisogna rassegnarsi. Credi forse di poter essere in grado di usare quello Specchio?»

Shaoran lo afferrò per le spalle e lo voltò di nuovo, e il mago si ritrovò ad un soffio dalla sua espressione furiosa.

«Rassegnarsi?», sibilò il ragazzo. «Hai idea di quante volte io me lo sia sentito dire? Ancora non sai che ne sono stufo? Io non voglio semplicemente rassegnarmi. Sarebbe un insulto… un insulto al ricordo di tutto ciò che ho dovuto sopportare in sedici anni di vita. Un insulto ai miei ricordi, a ciò che c’è ancora di buono nella mia mente.» Lo lasciò andare come se si fosse scottato e gli voltò le spalle. Si diresse spedito alla porta, poi si fermò e parlò da sopra la spalla. «E riguardo la tua domanda… Chissà. Forse sì.»

Clow rimase immobile a guardarlo uscire.

«Te lo auguro, Shaoran», mormorò tra sé. «Te lo auguro davvero.»

 

Shaoran percorse il sentiero della capanna del mago e si fermò quando giunse ad una larga roccia piatta. Era il posto in cui di solito sedeva a pensare, quando la realtà e i ricordi e la prospettiva del domani si facevano insostenibili. Momenti come questo.

Sospirò e si sedette abbracciandosi le gambe. Il lieve vento primaverile frustava il mantello alle sue spalle e gli scompigliava i capelli sulla fronte.

Da quel punto, il sentiero proseguiva svoltando a destra, fino alla piazza principale della città; ma di fronte a lui c’era un dirupo, da cui lo sguardo poteva spaziare lontano all’orizzonte.

Lo Specchio degli Elfi. Detenuto dalla Principessa Tomoyo. Che fosse vero? Che fosse quello il modo per cancellare la guerra dal mondo?

Ma chi voleva prendere in giro? Se anche fosse esistito uno Specchio del genere, lui non lo avrebbe certo potuto usare… Lui non era puro, lui uccideva…

Abbandonò la testa sulle braccia e ripercorse la sua oscura storia.

Fin da quando riusciva a ricordare, era vissuto tra i cavalieri. Di suo padre ricordava solo che era uno di loro, poi il buio assoluto. Sua madre la ricordava un po’ di più, ma già il suono della sua voce era per lui solo il ricordo di un sogno, indistinto, inafferrabile…

Era diventato cavaliere a soli tredici anni. Un vero e proprio primato. Nessun altro, nell’esercito della Terra del Buio, poteva vantare un’ammissione così anzitempo nei ranghi della guardia reale. Ma Shaoran avrebbe volentieri rifiutato quella vita, lui che odiava la guerra, lui che per colpa della guerra aveva perso tutto… Aveva pensato di poter essere un cavaliere per sfogare sul campo di battaglia tutta la sua rabbia, i suoi rimpianti, il suo dolore, la sua frustrazione; ma lui non era così, non era in grado di vendicarsi sulla strada della violenza, perché lui quella strada la odiava profondamente…

Ripensò allo Specchio di cui aveva parlato Clow. Buffo. Era andato da lui quel giorno solo per chiedergli in prestito un libro, invece aveva trovato una via.

Ma era percorribile?

Era davvero giusto continuare a sperare?

Clow preferiva arrendersi, certo; ma del resto Clow era ormai assuefatto a quella vita, non aveva più sogni, semplicemente perché non ne aveva bisogno. Shaoran, dal canto suo, non avrebbe sopportato l’idea di una vita così, sempre uguale, sempre intrisa di sangue.

Si riscosse. Forse stava facendo una stupidaggine, ma in fondo che altro aveva da perdere?

Nulla… Proprio nulla…

Si alzò in piedi e guardò verso est. Da qualche parte laggiù c’era la Foresta degli Elfi, e forse un modo per cambiare le cose. Probabilmente lui non avrebbe nemmeno avuto la possibilità di toccare quello Specchio… Ma non gli importava. Preferiva andare laggiù senza speranza, piuttosto che restare senza speranza nella Terra del Buio.

Tornò sui suoi passi e riprese il sentiero, diretto alle scuderie del Palazzo, per bardare il suo cavallo. E partire.

Lontano da tutto, lontano da qui… Verso un barlume di folle illusione.

 

 

 

Spero che la curiosità sia sempre viva… Io ho fatto del mio meglio!

Alla prossima…

   
 
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